Certo che c’è un matrice religiosa nel terrorismo: ma prendersela con 1,5 miliardi di mussulmani per quel che fa una setta di pazzoidi, sarebbe come attribuire alla chiesa la colpa degli sproloqui di Mons. Lefevbre
Nei dibattiti televisivi di questi giorni ho sentito sovente risuonare l’invito – spesso l’intimazione – a precisare se si sta parlando di guerra o si sta parlando di terrorismo.
A me pare invece innegabile che vi siano ambedue le cose, con forti collegamenti tra l’una e l’altra.
Da un lato è in corso una guerra che è essenzialmente una guerra civile tra musulmani, anche se poi gli opposti schieramenti sono molto frastagliati e una delle fazioni in campo si dedica appassionatamente anche allo sterminio delle minoranze non musulmane (cristiani, yazidi).
I fronti di questa guerra civile, per quanto mobili, sono ben visibili in Siria e in Iraq, abbastanza anche in Libia.
Dall’altro lato le medesime correnti islamiste fanatiche che alimentano queste guerre ispirano anche, e talora organizzano direttamente, azioni terroristiche in altri contesti, principalmente nel mondo islamico (di recente in Pakistan e nello Yemen), ma anche in Occidente.
Non sempre esiste un legame organizzativo diretto o indiretto, ma come minimo esiste una comunanza ideologica tra i due livelli.
Le azioni terroristiche possono servire per intimidire, per dare dimostrazioni di forza non solo ai nemici ma anche ai “concorrenti” (è noto ad esempio che l’IS è impegnato in una lotta durissima, in Siria, per l’egemonia nel campo anti-Assad, anche contro le altre fazioni fondamentaliste), e addirittura per compiere “gesta” di emulazione o per accreditarsi.
In fondo anche da noi, ai tempi del terrorismo brigatista, c’erano quelli – per esempio gli autori dell’assassinio di Walter Tobagi – che uccidevano per “farsi belli” con le organizzazioni vere (BR, PL).
Questo terrorismo, proprio perché non sempre rispondente ad una centrale di comando e realizzabile anche con il fai-da-te di lupi solitari o perfino di squilibrati (quello del caffè di Sindney), è molto difficilmente controllabile e può colpire ovunque.
Dunque, anche se è certamente necessario e doveroso alzare la guardia contro il terrorismo dovunque, e senz’altro in tutta Europa compresa l’Italia, penso che sia giunto – e da mo’ – il tempo di guardare in faccia alla realtà e di rendersi conto che c’è una guerra che ci riguarda e che finché non si riuscirà a spegnere quel focolaio il terrorismo, che ne è soltanto una epifania, continuerà a svilupparsi sempre di più.
La guerra è là, simbolicamente e non solo è a Kobane.
Che l’Europa abbandoni i Curdi e deleghi, come al solito, gli USA a sporcarsi le mani anche per noi non è soltanto immorale, è anche terribilmente miope.
Ci vorrebbe un novello Rosselli capace di togliere a noi europei la benda dagli occhi: “oggi in Spagna, domani in Italia”.
Oggi a Kobane, domani in Europa.
Non contro l’Islam, ma CON l’Islam dei curdi, dei musulmani civili (“moderati” mi pare fuorviante), religiosi o laici, sunniti o sciiti, con l’Islam che resiste alla marea nera del califfato e dei tagliagole.
Tutti noi ripudiamo la guerra, ma la guerra è già in atto e ci riguarda; fino a quando continueremo a fare finta di niente invece di aiutare i musulmani civili a vincerla anche per noi, noi che davvero siamo tutti Charlie Hebdo ?
