Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
giovedì 31 ottobre 2024
mercoledì 30 ottobre 2024
martedì 29 ottobre 2024
Franco Astengo: Numeri dalla Liguria
NUMERI DALLA LIGURIA di Franco Astengo
Analisi del voto in Liguria: Elezioni Regionali 2024.
In premessa va ricordato che Bucci è stato eletto senza sfondare il muro dei 300.000 voti (perdendone più di 60.000 dal Toti 2020) e perdendo clamorosamente proprio nella cinta urbana del capoluogo regionale. Orlando ha sopravanzato Bucci di 18.000 suffragi. Sicuramente avrà inciso la vicenda giudiziaria che ha investito Regione, Autorità Portuale, un notissimo imprenditore considerato un pilastro dell'economia ligure. Siamo però di fronte a una evidente bocciatura della gestione amministrativa portata avanti da Bucci. La minore astensione (pur rilevante) fatta registrare a Genova è stata dovuta alla volontà della maggioranza di elettrici ed elettori di esprimere il proprio dissenso.
Nella sostanza il successo di Bucci arriva dalla periferia, in particolare quella del Ponente da Finale a Ventimiglia ( nella circoscrizione di Imperia Bucci supera i 15.000 voti di scarto). Si tratta di un risultato ben precisamente dovuto alla politica portata avanti dall'amministrazione uscente: il frutto della politica corporativa condotta da Toti e dai suoi sodali e di isolamento dell'area centrale della provincia di Savona penalizzata nelle infrastrutture e nelle prospettive di modernizzazione industriale per favorire (come dimostra bene anche l'elargizione dei fondi) di balneari, ristoratori, albergatori, ecc (non a caso a Savona abbiamo avuto un albergatore presidente dell'Unione Industriali, adesso sindaco di Finale dopo aver svolto il compito di assessore regionale con il centro - sinistra) e presidente di Confcommercio il capataz dei balneari vicinissimo a Toti e Vaccarezza grande collettore di voti come Scajola a Imperia. Nello scioglimento del nodo di Genova Città Regione che non vota il Sindaco come Presidente Savona resta priva, in maggioranza e in minoranza, di una rappresentanza politica derivante direttamente dalla coalizione democratico - progressista che amministra la Città dal 2021 e che, nell'occasione, è stata confermata dal suffragio cittadino per le elezioni Regionali (con Orlando in netto vantaggio su Bucci).
Andando per ordine:
PARTECIPAZIONE AL VOTO
Il parametro di riferimento è quello del totale dei voti validi, sommando nel "non voto" la mancata partecipazione, le schede bianche e le schede nulle.
Elezioni regionali 2020: iscritti nelle liste 1.340.604 elettrici e elettori, voti validi per i candidati presidenti (10) 682.490 pari al 52,31%, voti validi per le liste 626.425 pari al 46,72%. Si noti la netta differenza nelle espressioni di voto a favore della candidatura singola come accade ogni qual volta si verifichi una elezioni diretta per una carica monocratica, segnala di un ormai avvenuto radicamento della concezione personalistica della politica.
Elezioni politiche 2022 (Senato, perchè unico collegio e quindi voto omogeneo). iscritti nelle liste 1.195.266 (numero inferiore rispetto alle regionali a causa dell'iscrizione nelle circoscrizioni estero). Voti validi (coincidenti tra voti espressi tra candidati nei collegi uninominali e liste non essendo previsto il voto disgiunto) 735.081 pari al 61,49% a dimostrazione del maggior interesse verso le elezioni politiche rispetto a quelle locali (non solo regionali ma anche le amministrative ormai raccolgono un minor numero di voti)
Elezioni europee 2024: iscritti nelle liste 1.305.235. Voti validi 625.621 pari al 47,93%.
Regionali 2020 ed Europee 2024 si assestano su di un totale di voti validi (nelle Regionali 2020 per le liste) al di sotto del 50%.
Elezioni regionali 2024: iscritti nelle liste 1.341.693 Voti validi 596.833 (44,48%) per i candidati presidenti e 562.299 (41,90%) per le liste d'appoggio (confermando la tendenza al voto personale nell'occasione di elezione per cariche monocratiche).
85.657 voti validi in meno per i candidati presidenti (nel 2020: 10, nel 2024:9) e 28.688 in meno rispetto alle Europee 2024.
CENTRO DESTRA
Regionali 2020: Eletto Toti con 363.053 voti pari al 27,08% del totale degli aventi diritto (parametro che si seguirà anche per gli altri raffronti percentuali).
La coalizione di centro destra ha raccolto 354.137 voti pari al 26,41%.
