Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
sabato 14 settembre 2013
Essere socialisti, sempre. Appello per la rinascita del socialismo in Italia
ESSERE SOCIALISTI, SEMPRE
APPELLO PER LA RINASCITA DEL SOCIALISMO IN ITALIA
La scomparsa del socialismo organizzato non ha cancellato la presenza dei socialisti nella vita italiana.
Oggi troviamo compagni che militano in formazioni dello schieramento di centro-sinistra, in circoli socialisti indipendenti, in associazioni politico-culturali; talora le varie presenze si raccolgono in coordinamenti presenti sul territorio, modello di cui il Gruppo di Volpedo è stato antesignano, ma sono nettamente prevalenti i compagni senza tessera alcuna che continuano a rivendicare le ragioni del socialismo e lamentano la mancanza di una sinistra italiana capace di promuovere autonomamente rappresentanza e iniziativa.
Si registra, in questa vasta galassia, molta trasversalità e pure l’intrecciarsi di un dialogo che, purtroppo, fino ad oggi non ha maturato la comune esigenza di ricostruire una soggettività politica, che non significa la riesumazione del vecchio partito socialista, ma un’esigenza profonda di essere come tali nella lotta politica italiana in un momento di grave e aspra crisi della democrazia repubblicana, rappresentando una identità propria che, tramite il farsi della politica democratica, reimmetta con la dignità che gli compete il socialismo nella storia italiana.
L’Italia ha bisogno di giustizia, di democrazia e di ripresa di una lotta mirata a salvaguardia dei meno abbienti, affinchè non ricada sui meno garantiti il peso di una crisi dovuta al globalismo finanziario, che sinora ha dato risposte atte solo a tutelare le classi ricche ed un inadeguato sistema bancario; occorre rilanciare invece una cultura del lavoro che prefiguri garanzie concrete per le giovani generazioni di avere un futuro di vita degno di essere vissuto.
Gli interessi sociali di rappresentanza del socialismo non sono oggi rappresentati da nessuno.
La nostra democrazia distrutta dall’inadeguatezza della classe politica del post-tangentopoli, ferita nel profondo da vent’anni di berlusconismo cui sono state contrapposte risposte deboli, nuoviste, improvvisate e destrutturanti le basi stesse della cosiddetta “cultura del movimento operaio”, ossia del lavoro salariato.
Siamo consapevoli che l’idea che il movimento operaio sia “classe generale “ è un concetto superato, la disgregazione della struttura produttiva basata sulle Grandi Industrie ha modificato, come ci insegnò Paolo Sylos Labini, in profondità la struttura sociale, ma un Movimento Socialista non può non farsi carico esplicitamente degli interessi di “coloro che fanno del lavoro la propria ragione di vita”.
Le soluzioni tecniche non possono dare un futuro, degno dei nostri principi costituzionali, ai bisogni dei cittadini, ma possono solo offrire assurdi sacrifici pagati da lavoratori e pensionati, ed anche soluzioni governative come quelle in atto che, per quanto sembrano imporsi di necessità, non presentano nessuno dei requisiti necessari per un’opera di ricostruzione vera, anche al fine di riconferire alla democrazia repubblicana quel concetto di “ solidarietà sociale” che le è insito.
Il socialismo, disperso e diffuso, di fronte a questo quadro drammatico deve battere un colpo; divenire un pensiero autonomo ed alternativo al pensiero dominante e reimpostare una scommessa sui tempi medi della nostra storia nazionale.
La Questione Socialista non può essere affrontata, né tantomeno risolta, da altri soggetti, proprio perché essi sono “altro”;
anche una soluzione indotta dall’esterno del suo proprio luogo storico non è in grado di ridare prospettiva e concretezza alla domanda che il socialismo, e la sinistra italiana, hanno oggi all’ordine del giorno;
difficilmente può risolversi se altre forze aderiscono al partito del socialismo europeo, riferimento più di connotazione che non di reale iniziativa politica;
né è sufficiente sperare che le forze di centro-sinistra, in occasione delle elezioni europee dell’anno prossimo, possano mettersi unitariamente insieme sotto il vessillo del PSE.
Il passaggio tecnico, non certo disdicevole, non è sufficiente ad affrontare la questione di fondo: reimmettere il socialismo, con i suoi storici ideali e precise proposte politiche per muoversi nella crisi del presente, sui binari ricostruttivi di un percorso lungo, difficile, sicuramente incerto, ma l’unico che possa essere percorso.
L’Italia, in ciò, deve prendere forza e modello dall’esperienza francese:
occorre una Epinay italiana che chiami a raccolta, in forma libera, autonoma, con pari dignità, ma precisa ed organizzativamente identificabile, tutte le energie socialiste che sentono la necessità, la bellezza, e pure il sacrificio, di lanciare questa sfida; in primo luogo a se stessi per una nuova militanza che, nel nome del socialismo, agisca quale fattore propulsivo per tutta la sinistra, anch’essa da ricomporre e riorganizzare: culturalmente, socialmente e politicamente.
Noi oggi, lanciamo un appello accorato a tutti quei compagni che, dispersi, a disagio in altre organizzazioni, disillusi dalle esperienze passate, dovunque essi siano, perché scendano di nuovo in campo in un tentativo che renda onore, ruolo e soggettività al socialismo italiano.
Per questo motivi lanciamo la proposta di costituire tra i vari coordinamenti territoriali dei circoli socialisti, che in questi anni, con passione e dignità, hanno tenuto accesa la speranza per una rinascita del socialismo democratico in Italia, una nuova organizzazione nazionale: la RETE SOCIALISTA, che richiama, aggiornandolo ai tempi, il nome della formazione politica di Filippo Turati, che poi dette origine al Congresso di Genova 1892: la Lega Socialista.
