A 120 anni dalla
fondazione del PSI
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Lunedì 25 Giugno si è tenuta a Napoli la celebrazione del 120° dalla fondazione del PSI. Il Convegno, organizzato dall’Istituto Gaetano Arfè, si è svolto nel salone della CGIL. In una sala piena di sindacalisti, politici, intellettuali e giornalisti, i lavori sono stati moderati da Vincenzo Esposito (Ires Campania e Istituto Arfè). Qui di seguito riportiamo i discorso di saluta tenuto da Nino Cavaliere.
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L'intervento introduttivo di Nino Cavaliere.
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Cari compagni, grazie a tutti per la vostra presenza a questo Convegno per ricordare insieme che sono trascorsi 120 anni dalla fondazione del PSI.
Grazie, soprattutto, al Segretario della CGIL della Campania, Franco Tavella, per la sensibilità politica con la quale ha accolto la proposta dell’Istituto Arfè, di celebrare nella sede del Sindacato ed in questo Salone, la fondazione del Partito Socialista.
Grazie agli autorevoli ospiti, che hanno accettato l’invito di ricordare e ragionare con noi, sulle antiche motivazioni che portarono alla costituzione del Partito dei Socialisti in Italia. Ragioni, che a distanza di oltre un secolo, appaiono oggi, attuali e, soprattutto, necessarie per comprendere la grave crisi che attraversiamo. Quanto avviene in Europa in queste settimane, dimostra quanto sia importante attrezzare una strategia socialista per uscire dalla crisi.
Infatti, dietro al crollo delle borse, alla crisi delle Banche, dietro la speculazione selvaggia di una finanza senza controllo, c’è la sconfitta delle teorie liberiste, che sono state agitate per anni, come le salvifiche pratiche della moderna economia.
Oggi, è evidente a tutti che l’arroganza del liberismo sfrenato degli anni passati, non è in grado di affrontare e risolvere una crisi procurata proprio dalla convinzione che il mercato ha sempre ragione e che alla lunga è vincente e garantisce a tutti libertà e benessere. Non è mai stato così,non lo sarà mai!
Ecco perché è necessario avanzare di nuovo e con convinzione le ragioni del socialismo, le ragioni di coloro che pensano che lo sviluppo è una cosa diversa dalla semplice crescita del Prodotto Interno Lordo .
Lo sviluppo è la crescita rmonica della economia, della società, della cultura e della democrazia.
Non potrà mai esserci sviluppo senza una vera e convinta partecipazione democratica dei cittadini nelle scelte collettive.
I diritti non sono e non possono essere subordinati alla economia, o peggio alle speculazioni della finanza creativa. Nemmeno la crescita si può raggiungere a danno dei diritti, della giustizia e della coesione sociale.
Ci sono voluti anni di pervicacie insensatezza per raggiungere i drammatici risultati di questi anni: Guerra, violenza, integralismo, fascismo, nazionalismo, arrivismo e consumismo, che hanno disegnato un modello di sviluppo, oggi in profonda crisi, che ha coinvolto e travolto tutti, trascinati in una euforia artificiale in cui i valori non erano più riconoscibili e l’individualismo era l’unica ideologia imposta quasi come una religione.
Non è questo il mondo per cui intere generazioni hanno lottato, non è questa l’Europa che volevamo costruire.
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Gaetano Arfé (1925-2007) con G. Spini (1916-2006)
a un incontro della FIAP al Quirinale nel 1999
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Il Professore Arfè, ci invitava, sempre, a guardare alla Europa con la stessa cultura con la quale Jean Monet ed Altiero Spinelli l’avevano pensata e costruita, quella della libertà, della giustizia sociale e della solidarietà che socialismo considera come elementi determinanti per il vivere comune in una società complessa come quella europea. Recuperare questa identità, non è ne difficile, ne complesso, basterebbe, solo non perdere la memoria e considerare che la crescita comune, lo sviluppo è una strada da percorrere accettando tutte le difficoltà che si presentano, sapendo che sono necessarie ed utili per raggiungere gli obbiettivi comuni. Se si vuole uno sviluppo che garantisca tutti, non ci sono scorciatoie ne deviazioni dal percorso adottato. L’Europa che costruiva il percorso dell’euro non si nascondeva le difficoltà, ma prevedeva anche le possibili soluzioni: il pensiero corre al Libro Bianco di Delors del Gennaio del 1993. Dove il Presidente della Commissione Europea, dopo gli accordi di Maastrcht,dimostrava che la Crescita e la Competitività si coniugavano con l’occupazione, l’innovazione e la formazione.
Il socialismo europeo, erede, con Francois Hollande, di quella ipotesi di costruzione della Europa democratica che tutti vorremmo, ripropone, amche in Italia temi politici di riflessione che dentro l’anniversario del Partito Socialista, trovano piena accoglienza. Rimettere al centro del dibattito sociale e politico del paese il socialismo, non è un esercizio nostalgico, ne tanto meno un compito per gli storici, è una esigenza politica, che serve a sconfiggere l’antipolitica.
Nel ringraziarvi, ancora, e salutarvi, non posso fare ameno di commemorare in questa sede, tra le migliaia di vittime che la storia del socialismo ricorda, quelli che sono caduti nel modo più insensato e feroce, oggetto di un odio senza fine, e troppo presto dimenticati.
I 69 giovani massacrati ad Utoya nel Luglio dell’anno scorso, non debbono essere dimenticati, come se fossero le vittime di una follia metropolitana, uccise da un pazzo o colpite da un destino sfavorevole e feroce.
Non è così, sono le vittime di un fascismo senza fine, che rinasce ognu volta sempre più spietato, dalle ceneri della sconfitta in cui sistematicamente lo releghiamo. Uccidere dei giovani, solo perché partecipavano ad un raduno del Partito Socialdemocratico norvegese, è stata una infamia degna dei peggiori assassini nazisti. Uccidere dei giovani, vuol dire uccidere il futuro, impedire che crescano voci nuove di critica e proposta.
Abbiamo voluto ricordare quei ragazzi caduti, perché li sentiamo come nostri caduti. La nostra speranza, il nostro impegno di sempre è dedicato proprio a loro, ai giovani, che dovranno prendere, con coraggio, nelle loro mani, le ragioni del socialismo. Per trasformarle, con decisione convinta, in politica quotidiana, in azioni di pace, democrazia e libertà.
In questo nostro incontro, in cui ricordiamo i 120 anni dalla fondazione del PSI, proprio in memoria di quei giovani caduti ad Utoya, va ribadito con forza che socialismo ed antifascismo, sono le due facce della stessa medaglia, quella che racconta le lotte per la democrazia e la libertà che in tutti questi anni si sono ripetute senza soluzione di continuità.
I rischi per la democrazia non finiscono mai ed il pericolo è costante e negli ultimi tempi i nemici della libertà si sono fatti ancora più aggressivi.
C’è bisogno di socialismo in Europa ed in Italia, grazie a tutti voi che avete accettato di discuterne con noi e di ricordare i 120 anni della fondazione del Partito Socialista Italiano.
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