Caro Luciano , alcune osservazioni: - Semplifico: Si è soliti far risalire la nascita della religione islamica all’Egira( trasferimento di Maometto dalla Mecca a Medina) avvenuta nel 622. Se al calendario cristiano (2015) si tolgono 622 anni si arriva al 1393. Alla storia del mondo islamico, rispetto al mondo cristiano mancano 622 anni. Se si legge in questo modo il mondo islamico si capisce forse meglio quanto ciò che sta attraversando di drammatico il mondo islamico non è molto diverso di quanto attraversava il mondo europeo e cristiano agli inizi del 1400. In quell’epoca in Europa si bruciavano le streghe, vi erano guerre ovunque e persecuzioni religiose. I seicento anni che mancano alla storia del mondo islamico rispetto a quello cristiano sono per l’Europa anche i più importanti che videro il nascere delle identità nazionali e degli stati europei , che videro l’illuminismo e le guerre di religione. Insomma tutta quella separazione tra religione e laicità che è alla base della cultura del mondo occidentale e che ancora manca nel mondo orientale dove non esiste di fatto un solo Stato democratico. Tutto ciò che di drammatico è avvenuto in Europa sta ora avvenendo nel mondo islamico dove religione, fazioni religiose si scontrano contro il tentativo di creare identità nazionali così come è avvenuto in Europa. Purtroppo oggi con tecnologie più distruttive. Non vi è nulla nel mondo islamico che l’Europa non abbia , purtroppo, già vissuto. - Proprio per questo credo che sarebbe ora che di ciò che sta avvenendo nel medio oriente e nei paesi africani mediterranei si facesse un po’ più carico l’Europa più che gli americani, non delegando, come dici tu, come al solito, gli USA a sporcarsi le mani anche per noi. La storia del formarsi della nazione americana è troppo dissimile da quella euro asiatica, cosicché ogni volta che gli americani vi intervengono, da soli, creano un mare di problemi come sono quelli succeduti ai danni provocati dalla famiglia Bush. Danni di cui oggi soprattutto l’Europa ne sopporta le conseguenze, dagli attentati alle emigrazioni drammatiche. Su questo ha ragione Renzi quando nell’intervento di oggi all’Università di Bologna ammonisce pesantemente l’Europa ad interessarsi di ciò che sta avvenendo nei paesi del mediterraneo e del medio oriente e non solo ad interessarsi dei decimali dei bilanci europei o delle curvature delle zucchine. un caro saluto
D'accordo! Ma c'è anche un vecchio proverbio: "Chi semina vento raccoglie tempeste". Con l'intervento armato in Irak ebbe inizio la destabilizzazione di intere aree geografiche, comprese quelle delle "primavere" diventate profondo inverno. E' vero che resta impressa nella memoria la terribile ferita delle "torri gemelle", ma altrettanto accade con le truci immagini delle impiccagioni in Irak. Nè può tranquillizzare l'atteggiamento dell'occidente nei confronti della Russia che, invece di colpirla con sanzioni e di prostrarla, si dovrebbe capire che una crisi in Russia creerebbe altri varchi di penetrazione per i fanatici terroristi
Caro Luciano, è vero che la situazione è complessa, ma lo è perchè tutti noi continuiamo a discutere di questioni religiose, la QUESTIONE ISLAMICA in realtà è molto più semplice di quanto possa apparire: è una QUESTIONE POLITICA ED ECONOMICA. Perchè secondo te ieri gli Stati Uniti hanno mandato una terza linea a rappresentarli? Ma proprio perchè in questo periodo è in corso una trattativa tra Arabi e USA sul prezzo del petrolio, che per non mettere lo shale oil fuori mercato non può essere venduto a meno di 75 $ barile. Ergo gli USA non possono inimicarsi l'Arabia Saudita il cui regime monarchico è il maggior finanziatore delle scuole coraniche radicali che formano l'Islam estremista. L'atteggiemento dei media Anglo-Americani ha dato copertura a questa vigliaccheria. Se davvero ci fosse da parte del cosiddetto "occidente democratico" un comun sentire gli Stati UNiti sarebbero stati ieri a Parigi. Fortunatamente la vecchia e tanto vituperata Europa, nel momento di maggior pericolo, ha capito rapidamente e con chiarezza dove era diretto l'attacco ed ha saputo in tre giorni rispondere nel modo adeguato, in modo civile e politico. Ieri i vecchi politici europei (ma non solo) hanno saputo diventare il centro politico che sa indirizzare lo scontro nel senso giusto. Di fronte all'attacco alla