Questo appello non è però una chiamata reducistica, l’essere socialisti oggi non significa esserlo stato ieri è, quindi, rivolto soprattutto ai giovani, e a chi, per ragioni anagrafiche o altri motivi, socialista non è potuto essere oppure non lo è stato, affinchè si riapra la stagione della speranza, l’esigenza della lotta dei cittadini per tornare protagonisti del proprio futuro.
Ai giovani, oggi annichiliti da una crisi che appare senza speranza, facciamo appello perché tornino a credere che, nel nome della giustizia sociale, della libertà, dei diritti, le cose si possono cambiare per rendere il mondo migliore e per costruire un avvenire di uomini e donne liberi ed eguali.
Paolo BAGNOLI, Patrizia VIVIANI, Stefano ORSI, Giovanni REBECHI (coord. Socialisti centro Italia)
Dario ALLAMANO (TO)
Giorgio D’AMICO (PE)
Peppe GIUDICE (PZ)
Giampaolo MERCANZIN (PD)
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29 commenti:
Ho letto il documento e lo trovo pertinente ed attuale. Ricomporre nella Rete Socialista le diverse e disperse energie un fatto encomiabile: avviare un'Epinay socialista un sogno da realizzare sulle coordinate culturali di liberta', uguaglianza, giustizia sociale, e LAICITA' che non puo' e non deve mancare...La storia socialista e' un'enorme serbatorio di idee cui attingere a piene mani: e molte la programmazione economica e la politica dei redditi assai attuali e rimpiante da storici ed intellettuali.
io ho sottoscritto il documento perchè ne condivido l'analisi ed il tema di fondo del recupero di una soggettività socialista. Che non è (ed il documento lo esplicita bene) una riesumazione del Psi ma un progetto che parla alla intera sinistra ma su basi di una profonda chiarezza politica e culturale. E' un progetto che guarda al medio periodo nella convulsa situazione attuale. Ma oggi è essenziale che una voce socialista sia presente nella dialettica interna alla sinistra. Un progetto , per come lo intendo io, per unire tutti i socialisti per la sinistra per recuperare tale soggettività (che non si esaurisce nella adesione al Pse di qualcuni, anche se questo è comunque un passo imprtante). Un progetto che deve unire e non creare altre frammentazioni.
Fa molto piacere sentire che compagni come Peppe, Carlo Patrignani e Veltri concordino con un ragionamento che i compagni/e del centro Italia hanno avviato e sul quale mi sono trovato perfettamente d'accordo, è ormai tempo di avviare un serio rilancio della cultura e dell'Idea Socialista nell'Italia di oggi, sempre più povera e annichilita da un ventennio di Governi di basso livello figli di un Parlamento subalterno (basti pensare che ormai si legifera per decreti) e di Partiti incapaci di comprendere che il mondo stava cambiando.
La società è cambiata, chiede a voce ormai alta ai partiti di cambiare ma PD e PDL restano abbarbicati, come le sentinelle della Fortezza Bastiani nel "Deserto dei Tartari" nella difesa di una frontiera che non c'è più.
E' tempo di avviare, ed a Volpedo 6 il 28 e 29 settembre lo faremo, ad una nuova forma politica in grado di capire i bisogni dei territori e di sviluppare un Progetto che faccia della solidarietà socialista (che non è carità) il tratto distintivo del proprio agire, per ricostruire una forte RETE solidale tra cittadini, generazioni e territori.
Dario Allamano
Sono anni che ripeto che la questione socialista non è òa questione dei socialisti, ma dell'intera sinistra italiana come la questione meriodanale è una questione italiana e non degli abitanti della regioni meridionali. Senza una forte, riconosciuta e accettata componente socialista la sinistra non esce dalla sua crisi. Se questo è vero sono per primi i socialisti a dover esserne convinti e quindi lanciare una proposta a tutta la sinistra e non soltanto a chi è stato per un periodo più o meno lungo della sua vita socialista. Chi ha meno di 35 anni è cresciuto senza un forte soggetto socialista ed anche nella fascia di età 35-40 anni la situazione non è migliore, sarà per questo che è la classe di età degli assessori all'urbanistica rampanti. Parlare ai socialisti d'antan non è facile, ma a parlare ai socialisti di domani ancora di più: eppure è quella la sfida da vincere.
Felice Besostri
Caro Felice
la questione socialista non è risolvibile con un appello ai buoni sentimenti dei partiti esistenti nella se-dicente sinistra italiana, che tra l'altro ormai è ridotta piuttosto male, è sufficiente vedere quanto avviene nel PD-C nel quale ormai si confrontano due democristiani.
La questione è più alta, si tratta di ri-costruire una CULTURA SOCIALISTA, il partito dei socialisti verrà di conseguenza, dobbiamo però essere consapevoli che il tempo non si traguarda alle elezioni europee, sarà più lungo e più accidentato, e dovrà necessariamente passare attraverso la fine del berlusconismo, che obbligherà il centrodestra a riformularsi attorno ad un neo partito conservatore, sino a che in Italia sarà dominante il berlusconismo la sinistra si chiuderà a riccio attorno a qualsiasi personaggio che possa dare loro l'impressione di battere il babau, il PROGETTO POLITICO suivrà.
Il caso IMU è emblematico, il PD ha dato lo scalpo dell'IMU al PDL sperando nel suo rinsavimento, aprendo una voragine nei conti dei Cumuni che adesso tenteranno di riempire con l'aumento dell'IVA. Risultato un netto peggioramento dei consumi, unica variabile possibile in questa fase per il lancio di una politica simil- Keynesiana, anche perchè investimenti pubblici e privati (gli altri due corni della "domanda aggregata" sono fermi al palo da tempo.
