Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
venerdì 13 giugno 2025
giovedì 12 giugno 2025
mercoledì 11 giugno 2025
Giuseppe Casanova: Medicina, la beffa del test posticipato e la carenza di medici in Italia
Medicina: la beffa del test posticipato e la carenza di medici in Italia
In un momento storico in cui la carenza di medici in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti, il Governo ha scelto di intervenire con un provvedimento che, invece di semplificare l’accesso al corso di laurea in Medicina e Chirurgia, rischia di complicarlo ulteriormente. Il nuovo sistema prevede lo spostamento del test di ammissione a sei mesi dopo l’inizio del primo anno universitario. Apparentemente un'apertura, nei fatti una scelta che potrebbe far perdere un anno intero a migliaia di giovani aspiranti medici.
Il numero chiuso non è stato rimosso, né i posti disponibili sono aumentati in modo significativo. Lo studente, dunque, si iscrive al corso di laurea in Medicina, frequenta le lezioni e affronta i primi mesi di studi, per poi ritrovarsi a dover sostenere un test di selezione a metà anno, con la concreta possibilità di dover abbandonare il corso qualora non superasse la prova. Nessuna certezza, nessuna reale semplificazione e, chi non supera la selezione è costretto a cambiare rotta, perdendo mesi e motivazione.
In passato, chi non superava il test sostenuto ad anno Accademico non ancora iniziato, poteva scegliere un piano B, come iscriversi ai cosi di laurea di Farmacia o di Biotecnologie, sostenere esami in comune con Medicina e magari vederseli convalidati in caso di successo al test l’anno successivo. Ora questa possibilità viene inibita da una finta apertura che espone gli studenti a un doppio danno: perdita di tempo e incertezza sul futuro.
Il paradosso è reso ancora più amaro dalla realtà: l’Italia forma pochi medici, costringendo il sistema sanitario ad assumere personale dall’estero, spesso senza piena conoscenza del livello della loro formazione. Tutto ciò mentre le nostre università, riconosciute a livello mondiale per la qualità della didattica in Medicina e della formazione effettuata nei vari reparti ospedalieri, continuano a esportare eccellenze che trovano all’estero stipendi e condizioni di lavoro ben più dignitose.
In sintesi, una riforma che avrebbe dovuto aprire le porte, finisce per essere solo una vetrina vuota, priva di coraggio e di visione strategica. Serve un intervento serio, che aumenti i posti, elimini o quantomeno riduca il numero chiuso e valorizzi davvero il talento dei nostri giovani, investendo sul futuro della sanità italiana per riportarla alla efficienza e alla efficacia di un tempo.
Giuseppe Casanova
(Cagliari)
martedì 10 giugno 2025
Franco Astengo: Valutazioni sull'esito del referendum
VALUTAZIONE (IMPROVVISATE) SULL'ESITO DEL REFERENDUM di Franco Astengo
Di seguito si troveranno alcuni dati riguardanti la partecipazione al referendu: un'analisi che probabilmente farà storcere il naso a molti perchè fondata su di una comparazione con i dati delle europee 2024: operazione che potrebbe non essere intesa come corretta.
Ci sono due ragioni per le quali a spoglio ancora in corso è stato deciso di procedere a questo modo:
1) fornire subito a caldo alcuni materiali che consentano l'avvio di una riflessione che sarà necessario approfondire al massimo disponendo anche delle cifre assolute dei partecipanti al voto;
2) la parametrazione sui dati relativi alle Europee 2024 è motivata prima di tutto dal fatto che si tratta dell'ultima elezione generale svoltasi in Italia in ordine di tempo e in secondo luogo che si trattò dell'elezione di una sorta di "consolidamento" dell'astensionismo dopo che per molti anni la crescita della non partecipazione al voto si era accompagnata con una forte volatilità elettorale che, tra il 2013 e il 2022, aveva dato anche ad un "cambio" nell'indicazione del partito di maggioranza relativa accompagnato da una forte instabilità (in discesa) delle espressioni di voto.
Le elezioni del 2022 avevano anche avviato un disegno di ritorno al bipolarismo che successivamente in una serie di elezioni regionali e locali (non utilizzabili per questo tipo di lavoro perchè svoltesi in epoche diverse) si era ulteriormente radicato.
Alcune prime schematiche considerazioni di carattere generale possono essere così riassunte
1) Il blocco astensionista non è stato smosso dalla campagna elettorale in alcuna delle sue componenti dalla disaffezione al deficit di offerta politica all'assenza - specialmente - al sud di valide motivazioni al "voto di scambio" (sul piano generale non per via dell'assenza di candidature)
2) Sul piano strettamente riferito alla qualità dei quesiti si è dimostrata l'asimmetria tra domande forzatamente "tecniche" e un'idea generale di teoria politica che aveva consentito l'introiezione del liberismo a sinistra. Un tema da seminario che dovrà però essere affrontato considerato l'emergere di una accusa di ideologismo che è necessario ribaltare. Da affrontare però nel segno di una riconnessione e di un nuovo riconoscimento sociale del mondo del lavoro;
3) Sul piano politico la precisa presa di posizione dei partiti costringe a una valutazione che sicuramente non è da manuale di scienza politica: il voto non definisce una possibilità di blocco di riferimento e ricalca più o meno la geografia del voto politico, con tutti i limiti che ben conosciamo dal punto di vista dell'opposizione alla destra.
Partendo dai dati con riferimento - appunto - alle elezioni europee 2024 la saldatura tra astenuti (50,31%) e somma delle percentuali dei partiti di centro-destra riferita alla totalità degli aventi diritto (Italia, escluso estero) toccava la percentuale del 72,60%.
Lo spazio effettivo della partecipazione al voto - in partenza - assommava quindi al 27,40%. Da notare come il referendum sulla cittadinanza pure promosso da soggetti diversi da quelli proponenti i quesiti sul lavoro non abbia prodotto un qualche livello di propria partecipazione autonoma (sul piano del conteggio dei voti invece la situazione appare affatto diversa).
Si resta sulle percentuali perchè le cifre assolute si potranno avere soltanto ultimati gli scrutini. Mentre non sono ancora ufficiali i dati dei votanti all'estero.
