Giuseppe Giudice 10 luglio 15.35.06
CHE FARE?
Titolo di un famoso libro di Lenin. Ispirato nel titolo ad un romanzo russo dell'epoca. Un saggio in cui Lenin espose la sua teoria del partito che vide in disaccordo i mencsvichi e Rosa Luxemburg, e che ha visto in disaccordo tutti noi socialisti. Ma non è certo per commentare l'opera di Vladimir Ulianov che scrivo queste righe, piuttosto per fare il punto sulla fluidità della situazione attuale. Vendola giustamente ha detto che non sarà possibile fare un accordo con il pd SEL non sceglierà una via minoritaria ed antagonista. In pratica dice che SeL non è disponibile a fare nè un nuovo Arcobaleno, nè la Syriza italica. Benissimo, ma che fare allora? Perchè se il messaggio di SeL è molto chiaro in negativo, è più difficile da decifrare in positivo. Naturalmente io mi auguro che nel PD non prevalga la linea D'Alema e meno che mai quella dei cento parlamentari veltroniani che propongono un PD nettamente "montista". Ma se questo dovesse verificarsi, se il PD sceglie la continuità con Monti anche per la prossima legislatura è evidente che il PD si pone completamente fuori da uno schema di sinistra di governo (al di dell'alleanza con l'UDC) e Sel certo non potrebbe allearsi con esso. Ma può pensare veramente ad una alleanza organica con L'IDV? Con un partito senza identità, cultura politica e progetto. Con l'IDV al massimo si possono concepire alleanze elettorali ciroscritte e limitate ma non certo una alleanza strategica. Un'ulteriore scivolamento a destra del PD (che io scongiuro) lascia uno spazio aperto per una forza che voglia interpretare in Italia le posizioni più avanzate del socialismo europeo e non quelle di Syriza. Ma per fare questo SEL deve abbandonare la immagine e la cultura movimentista che ancora la pervade, e costruire sul serio un partito socialista. Non potrà piacere il nome ma l'unica alternativa seria ad un PD che dovesse scivolare a destra è quella socialista. Tra una forza socialista che si struttura in partito ed una forza movimentista vi sono differenze di non poco conto. Un partito è tale perchè ha una identità chiara, un suo radicamento storico e sociale, ed una sua rappresentazione dell'interesse generale a partire dai valori e dagli interessi privilegiati che intende rapprsentare. Un movimento lavora per "campagne" su temi specifici e non deve farsi carico necessariamente di una visione generale dei problemi. Io ritengo che alla democrazia facciano bene sia i partiti che i movimenti, ma nella chiara distinzione dei ruoli. Ora se SeL vuole rappresentare la posizione di Hollande-Kraft, è evidente che deve fare un salto di qualità netta rispetto a com'è. Dotarsi cioè di una identità definita e di un progetto organico in cui inserire le proprie proposte programmatiche. Le proposte di programma senza una cultura definita e senza un quadro organico e normativo di riferimento sono nulla. Sono solo marketing elettorale inquadrato in una deleteria concezione postmoderna seconda la quale gli elettori sono clienti di un ipermercato elettorale dove scelgono i programmi come se fossero mozzarelle. Del resto il movimentismo che pretende di diventare partito spesso in questo errore cade. E qui sta la differenza tra socialismo e movimentismo. AD esempio: quella per il reddito di cittadinanza è una ottima proposta da sosenere, ma solo se si inquadra in un progetto organico di trasformazione sociale che preveda le "riforme di struttura" (Lombardi, Giolitti, Santi, Trentin), vale a dire un mutamento degli assetti di potere nell'economia e nella società nel senso della giustizia sociale e della socializzazione del potere. L'Ulivo fece riforme di struttura al contrario con le privatizzazione di industrie e banche rendendo la nostra economia sempre più controllata da gruppi ristretti e paramassonici. Fuori da questo contesto il reddito di cittadinanza perde il suo carattere progressivo. Del resto iperliberisti come Friedman ed Hayek prevdevano ance loro il reddito minimo perchè dicevano : il mercato crea esclusione e per garantire comunque la governabilità bisogna che la gente non muoia di fame. E' una tipica idea funzionalista. Per queste ragioni è importanti che i compagni che in SeL si battono per il socialismo europeo non faciano solo una battaglia formale, ma anche per far compiere a SeL quel salto di qualità necessario. Augirandoci che nel PD non prevalgano D'Alema e Veltroni.
Peppe
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