Purtroppo il Fisco, classica leva per la re-distribuzione della (poca) ricchezza, storica bandiera dei socialisti, ormai è una questione TECNICA e non più POLITICA.
Quella delle imposte è solo un caso su cui un soggetto socialista potrebbe avviare, senza perdersi dietro a delle minchiate, la sua rinascita, purchè sapesse cos'è stata la sua storia, e qui torniamo al dilemma che discutemmo al Convegno di Galliate che nel 2008 lanciò il Gruppo di Volpedo: la Storia e l'Avvenire, ovvero esistono nella storia del socialismo insegnamenti utili per l'oggi, secondo me si, sarebbe sufficiente ridargli un po' di smalto per venderli tranquillamente come idee innovative.
Ecco questo è il compito che può spettare alla RETE SOCIALISTA, tutto il resto è noia.
Dario Allamano
Non vedo la contraddizione. Penso che la Rete Socialista debba essere un soggetto politico (non ancora un partito, poi si vedrà) dalla chiara connotazione e identità socialista, del tutto autonomo rispetto a quanto avviene all'interno dei partiti del centrosinistra (PD, PSI e SEL). Questo però non significa rinchiudersi in una logica di nicchia e di mera testimonianza, ma al contrario lanciare proposte e sfide sia a questi partiti sia a tutti coloro che in forme diverse sono presenti nella cosiddetta sfera pubblica. Nessun appello ai buoni sentimenti, ma al contrario progetti concreti sulle materie in cui non ci mancano certo le competenze (economia, lavoro, fisco, giustizia e istituzioni). Dobbiamo saper parlare a tutti senza confonderci con nessuno. Questa credo sia la cifra autentica della politica e vale la pena ricordarla ai troppi che l'hanno scordata.
Fraterni saluti
Maurizio Giancola
Condivido quanto sostiene Maurizio: ri-definire una 'cultura socialista' che, nel recuperare 'il meglio' della storia socialista e direi anche azionista e giellista, sfidi quel che resta di 'sinistra' nel Paese sul terreno dell'alternativa allo status quo costruito dall'idelogia dominante che in parola chiamo 'liberismo clericale', un mix micidiale di liberismo senza regole e vincoli e un rigurgito 'lucido' e 'accattivante' di una vecchia prassi ben analizzata a suo tempo da Gramsci nei Quaderni del Carcere: l'apostasia (gesuita!) ossia la permanente angoscia delle alte sfere (di potere) della Chiesa di controllo ed influenza (l'istruzione in primis) delle masse, soprattutto popolari. Questo Papa abile e sfrontato gesuita parla di poverta' e 'sterco' del denaro (come se la Chiesa ne fosse incontaminata!) e dall'altra torna a condannare l'aborto e l'eutanasia...La nuova 'cultura socialista' non puo' prescindere dal ribadire, ridire, rilanciare la laicita' dello Stato e delle Istituzioni come sta facendo il Governo francese..Sul versante dell riforme istituzionali va detto chiaro e tondo che l'attuale forma istituzionale, il bicameralismo e foma parlamentare, sono una jattura e vanno riviste per un modello (o francese o tedesco) che assicuri l'alternanza al potere: fu la battaglia persa all'Assemblea Costituente di Lombardi e Calamandrei e del Pd'A! Bene, quindi, che il Gruppo Volpedo non abbia aderito alla chiamata in piazza del patentato antisocialista Flores D'Arcais del 'partito editoriale' Espresso-Repubblica! E del nucleo di politici decotti e falliti: Idv, Pdci, Rifondazione, e anche Sel che vi aderisce 'silenziosamente'...E' questa una battaglia culturale e politica difficile e lunga: ma non ha alternative...
Caro Maurizio e caro Carlo,
tra me e Felice esiste una differenza di metodo, ed è una discussione che molto fraternamente sviluppiamo da tempo nel Gruppo di Volpedo, tra chi ritiene (legittimamente) che la questione socialista riguardi i partiti dell'attuale centro-sinistra (PD, SEL essenzialmente) e chi, come me, da tempo ritiene che quei due partiti sono degli ostacoli alla realizzazione di una nuova forza politica con una chiara identità socialista.
La Questione socialista riguarda essenzialmente gli Italiani, o almeno quella parte di Italiani che fanno del lavoro la loro ragione di vita e che stanno pagando pesantemente il prezzo della crisi. E' questo motivo per cui nella mia precedente mail ho affrontato il tema FISCO (molto all'ordine del giorno) per dire che se vogliamo rinascere dobbiamo costruire un Progetto politico che parta dai bisogni ( e magari anche dai meriti) dei cittadini, evitando di perdere ulteriormente tempo sull'idea che PD e SEL ci daranno una mano, non ci aiuteranno mai. La nascita di una forza socialista autonoma sarebbe in contraddizione con la politica che il PD ha sviluppato in questi anni: quella del VOTO UTILE, con degli alleati subalterni SEL e IDV, ma soprattutto funzionerebbe da calamita verso ampi settori di quei partiti (il blocco da parte del PD della possibile Lista PSI alle ultimi elezioni ne è l'esempio).
L'area socialista se vuole realmente rinascere deve ripartire dalla concretezza dei problemi, dalla confutazione esplicita di scelte scellerate (basti vedere l'esito dello "scalpo IMU" consegnato dal PD a Berlusconi senza contropartita) e dalla denuncia della totale assenza di idee che non dico siano "socialiste doc" ma almeno siano decentemente attente a quanto è avvenuto e avviene nella società ( e l'elenco potrebbe essere lungo).
