Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
mercoledì 31 dicembre 2014
martedì 30 dicembre 2014
domenica 28 dicembre 2014
venerdì 26 dicembre 2014
martedì 23 dicembre 2014
domenica 21 dicembre 2014
venerdì 19 dicembre 2014
mercoledì 17 dicembre 2014
martedì 16 dicembre 2014
lunedì 15 dicembre 2014
sabato 13 dicembre 2014
Franco Astengo: Sistema politico italiano
UN PUNTO DI AGGIORNAMENTO NELL’ANALISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO di Franco Astengo
La vicenda di “Mafia Capitale” ha aperto una nuova fase nel complesso del sistema politico italiano.
Una fase che riguarda soprattutto il governo Renzi al quale, secondo alcuni autorevoli commentatori, si sta aprendo una formidabile opportunità.
Le cose stanno davvero così, se si ragiona sugli effetti immediati di questa storia (che è molto diversa, nella sostanza, da Tangentopoli e da altre storie analoghe succedutesi senza tregua nel corso degli ultimi decenni): il primo dato, infatti, riguarda l’ulteriore dato di distacco tra i cittadini e la sfera politica che si sta traducendo in un incremento nella disaffezione elettorale, fenomeno del resto già ampiamente in crescita da tempo.
Per un governo sorto esclusivamente da una “manovra di palazzo” sulla base di un’idea totalizzante della governabilità il fenomeno della disaffezione è molto positivo, almeno fino a quando il sistema può reggere sui due pilastri di una legge elettorale “ad hoc” che si sta costruendo e sul progressivo utilizzo della repressione nei confronti di tutte le insorgenze sociali che si presentano in una dimensione “fuori le righe”.
Non esistendo un’opposizione politica, il governo ormai “dominus” assoluto dell’iniziativa parlamentare, può procedere brandendo la spada del taglio della testa dei presunti reprobi facendo finta di modificare il codice penale dal punto di vista delle pene, ma in realtà mantenendo intatto il sistema limitandosi a eliminare presunte “mele marce” e rafforzando la propria centralità anche sotto il pericolosissimo aspetto dell’esercizio personalistico del potere.
Una situazione che abbiamo già visto in regimi autoritari: quasi una versione classica del meccanismo di progressivo accentramento nella detenzione del potere.
E’ questo il discrimine di sistema che dovrebbe essere analizzato da chi pensa di dover portare avanti l’opposizione politica e sociale.
Non serve afferrare questa o quell’altra questione, pur importante, per farne di oggetto di agitazione: è necessario vedere il complesso dello stato di cose in atto che deve essere riassunto in una supremazia complessiva della questione democratica e come tale è necessario sia intesa dai soggetti politici della sinistra.
Non esistono, in questo momento, formule politiche di salvaguardia per un’ipotetica fase di transizione: il ventennio precedente, caratterizzato dalla modifica del sistema elettorale (il sistema elettorale è il cardine dell’intero sistema politico) e dall’alternarsi al governo di tutte le formule possibili dal centrodestra al centrosinistra, al governo dei tecnici fino alle “larghe intese” ha prodotto un corrompimento del tessuto morale e, insieme, la crescita di una concezione autoritaria nel possesso del potere politico che questo Governo sta incarnando perfettamente.
Abbiamo di fronte una sola prospettiva, quella di organizzare l’opposizione: è questo il compito urgente della sinistra, dei comunisti, di chi mantiene una concezione della politica in senso democratico, egualitario, costituzionale.
Opposizione che, va ripetuto, in questo momento non esiste.
venerdì 12 dicembre 2014
giovedì 11 dicembre 2014
mercoledì 10 dicembre 2014
lunedì 8 dicembre 2014
Antonio Caputo: le mani sulla città
Il Prefetto di Roma non puo' non dare sollecito corso alla procedura per lo scioglimento del Consiglio comunale di Roma.
In un contesto, che il Presidente del Consiglio ha definito "disgustoso", il buon senso di chi intende salvaguardare cio' che rimane della credibilita' del sistema e delle istituzioni, non permette soluzioni diverse, quali che siano le "giustificazioni" di chi ha convissuto, avendo la responsabilita' della macchina amministrativa, con meccanismi connotati, secondo l'indagine avviata dal Procuratore della Repubblica di Roma, da metodi "mafiosi", propri e tipici della criminalita' organizzata.