prima parola (libertà) hanno costruito l'alleanza Repubblicana, prima in Francia e poi in Europa. I cittadini francesi hanno ben compreso il messaggio veicolato da due atti "forti": la passeggiata do Hollande a piedi dall'Eliseo al Ministero degli Interni e l'incontro con Sarkozy. Si tratta ora di vedere se la generosa e solidale partecipazione alla manifestazione produrrà degli esiti positivi sulle altre due parole chiave: egalitè e fraternitè. Solo se l'Europa saprà togliere l'acqua dentro cui nuotano i pesci del terrore con adeguate politiche economiche e sociali (a partire dalla definizione della questione palestinese con la soluzione dei due Popoli due Stati) si supererà definitivamente questa fase. I tempi non saranno brevi ma ho l'impressione che ieri si siano messi a posto i primi mattoni Fraterni saluti Dario Allamano
Caro Lanfranco, nel 2001 il terrorismo (islamico) colpì il simbolo della cultura dominante in America: le Twin tower, il messaggio che intendevano mandare era per l'appunto quello: colpire il centro dell'impero del capitalismo finanziario, gli USA risposero come sempre hanno fatto nei loro due secoli di storia: mettendo la mano alla fondina per estrarre la colt e armando il winchester, il risultato è sotto gli occhi di tutti un medio oriente squassato da guerre intestine per l'egemonia tra sciiti e sunniti e poi, siccome la bomba era davvero devastante (soprattutto per l'Arabia Saudita), la nuova strategia tenta di esportare le loro contraddizioni nel continente più vicino: l'Europa. Il terrorismo odierno è qualcosa di diverso da quello del 2001, che era ampiamente spalleggiato dagli sciiti iraniani, oggi ci troviamo di fronte ad un terrorismo nato nelle seconde generazioni di immigrati in Europa, tra i figli di coloro che venti-trentanni fa arrivarono in cerca di lavoro, figli addestrati dagli imam formatisi nelle scuole coraniche estremistiche abbondantemente finanziate dalle monarchie arabe cosiddette "moderate". L'attacco alla Francia è chiaramente un attacco all'obiettivo nello stesso tempo debole ma anche forte, debole perchè la cultura laica ha nel suo genoma Libertè, Egalitè, Fraternitè, per cui molto permeabile ad infiltrazioni a causa della sua ampia tolleranza, ma nello stesso tempo è una cultura forte (e pericolosa) per l'islam radicale perchè se riesce a formare alla cultura delle libertà le nuove generazioni arabe immigrate in Europa (ed in particolare le donne) rischia di essere un boomerang tremendo per la cultura su cui si reggono i regimi medioorientali ( di recente in Arabia Saudita sono state condannate due donne la cui unica colpa era di guidare delle auto). Come si può uscire? Non certamente con una nuova guerra pseudo santa, bensì con la presa d'atto che a- l'Europa deve fare da sola perchè gli USA hanno altri modelli di riferimento ed in questo momento si sono messi fuori gioco da soli con il loro splendido isolazionismo, evidenziato plasticamente domenica a Parigi; b- con la messa in funzione di un sistema di controlli serio e robusto sui trasferimenti di denaro (soprattutto via internet) da e per il mediooriente (ma non solo); c- con la presa di coscienza che nel mediooriente ci sono alcune questioni aperte e che vanno politicamente chiuse il più rapidamente possibile, perchè sini a che sono aperte sono un rischio per tutti: Palestina, Curdi (popoli che hanno diritto ad uno Stato) e Turchia (che va riportata verso la cultura laica che l'ha forgiata per un secolo). Tutto il resto verrà di conseguenza. L'unico errore che non può e non deve fare l'Europa è chiudere le frontiere interne, ma quel che è certo è che comunque non può lasciare alla sola Italia ed in parte alla Spagna, il controllo delle frontiere esterne, l'Europa deve assumere in prima persona la questione dell'immigrazione clandestina, a cui deve rispondere investendo nei paesi di origine per aiutare i movimenti laici a costruire economie e società distrutte da un trentennio di politica neocoloniale, non è un atto impossibile e costa infinitamente di meno di una qualsiasi guerra. Dario Allamano
6 commenti:
Certo che c’è un matrice religiosa nel terrorismo: ma prendersela con 1,5 miliardi di mussulmani per quel che fa una setta di pazzoidi, sarebbe come attribuire alla chiesa la colpa degli sproloqui di Mons. Lefevbre
La situazione secondo me è un poco più complessa.