Lasciamo PD e SEL (e anche PSI che si sta chiudendo in uno pseudo congresso come sempre utile solo a definire chi avrà il marchio da vendere al miglior offerente) al loro destino, e lavoriamo per costruire qualcosa di autonomo per una politica realmente alternativa dei socialisti,
Fraterni saluti
Dario Allamano
La questione socialista è la questione non risolta della sinistra italiana e non da oggi. La proposta socialista deve essere fatta da un soggetto forte e riconosciuto che si indirizza a tutta la sinistra e non solo a PD( non tutto) e SEL, ma Socialismo 2000 ai benecomunisti autentici, capace di recuperare alla causa compagni coe Gallino, tanto per fare un nome conosciuto da tutti. La proposta socialista deve essere come il primo messaggio di Cristo non porto pace ma guerra, ma non per fare strage ma per salvare l'umanità.
Felice Besostri
io sono iscritto a SeL e tale resto anche se in posizione molto critica. Auspico che SeL aderisca al Pse e la smetta di inseguire Rodotà. Così come auspicherei un accordo SeL -Psi per le europee. Ma è evidente che , se comunque l'adesione al Pse è importante, essa certo non risolve il tema di una soggettività socialista che la Rete pone. Nessuno dei soggetti attuali esprime tale soggettività ed è ben lontano dal poterla esprimere. Io credo che la nostra azione, proprio perchè si tratta di un soggetto non partitico, debba guardare al medio periodo, che è quello nel quale poi un soggetto socialista potrà assumere forma partitica. Ma inatnto dobbiamo agire per riconquistare cultura, progetto, identità e metterlo a disposizione della ricostruzione di una sinistra che di fatto in Italia non esiste più. E' il fallimento evidente del postcomunismo nelle sue varie forme. Per cui credo che la Rete debab pieanamente essere autonoma dai partiti ma mantenere una interlcuzione con chi nei partiti attuali è in qualche modo interessato al recupero di una soggettività socialsta ma sulla base di una propria e chiara identità. E' quelo che il compagno Somaini ha sempre propsoto. Non essere "cerniera" ma elemento di provocazione positiva a sinistra.
Conoscendo bene il pensiero di Felice non credo che lui pensi che la questione socialista si possa risolvere all'interno degli attuali partiti che fra l'latro se Berlsconi fuoriesce dalla scena saranno tutti in crisi. Ma Felice ritiene che comunque una interlocuzione in piena autonomia sia necessaria con chi nei partiti attuali molto precari è sinceramente convinto che occorra affrontare la questione socialista. Del resto se la nostra peospettiva riguarda il medio periodo non c'è contraddizione tra il mantenere una rigorosa autonomia dai partiti e comunque interloquire con pezzi di essi. Il problema è che la interlocuzione avvenga sulla base della massima chiarezza. E non si ripeta l'errore fatto in passato (non da Volpedo per la verità) di voler fare da cerniera tra cottenti dei partiti attuali. Questo certamente castrerebbe la capacità di iniziativa
Ritengo altamente positivo il fatto che Dario abbia esplicitato la differenza fra la sua impostazione e quella di Felice. Intendiamoci, nulla di nuovo sotto il sole (almeno per chi è abbastanza attento alle vicende volpediane), ma è sempre bene dire tutto nel modo più chiaro. Chi mi conosce sa che non sono un cerchiobottista e che il "volemose bene" non è la mia cifra caratteriale. Però continuo a pensare che entrambe le visioni non solo siano pienamente legittime (ci mancherebbe altro!), ma che contengano un elemento di verità. Lo dico nel modo più semplice: se il PSI è inadeguato né il PD né SEL corrispondono a quella che è e resta la nostra visione politica. Purtroppo però - e non credo sia necessario spiegare il perché - non possiamo far finta che non esistano prescindendo da loro. Può sembrare banale, ma in realtà è tutto qui. Che fare allora? Non ho ricette, ma ho una proposta: parliamone e confrontiamoci nel modo più schietto ed autentico. E vediamo l'effetto che fa.
Maurizio Giancola
CONCORDO IN TOTO CON QUANTO SCRIVE PEPPE GIUDICE, dobbiamo prendere atto che ormai i partiti tradizionali hanno fatto il loro tempo, il passaggio dai PARTITI DI MASSA della cosiddetta prima Repubblica ai partiti LEADERISTICI non ha risolto, anzi ha aggravato la frattura esistente tra partiti e cittadini perchè i partiti hanno abdicato al loro ruolo di cerniera tra società e Istituzioni per assumere una nuova veste: confederazioni di lobbies di potere.
Lo sviluppo di internet sta imponendo inoltre un nuovo forma politica, non più VERTICALE ma ORIZZONTALE, in cui ognuno ha pari dignità, da cui deve derivare anche un nuovo modello di partito: federale e solidale.
L'economia GLOBALE impone poi di prendere atto che i partiti nazionali sono finiti, perchè sono finiti gli Stati Nazionali (ma questo è un dibattito molto conosciuto nel Gruppo di Volpedo), che non più in grado di reggere lo scontro frontale con le grandi conglomerate finanziarie.
la RETE SOCIALISTA è un tentativo per ovviare a questa palese mancanza di rappresentanza politica da parte di coloro che fanno del lavoro l'obiettivo della loro vita.