Un sistema di connivenze, complicita', omerta', ricatti, minacce, pressioni, alla base e interni ai fenomeni criminosi che ne vengono generati, un condizionamento "ambientale "sistemico e tentacolare.
Contesto che andrebbe verificato anche in altri Comuni, dopo le classifiche di Transparency che vedono l'Italia relegata al 69° posto, paese corrotto tra i piu' corrotti del globo.
A proposito di debito pubblico!
I fatti emersi e documentati, da video, intercettazioni ambientali, prove documentali sono evidenti, anche al di la' della sanzione penale e la sanzione morale di un'opinione pubblica di tanta gente comune indifesa non ammette repliche e giustificazioni di sorta.
Ineffabilmente il Ministro, anzi la Ministra Boschi, intervistata da una compiacente giornalista di una nota rete televisiva a pagamento, che non le ha chiesto di esporre il contenuto della norma che lo escluderebbe ( lo scioglimento del Consiglio), ha affermato che la legge non lo consente e non lo prevede.
Non e' vero.
Ma cosa dice la legge ? (Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare, art.143 T.U.267/2000 cosi' sostituito dall'art.2, co.30 l.15.7.2009 n.94) :".. i consigli comunali e provinciali sono sciolti quando... emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori di cui all’articolo 77, comma 2, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento e l’imparzialità delle amministrazioni comunali e provinciali, nonché il regolare funzionamento dei servizi alle stesse affidati ovvero che risultano tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica."
E la giurisprudenza?
* La Corte costituzionale: con sentenza 103 del 10/19.03.1993, ha ritenuto l’istituto in esame costituzionalmente legittimo, atteso che la disciplina sullo scioglimento mira a tutelare la “piena autonomia di giudizio” e la libera e democratica volontà che l’ente deve esprimere “al di fuori di ogni indebita ingerenza o pressione esterna”.
* IL CONSIGLIO DI STATO:
V Sezione, 23 agosto 2006, n. 4946 : "Ai fini della legittimità del provvedimento di scioglimento dei consigli per infiltrazioni o condizionamenti di tipo mafioso non è essenziale la possibile estraneità del sindaco o dell’insieme degli amministratori a collegamenti con la criminalità, ma è rilevante la presenza di sintomatiche disfunzioni nell’attività dell’amministrazione, alle quali gli amministratori non hanno saputo porre argine o che non hanno adeguatamente avvertito e delle quali si desume che si sono giovati interessi economici legati alla criminalità.
Omissis.... e (a proposito del Sindaco):.. "...non è elemento essenziale per la verifica della legittimità del provvedimento repressivo, la rilevazione di una possibile estraneità del sindaco o della intera compagine degli amministratori comunali a collegamenti con la detta criminalità. Assume, invece, rilievo decisivo la presenza di sintomatiche disfunzioni dell’agire dell’amministrazione comunale, alle quali gli amministratori non hanno saputo porre argine o che non abbiano avvertito adeguatamente, e dalle quali si può desumere che interessi economici di uomini e di imprese legati alla criminalità abbiano saputo giovarsi, in via sistematica o in episodi ricorrenti."
Ancora, sez. III, sentenza 06.03.2012 n° 1266):"Lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni mafiose non esige né la prova della commissione di reati da parte degli amministratori, né che i collegamenti tra l'amministrazione e le organizzazioni criminali risultino da prove inconfutabili; sono sufficienti, invece, semplici "elementi" (e quindi circostanze di fatto anche non assurgenti al rango di prova piena) di un collegamento e/o influenza tra l'amministrazione e i sodalizi criminali, ovvero è sufficiente che gli elementi raccolti e valutati siano “indicativi” di un condizionamento dell’attività degli organi amministrativi e che tale condizionamento sia riconducibile all’influenza ed all’ascendente esercitati da gruppi di criminalità organizzata."
Che poi l'ineffabile On.Veltroni si sia spinto a dichiarare, in cio' ripreso dal suo plenipotenziario in Roma, On.Bettini, che la Cooperativa 29 giugno era talmente "nota"per il suo lavoro nel "sociale" per cui sarebbe stato ( da lui?) inimmaginabile che i suoi dirigenti fossero dediti a pratiche illecite (che hanno coinvolto attivamente il suo vice capo di gabinetto del tempo quale complice interessato dal sistema di dazioni), la dice lunga sulla sua "beata ignoranza", ma ci fa sentire anche un po' "cretini".
