martedì 30 novembre 2010

De te fabula narratur. Conversazione con Mario Monicelli di Curzio Maltese - micromega-online - micromega

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3 commenti:

simonetta ha detto...

Un grande e affascinante uomo di cultura, che ci ha fatto ridere,sorridere, riflettere, crescere..Ma dovunque sia ora sicuramente sta bene, ci sta guardando e sorride un po' sornione mentre crea il soggetto per un altro film film.

Grazie Giò per questo ricordo.

un abbraccio

Simo

gerlando ha detto...

Per Mario Monicelli,
un estratto dalla sceneggiatura de "L'armata Brancaleone" (l'episodio
della Morte di Abacuc) che, a mio avviso, benissimo si attaglia a questo
triste momento e al rimpianto di non aver potuto assicurare al grande
regista la medesima dolcezza riservata dall'Armata Brancaleone al
compagno Abacuc:
"..Arrivette lo mio momento: non sento manco più li dolori a li piedi,
oramai.
Abacuc! E se anco fosse? Io credo che anderai a star bene. Io non vorria
dire se tu, or che trapassi, irai allo paradiso nostro dei cristiani o a
quello de la tua gente e de lo tuo Dio di prima; ma per certo, io credo
che sarà sempre meglio di questa vita che ci toccò in sorte.
Anco io lo credo.
Non soffrirai più lo freddo, né calura, né fame, né sete, né bastonate,
né spaventi, ma uno ciclo sempre a bello e l'uccelletti sui rami degli
arbori in fiore, e l'agnoli che ti daranno le gran pagnocche di pane, e
cacio, e vino, e latte in abundanzia, e ti dicono "Vuoi, vecchio?
Piglia! Ancora vuoi? Piglia! Mangia, bevi, vecchio!, fatti sazio, e
dormi... vecchio!... dormi... dormi...". ?
da "L'Armata Brancaleone"...

Un caro saluto a tutti

Gerlando Mangione

guido ha detto...

Bravo, io credo che Monicelli abbia dato la dimostrazione più coraggiosa che
la morte fa parte della vita. Spero che sia di insegnamento a chi vuole
infliggere una vita puramente materialista e organicista a tutti come
punizione per i nostri peccati; non si capisce perché un clero deviato abbia
abbandonato la posizione tradizionale che il compito della Chiesa sia di
preparare i buoni cristiani alla morte, cioè al passaggio alla vera vita,
per sostenere invece che la vera vita è quella che comincia alla concezione
e finisce alla nascita oppure quella che comincia di nuovo quando il tuo
spirito è morto e il tuo corpo sofferente (che tu senta o meno la
sofferenza, io spero che non senta, ma loro invece sono tutti contenti se lo
spirito prigioniero per di più percepisce l'atroce tortura)venga affidato
alle "suorine". Che ovviamente fanno tuttociò senza compenso perché i
compensi se li prende la struttura. L'unica cosa che mi è veramente
dispiaciuta è che uno come Monicelli per morire con dignità abbia dovuto
gettarsi dalla finestra. Quando impareremo da altri popoli che la morte è
parte della vita e che ciascun essere umano ha diritto di confrontarsi con
la propria morte senza perdere la dignità e possibilmente senza sofferenze e
con la spada più affilata possibile? Il particolare che più mi ha intristito
è la notazione, fatta quasi di passata da chi lo conosceva, che Monicelli
negli ultimi tempi cenava da solo. Se l'avessi saputo non avrei esitato a
prendere l'aereo per andare a cenare con lui e a godere dell'amarezza
vivificante della sua ironia. G