Nei dibattiti televisivi di questi giorni ho sentito sovente risuonare l’invito – spesso l’intimazione – a precisare se si sta parlando di guerra o si sta parlando di terrorismo.
A me pare invece innegabile che vi siano ambedue le cose, con forti collegamenti tra l’una e l’altra.
Da un lato è in corso una guerra che è essenzialmente una guerra civile tra musulmani, anche se poi gli opposti schieramenti sono molto frastagliati e una delle fazioni in campo si dedica appassionatamente anche allo sterminio delle minoranze non musulmane (cristiani, yazidi).
I fronti di questa guerra civile, per quanto mobili, sono ben visibili in Siria e in Iraq, abbastanza anche in Libia.
Dall’altro lato le medesime correnti islamiste fanatiche che alimentano queste guerre ispirano anche, e talora organizzano direttamente, azioni terroristiche in altri contesti, principalmente nel mondo islamico (di recente in Pakistan e nello Yemen), ma anche in Occidente.
Non sempre esiste un legame organizzativo diretto o indiretto, ma come minimo esiste una comunanza ideologica tra i due livelli.
Le azioni terroristiche possono servire per intimidire, per dare dimostrazioni di forza non solo ai nemici ma anche ai “concorrenti” (è noto ad esempio che l’IS è impegnato in una lotta durissima, in Siria, per l’egemonia nel campo anti-Assad, anche contro le altre fazioni fondamentaliste), e addirittura per compiere “gesta” di emulazione o per accreditarsi.
In fondo anche da noi, ai tempi del terrorismo brigatista, c’erano quelli – per esempio gli autori dell’assassinio di Walter Tobagi – che uccidevano per “farsi belli” con le organizzazioni vere (BR, PL).
Questo terrorismo, proprio perché non sempre rispondente ad una centrale di comando e realizzabile anche con il fai-da-te di lupi solitari o perfino di squilibrati (quello del caffè di Sindney), è molto difficilmente controllabile e può colpire ovunque.
Dunque, anche se è certamente necessario e doveroso alzare la guardia contro il terrorismo dovunque, e senz’altro in tutta Europa compresa l’Italia, penso che sia giunto – e da mo’ – il tempo di guardare in faccia alla realtà e di rendersi conto che c’è una guerra che ci riguarda e che finché non si riuscirà a spegnere quel focolaio il terrorismo, che ne è soltanto una epifania, continuerà a svilupparsi sempre di più.
La guerra è là, simbolicamente e non solo è a Kobane.
Che l’Europa abbandoni i Curdi e deleghi, come al solito, gli USA a sporcarsi le mani anche per noi non è soltanto immorale, è anche terribilmente miope.
Ci vorrebbe un novello Rosselli capace di togliere a noi europei la benda dagli occhi: “oggi in Spagna, domani in Italia”.
Oggi a Kobane, domani in Europa.
Non contro l’Islam, ma CON l’Islam dei curdi, dei musulmani civili (“moderati” mi pare fuorviante), religiosi o laici, sunniti o sciiti, con l’Islam che resiste alla marea nera del califfato e dei tagliagole.
Tutti noi ripudiamo la guerra, ma la guerra è già in atto e ci riguarda; fino a quando continueremo a fare finta di niente invece di aiutare i musulmani civili a vincerla anche per noi, noi che davvero siamo tutti Charlie Hebdo ?