ITALIA (referendum 2025. iscritti escluso estero: 45.997.941)
Europee 2024: astenuti più centro destra 72,60%
"spazio di voto" 27,40%
votanti 30,58% più 3,18%
Dati Regione per Regione
Piemonte: Europee 2024: astenuti più centro-destra 70,05%
"spazio di voto" 29,95% votanti 35,20% più 5,25%
Liguria: Europee 2024: astenuti più centro destra 70,52%
"spazio di voto" 29,48% votanti 35,07% più 5,69%
Lombardia: Europee 2024: astenuti più centro destra 78,33%
"spazio di voto" 22,67% votanti 30,69% più 8,02%
Veneto: Europee 2024: astenuti più centro destra 77,15%
"spazio di voto" 22,85% votanti 26,21% più 3,36%
Friuli - Venezia Giulia: Europee 2024: astenuti più centro destra 77,52%
"spazio di voto" 22,48% votanti 27,59% più 5,11%
Emilia - Romagna: Europee 2024: astenuti più centro destra 63,99%
"spazio di voto" 36,11% votanti 38,09% più 1,98%
Toscana: Europee 2024 astenuti più centro destra 63,35
"spazio di voto" 36, 65% votanti 39,10% più 2,45%
Umbria: Europee 2024 astenuti più centro destra 66,66%
"spazio di voto" 33,34% votanti 31,21% meno 2,13%
Marche: Europee 2024 astenuti più centro destra 70,12%
"spazio di voto" 30,88% votanti 32,70% più 1,82%
Lazio: Europee 2024 astenuti più centro destra 74,45%
"spazio di voto" 26,55% votanti 31,87% più 5,32%
Abruzzo: Europee 2024: astenuti più centro destra 75,75%
"spazio di voto" 24,25% votanti 29,75% più 5,50%
Molise: Europee 2024 astenuti più centro destra 73,92%
"spazio di voto" 26,18% votanti 27,70% più 1,52%
Campania: Europee 2024: astenuti più centro destra 70,80%
"spazio di voto"; 29,20% votanti 29,86% più 0,86%
Puglia: Europee 2024: astenuti più centro destra 73,07%
"spazio di voto": 27,93% votanti 28,62% più 0,69%
Basilicata: Europee 2024: astenuti più centro destra 72,35%
"spazio di voto" 27,65% votanti 31,27% più 3,62%
Calabria: Europee 2024: astenuti più centro destra: 77,22%
spazio di voto 23,28% votanti 23,81% più 0,53%
Sicilia: Europee 2024 astenuti più centro destra 72,29%
"spazio di voto" 27, 71% votanti 23,10% meno 4,61%
Sardegna: Europee 2024: astenuti più centro destra 75,06%
"spazio di voto" 25,94% votanti 27,74% più 1,80%
Valle d'Aosta: Europee 2024 astenuti più centro destra 73,55%
"spazio di voto" 27,45% votanti 29,04% più 6,34%
Trentino Alto Adige: Europee 2024: astenuti più centro destra 66,89%
"spazio di voto" 33,11% votanti 22,70% meno 10,41%
Graduatoria delle regioni dove si è votato maggiormente rispetto allo "spazio di voto" di partenza:
incremento nazionale 3,18%
8.02% Lombardia
6,34% Valle d'Aosta
5,69% Liguria
5,50% Abruzzo
5,32% Lazio
5,25% Piemonte
5,11% Friuli Venezia Giulia
3,62% Basilicata
3,36% Veneto
2,45% Toscana
1,98% Emilia Romagna
1,82% Marche
1,80% Sardegna
1,52% Molise
0,86% Campania
0,69% Puglia
0,53% Calabria
lunedì 9 giugno 2025
sabato 7 giugno 2025
venerdì 6 giugno 2025
Adam Tooze: The Emperor has no thanks
https://www.ft.com/content/f450f1e7-4344-4ab0-afd7-d190ffd1e462?accessToken=zwAGNuTlQaGYkdP0UPHnQ0RKsNOv19GQ_9HkYg.MEYCIQCd0gwn1Wu4Ct67hCOAbRrkGcLC7xbYKu4YwzOPMaimMwIhALqiKBLXq-LT5tTTk143GQMPC8BBc3H4quFU0cZ--zFE&sharetype=gift&token=d163750a-1e35-48db-895c-d68adb34765d
giovedì 5 giugno 2025
martedì 3 giugno 2025
lunedì 2 giugno 2025
sabato 31 maggio 2025
venerdì 30 maggio 2025
Franco Astengo: 2 giugno, referendum, identità repubblicana
2 GIUGNO, REFERENDUM,IDENTITÀ' REPUBBLICANA di Franco Astengo
La celebrazione del 2 giugno 2025, festa della Repubblica, assumerà tratti inediti nella storia d'Italia:definitivamente dissolto l'antico "arco costituzionale" sotto il cui ombrello ci poteva comunque ritrovare mai è stato così violento l'assalto alle fondamenta del dettato della nostra Carta Fondamentale.
In aggiunta questa scadenza fondamentale per l'identità repubblicana cadrà nel calendario alla vigilia di un appuntamento elettorale di grandissimo rilievo: l'appuntamento dell'8 e 9 giugno relativo ai 5 referendum sulla dignità del lavoro e la cittadinanza che la maggioranza di governo vorrebbe affondare attraverso la pratica di un astensionismo predicato dall'alto: un atto di vera e propria di "eversione" da parte delle classi dirigenti.
La dignità del lavoro e la cittadinanza saldano assieme due articoli della Costituzione che ne dettano il senso complessivo: l'art.1 che fonda la Repubblica sul lavoro e l'articolo 3 che indica la via maestra dell'eguaglianza di tutti davanti alla legge.
Qual'è l'obiettivo della destra ? Cancellare la Costituzione e mandare in archivio il suo punto di vera scaturigine, la Resistenza.
Non è possibile far passare questo progetto e il successo dei 5 sì nei referendum appare in questo momento la migliore garanzia per difendere e affermare i principi invalicabili della nostra Carta Fondamentale.
E' in corso un attacco alla democrazia che si sviluppa in un quadro generale davvero inquietante.
Una situazione dominata dalla suprema incertezza tra la pace e la guerra: dilemma che la nostra Costituzione intende sciogliere con un articolo 11 già fin troppe volte violato nella sua sostanza.
Abbiamo visto come si stia sviluppando un attacco diretto a categorie come quella della Magistratura (attuandone una sostanziale riduzione di autonomia dall'esecutivo) e dell'informazione (con un evidente arretramento nella liberà d'espressione come testimoniato anche dalle classificazioni internazionali in materia); Questi fatti evidenziano uno stato di cose che non può che essere contrastato se non prendendo atto fino in fondo della loro gravità e pericolosità, esprimendo così un pieno convincimento alternativo fuori da qualsivoglia tentativo di compromissione, in ispecie sul piano costituzionale e delle stesse forme istituzionali che derivano direttamente dalla sua applicazione, prima fra tutte la forma di governo parlamentare.
La celebrazione del 2 giugno, il cui riferimento essenziale sarà quello dell'indicazione dei 5 sì nei referendum dell'8 e 9 giugno, dovrà essere allora impostata come momento di richiamo alla necessità, prima di tutto, di espressione di un sentimento: come è stato scritto "di qualcosa di cui non si può non parlare, di cui non si può tacere" partendo dalla risposta alla tragedia fascista da cui nacque la nostra identità repubblicana.
mercoledì 28 maggio 2025
martedì 27 maggio 2025
Franco Astengo: Comunali 2025
COMUNALI 2025: QUALCHE NUMERO DAI CAPOLUOGHI di Franco Astengo
La premessa (approssimativa) di questa prima analisi riguarda la partecipazione al voto nell'insieme dei comuni chiamati al voto il 25 e 26 di maggio 2025: ci troviamo di fronte a una sostanziale tenuta nella partecipazione passata dal 56,29% dal 56,32% delle precedenti consultazioni avvenute in occasione diversa nei singoli comuni. Abbiamo parlato di "sostanziale tenuta" collocandosi la percentuale dei votanti oltre il 56% un dato che rappresenta al momento la possibilità di scongiurare un passaggio "strutturale" (presente cioè in ogni tipo di consultazione) al di sotto della soglia psicologica del 50%.
L'analisi complessiva dei voti validi nei 4 comuni capoluogo ci indica come ne siano stati espressi (sul totale degli aventi diritto: 818.846) 423.670(51,73%) per i candidati sindaci e 400.788 per le liste 48,94%) a dimostrazione della maggiore propensione dell'elettorato verso il voto di tipo personale.
Cercando di comparare il numero di espressioni di voto con quelle delle elezioni europee 2024 troviamo questi dati : aventi diritto 799.818 voti validi espressi 353.826 (44,23%)
Registriamo quindi un incremento nei voti validi nei 4 comuni capoluogo rispetto alle europee 2024 del 7,50% (candidati sindaci) e del 4,71% (liste).
Un incremento netto che non si verificava da tempo e che la partecipazione al voto nei referendum dell'8-9 giugno ci dirà se rappresenta un elemento di controtendenza sul piano generale oppure, nella fattispecie, di un ritorno d'interesse per i temi di carattere locale in particolare al Sud. Questo dato vale però soltanto per 3 dei 4 capoluoghi : in controtendenza rispetto alle europee 2024 Ravenna con un calo di espressione dei voti validi del 3,00% rispetto ai candidati sindaci e del 4,69% rispetto alle liste.
Si ricorda che tutte le percentuali sono riferite all'intero corpo degli aventi diritto al voto: l'analisi dettagliata delle singole liste seguirà in un lavoro successivo.
Analizziamo adesso molto sommariamente alcuni dati provenienti dai 4 comuni capoluogo di provincia (con Genova anche capoluogo di Regione) nei quali si è votato.
Genova:
2022 comunali: elettrici ed elettori 480.424 voti validi ai candidati sindaci 202.646 alle liste 190.600
Bucci eletto al primo turno 112.457 voti (23,40% sull'intero corpo elettorale)
Primo partito la lista di Bucci Sindaco 36.335 voti, Fratelli d'Italia 17.788, Lista Toti 17.485, Lega 12.886, Forza Italia 7.340, UDC 3.752, liste civiche 9.608.