Dario Allamano
Un eccesso di certezze mi pare: i passaggi d'epoca (ma ci troviamo sempre in un passaggio d'epoca) avvengono sempre in una fase di transizione permanente dove è difficile affermare "tutto non sarà più come prima", perchè il "prima" e il "dopo" si intrecciano, così come la qualità delle contraddizioni: chi avrebbe scommesso qualche anno fa che la crisi avrebbe riportato al centro quella che Stein Rokkan definisce "contraddizione tra capitale e lavoro"? Anche rispetto alla fine dei partiti nazionali mi pare si vada un pò di fretta, anche per la "forma nazionale" della politica non può essere abdicata complessivamente, così come la politica su internet pone comunque problemi di rapporto tra verticalizzazione e orientalizzazione; difficile poter pensare ad un "agire politico" privo di gruppi dirigenti centrali e territoriali, altrimenti siamo al mix Gelli/Grillo/Casaleggio con qualche spruzzata di Renzi..cioè ad una sorta di dismissione nei fondamenti della democrazia rappresentativa (anche su questo punto ci sarebbe da discutere). In realtà ciò che manca è la capacità di discutere a fondo, in particolare attorno al tema del rapporto tra politica e cultura, sostituito - appunto - da un pò di certezze approssimate non verificate nel concreto delle dinamiche politiche e sociali. Non siamo al "morto che afferra il vivo" ma dentro una situazione molto più complessa, al riguardo delle quale abbiamo dismesso con eccessiva fretta le armi delle critica tradizionali della sinistra: da innovare certamente, ma con jucio. Grazie per l'attenzione Franco Astengo
DA UN ANNO E PIU' ripeto che i PARTITI sono ANDATI e che non torneranno piu' quelli che noi abbiamo conosciuto nella buona e nella cattiva sorte, pero' non siamo seguaci di Casaleggio e non crediamo che la rete possa fondare un sistema di democrazia diretta. In unsistema di democrazia rappresentativa completato da istituti di opartecioazione popolare devono esserci corpi intreermedi stabilio, che organizzino il debattito pubblico che deve precedere le deliberazioni, che e' l'essenza della democrazia, come ci insegna l'Urbinati, piu' dei sistemi elettorali, aggiungo io. Da anni si sta lewgiferando sotto la spinta emotiva di un'opinione pubblica aizzata piu' che informata e i partiti nonn sono piu' un organismo che non dico indirizzi l'opinione pubblica, ma almeno fungano da vasca di decantazione. Un leader carismatico televisivo ha meno autonomia di un leader cone Hitler e Mussolini, questi indirizzavano le masse, mentre quelli televisivi le seguono e le assecondano, per esigenze di popolarita'. Devono essere al servizio di chi ha il controllo dei mezzi di comuniucazionbe, che non sono solo la proprieta', ma anche i conduttori, sia che si mettano in proprio ( Marrazzo, Badaloni) ovvero inventino personaggi deleteteri come ha fatto Floris con la Polverini, SENZA CHE SIA CHIAMATO A RISPODERNE DAVANTI A UN TRIBUNALE DEL POPOLO. Noi che siamo diventati un popolo con pubblici vizi e private virtu', abbiamo difficolta' a reagire, perche' la critica che si sente anche in dirigenti di partito non riesce a tradursi in posizione politica. Tuttavia non bisogna dare per perduti i militanti di partito, la rete non sostituisce il radicamento sociale e territoriale. Dunque un'iniziativa di rinnovamento della sinistra si distingue sia per chi la promuove ed anche a chi si indirizza. La voce socialista manca proprio quando ci sarebbe bisogno di socialismo, va ce rea6ta ma senza la pretesa di essere unica ed esclusiva. Ci sono persone e gruppi che si muovono nella stessa direzione proveniendo da esperienze divese:ciascuno faccia la sua parte e ci incontreremo
Felice Besostri
La proposta socialista deve essere fatta da un soggetto forte e riconosciuto che si indirizza a tutta la sinistra: lo sostiene Besostri, e io sono d'accordo!
Ma chi può essere così forte e riconosciuto per fare oggi 'la' proposta socialista? Temo nessuno...
La Rete dei socialisti proposta da Bagnoli e altri è 'una' delle proposte, mi sembra, non certo l'unica! E mi chiedo perché ne sia sparita dal dibattito un'altra...
Abbiamo lanciato in Rete gli "Innovatori e Socialisti con Matteo Renzi", siamo più di 80 in tutta Italia, ne vogliamo discutere?
Invece, il dibattito mi sembra sempre più circoscritto, anche nella preparazione dell'incontro di Volpedo, che in questi termini rischia di essere un vero flop...
Anziché escludere, peraltro senza motivazione formale, i socialisti che han deciso di appoggiare Renzi, non si dovrebbe essere inclusivi?
In sintesi, penso che nessuno si possa arrogare il diritto di rappresentare 'I SOCIALISTI' e che oggi, forse, uno spiraglio nel Pd per noi può aprirsi!
So che molti la pensano diversamente, è normale... Fraterni saluti
Edmondo Rho
Caro Edmondo,
mi sembra che dalla discussione sia emerso un elemento comune forte e sentito: la Rete Socialista, pur senza chiusure preconcette, intende essere un soggetto non solo dalla netta identità socialista, ma del tutto autonomo rispetto agli altri attori politici. Pertanto è evidente che gli "Innovatori e Socialisti con Matteo Renzi" rappresentano una diversa realtà. Per essere ancora più chiaro ti dico che se non mi piace Renzi (cosa credo nota fra noi) non per questo mi schiero con Cuperlo. Personalmente come Segretario del PD preferirei o nuovamente Epifani o Gianni Pittella, ma non per questo sono un socialista per Epifani o per Pittella. Non per altro, ma perché la mia prospettiva è un'altra.
Arrivederci a Volpedo
Maurizio Giancola
Sono ancora convinto che Epifani restera' per tantissime ragioni in sella fino a dopo le europee: diversamente sara' lo sfracelo, la barbarie...E Guglielmo al di la delle simpatie ed antipatie che puo' riscuotere ha una storia ed un livello culturale superiore ai candidati alla segreteria..Quanto alla Rete, carissimo Maurizio, quel che trovo un po' singolare e' nei documenti e relazioni lette l'assenza della parola LAICITA' che e' stato un tratto distintivo della storia socialista. Pertanto non sarebbe affatto male rilanciarla proprio oggi che imperversa l'ennesima crociata papale che non e' segno di forza, ma di debolezza estrema: Gramsci la chiamava apostasia...A presto!
