In una occasione di alcune settimane fa, ho affermato che il peso delle pensioni sulla spesa pubblica italiana era esorbitante, e questo spiegava perché mancassero le risorse per altri interventi, per esempio per la scuola e la cultura. Qualcuno che non ricordo, intervenne dicendo che la mia affermazione che il peso delle pensioni era prepondearnte sulla spesa pubblica, era “una grandissima balla”. Bene, mi sono giusto annotato un trafiletto su La Stampa odierna, che recita come segue: . Cari saluti. Lorenzo Borla
Non sono un esperto in materia, ma mi sembra strano un passaggio dal 31,9% del 2011 al 14,9% previsto per il 2015. Un divario così forte in soli 4 anni e con un PIL che non cresce? Miracolo della professoressa ed ex ministra Fornero o c'è dell'altro? Ad esempio: previdenza e assistenza sono state scorporate o cumulate? Senza dimenticare che ci trasciniamo ancora dietro il peso delle baby pensioni elargite dal clientelismo democristiano (purtroppo però senza resistenze da sinistra) e l'abuso dei prepensionamenti da parte di troppe aziende. Maurizio Giancola
Caro Maurizio, temo tu sia incorso in una svista. Ho riportato esattamente il trafiletto della "Busiarda" ma questa volta non c'è bugia. Il 14,9% che si prevede per il 2015 è sul Prodotto interno lordo. Se il Pil rimane invariato, dovrebbe ammontare intorno a 1650/1700 miliardi. Mentre Il 31,9% del 2011 è calcolato sulla spesa dello Stato, equivalente oggi grosso modo a 800 miliardi. Sono d'accodo che le pensioni sono alla radice del nostro enorme debito pubblico, frutto el clientelismo democristiano e dagli eccessivi prepensionamenti delle aziende (sempre con il consenso dei governi). Cordialmente. Lorenzo Borla
È notorio che in Italia nei decenni si è sviluppato uno stato sociale anomalo, che eroga in pensioni e in prestazioni comunque fornite dall’INPS (dalla cassa integrazione, alle pensioni di invalidità, all’assegno sociale, alle indennità di accompagnamento, ecc.) prestazioni che nel resto d’Europa sono erogate sotto altra forma – indennità di disoccupazione, reddito di cittadinanza, sussidi, ecc. – e sono a carico della fiscalità generale e non dell’Istituto di Previdenza.
Che in questa situazione la spesa pensionistica italiana – che anch’io ho il sospetto che venga calcolata definendo “pensionistico” tutto ciò che viene pagato dall’INPS e non solo le pensioni in senso stretto – costituisca una quota della spesa pubblica enormemente superiore a quella media europea è inevitabile.
È il frutto della mancanza della socialdemocrazia, bellezza !
La cosa davvero assurda è trarre da questo dato la conclusione che, allora, occorra abbassare la spesa “pensionistica” per allinearla a quella europea. Punto.
Così facendo otterremmo il bel risultato che, oltre a non avere il welfare state dell’Europa più evoluta non avremmo più neppure il nostro surrogato di welfare state.
Quel che servirebbe è una riforma complessiva del welfare che, a spesa pubblica invariata (o perfino leggermente aumentata, secondo standard sempre europei), ridistribuisca e razionalizzi gli interventi, separando rigidamente previdenza ed assistenza.
Mi pare che invece, continuando a menare scandalo per l’eccessivo costo delle “pensioni”, si miri non a fare riforme ma solo a fare cassa.
CONDIVIDO PIENAMENTE: nel bilancio INPS vengono separati i conti dell’assistenza dalle pensioini ma la sostanza non cambia poi vi è la furbata di calcolare anche l’indennità di fine rapporto (Liquidazione)
Ammetto l'errore, ma credo di avere diritto a qualche attenuante visto che il rapporto non era omogeneo e si prestava a confusioni. Che senso ha infatti indicare 2 percentuali di cui una calcolata sul PIL e l'altra sulla complessiva spesa pubblica? Mi viene in mente l'antica e saggia raccomandazione secondo cui non si devono mai confrontare le pere con le mele. Per il resto sono pienamente d'accordo con Luciano Belli Paci e Sergio Tremolada: se si parla di spesa pensionistica parliamo di pensioni nel senso proprio del termine e non di altro. Perché ad esempio non definire le pensioni di invalidità (vere o fasulle non importa) con un altro termine, ad esempio indennità? Almeno sarebbe chiaro a tutti di che cosa parliamo. Fraterni saluti Maurizio Giancola
Scusa Lorenzo, ma ci sono delle cifre che non mi tornano.
