A Luigi Bersani, Segretario del P.D.
A Riccardo Nencini, Segretario P.S.I.
A Nichi Vendola, Presidente di S.E.L.
Roma, 17 novembre 2011
Cari compagni
l’ampia fiducia che il governo Monti riceverà dal Parlamento e le misure di risanamento e sviluppo che verranno approvate, purtroppo , non riusciranno da sole a portare il nostro Paese fuori dalla crisi.
Gli avvenimenti di questi ultimi giorni nei mercati finanziari e le reazioni a catena provocate dalla speculazione finanziaria nei paesi dell’eurozona – Francia compresa – confermano che la crisi è sistemica ed europea e che da questa crisi, come il Network per il socialismo europeo dice da tempo, l’Italia e gli altri paesi dell’eurozona potranno uscire solo con un netto cambiamento dell’insieme delle politiche europee.
Preoccupa davvero che questo problema sia rimasto sullo sfondo ,quasi rimosso ,nelle discussioni che hanno accompagnato la crisi del governo Berlusconi e la nascita del governo Monti. Il dibattito nazionale, ripiegato sulla ricerca delle ragioni interne della crisi e sul clamoroso fallimento del governo di centro-destra, ha infatti risentito di una diffusa subalternità rispetto alle posizioni franco-tedesche.
Giuliano Ferrara se ne è accorto recentemente e, anche per giustificare le responsabilità nel governo della crisi da parte di Berlusconi, ha proposto dalle colonne de “Il foglio” che PD e PdL chiedano perentoriamente un confronto europeo per la trasformazione della BCE in un prestatore di ultima istanza
Al di là di queste manovre di corto respiro,è dall’area degli economisti più avvertiti,italiani e stranieri,che da tempo viene una sollecitazione drammatica a cambiare la politica della BCE e le scelte di austerity imposte nei vertici europei dalle forze conservatrici. E’ di questi giorni l’appello su Repubblica di autorevoli economisti esteri quali Krugman ,Stiglitz, De Grawe ,Roubini e Munchau perché la BCE assuma la funzione di prestatore di ultima istanza ,come la FED americana,la Banca centrale inglese e quella giapponese,al fine di bloccare la speculazione e il panico che sta distruggendo il mercato del debiti sovrani. Ancora di oggi è il manifesto firmato da quasi 100 prestigiosi economisti italiani,da De Cecco a Artoni,da Lunghini a Cesaratto,dalla Stiriati a Pivetti,in cui si sostiene che al primo punto dell’agenda del nuovo governo debba essere il mutamento radicale del quadro economico europeo, con un fermo intervento della BCE a ridurre i tassi su tutti i debiti sovrani ai livelli della Germania e politiche più espansive.
Ora finalmente la parola tocca a voi come esponenti dei partiti della sinistra italiana e come parte del più ampio movimento della sinistra europea che ha nel PSE la sua più significativa espressione.
Noi crediamo che la ricerca di un accordo europeo per trasformare i compiti ed i poteri della BCE debba avere un ruolo centrale nell’agenda del Governo Monti al quale responsabilmente il centro-sinistra ha dato il proprio appoggio.
Di pari passo, a nostro avviso, deve procedere la ricerca di un confronto europeo tra le forze socialdemocratiche e della sinistra affinchè, anche in occasione delle prossime scadenze elettorali in Spagna, Francia e Germania, maturi una più attenta comprensione delle ragioni della crisi e vengano proposte soluzioni concertate volte alla crescita, alla piena occupazione, all’equilibrio commerciale tra i vari Paesi ed ad una maggiore equità distributiva tra i Paesi e nei Paesi.
Per il Network per il Socialismo europeo: Lanfranco Turci, Felice Besostri, Giuseppe Vetrano
Nessun commento:
Posta un commento