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giovedì 29 gennaio 2015
Andrea Ermano: Accecamenti e cecità
Accecamenti e cecità
Dall'Avvenire dei lavoratori
di Andrea Ermano
Non l'hanno presa niente bene lassù, nel profondo nord. Ma ormai il premier greco è quello. E chissà cosa succederà adesso. Per dovere di cronaca, vale la pena tenere presente che la prognosi di George Soros suona, da tempo, così: o la Germania accetterà di mutualizzare parte consistente del debito pubblico europeo, inverando in tal modo la propria leadership continentale e compiendo un passo avanti verso gli Stati Uniti d'Europa, oppure potrebbe toccare proprio alla Repubblica Federale, alla fine, di dover uscire dal club della moneta unica.
Anche Helmut Schmidt e Joschka Fischer glielo dicono ormai da anni, ai loro connazionali, che meglio sarebbe per Berlino evitare di confliggere con l'Europa, "per la terza volta in un secolo".
Martin Schulz, Alexis Tsipras: ancora amici?
Possedendo due gobbe ricche di provviste alimentari, i cammelli tendono a un concetto francamente ideologico della povertà, il quale consiste nell'associare alla carenza di gobbe uno stato d'inferiorità morale e/o intellettuale.
La parola cammello sta qui per i sofismi cui incliniamo nascendo o diventando ricchi. Errori tipici, di cui Platone, il più intelligente tra i ricchi e il più ricco tra gli intelligenti, si accorse solo dopo le sue disavventure siracusane. E allora scrisse: “Quando essi compongono inni sulle stirpi sostenendo che uno è nobile perché può mostrare sette antenati ricchi, lui ritiene che questo elogiare si addica a coloro che vedono poco e ottusamente… Ciascuno ha un numero sterminato di avi e progenitori, nel quale si trovano i ricchi e i poveri, i re e gli schiavi, i greci e i barbari…Vacua alterigia della loro anima dissennata.”
La cecità mentale non equivale a un semplice oscuramento della vista in rapporto a certe cose, in sé visibilissime, eppure cocciutamente "invisibili". La cecità mentale è duplice. Perché, se il non vedente "semplice" – prendiamo Tiresia – sa almeno di non vedere, l'individuo affetto da cecità mentale – per esempio Edipo – non solo ignora la sua situazione, ma neppure sospetta di essere un ignorante pressoché totale. Così, il cieco-veggente Tiresia a un certo punto si spazientisce e sbotta contro Edipo Re: "cecato sei, e d'orecchi e d'intelletto e d'occhi". Parole scolpite da Sofocle nella letteratura mondiale mediante una meravigliosa, ma martellante smitragliata allitterativa greca: Typhlòs tá t'ôta tón te noûn tá t'ómmat'eî.
Tra le cause principali della cecità mentale il Nobel per l'economia Daniel Kahneman annovera: a) le suggestioni, b) i pregiudizi, c) gli automatismi e d) la pigrizia. Per esempio, se i media ci forniscono in modo suggestivo la notizia secondo cui Putin non va al settantesimo dalla liberazione di Auschwitz, noi automaticamente immaginiamo si tratti del solito gesto polemico di un personaggio poco raccomandabile, e ci risparmiamo ulteriori approfondimenti. Dai quali approfondimenti evinceremmo, però, che sono state le autorità del luogo a non avere invitato l'inquilino del Cremlino. Eppure, Auschwitz è stata liberata dall'Armata rossa al prezzo di sangue russo.
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Socrate venne messo a morte perché non credeva abbastanza nelle divinità dell'Olimpo, Gesù non credeva abbastanza in Cesare e nei Sacerdoti del Sinedrio, Giordano Bruno nella Controriforma, Ghandi nell'Induismo, Martin Luther King nella razza bianca. Tutti gli intellettuali hanno, ammettiamolo, le loro fisime, sempre buffe all'ora dell'aperitivo: la coscienza (Socrate), l'amore universale (Gesù), l'infinito (Giordano Bruno), la non-violenza (Ghandi), l'eguaglianza (Martin Luther King). Quali fisime aveva il geniale fumettista Wolinski?