Come per il finanziamento della campagna elettorale del Sindaco ad opera della Cooperativa, 30 mila euro quanto al dichiarato,circa la meta' dell'intera spesa elettorale certificata da Marino.
A fronte di un non piccolo volume di affari e relativi ricavi derivanti alla Cooperativa dal solo Comune di Roma.
E la concorrenza?
Ricavi derivanti da appalti e affidamenti accompagnati da dazioni e favori e scambi continui tra amministratori, funzionari ed elementi anche appartenenti alla criminalita' organizzata, che hanno attraversato la vita della citta' da Veltroni ad Alemanno, all'attuale Giunta.
Una cooperativa sociale per il reinserimento di ex detenuti che finanzia una campagna elettorale (?).
Inedita forma di socialita'.
Prima del Max Weber, di "La politica come professione", un suo illustre predecessore, Aristotele, tuonando contro i "falsi politici", scrisse: " La maggioranza di coloro che si dedicano alla politica ricevono questa denominazione non correttamente: infatti essi non sono politici secondo verita', perche' l'uomo politico e' colui che sceglie le azioni belle per se stesse, mentre la lmaggior parte sceglie questo genere di vita in vista delle ricchezze e del desiderio di potere" (Etica Eudemia, I 5,1216a).
Antonio Caputo
Dario Allamano: Ode a Wayne
Odevaine o ODE A WAYNE
Stamattina leggendo la lettera di Veltroni a Repubblica mi sono chiesto per l’ennesima volta se lo è o lo fa, per non infierire propendo per lo è. Penso che la sua ammirazione per l’America gli avesse fatto credere che il personaggio in questione fosse uno che scrivesse poesie su John Wayne, e pertando degno di essere alto dirigente del Comune di Roma.
Non ritengo sia però possibile archiviare il tutto con un “non potevo sapere”, oppure che “la coop 29 giugno la fondò Don DiLiegro”, per salvarsi l’anima, non bastano più “tre pater ave e gloria” per ottenere l’indulgenza plenaria.
Se è vero ciò che i giornali riportano in questi giorni, fu negli anni in cui Veltroni era Sindaco, con Odevaine vice capo di gabinetto, che la coop 29 giugno fece il grande salto di quantità, più che di qualità, sul fatturato, a partire dal 2005. Sino ad allora la coop 29 giugno, pur se fondata da un prete “importante”, vivacchiava spuntando qualche appaltino qua e la, come tutte le coop sociali serie che si sbattono per dare una qualche dignità a chi è ai margini della società.
La prima chiave di lettura sta qui, in questo balzo in avanti della coop che decuplicò, con le giunte Veltroni/Alemanno, il fatturato. Chi e perché la favorì così tanto? Per quale motivo un personaggio condannato (Buzzi) per un reato abietto, l’uccisione del suo cambia assegni rubati, riuscì a fare ciò che a un prete onesto non riuscì mai?
La seconda questione che mi sovviene è: “ è mai possibile che un’organizzazione così pervasiva e presente come la Lega Coop non sapesse niente?”.
Comprendo che in un mondo di lupi (con tutto il rispetto per gli animali in questione), qual è quello che si è venuto a formare in questo ventennio, anche le coop per sopravvivere hanno dovuto adeguare il proprio standard etico al ribasso, sono informato sul fatto che parecchie coop importanti che non si sono adeguate hanno dovuto portare i libri in tribunale.
Ho l’impressione però che l’asticella sia stata abbassata troppo, e che colui che è stato fino a sei mesi fa il Presidente della Lega Coop (Poletti) non potesse non sapere di quanto fosse stata abbassata.
In tutte le porcate che emergono (dall’Expo 2015, al Mose ed ora a Roma) noto che le coop della Lega sono presenti, sempre. Capisco l’importanza di fare affari, un’azienda non è un ente di beneficenza, ma un minimo di etica della responsabilità, o almeno di etica del dubbio, che so porsi una domanda del tipo “qual è il livello di correttezza del mio partner in questo appalto?”, non sarebbe stata male. Invece nulla, molto decoubertinamente per le coop l’importante era partecipare.
Capisco tutto ma non giustifico, solo una profonda mutazione genetica del proprio SCOPO SOCIALE può spiegare questa deriva, ma a questo punto le cooperative sono ancora ciò che noi pensavamo fossero per come ce lo avevano spiegato i nostri padri o sono qualcosa di ormai irreversibilmente diverso, società di capitali tout court? Tutto ciò mi preoccupa, quando un’organizzazione “di sinistra” scade a questi livelli non possiamo far finta di niente, ma soprattutto non possono far finta di niente quelle migliaia di cooperatori che credono ancora nella bontà di questa forma di organizzazione aziendale.