Ariel Dello Strologo candidato sindaco centro sinistra 77.065 (16,04% sull'intero corpo elettorale)
PD 39.937, Lista Sindaco 12.032, Europa Verde e Lista Sansa 9.873, M5S 8.381, Sinisdtra Italiana 2.930.
Altri 5 candidati sindaci 13.124 ( 2,73% sull'intero corpo elettorale)
2024 elezioni europee: elettrici ed elettori 468.850 voti validi 219.083
centro sinistra con M5S: PD 68123, M5S 26,281, AVS 20.954.
centristi: Azione 9.697 IV e + Europa 8.997
centro destra: FdI 47.228, FI e Noi moderati 14.338, Lega 13,874.
altri: Pace, Terra, Dignità 6.904, Libertà 1.765, Alternativa Popolare 594, UV 338
Regionali 2024: elettrici ed elettori 478.878 voti validi candidati presidenti 233.047 (48,66% sull'intero corpo elettorale) voti validi liste 217.864 (45,49% sull'intero corpo elettorale)
Orlando 121.821(25,43% sull'intero corpo elettorale)
PD 64.758, AVS 16,467, Lista Presidente 13.563, M5S 11.937, Riformisti 4.706, Lista Civica 2.761
Bucci 103.219 (21,55% sull'intero corpo elettorale)
FdI 29.543, Lista Bucci 22.772, Orgoglio Liguria 15.189, Lega 14.313, FI 8.950, UDC 3.054, Alternativa Popolare 3.054
Altri 7 candidati presidenti: 8007 ( 1,07% sull'intero corpo elettorale)
Comunali 2025 elettrici ed elettori 479.974 voti validi espressi candidati sindaci 242.260 (50,47% sull'intero corpo elettorale) voti validi espressi liste 226.997 (47,29% sull'intero corpo elettorale). Si registra quindi un incremento nell'espressione di voti validi rispetto alle Regionali 2024 dell'1,81% sul voto ai candidati presidenti e dell' 1,80% sui voti espressi per la lista.
Salis eletta al primo turno 124.720 ( 25,98% sull'intero corpo elettorale). Riferendoci alle precedenti occasioni di elezione diretta la candidatura Salis in percentuale sull'intero corpo elettorale è cresciuta del 2,58% rispetto a Bucci'22 e dello 0,55% rispetto ad Orlando (regionali 2024, candidatura in vantaggio nella città di Genova
PD 65.690. Lista Sindaco 18.853, AVS 15,705, M5S 11.583, Riformisti 5.405
Picciocchi 107.091 (22,31% sull'intero corpo elettorale) flessione dell'1,09% rispetto a Bucci '22 e in crescita dell0,76% su Bucci '24 (regionali)
Fdi 28.234, Lista Sindaco 24.237, Noi moderati (erede Lista Toti) 17.806, Lega 15.757, FI 8589, NPSI-DC 3.752, UDC 1189.
Altri 5 candidati sindaci: 10.449 voti (2,17% sull'intero corpo elettorale)
Taranto
2022 comunali: elettrici ed elettori 163.778 voti validi ai candidati sindaci 82.150 voti validi alle liste 79.268
Melucci eletto al primo turno 49.807 voti (30.41% sull'intero corpo elettorale)
PD 15.282, Liste Civiche 18.393, M5S 3.316, Popolari 2.924, Verdi 2.567, PSI-PRI 2.254, Autonomi 229
Musillo 24.514 (14,96% sull'intero corpo elettorale)
Liste Civiche 14.445, FdI 5.322, Lega d'azione Meridionale 865
Altri 2 candidati: 7.829 (4,78% sull'intero corpo elettorale)
2024 europee: elettrici ed elettori 157.495 voti validi 53.409 (33,11%)
Centro sinistra e M5S: PD 14.581, M5S 10.662, AVS 3.316
centristi: IV e +Europa 3.086 Azione 609
Centro destra: FdI 13.387, Lega 3.271, FI Noi Moderati 2.717
Pace Terra Dignità 978, Libertà 372, Animalisti 329, Alternativa Popolare 101
comunali 2025 elettrici ed elettori 160.884 votivalidi espressi per i candidati sindaci 87.925 voti (54,65%) validi espressi per le liste 83.460 (51,87%). Incremento nell'espressione dei voti validi: Sindaci più 21,54%, Liste più 18,76%.
Bitetti al ballottaggio 32.875 voti (20,43% sul totale del corpo elettorale) con una flessione del 9,98% rispetto all'elezione al primo turno di Melucci nel 2022.
PD 12719, Liste Sindaco 6523, Unire Taranto 4135, Demos 2552, AVS 1900, DC 1695, Azione 1476.
Tacente al ballottaggio con 22.987 voti (14,28% sull'intero corpo elettorale, con una flessione dello 0,68% rispetto alla candidatura Musillo esclusa al primo turno nel 2022)
Liste Civiche 23.113 (14,36% sul totale del corpo elettorale)
Il candidato del centro destra Lazzaro escluso dal ballottaggio con 17.060 voti (10,60% sull'intero corpo elettorale) con i voti per le liste: FdI 7184,FI 4353,Noi Moderati 2099, PLI 760. Esclusa anche la candidata del M5S Angolano con 9.597 voti ( 5,96% sull'intero corpo elettorale).
Alitre 2 candidati sindaci. Voti: 5.406 ( 3,36% sull'intero corpo elettorale)
Matera
2020 Comunali: eletttrici ed elettori 50.730 voti validi primo turno candidati sindaci 34.546 voti validi liste 33.367 secondo turno voti validi 27.880
Bennardi eletto al secondo turno con 18.830 voti (37,11% sull'intero corpo elettorale) al primo turno 9.525 (18,77% sull'intero corpo elettorale)
M5S 3.649, Volt 1493, Europa Verde - PSI 1.474, Lista Civica 398
Sassone al primo turno 10.460 (20,61% sull'intero corpo elettorale) al secondo turno 9.050 (17,83% sull'intero corpo elettorale)
FI 3897, FdI 3084, Lega 2599, Liste Civiche 3.668
Schiuma 6.903 (13,60% sull'intero corpo elettorale)
PD 4.018, Centro Democratico 493, Liste Civiche 2.697
Altri 2 candidati sindaci 5.612 ( 11,06% sull'intero corpo elettorale)
2024 Europee aventi diritto 48.985 voti validi 17,527 (35,78%)
centro sinistra e M5S
PD 6.139, M5S 2.481, AVS 882
centristi: Azione 806, IV e +Europa 700
Centro destra: FdI 3.948, FI 935, Lega 584,
Pace Terra Dignità 793, Libertà 171, Animalisti 55, Alternativa Popolare 33
Comunali 2025: elettrici ed elettori aventi diritto 50.500. Voti validi assegnati ai candidati Sindaci 31.994 (63,35%) con un incremento sui voti validi europee 2024 del 27,57% , voti validi assegnti alle liste 30.977 (61,34%) incremento sulle europee 2024 del 25,56%
Cifarelli ammesso al ballottaggio con 19.925 voti ( 39,45% sull'intero corpo elettorale)
Liste civiche di centrosinistra 16.258 voti ( 32,19% sull'intero corpo elettorale)
Nicoletti ammesso al ballottaggio con 11.832 voti (23,42% sull'intero corpo elettorale)
FdI 3226, Lista Sindaco 2192, Forza Italia 1691, Io Sud 1469, UDC 1248, Lista Civica 489
Il sindaco uscente Bennardi ha avuto 2.664 voti (5,27% sul totale del corpo elettorale) perdendone oltre 16.000 rispetto ai voti ottenuti nel ballottaggio 2020. La lista del M5S è scesa da 3.649 voti a 1.694.