Cito la fonte: i rendiconti ufficiali INPS ( http://www.inps.it/portale/default.aspx?sID=%3b0%3b6793%3b6794%3b&lastMenu=6794&iMenu=1&sURL=%2fdocallegati%2fMig%2fDoc%2fBilanci%2frepository%2finformation%2fRendicontiGen2012%2fall_statistico_rendiconto_2012.zip )
In sostanza, a pagina 26 del rendiconto, dove riepiloga (conto economico consolidato) la spesa per la SOLA PREVIDENZA E INCLUSE LE SPESE AMMINISTRATIVE DI FUNZIONAMENTO, le % sul PIL per gli anni dal 2009 al 2012 sono le seguenti:
mentre, come si può leggere a pag. 27 del rendiconto, se si includono le voci ASSISTENZIALI (che, di norma, in un welfare di tipo europeo sono sotto altre voci di spesa) abbiamo la seguente situazione:
(in questi dati sono escluse le spese amministrative, e quindi si tratta solo di prestazioni erogate)
Per sintetizzare ancora di più il concetto, riferendomi all'anno 2012:
SPESA (in MLN di euro) PER:
previdenza -> 313.949
sanità -> 102.791
assistenza -> 38.248
quindi io andrei cauto a dire che "la spesa pensionistica è alta", in quanto siamo l'unico paese europeo (credo) che mette nel calcolo della previdenza tutta una serie di voci che non le competono.
In generale, non mi fiderei molto di articoli di giornale, compreso il Sole, dove vengono riportati dati aggregati in modo "un tanto al chilo". E' sempre meglio andare direttamente sui siti ufficiali (INPS, ISTAT, EUROSTAT) prendersi i dati VERI e ragionare su quelli. A volte capita che certi articoli vengano scritti da giornalisti che non sono in grado di leggere neanche il bilancio del condominio e possono indurre in errore anche persone solitamente attente e precise come te.
Non a caso già anni fa Boeri e il gruppo di economisti de "la Voce.info" pubblicarono uno studio dal titolo "Meno pensioni più welfare". Questo articolo (Rapporto Eurostat sulla spesa sociale in Europa. Italia al top per le pensioni. Sulla sanità sotto la media UE) riassume i dati principali di uno studio Eurostat del 2013 (le grandezze sono riferite a qualche anno prima, ma non credo che nel frattempo sia cambiato molto).
Le cose interessanti sono queste.
Se valutiamo la spesa sociale pro capite, l'Italia è esattamente nella media europea. Lo stesso vale se consideriamo la spesa in percentuale sul PIL. Quindi in Italia la spesa sociale non è certo eccessiva. Tra l'altro il confronto è fatto sulla media dell'Unione a 28 paesi, se considerassimo solo i paesi dell'Europa Occidentale scivoleremmo verso il basso.
Come alcuni di voi hanno rilevato, il vero tema è quanto valga la spesa per le pensioni rispetto al resto. Troppo: il 61.3% della spesa sociale, rispetto a una media europea del 45.7 %. Poi, però, tocca scoprire che tutte le altre voci (malattia, disoccupazione, famiglia, casa) sono assolutamente sotto la media europea, in alcuni casi anche drammaticamente.
Un esempio per tutti: alle politiche sulla casa destiniamo lo 0,3% della spesa sociale, contro una media EU28 del 3,6%, e punte come quelle della Danimarca (5,3%), dell'Olanda (8,4 %), della Francia (5 %). Poi uno si chiede come mai le periferie delle grandi aree metropolitane siano diventate delle polveriere pronte a saltare...