Cari compagni, giusto per chiarire:
1) non abbiamo affatto inserito nomi abusivamente tra gli 'innovatori e socialisti con Matteo Renzi', tutti gli oltre 80 firmatari hanno firmato a titolo individuale contattando i promotori e/o mandando una mail a
socialisticonrenzi@gmail.com
e il nome di Lanfranco Turci non c'è, come potete vedere nell'elenco aggiornato:
https://www.facebook.com/notes/edmondo-rho/perche-non-possiamo-non-dirci-renziani/10151919226359073
mentre quello a cui si riferisce Luciano Montauti è un gruppo su facebook chiamato 'I Socialisti per Renzi' e nato all'epoca delle primarie dove Lanfranco ha scritto sostenendo di essere stato iscritto a sua insaputa (comunque, basta un clic per abbandonare i gruppi su facebook...) ma non c'entra con la nostra iniziativa che ha invece su facebook il gruppo chiamato INNOVATORI E SOCIALISTI CON RENZI
2) a quanto mi risulta, Gianni Pittella probabilmente convergerà su Renzi, mentre Guglielmo Epifani non ha intenzione di ri-candidarsi come Segretario del Pd ed è ragionevole pensare che appoggerà Cuperlo. Capisco che la prospettiva di Maurizio Giancola sia un'altra, ma allo stato i candidati in campo paiono tre: Renzi, Cuperlo e Civati, in rigoroso ordine analfabetico (che poi sarà anche l'ordine d'arrivo, accetto scommesse in merito...) e questa è la realtà, piaccia o non piaccia.
Ai numerosi compagni che si stracciano le vesti ricordando che il Pd fa schifo, faccio solo presente che dal 2007 in poi abbiamo sempre votato, io e tanti altri di voi, alle primarie, anche per la scelta del Segretario, pur non essendo iscritti al partito: infatti, lo statuto lo prevede, anche se a molti ciò pare bizzarro! A me però pare ancor più bizzarro che a Volpedo si discuta solo di una improbabile Rete Socialista e non di questo, cioè di quanto avviene nel principale partito del centrosinistra, ma vedete voi... Arrivederci
Edmondo Rho
Caro Edmondo,
personalmente (come molti altri) ho votato solo per le primarie di coalizione, per un motivo che, se non fossimo in Italia, mi sembrerebbe logico, se non banale: non voto PD...
Ciao
Giovanni
Caro Giovanni,
la tua scelta è inoppugnabile, ma come ben sai molti socialisti ne hanno fatte altre...
Quanto a Carlo, che è "convinto che Epifani restera' per tantissime ragioni in sella fino a dopo le europee", può darsi abbia ragione: basta rinviare congresso e primarie e oplà, il gioco è fatto!
I signori delle tessere del Pd le stanno studiando tutte contro Renzi, non trovate? Questo è un dato di cronaca, al di là del fatto che il fiorentino lo troviate o meno potabile!!! Ciao a tutti
Edmondo
Lo sfacelo, la barbarie…. addirittura! Cosa volete, si vede, oltre ad essere "un professionista del conflitto", lavoro attivamente anche per provocare lo sfacelo e avvicinare la barbarie J J Vedete, io posso sottoscrivere l'affermazione "Guglielmo (Epifani) ha una storia superiore ai candidati alla segreteria" (sul livello culturale non ho elementi).
Infatti la ragione per cui vorrei "toglierlo dal tavolo" non è antipatia personale – credo anzi che tutto il PD gli debba rispetto e riconoscenza.
Vorrei farlo sparire perché è il sostegno necessario di un governo politicamente insostenibile e dannoso nel suo operare.
Paolo Zinna
In certe cose sono un tradizionalista per cui resto dell'idea che i segretari di partito debbano essere eletti dagli iscritti, non da altri. Pertanto mi comporterò come nel 2009 e non andrò a votare, quando sarà il momento, per nessuno dei candidati alla Segreteria del PD. La mia preferenza per una conferma di Epifani o in alternativa per una Segreteria Pittella resta di conseguenza soltanto un auspicio personale, che prescinde dalle maggiori o minori possibilità di successo dell'uno o dell'altro candidato e che non si traduce né si tradurrà in alcun comportamento. Infatti quando dico che la mia prospettiva è un'altra mi riferisco solo ed esclusivamente alla Rete Socialista. Mi permetto poi di aggiungere, ma non per voler fare il pedante o il rompiscatole, che troverei più normale e logico che gli "Innovatori e Socialisti con Matteo Renzi" si iscrivessero al PD svolgendo la loro azione nella sede appropriata.
Maurizio Giancola
Personalmente - l'ho già detto in altre circostanze - ho non poche
perplessità sul documento degli Innovatori e Socialisti per Renzi.
Mi limito qui a ricordarne 4:
1) Perplessità di merito (sull'affidabilità del personaggio Renzi,
che mi pare decisamente scivoloso)...
2) Perplessità di metodo (Renzi è in corsa per la segreteria del PD,
e non mi è del tutto chiaro a quale titolo possa intervenire nel
congresso di un partito chi di quel partito non fa parte, o
addirittura, come sarebbe ad esempio il mio caso, non l'ha mai
votato)...
3) Perplessità di opportunità politica (a me pare che i Socialisti
dovrebbero porsi l'obiettivo di far emergere una loro soggettività
politico-culturale esterna agli attuali partiti della Sinistra, e
tendente semmai ad incidere su di essi: col documento pro-Renzi mi
sembra invece che ci si vada più che altro a collocare nella scia delle
proposte o dello stile comunicativo di altri).