Altri due candidati sindaci 3.573 voti (7,07% sull'intero corpo elettorale)
Ravenna
2021 Comunali
elettrici ed elettori 124.763
De Pascale eletto al primo turno 39.030 (31,28% dell'intero corpo elettorale)
PD 22.740 PRI 3.250 M5S 2.443 Civiche 5.640
Donati 14.742 (11,81% dell'intero corpo elettorale)
FdI 5.589, Lega 5.238, Civica 2.804
Altri 7 candidati sindaci 8.998 (7,21% sull'intero corpo elettorale)
2024 europee
elettrici ed elettori 123.978 voti validi 63.807 (51,46%)
centro sinistra e M5S: PD 24.153, M5S 5.049, AVS 3882
centristi: Azione 2350, IV e + Europa 2.198
centrodestra: FdI 16.173, Lega 3587, FI e noi moderati 3.359
Pace, Terra e Dignità 1.874, Libertà 500, Alternativa Popolare 200, SVP 82
2025 comunali
elettrici ed elettori 126.888 voti validi assegnati ai candidati sindaci 61.491 voti validi (48,46% sull'intero corpo elettorale) con un decremento del 3,00% rispetto alle europee 2024 e assegnati alle liste 59.354 (46,77% sull'intero corpo elettorale) con un decremento rispetto alle europee 2024 del 4,69%.
Barattoni eletto al primo turno con 35.759 voti (28,03% sull'intero corpo elettorale in flessione rispetto all'elezione di De Pascale nel 2021 del 3,25%)
PD 23.739, M5S 2.627, AVS 2578, PRI 2508, Lista Civica 2174, Progetto Ravenna 1441
Grandi 15.405 voti (12,14% sull'intero corpo elettorale con uno 0,33% in più rispetto alla candidatura Donati'21)
La Lega ha presentato un proprio candidato, Ancisi,con 3.976 voti (3,13% sull'intero corpo elettorale)
Altri 4 candidati con 6.351 voti (5,00 dell'intero corpo elettorale)
lunedì 26 maggio 2025
Rapporto del Ministero degli Interni francese su Fratelli musulmani e islamismo politico
https://www.interieur.gouv.fr/actualites/dossiers-de-presse/publication-du-rapport-freres-musulmans-et-islamisme-politique-en
domenica 25 maggio 2025
sabato 24 maggio 2025
Israele, la maggioranza di Netanyahu collassa. Della Pergola: "Nessuno preme per il voto, ma il governo può cadere sulla Legga di Bilancio". Tensioni sul servizio militare
venerdì 23 maggio 2025
giovedì 22 maggio 2025
mercoledì 21 maggio 2025
Franco Astengo: Referendum e centralità costituzionale
REFERENDUM E CENTRALITA' COSTITUZIONALE di Franco Astengo
La fase finale della campagna referendaria dovrà essere affrontata attraverso un'attenta analisi del valore dei quesiti posti e della situazione in atto cercando di far valere sì posizioni di principio ma anche elementi determinati dall'urgenza politica.
Questa valutazione è resa ancor più necessaria dalla posizione assunta dalle forze di maggioranza e di governo (con riflesso immediato ai più alti livelli istituzionali) di promuovere un'astensione di massa con lo scopo di impedire la validità della consultazione attraverso il mancato raggiungimento del quorum che prevede la partecipazione al voto della metà più uno degli aventi diritto al voto (compresi coloro inclusi nelle liste elettorali all'estero).
Sulle ragioni che indussero i Costituenti a fissare questa soglia si è diffuso oggi Gianfranco Pasquino sulle colonne di "Domani", mentre Vincenzo Vita sul "Manifesto" è entrato nel merito del tema della comunicazione pubblica, i cui operatori tendono palesemente ad assecondare l'indicazione del governo (ed anche questo tema è di natura strettamente costituzionale).
Una situazione molto particolare nella storia della vicenda politica italiana (Pasquino ha richiamato per notare le differenze il precedente del referendum sulla preferenza unica del 1991) che vede le forze di maggioranza e di governo impegnate in una operazione legittimamente prevista ma che pone in discussione un pilastro dell'agire democratico fondato sul voto (in Italia: diritto/dovere) apparentemente senza violare la Costituzione Repubblicana.
Sicuramente nella stretta formalità giuridica i quesiti referendari che saranno votati l'8-9 giugno prossimi non rivestano carattere costituzionale : ma è questo il punto - a mio giudizio - del rapporto oggettivo tra la natura dei quesiti con il dettato costituzionale quello da analizzare attentamente proprio cercando di impostare al meglio la conclusione della campagna elettorale per i 5 sì.
E' necessario segnalare l'esistenza di un evidente nesso costituzionale presente nei 4 quesiti sul tema del lavoro e in quello sulla cittadinanza: nesso costituzionale tra l'articolo 1(fondamento della Repubblica) e articolo 3 (uguaglianza) in una connessione che evoca assieme libertà e uguaglianza, proprio gli elementi fondativi della nostra Carta Costituzionale.
E' stato scritto, il referendum riporta sulla scena politica quattro parole dal grande significato etico: dignità, emancipazione, partecipazione, conflitto.
In sostanza l'astensione propugnata dalle forze di maggioranza e di governo oltre che da livelli molto alti sul piano istituzionale sconfina nella lesione costituzionale e va respinta proprio in quel senso.
Perciò queste ultime battute di confronto politico nel Paese non possono essere limitate alla pur fondamentale lettura formale dei quesiti in ballo: siamo già ben oltre. Ci troviamo sul terreno dell'affermazione costituzionale che molto presto sarà nuovamente messa in discussione sia sul tema della concezione dell'unità del Paese (autonomia differenziata) sia su quello della forma di governo (premierato).
Il passaggio elettorale dell'8-9 giugno rappresenta così un possibile stretto varco per affermare la qualità della democrazia repubblicana così come questa fu concepita da una Assemblea Costituente emersa dalla lotta di Liberazione.
lunedì 19 maggio 2025
sabato 17 maggio 2025
venerdì 16 maggio 2025
giovedì 15 maggio 2025
mercoledì 14 maggio 2025
martedì 13 maggio 2025
lunedì 12 maggio 2025
domenica 11 maggio 2025
venerdì 9 maggio 2025
giovedì 8 maggio 2025
Giuseppe Casanova: A proposito delle celebrazioni dell'80esimo anniversario della vittoria sul nazismo
Le celebrazioni dell'80º anniversario della vittoria sul nazismo da parte della Russia, sollevano interrogativi profondi sulla coerenza tra memoria storica e azioni presenti. Il parallelo tra il nazismo e il cosiddetto "putinismo" emerge non solo come provocazione retorica, ma come riflessione critica su pratiche autoritarie e aggressive che richiamano dinamiche del passato.
Paralleli tra nazismo e putinismo: una riflessione critica
1. Strumentalizzazione della storia per giustificare l'aggressione
Il regime nazista manipolò la storia per legittimare l'espansione territoriale e la repressione interna. Analogamente, Vladimir Putin ha invocato la "denazificazione" dell'Ucraina come pretesto per l'invasione, nonostante l'assenza di un reale pericolo nazista nel paese. Storici sottolineano che tale retorica distorce la realtà, considerando che l'Ucraina è guidata da un presidente democraticamente eletto e di origine ebraica, Volodymyr Zelensky.
2. Repressione del dissenso e controllo dell'informazione
Il nazismo si caratterizzò per la soppressione delle libertà civili e il controllo totale dei media. In Russia, il governo ha implementato leggi che limitano la libertà di espressione, vietano la critica all'esercito e censurano narrazioni storiche alternative, creando un ambiente in cui la verità è subordinata alla propaganda di Stato.
3. Aggressione militare e violazioni dei diritti umani
Le campagne militari naziste causarono immense sofferenze tra le popolazioni civili. Oggi, l'invasione russa dell'Ucraina ha portato a bombardamenti su aree residenziali, causando la morte di civili e la deportazione forzata di bambini ucraini in Russia, azioni che evocano tragicamente le atrocità del passato.
4. Negazione dell'identità nazionale e sovranità
Il nazismo mirava all'annientamento delle identità nazionali considerate inferiori. Putin nega la legittimità dell'Ucraina come nazione sovrana, sostenendo che essa non abbia diritto all'esistenza indipendente, una posizione che mina i principi fondamentali del diritto internazionale e dell'autodeterminazione dei popoli.
Il confronto tra nazismo e putinismo non è una mera analogia storica, ma una chiamata alla vigilanza contro il ripetersi di dinamiche autoritarie e oppressive. In un momento in cui la Russia celebra la sconfitta del nazismo, è fondamentale riflettere sulle azioni presenti che contraddicono i valori di libertà e giustizia che tale vittoria dovrebbe rappresentare.
