lunedì 25 gennaio 2010

Luciano Belli Paci: Anticomunismo

Libero Mail

6 commenti:

vittorio ha detto...

Poi tolgo definitivamente il disturbo.

Se la lingua italiana ha ancora un senso, dire che anche il Presidente Napolitano non si è sottratto al "becerume" che si è scritto su Craxi in questi giorni, non significa che "le parole di Napolitano" sono tout court becerume; ma da sempre penso che spetta a chi si esprime farsi capire, e chi ascolta può sempre capirla come vuole... quindi, mea culpa se Belli Paci coglie nelle mie parole solo un "de gustibus" di bassa lega, per giunta capace di mettere sullo stesso piano le parole di un Presidente che ha saputo nobilmente cancellare con un tratto di penna tutti i bei proclami man mano che li ha visti contraddetti dai fatti, e le vignette di Forattini e i pezzi di colore di una De Gregorio.

Nelle mie intenzioni l'accostamento non era dettato da preferenze, ma appunto ..... de gustibus, e ciascuno fa con quello che ha.

vittorio ha detto...

segue
Personalmente ho certamente poco, sicuramente meno di Belli Paci, posso però, per quel che vale e solo a scopo di conoscenza, anch'io sommariamente dettare un curriculum.

A quindici anni ho preso la mia prima tessera da lavoratore studente in una campagna dello zucchero, ed è stata quella della Uil.

Poi dal 1971 solo PSI e CGIL.

La seconda sino al 1982 quando sono uscito dalla segreteria della Cdl di Piacenza per tornare in produzione come si diceva allora, insofferente del clima dettato anche da un socialista tutto di un pezzo come Giuliano Cazzola, primo segretario regionale socialista della CGIL in Emilia la pragmatica; dove sta finindo la sua carriera politica Cazzola è sotto gli occhi di tutti.

La tessera del PSI (che, confesso, avevo stracciato la sera che nel 1976 fu eletto Craxi) l'ho sempre rinnovata sino al maggio 1991, quando nel mio piccolo piccolo, mi sono stufato di fare la minoranza della minoranza.

Anche se, devo confessare, nel 1984, nel partito dove come sappiamo si tesseravano anche (anche, che non vuol dire solo) i morti, poichè si vociferafa di una mia possibile candidatura alla segreteria provinciale, qualcuno pensò bene di fare in modo che non risultassi iscritto.

Nel 1998 ho preso a mie spese un treno per Firenze dove credevo si aprisse un "cantiere" per costruire un nuovo partito della sinistra, laico, socialista e certo non anticomunista, e ho aderito ai DS dalla nascita, e nel 1999 sono entrato nell'esecutivo provinciale del Partito (apice della mia carriera politica) che era etero diretto dai piacentini in trasferta Bersani e Migliavacca, sotto il cui alto patronato, appunto nella primavera 1999 si vinsero a Piacenza le elezioni provinciali; fu eletto Presidente un democristiano D.O.C.G. oggi dalle parti di Rutelli, e la maggioranza comprendeva la Lega nord. Personalmente convinto che comunque l'esecutivo non contasse un c.... (scusate la sottesa volgarità) ma certamente incapace di sostenere il puzzo di una alleanza con il peggior movimento politico della storia repubblicana (la famosa costola puzzolente della sinistra), mi ero dimesso prima delle elezioni, ma la notizia per correttezza (sic! sic!) la resi pubblica solo dopo. Sono rimasto dalle parti dei DS sino al congresso "I care", poi basta.

Continuo a pensare che il "comunismo" sia una parte del socialismo, e non nell'iperuranio delle pure idee, e che proprio separandolo dal socialismo si sia reso possibile, in determinate realtà, una sua applicazione "criminale, come del resto quanto a criminalità, troviamo applicazioni valide per tutti i sistemi politici, compresi quelli iperdemocratici.

L'A-comunismo dell'azionista Lombardi, cui continuo a fare riferimento, credo derivi da tale lettura dei fatti, e se continuiamo a buttare l'acqua sporca e il bambino, oppure in subordine, a buttare il bambino e a tenerci l'aqcua sporca, forse faremo professione di realismo (oggi, sul Corriere, niente meno che il filosofo Severino ci dà una lezione di realismo a tutto tondo cui far nobilmente aderire la figura di Statista di Craxi) ma non credo risolveremo nessuno dei problemi per cui hanno ancora senso nel mondo intero le parole "sinistra" e "socialismo" e pure "comunismo".

Poi è sempre possibile fare riferimento anche ad intelligenze sublimi, come sicuramente era quella di Dino Risi.

Se volete, potete aprire l'allegato dove ho iscritto sedici epigrammi del grande Dino (vi raccomano in tema il n. 9), che fanno da introduzione ai sedici capitoli in cui è suddiviso il bellissimo documento visivo che gli hanno dedicato Fabrizio Corallo e Francesa Molteni, edizioni Rai, 01.