Se la sinistra non cambia rapidamente, ritornando alle proprie radici più serie e nobili, non dovremo più stupirci se nascono e crescono come i funghi i vari movimenti NO questo e NO quello e se i cittadini non vanno più a votare.
Infine ritengo veramente ridicolo l’atteggiamento del premier-segretario di partito che fa il novello, dichiarando urbi et orbi che la cosa gli fa schifo, che la politica deve stare lontana mille miglia dal denaro, ma i soldi per organizzare la Leopolda o per le cene di fund raising per il PD li ha portati Babbo Natale?
Sono tutte domanda a cui non ho finora visto una, dico una non tante, risposta convincente, ma tanti non c’ero e se c’ero dormivo. Questo chiamarsi fuori non salverà però le pudenda dei politicanti, la questione penale non è più limitabile al singolo che delinque, come sarebbe corretto, ma è ormai una questione di sistema, un sistema deviato che si è venuto aggregando in questo ventennio, in cui sono state spacciate per innovative scelte politiche pericolose.
C’è un momento in cui la politica ha abdicato ai poteri occulti?
Penso di si, l’inizio del tutto sta nella scellerata riforma degli Enti Locali di Bassanini che ha consegnato le chiavi delle cassaforti ai Sindaci-Podestà ma soprattutto, che è peggio, alle determine delle dirigenze apicali, ed è esattamente in quell’area di dirigenti irresponsabili e di contestuale rinuncia dei partiti ad assumersi le proprie responsabilità nelle scelte politiche e di amministrazione che sono nati e cresciuti i vari Odevaine, Buzzi, ma non solo loro e non solo a Roma.
Qualcuno magari obietterà che attacco solo il PD e non il centro destra, rispondo fin da subito:
lo faccio perché ritengo che o questo partito, che non amo ma che considero ancora costola della sinistra, cambia e ritorna ad un vero senso dello Stato, oppure è destinato a sprofondare , così come fu per il PSI.
La sinistra italiana sta perdendo la sua missione, non dico “portare le masse nello Stato” come si diceva una volta, ma almeno rendere le Istituzioni “amiche” dei Cittadini, è questo che mi amareggia, ed è questo il motivo per cui la mia critica al PD sarà sempre dura, un partito di destra è cialtrone ed affarista per status, uno di sinistra non può esserlo, neppure per un momento.
Quando l’ultimo residuo di quella che fu la sinistra italiana non sa più rappresentare l’interesse degli umili ma li sfrutta per arricchirsi non ha più ragione di esistere.
Non bastano più primarie o secondarie per riverniciare dei palazzi ormai devastati da anni di cattiva politica, anche perché, e Roma ne è l’esempio, le primarie sono il passepartout che consente ai veri poteri forti, in possesso di notevoli risorse finanziarie, di appropriarsi dei partiti.
Fraterni saluti
Dario Allamano
domenica 7 dicembre 2014
sabato 6 dicembre 2014
venerdì 5 dicembre 2014
giovedì 4 dicembre 2014
mercoledì 3 dicembre 2014
Franco Astengo: Capitale corrotta, nazione infetta
CAPITALE CORROTTA E NAZIONE INFETTA
“Capitale corrotta e nazione infetta”: così titolava l’Espresso (quello formato lenzuolo diretto da Arrigo Benedetti) negli anni’60 denunciando, con un’inchiesta spettacolare, il “sacco di Roma” dei Ribechini e Cioccetti (sindaci DC) con l’assalto speculativo alle borgate nel periodo a cavallo del “boom economico” e delle Olimpiadi.
Un titolo che oggi si potrebbe ripetere soltanto per suffragare una verità storica: la corruzione, la malversazione, l’intreccio con la malavita che salgono dalla vicenda romana rivelata in queste ore confermano semplicemente che quello è il livello “vero” della politica italiana.
Lo si può affermare senza alcuna venatura qualunquistica: i qualunquisti sono loro, questi signori che in tutta Italia e da tutte le provenienze culturali e ideologiche, hanno concepito l’azione politica e amministrativa soltanto in funzione dell’accumulo di denaro, privilegi, prebende in collusione con chi poteva fornire loro questa condizione di favore.