Giuseppe Casanova
Quartu Sant’Elena (CA)
mercoledì 7 maggio 2025
martedì 6 maggio 2025
lunedì 5 maggio 2025
Franco Astengo: Trento e Bolzano
TRENTO E BOLZANO CONFERMANO IL 50% COME SOGLIA LIMITE DELLA PARTECIPAZIONE AL VOTO di Franco Astengo
Questo intervento elaborato nelle ore immediatamente successive alla chiusura dei seggi per le elezioni comunali nelle province autonome di Trento e Bolzano riguarda esclusivamente i dati di partecipazione al voto nei due capoluoghi.
Il principio di partenza è quello di considerare la questione della partecipazione elettorale come assolutamente prioritaria rispetto agli stessi esiti sui candidati e le liste: la nostra convinzione rimane quella di considerare la presenza alle urne come fattore (assieme ad altri) determinante nella partecipazione politica e nel rapporto tra istituzioni e cittadini.
La convinzione è quella di una estrema fragilità del sistema e quindi di grande difficoltà nella capacità delle istituzioni di affrontare concretamente le contraddizioni della modernità mantenendo un equilibrato sistema di decisionalità democratica, senza cadere nel rischio concreto di scivolate autoritarie di cui del resto si ha già prove concrete sul piano internazionale e segnali avvertibili nel nostro Paese.
QUESTI SONO I DATI DA ANALIZZARE:
TRENTO.
Elezioni comunali 2025
Iscritti nelle liste 102.465
Votanti 51.156 49,93%
Elezioni europee 2024
Iscritti nelle liste 99.073
Votanti 48.229 48,68%
Elezioni politiche 2022
Iscritti nelle liste 88.659 (la differenza con le altre elezioni è dovuta agli elettori residenti all'estero)
Votanti 62.523 70,52%
Elezioni comunali 2020
Iscritti 99.140
Votanti 60.451 60,98%
Fatta notare la differenza nell'orario di votazione (nelle comunali 2020 si votò su 2 giorni come nelle politiche 2022 e nelle europee 2024) si può notare come il massimo di partecipazione al voto sia stata ottenuta nell'occasione delle elezioni politiche. Si conferma, come in molte altre situazioni, il calo d'interesse per le elezioni comunali che un tempo erano considerate quelle "più vicine" ai problemi concreti e di conseguenza stimolanti il massimo della partecipazione, mentre il fanale di coda dell'interesse era riservato alle elezioni europee. Adesso nel caso di Trento la percentuale dei votanti tra europee e comunali è pressochè analoga si passa del 48,68% al 49,93% comunque al di sotto del 50%.
BOLZANO
Elezioni comunali 2025
Iscritti nelle liste 81.752
Votati 42.672 52,2%
Elezioni europee 2024
Iscritti nelle liste 79.704
Votanti 39.003 48,93%
Elezioni politiche 2022
Iscritti nelle liste 76.457
Votanti 51.048 66.69%
Elezioni comunali 2020
Iscritti nelle liste 81.039
Votanti 49.152 60,7%
Rispetto a Trento i risultati di Bolzano presentano alcuni elementi di diversità: molto rilevante il calo da elezioni comunale a elezione comunale (2020-2025) con un meno 8,5% nella partecipazione, si registra un maggior calo tra le elezioni politiche e quelle europee con una risalita nelle comunali di domenica scorsa maggiormente accentuata. A Bolzano il 50% della partecipazione al voto è superata del 2,2% ma anche in questo caso si conferma ormai come la soglia - limite salvo che nell'occasione delle elezioni politiche, almeno fino a questo momento.
Ed è questo il dato generale che si può trarre anche da questa tornata, quello - appunto - del 50% come soglia - limite. Verificheremo l'andamento nelle prossima tornata del 25-26 maggio dove si voterà anche a Genova, Ravenna, Taranto, Matera e Nuoro.
domenica 4 maggio 2025
venerdì 2 maggio 2025
giovedì 1 maggio 2025
mercoledì 30 aprile 2025
martedì 29 aprile 2025
sabato 26 aprile 2025
venerdì 25 aprile 2025
mercoledì 23 aprile 2025
martedì 22 aprile 2025
Giorgio Panizzi: 25 aprile
25 APRILE. FESTA DELLA LIBERAZIONE
Storia Memoria Futuro
Celebrazione dell’ottantesimo anniversario
25 aprile 1945÷25 aprile 2025
Libertà e Liberazione. Un binomio inscindibile per dare senso alle celebrazioni dell’ottantesimo Anniversario della Liberazione dell’Italia dall’invasione nazista e dalla dittatura fascista.
La Liberazione, il 25 aprile 1945, fu la conclusione di un processo lungo e doloroso che ebbe le sue fasi decisive nella guerra distruttiva che fece comprendere a tutti gli italiani il senso della dittatura fascista. La guerra aveva prodotto orrore e distruzione. Si era svolta in tutta la penisola, con gli ‘avvisi’ dei figli giovani morti in guerra, con i primi e poi numerosi bombardamenti aerei sulle città, poi con battaglie sanguinose e poi con graduali liberazioni. Gli Alleati, ancora in guerra con l’Italia, prima dell’8 settembre del 1943 – data dell’armistizio – erano stupiti dell’accoglienza che i cittadini tutti manifestavano al loro ingresso nelle città. Portavano, comunque, la fine della guerra, la libertà. I romani dovettero attendere con lotte e dolori e subire lutti e stragi – le Fosse Ardeatine per tutte – prima che gli Alleati ‘liberassero’ Roma, il 4 giugno del 1944, dopo sei mesi dallo sbarco di Anzio che prometteva, invece, una rapida avanzata e quindi la Liberazione di Roma. Dal 4 giugno 1944 al 25 aprile 1945 è passato quasi un anno, e nell’Italia centrale e settentrionale si è svolta la guerra di Liberazione. Unanimemente riconosciuto è il fatto che non si sarebbe avuta Liberazione se non ci fosse stata una Resistenza, un’azione attiva, di organizzazioni antifasciste e di brigate partigiane. Fu una guerra che in qualche caso è stata definita ‘guerra civile’. Una guerra in cui tutta la popolazione veniva coinvolta, nelle città e nelle campagne, con eventi ignobili e mostruosi che furono talvolta ricostruiti e certificati addirittura dopo più di sessant’anni, com’è il caso di Sant’Anna di Stazzema il cui processo si è chiuso nel 2007, dopo l’eccidio avvenuto il 12 agosto 1944.
In tutto questo periodo era il desiderio di libertà che motivava e sosteneva la lotta per la Liberazione. Una libertà cercata da tutti, per i più svariati motivi e – diremmo paradossalmente – anche da chi si opponeva ai combattenti della Resistenza e all’impegno degli Alleati.
Italo Calvino, in alcune pagine de “Il sentiero dei nidi di ragno”, dà una illustrazione magistrale dei vari motivi che portavano molti di allora a combattere per la libertà. E spiega anche che con il medesimo furore, con altrettanto impegno, anche chi stava dall’altra parte, cercava una sua libertà.
Scrive Calvino: “Perché c’è qualcos’altro, comune a tutti, un furore…..”. “Da noi, niente
va perduto, nessun gesto, nessuno sparo, pur uguale al loro, m’intendi? Uguale al loro, ….., tutto servirà se non a liberare noi a liberare i nostri figli, a costruire un’umanità senza più rabbia, serena, in cui si possa non essere cattivi. L’altra è la parte dei gesti perduti, degli inutili furori, perduti e inutili anche se vincessero, perché non fanno storia, non servono a liberare ma a ripetere e perpetuare quel furore e quell’odio,” …..”Questo è il significato della lotta, …... Una spinta di riscatto umano,….. Io credo che il. nostro lavoro politico sia questo, utilizzare anche la nostra miseria umana, utilizzarla contro sé stessa, per la nostra redenzione, così come i fascisti utilizzano la miseria per perpetuare la miseria, e l’uomo contro l’uomo.”