Per parte mia, uno degli errori più consistenti ( che a fatto gravare i bilanci dei sistemi previdenziali) è quello che è stato commesso dalla Presidenza INPS, negl’anni 80. A quel tempo i tre Sindacati Confederali dei Pensionati si battevano per un sistema di calcolo delle pensioni coordinato ed omogeneo. Al contrario - come dicevo la Presidenza INPS – ha eliminato il plafond di 40.000.000 di Lire, che era il tetto massimo della pensione che uno poteva percepire ( salvo poi, per un impiegato o un dirigente, di potersi fare la polizza privata, per superare tale limite),. Il desiderio di far entrare , all’amministrazione, un po di contributi in più. Le pensioni diventavano così – negl’anni successivi – delle ricchezze - incalcolabili. Perche un dirigente d’azienda o un pilota o altre categorie che guadagnavano alcune centinaia di milioni e pagavano per 5 anni a contribuzione sul totale del guadagno, in poco tempo queste categorie avrebbero spiazzato anche i loro sistemi privilegiati.. E’, già di per se una grave anomalia quella di avere - in Italia – decine di sistemi pensionistici poi, se si lasciano senza controllo è chiaro che si va all’anarchia del sistema, o addirittura allo sfascio. La Legge Forrnero, ma non solo, ci ha dato un esempio. Bisogna ammettere ( come ha sempre sostenuto il sottoscritto), che, la pensione è una cosa Sociale, non deve mai essere una ricchezza oh un privilegio . In Italia , purtroppo, con le cosiddette pensioni d’oro si e contribuito a spiazzare tutto il Welfare State. Grazie per l’attenzione e Fraterni Saluti a tutti.
Non era una discussione. Si trattava di stabilire se l'affermazione - che la spesa pensionistica in Italia è molto più elevata che negli altri Paesi europei - fosse una grandissima balla, o meno. Non lo era. Cioè la spesa pensionistica in Italia è la più elevata eccetera, quasi il doppio della media Ocse. D'altronde i conti sono stati fattiproprio dall'Ocse e, si presume, su una base omogenea. Possiamo poi discutere le ragioni storiche, che sono essenzialmente quelle indicate da Maurizio Giancola: il clientelismo democristiano che mandava in pensione i dipendenti con 19 anni e sei mesi (ma le dipendenti con famiglia, dopo 16 anni e sei mesi); e la connivenza della politica con le aziende che volevano ridurre o svecchiare gli organici. Non so cosa c'entri la socialdemocrazia. Perché invece non facciamo una bella battaglia ideologica per allinearci all'Europa più evoluta? Probabilmente alla fine spenderemmo meno. Cari saluti. Lorenzo Borla
Caro Salvatore, sono molto d'accordo sul tuo ultimo paragrafo: i dati dei giornali bisogna prenderli con le molle. Per il resto ho fatto qualche calcolo. Assumiamo per comodità che il Pil dal 2009 al 2012 sia più o meno uguale a quello di adesso: 1650 miliardi (dovrebbe salire con il calcolo delle attività illegali/criminali ecc). Assumiamo che la spesa pubblica sia rimasta la stessa: 800 miliardi, cioè circa la metà del Pil. Se la sola previdenza, escluse le spese amministrative di funzionamento (prendiamo il 2012 che è l'anno più vicino a noi) fosse il 20,9% del Pil,la spesa sarebbe di 345 miliardi, cioè del 43% della spesa totale dello Stato. L'Ocse invece si ferma , per la spesa pensionistica, al 31,9% della spesa totale, che in effetti mi sembra più verosimile. Se si includono le voci assistenziali, la percentuale sul Pil nel 2012 diventa del 29,1% e cioè 480 miliardi; cifra che non è troppo lontana da quella che è la somma di previdenza sanità e assistenza che tu riporti (455 miliardi) e che corrisponde al 60% della spesa totale dello Stato. Fatta salva una differenzanon non rilevantissima che si può spiegare in mille modi, le cifre mi sembrano risultare verosomili e non smentiscono l'Ocse. Cordialmente. Lorenzo Borla
L’Ocse non è disattenta ... . semplicemente come il FMI la BM ed altro organismi monetari internazionali non è un istituto “neutro” ma è tendenzialmente espressione del pensiero liberista ( leggere Stigliz o Kugman per capire come FMI o BM operavano nei confronti dei paesi in crisi finanziaria). E’ quindi orientata a dimostrare l’insostenibilità dei sistemi pubblici del Welfare ( sanità pensioni scuola) a vantaggio dei sistemi privati. Come si fa del resto a confrontare tra loro sistemi pensionistici così diversi tra loro? Prima bisognerebbe dire cosa si sta confrontando. Cosi se ci si attesta solo a confrontare le spese pubbliche per le pensioni, gli USA hanno una spesa certamente molto bassa perchè il sistema è per la gran parte privato. Ha ragione Salzano : prima bisognerebbe fare una piena analisi dei diversi dati ( spese) e poi confrontare solo quelli omogenei. Il resto è non “illustrazione dei dati” ma orientamento politico.