Luciano Belli Paci
Caro Luciano , alcune osservazioni:
- Semplifico: Si è soliti far risalire la nascita della religione islamica all’Egira( trasferimento di Maometto dalla Mecca a Medina) avvenuta nel 622. Se al calendario cristiano (2015) si tolgono 622 anni si arriva al 1393. Alla storia del mondo islamico, rispetto al mondo cristiano mancano 622 anni. Se si legge in questo modo il mondo islamico si capisce forse meglio quanto ciò che sta attraversando di drammatico il mondo islamico non è molto diverso di quanto attraversava il mondo europeo e cristiano agli inizi del 1400. In quell’epoca in Europa si bruciavano le streghe, vi erano guerre ovunque e persecuzioni religiose. I seicento anni che mancano alla storia del mondo islamico rispetto a quello cristiano sono per l’Europa anche i più importanti che videro il nascere delle identità nazionali e degli stati europei , che videro l’illuminismo e le guerre di religione. Insomma tutta quella separazione tra religione e laicità che è alla base della cultura del mondo occidentale e che ancora manca nel mondo orientale dove non esiste di fatto un solo Stato democratico. Tutto ciò che di drammatico è avvenuto in Europa sta ora avvenendo nel mondo islamico dove religione, fazioni religiose si scontrano contro il tentativo di creare identità nazionali così come è avvenuto in Europa. Purtroppo oggi con tecnologie più distruttive. Non vi è nulla nel mondo islamico che l’Europa non abbia , purtroppo, già vissuto.
- Proprio per questo credo che sarebbe ora che di ciò che sta avvenendo nel medio oriente e nei paesi africani mediterranei si facesse un po’ più carico l’Europa più che gli americani, non delegando, come dici tu, come al solito, gli USA a sporcarsi le mani anche per noi. La storia del formarsi della nazione americana è troppo dissimile da quella euro asiatica, cosicché ogni volta che gli americani vi intervengono, da soli, creano un mare di problemi come sono quelli succeduti ai danni provocati dalla famiglia Bush. Danni di cui oggi soprattutto l’Europa ne sopporta le conseguenze, dagli attentati alle emigrazioni drammatiche. Su questo ha ragione Renzi quando nell’intervento di oggi all’Università di Bologna ammonisce pesantemente l’Europa ad interessarsi di ciò che sta avvenendo nei paesi del mediterraneo e del medio oriente e non solo ad interessarsi dei decimali dei bilanci europei o delle curvature delle zucchine.
un caro saluto
D'accordo! Ma c'è anche un vecchio proverbio: "Chi semina vento raccoglie tempeste". Con l'intervento armato in Irak ebbe inizio la destabilizzazione di intere aree geografiche, comprese quelle delle "primavere" diventate profondo inverno.
E' vero che resta impressa nella memoria la terribile ferita delle "torri gemelle", ma altrettanto accade con le truci immagini delle impiccagioni in Irak. Nè può tranquillizzare l'atteggiamento dell'occidente nei confronti della Russia che, invece di colpirla con sanzioni e di prostrarla, si dovrebbe capire che una crisi in Russia creerebbe altri varchi di penetrazione per i fanatici terroristi
Un saluto, Roel
Caro Luciano, è vero che la situazione è complessa, ma lo è perchè tutti noi continuiamo a discutere di questioni religiose, la QUESTIONE ISLAMICA in realtà è molto più semplice di quanto possa apparire: è una QUESTIONE POLITICA ED ECONOMICA.
Perchè secondo te ieri gli Stati Uniti hanno mandato una terza linea a rappresentarli? Ma proprio perchè in questo periodo è in corso una trattativa tra Arabi e USA sul prezzo del petrolio, che per non mettere lo shale oil fuori mercato non può essere venduto a meno di 75 $ barile.
Ergo gli USA non possono inimicarsi l'Arabia Saudita il cui regime monarchico è il maggior finanziatore delle scuole coraniche radicali che formano l'Islam estremista.
L'atteggiemento dei media Anglo-Americani ha dato copertura a questa vigliaccheria.
Se davvero ci fosse da parte del cosiddetto "occidente democratico" un comun sentire gli Stati UNiti sarebbero stati ieri a Parigi.
Fortunatamente la vecchia e tanto vituperata Europa, nel momento di maggior pericolo, ha capito rapidamente e con chiarezza dove era diretto l'attacco ed ha saputo in tre giorni rispondere nel modo adeguato, in modo civile e politico. Ieri i vecchi politici europei (ma non solo) hanno saputo diventare il centro politico che sa indirizzare lo scontro nel senso giusto. Di fronte all'attacco alla prima parola (libertà) hanno costruito l'alleanza Repubblicana, prima in Francia e poi in Europa.