Sono parole che danno sprone al nostro impegno politico di oggi. Che tramutano la storia in memoria. In un processo della nostra mente che ci fa raccogliere tutte le esperienze, ricordate, tramandate nei racconti o vissute, come basi per prospettare un futuro. Un futuro che richiede coraggio nel progettarlo e capacità di innovazione culturale e sociale, uscendo dagli schemi passati, senza dimenticarne i valori ma nella consapevolezza che, se ci si vuole liberare dagli schemi reconditi, il senso della libertà è quello che ci deve guidare e che ci fa rendere attuali le memorie del 25 aprile 1945.
Giorgio Panizzi/aprile 2025
Franco Astengo: Democrazia parlamentare
DEMOCRAZIA PARLAMENTARE di Franco Astengo
Mi permetto di intervenire sul tema del dibattito aperto dal cosiddetto "Decreto Sicurezza" esaminandone l'aspetto della qualità di procedura democratica seguita dal governo nell'occasione su di un tema di così estrema delicatezza.
Prendo anche a prestito alcune frasi che l'ex-ministro della Sanità Renato Balduzzi, oggi presidente dell'Associazione Italiana dei Costituzionalisti, ha scritto nella lettera mensile pubblicata dalla stessa Associazione.
Balduzzi ha esaminato il quadro complessivo dell'iter legislativo in questione rilevando la forza della polarizzazione del conflitto giuridico e istituzionale la cui versione oggi prevalente appare tornata a tratti quasi primitivi. Di conseguenza proprio la radicalità del conflitto e della relativa polarizzazione consiglierebbe ai giuristi e, in particolare, ai costituzionalisti di ritornare a interrogarsi sulle questioni fondamentali e sulle ragioni che fondano la forma e la sostanza di una comunità politica, della nostra comunità politica.
L’occasione per questo tipo di riflessione è appunto rappresentata da parte del governo dall'adozione ( e l’emanazione da parte del Presidente della Repubblica) del decreto-legge n. 48 del 2025, recante «Disposizioni urgenti in materia di sicurezza pubblica, di tutela del personale in servizio, nonché di vittime dell'usura e di ordinamento penitenziario».
Nel caso emerge una constatazione evidente: siamo di fronte- anche a giudizio del presidente dell'AIC - a una torsione della forma di governo parlamentare in senso maggioritario e della forma di Stato democratica in senso decidente.
Questa evidenza dovrebbe da un lato, renderci avvertiti di quali e quante siano le conseguenze che possono derivare da mutamenti, impliciti e a maggior ragione espressi, della forma di governo, dall’altro, indurci a riproporre, con coraggio, la questione, da tempo avanzata in dottrina e della quale non si è sempre percepita l’importanza, se il decreto con “forza” di legge del Governo sia davvero atto “equi-valente” alla legge parlamentare, e ciò pur nella piena consapevolezza che, in un Parlamento inteso come comitato esecutivo del Governo, sia contestualmente mutato anche il senso della legge (sia detto per inciso, una tale questione è stata posta in questi corretti termini dalla sentenza n. 146 del 2024 della Corte costituzionale).
Ho lasciato intatta la formulazione usata da Balduzzi per porre un interrogativo fondamentale per l'indirizzo che sta assumendo la trasformazione della democrazia repubblicana.
Una formulazione ancorché di lettura abbastanza complessa perché sembra proprio arrivato il momento di avviare un confronto di merito sullo spostamento istituzionale in atto verso una forma di governo diversa da quella parlamentare.
Non ci troviamo di fronte soltanto ad un fatto di natura procedurale ma ad un "evento" di piena natura politica.
Può discutersi di tutto questo, ma ciò che appare fuori discussione, che è indiscutibile, è che la forza di legge nella Costituzione vigente è la negazione della legge della forza, anche ove questa sia la forza dei numeri.
Occorre far notare, inoltre, che l’attuale legge elettorale in vigore in Italia riduce fortemente la capacità rappresentativa delle Camere, per una molteplicità di ragioni: dal premio di maggioranza, alle liste bloccate.
Inoltre la riduzione nel numero dei parlamentari ha sottratto sia rappresentanza territoriale sia equilibrio nella rappresentanza politica.
A futura memoria si ricordano le cinque principali funzioni parlamentari seguendo la sostanza del dettato costituzionale:
1)La funzione d’indirizzo politico, inteso come determinazione dei grandi obiettivi della politica nazionale e alla scelta degli strumenti per conseguirli, in specificazione dell’attualizzazione e dell’opposizione – dai diversi punti di vista – del programma di governo;
2)La funzione legislativa, comprensiva dei procedimenti legislativi cosiddetti “duali” che richiedono cioè la compartecipazione necessaria del Governo o di altri soggetti dotati di potestà normativa;
3)La funzione di controllo, definita come una verifica dell’attività di un soggetto politico in grado di attivare una possibile attività sanzionatoria;
4La funzione di garanzia costituzionale, da interpretarsi come concorso delle Camere alla salvaguardia della legittimità costituzionale nella vita politica del Paese;
5) La funzione di coordinamento delle Autonomie, sempre più complessa da attuare in un sistema che, nelle sedi di raccordo esistenti sia a livello internazionale che infranazionale tende a privilegiare il dialogo tra esecutivi.
In conclusione si può affermare che nell'utilizzo specifico dello strumento della decretazione è stata chiamata in causa l’attività del Parlamento come organo dello Stato – ordinamento: cioè la Repubblica e di conseguenza la priorità dell’assolvimento del compito della più elevata capacità rappresentativa della molteplicità di articolazioni politiche, sociali, culturali, esistenti nella realtà nazionale.
Ne consegue,come ricorda la "Lettera" dell'AIC una minor forza del provvedimento legislativo: passaggio delicato verso una forma dell'esercizio di governo fondata sulla priorità del "comando" rispetto all'esercizio democratico della sovranità parlamentare.
martedì 15 aprile 2025
lunedì 14 aprile 2025
domenica 13 aprile 2025
venerdì 11 aprile 2025
mercoledì 9 aprile 2025
martedì 8 aprile 2025
lunedì 7 aprile 2025
sabato 5 aprile 2025
venerdì 4 aprile 2025
giovedì 3 aprile 2025
Franco Astengo: Riarmo, transizione ecologica, transizione digitale
RIARMO, TRANSIZIONE ECOLOGICA, TRANSIZIONE DIGITALE di Franco Astengo
Dove ci porterà il combinato disposto tra guerra dei dazi e riarmo in quella che nella situazione internazionale appare la frontiera bellicista più prossima?
Quanto la prospettiva di guerra commerciale e di guerra "guerreggiata" inciderà sullo sviluppo delle due grandi transizioni che risulterebbe necessario compiere per approdare ad una idea di equilibrio nella crescita e nello sviluppo: la transizione ecologica e quella digitale?
Questo interrogativo vale di più in particolare nel momento in cui enormi risorse e fattori fondamentali di know-how (penso all'utilizzo di IA, al ritorno al nucleare ecc,ecc) saranno destinati all'armamento.
Domande difficili e risposte ancor più problematiche mentre continuano a cadere le bombe su tanti scenari a livello mondiale: un cader delle bombe che non si arresta neppure di fronte a enormi tragedie naturali quale quella accaduta in Birmania (Myanmar).
All'interno di questo quadro complessivo la posizione dell'Italia appare difficile anche rispetto agli altri paesi UE (Francia, Germania, Spagna) soprattutto sotto l'aspetto del posizionamento tecnologico.
Ci riferiamo alla tecnologia necessaria per fronteggiare lo stato di cose in atto.
Secondo i dati dell'Epo (European Patent Office), cioè l'ufficio brevetti europeo, nei principali settori di brevettazione tecnologica ( informatica, macchinari elettrici, comunicazione digitale,prodotti farmaceutici, chimica fine organica, ecc) il posizionamento dell'Italia appare nettamente inferiore al livello medio europeo anche considerando i dati al netto di trasporti e macchinari dove comunque non eccelle.
I settori - chiave della transizione ecologica e di quella digitale appaiono completamente trascurati sotto l'aspetto dei tassi di crescita in termini di valore aggiunto (comprensivi di salari, profitti e livelli di conoscenza incorporati).
Nel settore della produzione di macchinari industriali l'Italia è presente con pochi grandi player che esprimono un impatto limitato sull'industria nazionale.