Purtroppo, uno dei diritti fondamentali, praticamente riconosciuto fin da Pico della Mirandola oltre che dalòla "riforma Gentile" e dalla carta costituzionale art 34, è ignorato. Dal 1968 ad oggi le risorse da destinare ad interventi integratori per capaci, meritevoli privi di mezzi e praticamrente regredito. I primo colpi poi sono stati subiti sotto la presidenza "tecnica" di Ciampi e successivamente da Berlinguer con il ministero Prodi. Si puo dire che i diritti fondamentali Diritto allo studio ed alla salute, sono stati trascurati e, per la salute suno stati dissipate enormi risorse per fare clientelismo.
13 commenti:
In una occasione di alcune settimane fa, ho affermato che il peso delle pensioni sulla spesa pubblica italiana era esorbitante, e questo spiegava perché mancassero le risorse per altri interventi, per esempio per la scuola e la cultura. Qualcuno che non ricordo, intervenne dicendo che la mia affermazione che il peso delle pensioni era prepondearnte sulla spesa pubblica, era “una grandissima balla”. Bene, mi sono giusto annotato un trafiletto su La Stampa odierna, che recita come segue: . Cari saluti. Lorenzo Borla
Non sono un esperto in materia, ma mi sembra strano un passaggio dal 31,9% del 2011 al 14,9% previsto per il 2015. Un divario così forte in soli 4 anni e con un PIL che non cresce? Miracolo della professoressa ed ex ministra Fornero o c'è dell'altro? Ad esempio: previdenza e assistenza sono state scorporate o cumulate? Senza dimenticare che ci trasciniamo ancora dietro il peso delle baby pensioni elargite dal clientelismo democristiano (purtroppo però senza resistenze da sinistra) e l'abuso dei prepensionamenti da parte di troppe aziende.
Maurizio Giancola
Caro Maurizio, temo tu sia incorso in una svista. Ho riportato esattamente il trafiletto della "Busiarda" ma questa volta non c'è bugia. Il 14,9% che si prevede per il 2015 è sul Prodotto interno lordo. Se il Pil rimane invariato, dovrebbe ammontare intorno a 1650/1700 miliardi. Mentre Il 31,9% del 2011 è calcolato sulla spesa dello Stato, equivalente oggi grosso modo a 800 miliardi. Sono d'accodo che le pensioni sono alla radice del nostro enorme debito pubblico, frutto el clientelismo democristiano e dagli eccessivi prepensionamenti delle aziende (sempre con il consenso dei governi). Cordialmente. Lorenzo Borla
Perdonatemi, ma mi pare una discussione oziosa.
È notorio che in Italia nei decenni si è sviluppato uno stato sociale anomalo, che eroga in pensioni e in prestazioni comunque fornite dall’INPS (dalla cassa integrazione, alle pensioni di invalidità, all’assegno sociale, alle indennità di accompagnamento, ecc.) prestazioni che nel resto d’Europa sono erogate sotto altra forma – indennità di disoccupazione, reddito di cittadinanza, sussidi, ecc. – e sono a carico della fiscalità generale e non dell’Istituto di Previdenza.