Posto che Allah è grande e che Maometto è il Suo profeta, sarà lecito mettere in discussione l'universo culturale islamico laddove esso si traduca in oppressione? E, per converso, posta la liceità di criticare l'Islam, facciamo bene a usare questa critica come un'arma impropria, per irridere e umiliare vaste masse di manodopera d'importazione postcoloniale, quasi volessimo occultarne lo sfruttamento e l'emarginazione dietro a pompose chiacchiere sul "conflitto di civiltà"?
E, tuttavia, è inconcepibile che, a settant'anni dalla liberazione di Auschwitz, essere ebrei in Europa ricomporti il rischio di morire ammazzati da sconosciuti in una sinagoga, in un supermercato o nella redazione di un giornale satirico.
Georges David Wolinski, ebreo europeo e veterano di Charlie Hebdo morto ammazzato il 7 gennaio scorso a Parigi, amava soprattutto due cose: la politica e, diciamo, il Delta di Venere. Domanda: se uno insulta Venere, credete voi che papa Bergoglio gli dia un pugno? Certo che no. Eppure Venere ci è madre non meno di nostra madre. Nel senso che i bambini umani in realtà vengono alla luce prematuri, molto prematuri. Cioè non fuoriescono facilmente dal grembo materno come i cavallini e altri cuccioli d'animale, i quali appena nati già subito trottano e galoppano. Gli uomini no. A causa di una loro testa sproporzionatamente grossa devono essere espulsi finché riescono ancora ad uscire, cioè molto presto. Sicché là fuori, nel mondo, li attende un tasso di mortalità molto elevato.
La morte infantile. La morte infantile è stata compensata durante migliaia e migliaia di anni, fino alle scoperte della medicina contemporanea, da una media di sette parti per donna. Vi si pensa?
Dunque, per un verso, senza Venere, cioè senza la nostra pazza, bizzarra ed eccessiva sessualità umana, oggi noi saremmo tutti… non nati. Per l'altro verso, non vi si pensa a quanto sangue costi l'essere noi invece qui, in cima a questa piramide di umane generazioni, che qualcuno (qualcuna) avrà pur partorito…
E allora, per dirla con Wolinski e con il suo sarcasmo: «Bisogna migliorare la condizione della donna: per esempio ingrandendo le cucine, abbassando i lavelli o isolando meglio i manici delle casseruole.»
Georges David Wolinski
(Tunisi, 28.6.1934 – Parigi, 7.1.2015)
Il presidente egiziano Al Sisi, il 28 dicembre scorso all'università Al-Azhar del Cairo, in presenza delle massime autorità religiose del paese, ha detto: "E' inconcepibile che l'ideologia che noi santifichiamo faccia della nostra intera nazione una fonte di preoccupazione, pericolo, morte e distruzione nel mondo intero. Non mi riferisco alla "religione" bensì alla "ideologia" – al corpo d'idee e di testi che abbiamo sacralizzato nel corso di secoli, fino a che diventa difficile rimetterli in discussione. Abbiamo raggiunto il punto in cui questa ideologia è ostile al mondo intero. È concepibile che 1,6 miliardi di musulmani uccidano il resto della popolazione mondiale, per vivere da soli? E' inconcepibile. Io dico queste cose ad Al-Azhar, qui, davanti ad autorità religiose e a studiosi. Che Allah possa testimoniare nel Giorno del Giudizio della sincerità del vostro intendere, riguardo a quello che vi dico oggi. Non potete vedere le cose con chiarezza quando siete imprigionati in questa ideologia. Dovete uscirne e guardare le cose da fuori, per avvicinarvi a una visione illuminata. Dovete opporvi a questa ideologia con determinazione. Abbiamo bisogno di rivoluzionare la nostra religione... la nazione islamica è lacerata, distrutta, avviata alla rovina. Noi stessi la stiamo conducendo alla rovina".
Nobili parole che potrebbero valere, con gli aggiustamenti del caso, per tutte le grandi civiltà contemporanee.
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