A conferma di questa tendenza l'EPO conferma come la Germania detenga il 60% dei brevetti europei, la Francia il 6,9%, l'Olanda il 5,6% e l'Italia il 5,3%: questi dati indicano con chiarezza dove si rivolge il ReArm inteso quale fattore di promozione della riconversione industriale anche rispetto alla conclamata "guerra dei dazi" .
Una promozione di riconversione industriale non soltanto semplicemente rivolta alle vicende belliche in corso o futuribili sul terreno del Vecchio Continente.
L'Italia sta vivendo da molti anni un fenomeno di de-specializzazione che influisce negativamente sulla dinamica economica e presenta conseguenze dirette sul posizionamento internazionale e sulle condizioni economiche interne (stagnazione salariale, povertà).
Così sarà difficile se non impossibile affrontare il futuro e contribuire, eventualmente, a una risposta adeguata alla situazione in corso da parte di un' Italia in declino e orientata quasi esclusivamente verso la tecnologia militare (che include l'idea del ritorno al nucleare).
Servirebbe una proposta di radicale trasformazione della struttura economica derivante dal lanciare una vera e propria sfida sistemica da elaborare portando al centro l'antica domanda sul cosa produrre e sul senso della crescita : soltanto così potrebbe scaturire una risposta europea unitaria.
Risposta europea per la quale però sembrano proprio mancare le condizioni politiche e anche istituzionali.
La sinistra avrebbe il dovere di muoversi sul terreno che si è cercato fin qui di indicare promuovendo un'elaborazione di dimensione sovranazionale: per adesso però sembrano prevalere incertezza e confusione.
martedì 1 aprile 2025
venerdì 28 marzo 2025
giovedì 27 marzo 2025
mercoledì 26 marzo 2025
martedì 25 marzo 2025
sabato 22 marzo 2025
venerdì 21 marzo 2025
giovedì 20 marzo 2025
Sì, cara Meloni, il Manifesto di Ventotene è di sinistra. Più a sinistra delle attuali forze rappresentate in Parlamento. | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo
Franco Astengo: Europa/Pace
EUROPA/PACE: PER UNA PROPOSTA DI DIBATTITO di Franco Astengo
La provocazione (?) messa in atto dalla Presidente del Consiglio italiano sul tema delle ascendenze storico-filosofiche dell'Unione Europea cogliendo non può essere respinta semplicemente in nome di una astratta matrice europeista posta avverso l'inedito asse USA/Russia e la conseguente acquiescenza all'amministrazione americana cogliendo anche l'occasione per un'idea di riarmo posta su di un piano oggettivamente nazionalista.
Lo schema riportato di seguito in questo testo rappresenta semplicemente una proposta di dibattito a sinistra.
Una discussione che dovrebbe essere rivolta al fine di perseguire una linea comune superando anche le ambiguità ben presenti nell'idea della manifestazione svolta a Roma lo scorso 15 marzo e il seguito previsto come nel caso delle iniziative assunte dai sindaci di Bologna e Firenze (a questo punto si aprirebbe il discorso sulla funzione delle forze parlamentari e dei partiti ma in questo momento sarebbe fuorviante).
Dunque:
1) Premesso che è indispensabile tornare a considerare la politica estera come prioritariamente misurata sul piano delle questioni strategiche politico/militari e non su quello delle “contraddizioni globali” ;
2) Quelle contraddizioni globali che,introiettata l’idea della “fine della storia”, apparivano fino a qualche tempo fa come centrali nella costruzione delle grandi transizioni dell’innovazione tecnologica e dell’ecologia;
3) Appare necessaria la ricostruzione di identità di una sinistra europea che riparta dall’opzione pacifista in collegamento con un movimento transnazionale eticamente motivato;
4) Una sinistra capace di considerare – appunto – l’Europa come spazio politico elaborando una proposta in quella dimensione, partendo dal mettere in campo un opzione di distinguo tra la Nato e l’Unione Europea;
5) In conseguenza la sinistra deve pensare ad una Europa che come Unione è chiamata a svincolarsi dalla sua origine di avamposto dell’atlantismo oggi malamente inteso come collegamento diretto con l'amministrazione USA comprendendo nel ripensamento anche quel tipo di atlantismo sulla base del quale si era poi verificato l’allargamento verso Est e verso Sud realizzato anche attraverso la partecipazione attiva alle guerre balcaniche;
6)L’ipotesi da portare avanti dovrebbe essere quella di un’Europa con al centro un vasto campo demilitarizzato, una sorta di “zona cuscinetto” per garantire l’opzione di pace nel cuore del continente nella considerazione di un apparentemente inevitabile ridefinirsi di una sorta di “logica dei blocchi”. Una "logica dei blocchi" strutturata però ben diversamente da quella del passato (si scrive dei 3 imperi) perché di ben altra dimensione e natura sono rispetto al passato le interconnessioni economiche e produttive in particolare nei campi dell’energia e dell’approvvigionamento alimentare e delle ipotesi di sfruttamento a livello globale (in particolare verso l'Africa, destinata a trasformarsi nel principale terreno di contesa);
Sul piano dell’analisi i grandi sconfitti sono i sostenitori della già ricordata fine della storia e quelli della “globalizzazione” ultraliberista alla quale (non va dimenticato) si erano allineati nel primo decennio del XXI secolo anche i principali partiti socialisti e post-comunisti.
mercoledì 19 marzo 2025
Turchia, le mosse di Erdogan per piegare le opposizioni. Arresti, ricatti ai curdi e riforma costituzionale: ecco il piano per la rielezione - Il Fatto Quotidiano
martedì 18 marzo 2025
lunedì 17 marzo 2025
domenica 16 marzo 2025
venerdì 14 marzo 2025
giovedì 13 marzo 2025
Roberto Biscardini: Sul rimpasto della giunta comunale di Milano
“La decisione del sindaco Sala di spacchettare le competenze dell’urbanistica della casa e del territorio sembra fatta apposta per non consentire ai cittadini di capire dove stanno le responsabilità. Una tecnica già sperimentata che non favorisce né l’informazione né la partecipazione dei cittadini alla vita democratica.” Lo ha dichiarato Roberto Biscardini ex Consigliere comunale di Milano che ha aggiunto: “Non è chiaro se sia il nuovo Assessore Bottero con delega all’Edilizia residenziale pubblica o l’Assessore Conte con delega al Piano casa ad affrontare il nodo principale dell’adozione del Piano per l’Edilizia Economica e Popolare previsto dalla legge 167 che il Comune di Milano da anni considera superata, nonostante questa legge sia assolutamente vigente e cogente nei confronti di un Comune come Milano. Naturalmente nei piani previsti dalla 167 non c’è distinzione tra edilizia residenziale pubblica, cioè sovvenzionata, e edilizia popolare agevolata di cooperative e imprese. MA questo Sala probabilmente non lo sa. La legge 167 obbliga i Comuni con popolazione superiore ai 50.000 abitanti e i capoluoghi di Provincia a formare un piano delle zone da destinare alla costruzione di alloggi a carattere economico o popolare, nonché alle opere e servizi complementari, urbani e sociali, ivi comprese le aree a verde pubblico. Essa indica che tali zone vanno determinate in relazione al fabbisogno di edilizia economica e popolare da calcolarsi tra il 40 e il 70 per cento del fabbisogno complessivo di edilizia abitativa. Non uno scherzo! Aree che il Comune deve mettere a disposizione sia per l’edilizia sovvenzionata (case di proprietà del Comune o di ALER) ma anche per cooperative a proprietà divisa o indivisa. Una competenza – ha aggiunto Biscardini – che nella confusione delle deleghe potrebbe ricadere contemporaneamente sugli assessori Bottero, Conte e Tancredi. Augurandoci che non sia questo l’alibi per proseguire a non fare niente.”
mercoledì 12 marzo 2025
martedì 11 marzo 2025
Per un’Europa libera, unita, solidale e di pace. Lettera aperta alle persone, associazioni e movimenti costruttori di pace | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo
domenica 9 marzo 2025
"In Argentina Milei vuole tornare indietro su tutte le conquiste delle donne". Da quando è al potere è cresciuta la povertà femminile - Il Fatto Quotidiano
venerdì 7 marzo 2025
giovedì 6 marzo 2025
Roberto Biscardini: Per il momento siamo salvi
PER IL MOMENTO SIAMO SALVI
Per il momento siamo salvi, la cementificazione dell’intero Paese e a basso prezzo, sull’onda delle procedure anomale del comune di Milano, che si volevano sanare e consentire con una legge del parlamento, sembra bloccata.