Che in questa situazione la spesa pensionistica italiana – che anch’io ho il sospetto che venga calcolata definendo “pensionistico” tutto ciò che viene pagato dall’INPS e non solo le pensioni in senso stretto – costituisca una quota della spesa pubblica enormemente superiore a quella media europea è inevitabile.
È il frutto della mancanza della socialdemocrazia, bellezza !
La cosa davvero assurda è trarre da questo dato la conclusione che, allora, occorra abbassare la spesa “pensionistica” per allinearla a quella europea. Punto.
Così facendo otterremmo il bel risultato che, oltre a non avere il welfare state dell’Europa più evoluta non avremmo più neppure il nostro surrogato di welfare state.
Quel che servirebbe è una riforma complessiva del welfare che, a spesa pubblica invariata (o perfino leggermente aumentata, secondo standard sempre europei), ridistribuisca e razionalizzi gli interventi, separando rigidamente previdenza ed assistenza.
Mi pare che invece, continuando a menare scandalo per l’eccessivo costo delle “pensioni”, si miri non a fare riforme ma solo a fare cassa.
Luciano Belli Paci
CONDIVIDO PIENAMENTE: nel bilancio INPS vengono separati i conti dell’assistenza dalle pensioini ma la sostanza non cambia poi vi è la furbata di calcolare anche l’indennità di fine rapporto (Liquidazione)
Ciao
Sergio Tremolada
Ammetto l'errore, ma credo di avere diritto a qualche attenuante visto che il rapporto non era omogeneo e si prestava a confusioni. Che senso ha infatti indicare 2 percentuali di cui una calcolata sul PIL e l'altra sulla complessiva spesa pubblica? Mi viene in mente l'antica e saggia raccomandazione secondo cui non si devono mai confrontare le pere con le mele. Per il resto sono pienamente d'accordo con Luciano Belli Paci e Sergio Tremolada: se si parla di spesa pensionistica parliamo di pensioni nel senso proprio del termine e non di altro. Perché ad esempio non definire le pensioni di invalidità (vere o fasulle non importa) con un altro termine, ad esempio indennità? Almeno sarebbe chiaro a tutti di che cosa parliamo.
Fraterni saluti
Maurizio Giancola
Scusa Lorenzo, ma ci sono delle cifre che non mi tornano.
Cito la fonte: i rendiconti ufficiali INPS
( http://www.inps.it/portale/default.aspx?sID=%3b0%3b6793%3b6794%3b&lastMenu=6794&iMenu=1&sURL=%2fdocallegati%2fMig%2fDoc%2fBilanci%2frepository%2finformation%2fRendicontiGen2012%2fall_statistico_rendiconto_2012.zip )
In sostanza, a pagina 26 del rendiconto, dove riepiloga (conto economico consolidato) la spesa per la SOLA PREVIDENZA E INCLUSE LE SPESE AMMINISTRATIVE DI FUNZIONAMENTO, le % sul PIL per gli anni dal 2009 al 2012 sono le seguenti:
2009 -> 20,1%
2010 -> 20,2%
2011 -> 20,3%
2012 -> 20,9%
mentre, come si può leggere a pag. 27 del rendiconto, se si includono le voci ASSISTENZIALI (che, di norma, in un welfare di tipo europeo sono sotto altre voci di spesa) abbiamo la seguente situazione:
2009 -> 28,5%
2010 -> 28,6%
2011 -> 28,5%
2012 -> 29,1%
(in questi dati sono escluse le spese amministrative, e quindi si tratta solo di prestazioni erogate)
Per sintetizzare ancora di più il concetto, riferendomi all'anno 2012:
SPESA (in MLN di euro) PER:
previdenza -> 313.949
sanità -> 102.791
assistenza -> 38.248
quindi io andrei cauto a dire che "la spesa pensionistica è alta", in quanto siamo l'unico paese europeo (credo) che mette nel calcolo della previdenza tutta una serie di voci che non le competono.
