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domenica 1 ottobre 2017
Franco Astengo: Sulla Catalogna
SULLA CATALOGNA
CON IL CUORE IN GOLA PER LA CATALOGNA: SEMPRE E COMUNQUE “VIVA LA REPUBBLICA” di Franco Astengo
E’ l’alba del 1 ottobre 2017, il giorno dello scontro per l’indipendenza catalana: ci troviamo con il cuore in gola per il timore del precipitare di una situazione che potrebbe assumere aspetti drammatici.
La folla di considerazioni lette e ascoltate in questi giorni rimbalza nel pensiero e nella memoria rendendo difficile una valutazione.
La monarchia ha garantito, con l’unità spagnola, una transizione dal franchismo verso le forme della democrazia borghese.
Si presentano, nel caso dell’indipendenza, problemi enormi sul piano economico e politico anche in relazione alla questione europea che si trova in una fase delicatissima.
Sul piano più generale, dell’impronta del mondo ben dentro al XXI secolo: cosa può significare il distacco di un paese tutto sommato periferico come la Catalogna dentro al complesso e convulso quadro del post- globalizzazione, dell’invasione dei mercati, dei trattati commerciali intercontinentali, nel mondo della Banca Mondiale, del Fondo Monetario, di J.P. Morgan e di Billdeberg, di chi tira le fila del capitalismo finanzia rizzato?
Il pensiero però corre anche alla storia, soprattutto verso il ’36: Tierra e Libertad che non è soltanto il titolo di un film di Ken Loach, ma un emblema, un simbolo di un’alba diversa.
L’Alba della Repubblica Spagnola, degli eroismi e degli eccessi che in suo nome si compirono: di una sconfitta che, nella storia, ha assunto l’aspetto di un altro eroico “assalto al cielo”.
Si può fare politica pensando alla storia oggi in questo freddo, glaciale 2017 laddove l’agire collettivo sembra sempre essere mascherato da opportunismi e carrierismi?
Non c’è dubbio che nel comportamento dei “politici” che hanno portato il popolo catalano a questa prova si trovano elementi negativi, così come la stessa impostazione del referendum soffre di aspetti di strumentalità, forzatura, di messa in un angolo delle grandi contraddizioni sociali che pure si agitano in quel pezzo di mondo.
Questa non è la secessione nazionalista delle piccole patrie balcaniche o della Slovacchia.
Un’idea corre nella folla delle contraddizioni che agitano anche il ragionamento di questa mattina: la Catalogna è repubblicana.
Ostinatamente vogliamo ancora pensare che Repubblica significhi ancora qualcosa: tensione verso la democrazia come espressione del popolo, tensione verso l’uguaglianza naturale, in economia come in politica.
Sicuramente utopie in questa fase terribile, ma utopie sincere.
Per questo motivo di ricerca dell’utopia e di memoria di quello che è stato un passato cui ancora guardare oggi che, con il fiato sospeso e il cuore in gola, non si può che esclamare: Viva la Catalogna Repubblicana.
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1 commento:
L'attuale indipendentismo catalano ha ragioni esclusivamente e grettamente economiche. Non mi sembra il caso di tracciare paragoni con la Repubblica Spagnola e con gli ideali di quella breve, gloriosa e tragica vicenda. La Catalogna, che gode già di ampie autonomie, è la regione più ricca di Spagna e fra le più ricche d'Europa. I catalani lo sanno bene e non vogliono più contribuire al bilancio nazionale, che sostiene le regioni più deboli, convinti di poter stare meglio andandosene per conto loro. E' vero che Rajoy ha gestito molto male tutta la vicenda, ma il referendum è incostituzionale e non prevede nemmeno una soglia minima per essere considerato valido. Saggezza vorrebbe che i falchi di entrambi gli schieramenti deponessero gli atteggiamenti oltranzisti per cercare una mediazione, magari in direzione di uno stato federale.
In quanto all'Europa di tante regioni o di tante piccole patrie evocata da Claudio Bellavita penso che consentirebbe ai tecnoburocrati di Bruxelles di spadroneggiare ancora di più di quanto facciano ora.
Maurizio Giancola
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