Una storia che via via, dagli scandali del dopoguerra fino a Tangentopoli all’oggi costella la crisi morale e politica di una nazione che nel frattempo ha smarrito per strada identità, volontà di reazione, coesione sociale, pezzi fondamentali della propria struttura istituzionale, culturale, produttiva.
Dietro le ormai sempre più di moda dichiarazioni roboanti di nazionalismo vecchio stile si nasconde questo mondo del “tutti a tavola assieme” (ci sono foto imbarazzanti oggi sui giornali di vero “fasciocomunismo”: altro che Pennacchi!!).
Servirebbe Ercole per ripulire le stalle d’Argia: ma forse anche lui truccherebbe l’appalto come se fosse una qualunque Expo, Mose oppure rimozione di foglie dai viali del Lungotevere.
Ci pensino le compagne e i compagni che fanno accordi per “sconfiggere la destra” e assicurarsi così assessorati e presidenze di commissione.
Ma in realtà si tratta di un richiamo retorico: ci hanno già pensato e l’unità per battere le destre è sempre un bello slogan da portare in giro.
Gli affari ovviamente sono un’altra cosa.
Felice Besostri: Senatori a vita
SENATORI A VITA
Raccomando a tutti di non reagire alla notizia che Riccardo Muti dovrebbe diventare il prossimo inquilino del Colle facendo riferimento al cosiddetto “Principio di Peter”: non è applicabile perché riguarda organizzazioni gerarchiche e meritocratiche. Le istituzioni costituzionali non sono gerarchiche e men che meno meritocratiche, come abbiamo modo di constatare quotidianamente.
Per un grande direttore d’orchestra, come è Muti, il livello di incompetenza si raggiunge con la nomina a Direttore artistico, Sovraintendente di teatro d’opera o Ministro dello Spettacolo: Il Maestro Muti è già stato messo alla prova all’Opera di Roma. Quindi non deve dimostrare più nulla!
Con la morte di Abbado c’è un posto vacante come Senatore a vita, il Presidente Napolitano prima di andarsene, non si sa quando nomini Muti. Avvalorerebbe una prassi già seguita con la morte della prof. Levi Montalcini. cui è seguita la nomina della prof. Cattaneo, donna e ricercatrice. E’ vero che non è detto che cessino le manovre per portare Muti al Quirinale. Dopo Monti la nomina a sentore a vita è un viatico per altri incarichi e poi passare da Senatore a vita a Senatore di diritto, dopo aver avuto il potere di nominare altri Senatori a vita può essere una tentazione vertiginosa. Unico Neo, che nel frattempo il Senato diventi quella roba informe, che è attualmente all’esame della Camera dei Deputati, dopo essere stata approvata dal Senato, probabilmente come gesto scaramantico.
Con la nomina di Muti o di altro con le sue caratteristiche di estraneità alla politica, lo smantellamento della Costituzione della Repubblica farebbe un deciso e forse decisivo passo avanti: un segnale forte viste le difficoltà di far approvare l’Italikum e la revisione della Costituzione, che bene che vada ha bisogno di 5 letture. Il nostro ordinamento prevede (forse sarebbe meglio scrivere “prevedeva”)un equilibrio al vertice dello Stato tra un Parlamento in posizione di primato, un Presidente garante delle Istituzioni e un Presidente del Consiglio. Il Parlamento con il premio di maggioranza e le lista bloccare è diventato un organo, che tuttalpiù può farei dispetti con il voto segreto, come si è visto per la Presidenza della Repubblica: un dispetto che ha comportato una smagliatura o strappo (le opinioni sono divise)come la rielezione di Napolitano. Con Muti al Colle uscirebbe di scena anche la Presidenza della Repubblica. Resterebbe solo al comando, senza contrappesi, un Presidente del Consiglio dei Ministri, mai eletto, sempre più Premier o Cancelliere con un Parlamento composto da parlamentari nominati e terrorizzati di perdere il posto. Credo che paradossalmente si dovranno rimpiangere le interferenze di Napolitano, che ha dovuto supplire all'assenza di un Parlamento con un minimo di autorità politica e morale, non basta essere superiori ai consigli regionali per esercitare il ruolo assegnato dalla Costituzione, perché 2 è meglio di 1 e senza contrappesi la deriva autoritaria o, nel migliore dei casi, solipsista, è inevitabile.
Milano 2 dicembre 2014
Felice C. Besostri
martedì 2 dicembre 2014
lunedì 1 dicembre 2014
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