I cittadini francesi hanno ben compreso il messaggio veicolato da due atti "forti": la passeggiata do Hollande a piedi dall'Eliseo al Ministero degli Interni e l'incontro con Sarkozy. Si tratta ora di vedere se la generosa e solidale partecipazione alla manifestazione produrrà degli esiti positivi sulle altre due parole chiave: egalitè e fraternitè.
Solo se l'Europa saprà togliere l'acqua dentro cui nuotano i pesci del terrore con adeguate politiche economiche e sociali (a partire dalla definizione della questione palestinese con la soluzione dei due Popoli due Stati) si supererà definitivamente questa fase.
I tempi non saranno brevi ma ho l'impressione che ieri si siano messi a posto i primi mattoni
Fraterni saluti
Dario Allamano
Caro Lanfranco, nel 2001 il terrorismo (islamico) colpì il simbolo della cultura dominante in America: le Twin tower, il messaggio che intendevano mandare era per l'appunto quello: colpire il centro dell'impero del capitalismo finanziario, gli USA risposero come sempre hanno fatto nei loro due secoli di storia: mettendo la mano alla fondina per estrarre la colt e armando il winchester, il risultato è sotto gli occhi di tutti un medio oriente squassato da guerre intestine per l'egemonia tra sciiti e sunniti e poi, siccome la bomba era davvero devastante (soprattutto per l'Arabia Saudita), la nuova strategia tenta di esportare le loro contraddizioni nel continente più vicino: l'Europa.
Il terrorismo odierno è qualcosa di diverso da quello del 2001, che era ampiamente spalleggiato dagli sciiti iraniani, oggi ci troviamo di fronte ad un terrorismo nato nelle seconde generazioni di immigrati in Europa, tra i figli di coloro che venti-trentanni fa arrivarono in cerca di lavoro, figli addestrati dagli imam formatisi nelle scuole coraniche estremistiche abbondantemente finanziate dalle monarchie arabe cosiddette "moderate".
L'attacco alla Francia è chiaramente un attacco all'obiettivo nello stesso tempo debole ma anche forte, debole perchè la cultura laica ha nel suo genoma Libertè, Egalitè, Fraternitè, per cui molto permeabile ad infiltrazioni a causa della sua ampia tolleranza, ma nello stesso tempo è una cultura forte (e pericolosa) per l'islam radicale perchè se riesce a formare alla cultura delle libertà le nuove generazioni arabe immigrate in Europa (ed in particolare le donne) rischia di essere un boomerang tremendo per la cultura su cui si reggono i regimi medioorientali ( di recente in Arabia Saudita sono state condannate due donne la cui unica colpa era di guidare delle auto).
Come si può uscire?
Non certamente con una nuova guerra pseudo santa, bensì con la presa d'atto che
a- l'Europa deve fare da sola perchè gli USA hanno altri modelli di riferimento ed in questo momento si sono messi fuori gioco da soli con il loro splendido isolazionismo, evidenziato plasticamente domenica a Parigi;
b- con la messa in funzione di un sistema di controlli serio e robusto sui trasferimenti di denaro (soprattutto via internet) da e per il mediooriente (ma non solo);
c- con la presa di coscienza che nel mediooriente ci sono alcune questioni aperte e che vanno politicamente chiuse il più rapidamente possibile, perchè sini a che sono aperte sono un rischio per tutti: Palestina, Curdi (popoli che hanno diritto ad uno Stato) e Turchia (che va riportata verso la cultura laica che l'ha forgiata per un secolo).
Tutto il resto verrà di conseguenza.
L'unico errore che non può e non deve fare l'Europa è chiudere le frontiere interne, ma quel che è certo è che comunque non può lasciare alla sola Italia ed in parte alla Spagna, il controllo delle frontiere esterne, l'Europa deve assumere in prima persona la questione dell'immigrazione clandestina, a cui deve rispondere investendo nei paesi di origine per aiutare i movimenti laici a costruire economie e società distrutte da un trentennio di politica neocoloniale, non è un atto impossibile e costa infinitamente di meno di una qualsiasi guerra.
Dario Allamano
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