In generale, non mi fiderei molto di articoli di giornale, compreso il Sole, dove vengono riportati dati aggregati in modo "un tanto al chilo". E' sempre meglio andare direttamente sui siti ufficiali (INPS, ISTAT, EUROSTAT) prendersi i dati VERI e ragionare su quelli. A volte capita che certi articoli vengano scritti da giornalisti che non sono in grado di leggere neanche il bilancio del condominio e possono indurre in errore anche persone solitamente attente e precise come te.
Cordiali saluti
Salvatore Salzano
Non a caso già anni fa Boeri e il gruppo di economisti de "la Voce.info" pubblicarono uno studio dal titolo "Meno pensioni più welfare".
Questo articolo (Rapporto Eurostat sulla spesa sociale in Europa. Italia al top per le pensioni. Sulla sanità sotto la media UE) riassume i dati principali di uno studio Eurostat del 2013 (le grandezze sono riferite a qualche anno prima, ma non credo che nel frattempo sia cambiato molto).
Le cose interessanti sono queste.
Se valutiamo la spesa sociale pro capite, l'Italia è esattamente nella media europea. Lo stesso vale se consideriamo la spesa in percentuale sul PIL. Quindi in Italia la spesa sociale non è certo eccessiva. Tra l'altro il confronto è fatto sulla media dell'Unione a 28 paesi, se considerassimo solo i paesi dell'Europa Occidentale scivoleremmo verso il basso.
Come alcuni di voi hanno rilevato, il vero tema è quanto valga la spesa per le pensioni rispetto al resto. Troppo: il 61.3% della spesa sociale, rispetto a una media europea del 45.7 %. Poi, però, tocca scoprire che tutte le altre voci (malattia, disoccupazione, famiglia, casa) sono assolutamente sotto la media europea, in alcuni casi anche drammaticamente.
Un esempio per tutti: alle politiche sulla casa destiniamo lo 0,3% della spesa sociale, contro una media EU28 del 3,6%, e punte come quelle della Danimarca (5,3%), dell'Olanda (8,4 %), della Francia (5 %).
Poi uno si chiede come mai le periferie delle grandi aree metropolitane siano diventate delle polveriere pronte a saltare...
Pierpaolo Pecchiari
Per parte mia, uno degli errori più consistenti ( che a fatto gravare i bilanci dei sistemi previdenziali) è quello che è stato commesso dalla Presidenza INPS, negl’anni 80. A quel tempo i tre Sindacati Confederali dei Pensionati si battevano per un sistema di calcolo delle pensioni coordinato ed omogeneo. Al contrario - come dicevo la Presidenza INPS – ha eliminato il plafond di 40.000.000 di Lire, che era il tetto massimo della pensione che uno poteva percepire ( salvo poi, per un impiegato o un dirigente, di potersi fare la polizza privata, per superare tale limite),. Il desiderio di far entrare , all’amministrazione, un po di contributi in più. Le pensioni diventavano così – negl’anni successivi – delle ricchezze - incalcolabili. Perche un dirigente d’azienda o un pilota o altre categorie che guadagnavano alcune centinaia di milioni e pagavano per 5 anni a contribuzione sul totale del guadagno, in poco tempo queste categorie avrebbero spiazzato anche i loro sistemi privilegiati.. E’, già di per se una grave anomalia quella di avere - in Italia – decine di sistemi pensionistici poi, se si lasciano senza controllo è chiaro che si va all’anarchia del sistema, o addirittura allo sfascio. La Legge Forrnero, ma non solo, ci ha dato un esempio. Bisogna ammettere ( come ha sempre sostenuto il sottoscritto), che, la pensione è una cosa Sociale, non deve mai essere una ricchezza oh un privilegio . In Italia , purtroppo, con le cosiddette pensioni d’oro si e contribuito a spiazzare tutto il Welfare State. Grazie per l’attenzione e Fraterni Saluti a tutti.