Fraterni saluti anche da me, vittorio (melandri)

Felice ha detto...

Sono sempre con Alain Touraine per cui se si usano "socialdemocratico" e
"comunista" come insulti preferiva il primo perché grondava di meno sangue.
L'anticomunismo ha un senso nei confronti dei regimi che si definiscono
tali, non nei confronti di persone, che si definiscono tali. Nei loro
confronti, con magnanimità, ma senza spocchia dobbiamo compiere opera di
"evangilizzazione socialista". Occorre però essere socialisti non rancorosi
ma sicuri delle proprie idee e del fatto, che in Europa un'alternativa di
sinistra o è socialista o non è. Sulla lettera di Napolitano condivido
l'opinione di chi la ha apprezzata. A mio avviso era una conclusione
dignitosa per tutti. Ho dovuto invece assistere a reazioni scomposte dei
comici militanti a Ballarò e di seguito dalla Dandini. Hanno completato il
quadro giornalisti di Repubblica e dell'Unità. Ebbene le solite cose trite
sui "socialisti" e la loro propensione al furto con sullo sfondo la
riproduzione di quel giornale che intitolava "Torna l'ora legale, panico tra
i socialisti"
Non ero con Craxi al momento della sua elezione e mi opposi alla sua
politica, anche quando i lombardiani caddero nella trappola del congresso di
Torino: la mia reazione è stata quella di pensare di andare ad Hammamet
l'anno prosimo, ovviamente da solo e per meditare su un uomo, che è parte
della nostra storia con le sue luci( poche/tante) e le sue ombre
(tante/poche). Gli attacchi a Macaluso e ai miglioristi, tra cui Napolitano,
danno conto del settarismo ancora imperante. Troco poi inammissibile la
continuità tra Craxi e Berlusconi, come se il primo avesse prodotto il
secondo. Senza l'eliminazione di Craxi non c'era spazio per Berlusconi:
un'eliminazione alla quale le sue TV hanno dato una bella mano. Piuttosto è
stata Mani Pulite come fatto mediatico, con la caccia ai politici corrotti
ad aprire la strada agli imprenditori. Non ci si è limitati a processare
politici corrotti, si è processata la politica.

peppe ha detto...

se posso dare un mio modestissimo contributo. Il termine a-comunismo Lombradi lo derivò (per sua esplicita ammissione) dal filisofo francese Merlau-Ponty grandissimo esponente della fenomenologia e dell'esistenziaòismo francese e garnde avversario di Sartre.
Ponty (cambiando profondamente opinione da quanto aveva espresso neglia nni 40) divento un critico durissimo dell'Unione Sovietica e di Stalin (molto prima del 56) e criticò severamente Sartre per il suo sostegno allo stalinismo. Il termine a-comunista stava quindi a rimarcare una terza posizione tra il comunismo ed il pensiero liberaldemocratico , la posizione tipica del socialismo democratico. Lombardi aggiunse un altro elemento di valutazione: nell'occidente non esiste una posizione comunista praticabile. Quindi l'essere comunista, per lui.è solo un tratto identitario separato dalla prassi politica reale. Per LOmbardi i comunisti dovevano quindi risolvere tale contraddizione lacerante tra i proclami identitari e la loro prassi reale. L'autonomia socialista aveva dunque il compito primario di far esplodere tale contraddizione. In più per Lombardi il comunismo sovietico non è socialismo ma un regime di classe fondato sulla alienazione e lo sfruttamento dei lavoratori. Egli quindi applica la critica marxista al collettivismo burocratico ed allo stesso leninismo (che in quanto forma di volontarismo giacobino è l'ideologia della nuova classe di burocrati che ha governato i regimi "comunisti".

paolo ha detto...

Mi ritrovo interamente nel giudizio storico equilibrato di Felice Besostri. Un giudizio giustamente né craxiano né anticraxiano: ma acraxiano (come dice Benzoni nel suo libretto sul tema). Non c'è affatto una continuità fra Craxi e Berlusconi, perché non c'è una continuità fra prima e seconda repubblica (senza idealizzare la prima, sia chiaro): la seconda è basata sulla distruzione dell'idea di politica in favore dell'elitismo alla DE Bendetti o del populismo alla Berlusconi, che nello scannarsi a vicenda usano tutto tutti (anche la memoria di Craxi) come strumenti.

Saluti socialisti

francesco caruso ha detto...

Ci vogliono acrobazie intellettuali di non comune ardimento per sostenere
che Berlusconi non è figlio politico di Craxi. Basti pensare al famigerato
decreto del 1984, senza il quale non ci troveremmo nella situazione in cui
ci troviamo, con un magnate televisivo che usa (anche) il suo potere
mediatico per avallare e puntellare quello politico, oltre che per ottundere
il cervello degli elettori