4) Perplessità di ordine più generale (trovo che come Socialisti
dovremmo contrastare la deriva della politica contemporanea verso il
personalismo ed il leaderismo, ed opporci alla tendenza verso la
costruzione, più o meno pilotata dai media, di presunte leadership
carismatiche, cercando invece di rilanciare un modo più largo e corale
di intendere la militanza politica).
Tutto ciò premesso, devo però dire che anch'io penso che da una
discussione tra Socialisti non si debba escludere nessuno. Nelle
discussioni e nel confronto - in questo ha senz'altro ragione Edmondo
Rho- è dunque giusto, laico e corretto essere inclusivi, e credo perciò
che Edmondo farebbe bene a venire sabato prossimo a Volpedo ed
intervenire nelle discussioni che vi si svolgeranno, illustrando le
ragioni della proposta dei compagni che hanno scelto di sottoscrivere
quel documento.
E' altrettanto chiaro, però, che una cosa è dare a tutti la
possibilità di esporre le proprie ragioni, e altra cosa sono poi le
scelte politiche che si ritiene di compiere. Il Gruppo di Volpedo in
più di un'occasione ha discusso e deliberato di compiere una scelta
politica precisa: quella di impegnarsi sulla ipotesi di dar vita ad una
Rete Socialista, ritenendo che sia importante che quell'area di
Sinistra socialista oggi in larga misura dispersa e priva di una reale
capacità di incidenza, cerchi di acquisire una maggiore visibilità e si
metta nella condizione di tentare di incidere nei processi politici in
corso. Per questo a Volpedo si è ritenuto di voler discutere di questa
prospettiva (improbabile o meno che sia), con l'intento di riuscire
magari anche a compiere qualche passo avanti lungo questo percorso.
Viceversa non si è ritenuto di dover centrare l'attenzione
dell'appuntamento volpediano sulla competizione tra i candidati in
lizza per la segreteria del PD.
Insomma, a me piacerebbe che a Volpedo si discutesse con franchezza
fra tutti, e che chiunque potesse esporre le proprie idee e le proprie
valutazioni politiche. Vorrei anche però che sul piano delle scelte -
come appunto quella della Rete Socialista - si arrivasse a delineare un
disegno sufficientemente chiaro e privo di ambiguità (cercando
possibilmente essere in qualche modo anche costruttivi, senza per
questo avere la pretesa di risolvere tutto in un colpo solo).
Un saluto,
Francesco Somaini
Guglielmo Epifani è un compagno serio. Ma visto come vanno le cose al posto suo non mi sarei mai accollato l'onrere di gestire un partito che è estraneo alla mia mia cultura politica e su cui è impossibile incidere perchè è un agglimerato di feudatari dc, della parte peggiore del Pci (della sua nomenclatura sempreterna dietro sigle diverse) , è un nido di serpenti (citazione da "Tex Willer"). Detto questo credo che Guglielmo Epifani e Gianni Pitella siano delle risorse per la sinistra socialista che vorremmo costruire.
Caro Astengo,
in un paese come il nostro in cui tutti scrivono di grandi temi filosofici io cerco di far capire come la penso, senza troppi giri di parole, magari a qualcuno possono sembrare certezze eccessive ma tant'è in questi vent'anni mi sono formato una mia idea sul perché la sinistra non funziona e la espongo.
I partiti di sinistra in Italia sono ormai inadeguati, non perché lo dicono Casaleggio e Grillo, ma perché ormai non RAPPRESENTANO più gli interessi di coloro che fanno del lavoro la loro ragione di vita, e non li rappresentano più perché sono fermi ad una idea del mondo del lavoro fermo a trentanni fa, alle Grandi Fabbriche, all'operaio massa, sono temi vecchi, non perché non esistano più gli operai, ma perché la struttura economica è cambiata e siccome un vecchio pensatore di Treviri spiegava 150 fa che il sistema economico modella il sistema politico inevitabilmente i partiti che non sanno cambiare muoiono, magari più o meno velocemente ma si estinguono, esattamente come i mammuth che non seppero adeguarsi per il loro lento metabolismo ai cambiamenti.
Internet poi cambia radicalmente il modo di formazione delle decisioni politiche, e purtroppo i politici italiani sono divisi in due categorie: quelli che inseguono twitter e sono sempre li a cazzeggiare, e quelli (come Grillo) che usano la Rete come una clava, utile per mandare comunicati (il vecchio centralismo democratico adottato ai tempi nuovi) virulenti ma non in grado di formare una nuova Cultura politica.
La trasmissione del pensiero nella rete avviene in modo orizzontale e non verticale, ma soprattutto (e Move on in America ce lo insegna) richiede continui incontri fisici perché altrimenti il pensiero non si sedimenta e resta li appeso per qualche ora all'albero e poi finisce tra le mille cose lette ma che non lasciano traccia.
Come vedi continuo a essere abbastanza sicuro di quel che dico, ma un dirigente politico (anche piccolo come lo sono io) ha un obbligo: indicare una strada non inseguire le mode, magari sbaglio ma almeno cerco di essere chiaro.