Ci è voluto un provvedimento della Procura per fermare il delirio di onnipotenza dell’Amministrazione comunale di Milano e della sua giunta, nonostante i tanti pareri tecnici, che molti di noi avevano dato circa la non percorribilità di quel provvedimento. Ma soprattutto nonostante le prese di posizione politiche di alcuni partiti minori, e di tante associazioni contrarie all’approvazione di una legge ad personam, che avrebbe condonato lo scempio di Milano favorendo l’estensione dello scempio in tutto il Paese.
Per mesi noi e a tutti coloro che hanno contestato questo provvedimento ci avevano dati per pazzi, ora è bastato un intervento della Procura per mettere in evidenza che il Re è nudo. E così la (legge) “Salva Milano” è morta per voce dei suoi maggiori sostenitori. Per Sala e i suoi funzionari, che si sono dati da fare andando avanti e in dietro dal Parlamento, che si sono spesi cercando di far credere al mondo intero non solo la bontà di queto provvedimento, ma anche la correttezza dell’amministrazione comunale, questo tormentone è finito nel giro di qualche ora con una dichiarazione lapidaria “Non è più necessaria”. E il PD, che lo ha sostenuto sempre, ovunque e in consiglio comunale, fine nelle settimane scorse, a suon di dichiarazioni e ordini del giorno, e in Parlamento votando alla Camera in modo compatto con il centro destra, sembra aver chiuso la partita con una dichiarazione tardiva della segretaria Elly Schlein “E’ evidente che non ci sono le condizioni per andare avanti”. Che tradotto vuol dire che se non fossero arrivati ieri quei provvedimenti giudiziari, il PD sarebbe andato avanti. Imbarazzante. Non un cenno di ripensamento meditato, non un cenno di autocritica. Nessuna valutazione del significato politico di ciò che è stato fatto e di ciò che ci si apprestava a fare.
E ciò è gravissimo, perché né Sala, né la sua Giunta, né la sua maggioranza sostenuta in modo determinante dal PD, sembra che non si stiano ancora rendendo conto del danno che tutta questa brutta vicenda urbanistica ha arrecato a Milano e all’immagine della nostra città. E sul piano politico il PD, che porta la maggiore responsabilità nel sostegno di questa maggioranza, non ha voluto nemmeno in questo caso fare i conti con una realtà chiara e inquietante. Almeno da quando Sala (sull’onda del disastro di Expo gabellato anche dalla stampa come un grande successo) è stato scelto come candidato sindaco, da ambienti molto estranei alla politica, e molto lontani dagli interessi popolari che dovrebbe rappresentare il centrosinistra. La realtà inquietante di una amministrazione che non solo è stata evidentemente condizionata da interessi economici, finanziari e speculativi prevalenti, ma che per essere al servizio di questi stessi interessi ha dovuto togliere di mezzo ogni forma di coinvolgimento democratico dei cittadini e persino del consiglio comunale che in qualche modo dovrebbe rappresentarli. Una giunta che per governare, in nome dell’efficienza e della rapidità delle scelte, ha dovuto togliere di mezzo ogni forma di informazione. Ha dovuto nascondere i progetti persino al consiglio comunale, che non è stato messo nelle condizioni di svolgere il mandato per cui è stato eletto, e ha gestito la cosa pubblica, in molti settori solo in logica aziendale e padronale, e con molto arroganza.
Privatizzando e mortificando il valore fondamentale dell’interesse pubblico e generale per una città di tutti e non solo per i più ricchi. Una amministrazione che ha nascosto la grande questione sociale sotto lo splendore del business e della sua ricchezza.
Ciò che sta succedendo in queste ore fa emergere le grandi contraddizioni di una politica che ha abdicato al suo ruolo. Fa emerge la pochezza della politica e delle istituzioni milanesi.
Non sappiamo al momento se ci sarà tempo e volontà per cambiare rotta. Se ci sarà margine per un sussulto di dignità, da chi ancora non ha buttato il proprio cervello all’ammasso. Ma senza la disponibilità ad ammettere i propri errori con un confronto aperto con la città attonita, il destino è segnato.
mercoledì 5 marzo 2025
martedì 4 marzo 2025
Franco Astengo: Europa, uno spazio politico
EUROPA UNO SPAZIO POLITICO DI Franco Astengo
La partecipazione alla manifestazione sull'Europa organizzata da Repubblica per il 15 marzo va sottoposta, a sinistra, ad una seria riflessione.
Soprattutto bisognerebbe evitare di cadere nella trappola del riarmo della Germania.
Evitare la trappola non tanto per similitudini con fatti antichi ma, perché di questo si tratta nel momento contingente quando la Von der Layen lancia l'idea e spara cifre a centinaia di miliardi.
Prima di tutto l'ipotesi di un esercito europeo è tutta di là da venire.
In questa situazione la Germania è la sola a disporre di una siderurgia all'altezza di una produzione capace di soddisfare un'ipotesi di adeguato riarmo (torna qui il tema della capacità industriale di ogni singolo paese con particolare riferimento all'Italia).
La Rheinmetall produce già carri armati e Leonardo è junior partner mentre è noto che l'industria meccanica italiana è del tutto sussidiaria a quella tedesca.
Inoltre si tratterebbe di un riarmo "da combattimento sul terreno" perché la migliore tecnologia missilistica e dei droni sta da altre parti e questo è un altro elemento da considerare.
Quanto al nucleare la messa a disposizione del loro potenziale da parte di Francia e Gran Bretagna vale più o meno un decimo del potenziale russo (che rimane numericamente il più consistente) e americano, oltre al presentarsi del problema di a chi sarebbe assegnato il comando strategico (sempre con riferimento all'assenza di un esercito europeo).
Quindi le manifestazioni pro-Europa come quella indetta da Repubblica per il 15 marzo non possono considerarsi "neutre" da questo punto di vista e la presenze di bandiere di un solo colore e un solo simbolo farebbe perdere di vista l'obiettivo paradossalmente causando confusione e non chiarezza.
La sinistra dovrebbe aver l'obbligo di caratterizzarsi autonomamente elaborando un progetto di pace anche e soprattutto rispetto al proprio territorio.
Non c'è traccia di idee che un tempo pure circolavano a Est come a Ovest (penso al Piano Rapacki su di una zona smilitarizzata al centro del continente).
Ribadisco un giudizio di totale disarticolazione delle istituzioni sovranazionali, anche di quelle elette a suffragio universale come il Parlamento Europeo che non ha trovato la forza e la capacità di riunirsi in sessione straordinaria e andrà in sessione ordinaria il 10 marzo.
Nessuno tra l'altro valuta i tempi di un possibile riarmo in conseguenza di una riconversione industriale che comporta problemi di materiali, trasformazione di linee di montaggio, dimensione degli impianti, tecnologia .
In Italia l'operazione contraria, cioè di dismissione dell'industria bellica dopo la seconda guerra mondiale durò all'incirca quindici anni dal 1945 al 1960 cioè alla vigilia del boom quando una parte della siderurgia fu abbandonata e l'industria cominciò a lavorare sui prodotti del consumo individuale oltre l'auto gli elettrodomestici e la televisione per rendere il tutto accessibile al grande pubblico, più o meno in contemporanea con la nazionalizzazione dell'energia elettrica e lo sviluppo della telefonia che con la SIP cominciò ad entrare nelle case della piccola borghesia e della classe operaia con il telefono duplex.
Quanto tempo occorrerebbe oggi per una operazione all'inverso sia pure usufruendo di tecnologie ben diverse? Armarsi significa pensare alla guerra: è questo un inevitabile orizzonte ?
Anche e soprattutto per questo serve subito una proposta di pace considerando l'Europa uno spazio politico e non acriticamente come un bene in sè, e agendo di conseguenza a quel livello. Insomma è più realistica una proposta di pace che un'utopia di un armamento davvero difficile da realizzare.
lunedì 3 marzo 2025
sabato 1 marzo 2025
venerdì 28 febbraio 2025
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