Non era una discussione. Si trattava di stabilire se l'affermazione - che la spesa pensionistica in Italia è molto più elevata che negli altri Paesi europei - fosse una grandissima balla, o meno. Non lo era. Cioè la spesa pensionistica in Italia è la più elevata eccetera, quasi il doppio della media Ocse. D'altronde i conti sono stati fattiproprio dall'Ocse e, si presume, su una base omogenea. Possiamo poi discutere le ragioni storiche, che sono essenzialmente quelle indicate da Maurizio Giancola: il clientelismo democristiano che mandava in pensione i dipendenti con 19 anni e sei mesi (ma le dipendenti con famiglia, dopo 16 anni e sei mesi); e la connivenza della politica con le aziende che volevano ridurre o svecchiare gli organici. Non so cosa c'entri la socialdemocrazia. Perché invece non facciamo una bella battaglia ideologica per allinearci all'Europa più evoluta? Probabilmente alla fine spenderemmo meno. Cari saluti. Lorenzo Borla
Caro Salvatore, sono molto d'accordo sul tuo ultimo paragrafo: i dati dei giornali bisogna prenderli con le molle. Per il resto ho fatto qualche calcolo. Assumiamo per comodità che il Pil dal 2009 al 2012 sia più o meno uguale a quello di adesso: 1650 miliardi (dovrebbe salire con il calcolo delle attività illegali/criminali ecc). Assumiamo che la spesa pubblica sia rimasta la stessa: 800 miliardi, cioè circa la metà del Pil. Se la sola previdenza, escluse le spese amministrative di funzionamento (prendiamo il 2012 che è l'anno più vicino a noi) fosse il 20,9% del Pil,la spesa sarebbe di 345 miliardi, cioè del 43% della spesa totale dello Stato. L'Ocse invece si ferma , per la spesa pensionistica, al 31,9% della spesa totale, che in effetti mi sembra più verosimile. Se si includono le voci assistenziali, la percentuale sul Pil nel 2012 diventa del 29,1% e cioè 480 miliardi; cifra che non è troppo lontana da quella che è la somma di previdenza sanità e assistenza che tu riporti (455 miliardi) e che corrisponde al 60% della spesa totale dello Stato. Fatta salva una differenzanon non rilevantissima che si può spiegare in mille modi, le cifre mi sembrano risultare verosomili e non smentiscono l'Ocse. Cordialmente. Lorenzo Borla
L’Ocse non è disattenta ... . semplicemente come il FMI la BM ed altro organismi monetari internazionali non è un istituto “neutro” ma è tendenzialmente espressione del pensiero liberista ( leggere Stigliz o Kugman per capire come FMI o BM operavano nei confronti dei paesi in crisi finanziaria). E’ quindi orientata a dimostrare l’insostenibilità dei sistemi pubblici del Welfare ( sanità pensioni scuola) a vantaggio dei sistemi privati. Come si fa del resto a confrontare tra loro sistemi pensionistici così diversi tra loro? Prima bisognerebbe dire cosa si sta confrontando. Cosi se ci si attesta solo a confrontare le spese pubbliche per le pensioni, gli USA hanno una spesa certamente molto bassa perchè il sistema è per la gran parte privato. Ha ragione Salzano : prima bisognerebbe fare una piena analisi dei diversi dati ( spese) e poi confrontare solo quelli omogenei. Il resto è non “illustrazione dei dati” ma orientamento politico.
Purtroppo, uno dei diritti fondamentali, praticamente riconosciuto fin da Pico
della Mirandola oltre che dalòla "riforma Gentile" e dalla carta costituzionale
art 34, è ignorato. Dal 1968 ad oggi le risorse da destinare ad interventi
integratori per capaci, meritevoli privi di mezzi e praticamrente regredito. I
primo colpi poi sono stati subiti sotto la presidenza "tecnica" di Ciampi e
successivamente da Berlinguer con il ministero Prodi.
Si puo dire che i diritti fondamentali Diritto allo studio ed alla salute,
sono stati trascurati e, per la salute suno stati dissipate enormi risorse per
fare clientelismo.
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