Fraterni saluti
Dario Allamano
Caro Allamano non sono un dirigente politico e quindi non ho l'obbligo di indicare la strada a nessuno. Credo proprio si debba avere sempre il "dovere del dubbio" in ogni caso. I partiti politici ha subito una degnerazione nel loro modo d'essere, specifica tra l'altro nel caso italiano, nel pasaggio da partiti di massa a partiti pigliatutti, personali, azienda, fino al "partito di cartello" , non rappresentando più il veicolo della partecipazione politica, il riferimento dei movimenti di massa, il soggetto intermedio tra la società e le istituzioni. Ai partiti, sempre nello specifico del caso italiano, sono rimaste in mano soltanto due formidabili carte: il potere di spesa (enorme) e il potere di nomina (assoluto per quel che riguarda il parlamento). Due fattori che hanno contiribuito ad estendere a macchia d'olio quella "partitocrazia" già individuata da Maranini fin dagli anni'50 ( o '40?). Questi sono i motivi per i quali non solo hanno difficoltà ad interpretare i mutamenti sociali, ma nemmeno loro interesse considerato che il tutto si esaurisce nell'autonomia della governabilità, i cui termini tra l'altro sono comunque, a cascata, imposti dall'alto. L'altro elemento di degenerazione è costituito proprio dal fatto che, Internet o non internet, proprio da quella trasformazione della natura dei partiti è nato il rovesciamento del concetto di agire politico, con la necessità di dire all'opinione pubblico ( omeglio allesue espressioni di lobby, di corporazione, di gruppo) ciò che vuole sentirsi dire e non esporre programmi e progetti. Da questi elementi nascono "trasversalità", "larghe intese", indifferenziiazioni nella gestione del potere (inclusa la questione morale anch'essa trasversale) che rendono di converso indifferenti elettrici ed elettori. Ma ripeto questo non interessa, al punto che lo stesso D'Alimonte giudica una partecipazione elettorale al di sotto del 70% con indifferenza e usando l'antica categoria dell'allineamento fisioligico alle democrazia occidentali (quando queste ci hanno, ormai, largamente superate). Problemi vecchi e nuovi che fanno sorgere proprio un interrogativo senza certezze: servono ancora i partiti, oppure è venuto il momento di altre forme di soggettività e intermediazione politica? resto affezionato alla definizione di Sartori, circa l'impossibilità di esercitare la democrazia senza i partiti (nell'accezione originaria della definizione di "parte", quindi di rappresentanza politica di determinati settori della società: e la crisi ci ha ben indicato che l'apparente complessità sociale nasconde antiche differenze e antiche diseguaglianze). Quindi propenderei per lavorare ad una ripresa della loro funzione in senso "storico" di portatori di proposta politica e dirappresentanza sociale, correndo anche il rischio del riformarsi di elite professionali (secondo i vecchi concetti di Mosca, Pareto, Michels, Weber). Roba vecchia? Non credo. Infine: non è la sinistra che non funziona, non si può ridurre la democrazia come fa il PD al gioco del vincere o perdere. E' la democrazia italiana che non funziona per le ragioni che ho cercato faticosamente ed anche confusamente di spiegare. Grazie per l'attenzione Franco Astengo
Non sono favorevole a Renzi, perché lo ritengo espressione di un modo di fare
politica che non è il mio. Comunque non lo contrasterò partecipando a primarie
aperte del PD, perché trovo assurdo che un non iscritto e che è stato proposto
per l'espulsione dal PSI per non ver votato PD alle ultime comunali MILANESI
partecipi alla scelta del Segretario di un PARTITO LA CUI FORMAZIONE GLI HA
FATTO LASCIARE I DS. MI PREOCCUPA POI CHE ABBIA LASCIATO LA NORMA DELLA
COINCIDENZA DI SEGRETARIO DEL PD CANDIDATO A PRIMO MINISTRO, UNA PRETESA
EGEMONICA CHE RIFIUTO.. SE NON CI SONO PRIMARIE DI COALIZIONE, NON C'E'
COALIZIONE. Tutte le previsioni di vittoria di Renzi hanno come presupposto il
mantenimento dl premio di maggioranza del Porcellum, che invece sarà dichiarato
incostituzionale il 3 dicembre. Senza premio di maggioranza governerà chi sarà
capace di formare una coalizione di almeno il 50%+ 1 dei seggi Le elezioni
tedesche hanno riportato in auge una battuta di Adenauer quando gli dissero
che non poteva governare con appena 2 voti di maggioranza. Rispose che c'era un
voto di troppo. Da noi invece il premio è del 55% per la camera dei deputati e
del 60% per i Sindaci e per il Governatore della Lombardia. Indicativo che si
pensa a coalizioni. Un socialista per Renzi non va criminalizzato, a nel gruppo
di Volpedo ha cittadinanza per le idee socialiste che vorrà portare. In questo
omento nel PD i "comunisti" per Renzi sono sicuramente di pi dei socialisti per
Renzi Da Volpedo deve uscire una proposta socialista che si rivolge a tutta la
sinistra, compresi i renziani che a sinistra si collocano. Matteo è uno Zelig
politico da qui alle elezioni potrà essere il più sinistro dei candidati in
lizza. le vie della Provvidenza sono infinite e senza la provvidenza la
sinistra, Renzi o non Renzi la sinistra non vince, soprattutto perché non ha
idee chiare su cosa fare, casomai dovesse vincere.
Felice Besostri
Felice ha espresso anche il mio parere.
Si può essere socialisti, laici e credenti in Cristo all together.
Avremo modo di parlarne serenamente a Volpedo.Il serenamente implica la buona fede. Se ci fossero retropensieri non democratici, essi sarebbero in contrasto con lo spirito del GdV, ma anche con la costituzione di una reale Rete socialista.
Per quanto riguarda Renzi, ognuno di noi ha libertà di opinione, di parola e di atto conseguente, fermo restando il fatto che alle prossime primarie (che non saranno di coalizione ma del solo Partito Democratico) anch'io come non iscritta non mi sento di influire col mio voto sulla vita di un partito che non è il mio. Se mai un giorno il PD dovesse cambiare ( o dovessi cambiare io) allora sarà un'altra storia.
Marilena
Marilena
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