La prima forza dello schieramento di centro destra risultò la lista del presidente "Cambiamo" con 141.629 voti (10,56%), Lega con 107.340 ( 8,00%), Fratelli d'Italia 68.088 (5,07%), Forza Italia 33.006 ( 2,46%), UDC 4.074 (0,30%).
Politiche 2022: Toti presenta la lista "Noi Moderati" con un evidente insuccesso e si verifica uno spostamento secco di consenso (in linea con il quadro nazionale) verso Fratelli d'Italia che raccoglie 179.118 suffragi (14,98%), Lega 64.399 (quasi dimezzata rispetto alle regionali: 5,38%), Forza Italia 48.746 (in crescita: 4,07%) Noi moderati 18.794 (1,57% a dimostrazione della difficoltà a trasferire il consenso locale sul piano nazionale). La coalizione assomma 311.057 voti ( 26,02%)
Europee 2024. I dati coalizionali rappresentano soltanto una forzatura statistica essendo la competizione europee regolata da una formula proporzionale con sbarramento. In ogni caso la somma di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia (inclusa "Noi Moderati) realizza 275.802 voti (21,13% sul totale degli aventi diritto, in evidente arretramento).
Pur perdendo voti e punti percentuali Fratelli d'Italia conferma la propria egemonia nello schieramento: 167,508 voti (12,83%, più di 2 punti effettivi in meno). Lega 55.560 (4,25%, un calo dell'1,13%), Forza Italia con Noi Moderati 52.734 (4,04%, a dimostrazione che le fusioni elettorali non funzionano mai, normalmente si perde a destra come a sinistra).
Regionali 2024: Eletto Bucci con 291. 093 voti pari al 21,69% sul totale degli aventi diritto (-5,39% rispetto a Toti nel 2020).
La coalizione di centro destra ha raccolto 271.809 pari al 20,25% sul totale degli aventi diritto - 6,16% rispetto al 2020), in arretramento anche rispetto alla somma dei partiti di centro destra nelle Europee 2024 dello 0,88%.
Fratelli d'Italia mantiene il primato nella coalizione (già conseguito nelle Politiche 2022 e nelle Europee 2024) con 84.816 voti (6,32% sul totale degli aventi diritto) cedendo 82.692 voti rispetto al dato delle Europee svolte nello scorso giugno. Le due liste "civiche" ( in realtà Vince Liguria può essere considerata l'erede della totiana "Cambiamo" che nel 2020 aveva raccolto 141.629 voti pari al 10,56% sul totale degli avanti diritto) assommano 85.269 voti ( 6,35% sul totale degli aventi diritto) drenando in effetti il calo del partito della presidente del Consiglio.
La Lega totalizza 47.652 voti (3,55% sul totale degli aventi diritto , con una flessione rispetto alle Europee 2024 dello 0,70%) . Anche Forza Italia perde voti rispetto alle Europee scendendo a 44.849 (con Noi Moderati aveva messo assieme nel giugno scorso 52,734 suffragi). Da tener conto i 7.294 voti dell'UDC (in crescita rispetto all'unica comparazione possibile quella del 2020 quando la lista dello scudo crociata si era fermata a 4.074 voti. In coda nella graduatoria del centro destra la lista di Alternativa Popolare di Bandecchi con 1.929 voti.
CENTRO SINISTRA
REGIONALI 2020. Ferruccio Sansa, candidato dello schieramento composto da PD, 5 stelle, Lista Sansa, Sinistra -Linea Condivisa e Europa Verde era stato sconfitto da Toti ottenendo 265.506 voti (19,13%) mentre la coalizione si era fermata a 242.652 suffragi (18,10%, un punto in meno dei voti toccati dal candidato Presidente)l
PD 124.586 voti (secondo partito dietro la lista personale di Toti: 9,29%), M5S 48.722 (3,63%, non si può omettere di far notare come nelle elezioni politiche del 2018 il Movimento avesse ottenuto 259.264 voti pari al 21,08% sul totale degli aventi diritto. In 2 anni un calo del 17,45% effettivo per un valore di circa 210.000 voti perduti). La lista personale di Sansa 44.700 voti (3,33%), Sinistra - Linea Condivisa 15.451 (1,15%), Europa Verde 9.193 (0,68%). Deve essere rilevato come per le elezioni 2024 Linea Condivisa risulta confluita nella lista del candidato Presidente Orlando, mentre Sinistra Italiana, Europa Verde e Lista Sansa sono confluite nella lista AVS: da ricordare allora come la somma delle 3 liste nel 2020 era stata di 69.344 voti (5,12%).
POLITICHE 2022. I candidati uninominali della coalizione di centro sinistra formata da PD, Alleanza Verdi Sinistra (AVS), da +Europa e dalla lista Di Maio con il Centro Democratico raccolgono 222.585 voti (18,62% sul totale degli aventi diritto: 0,52% in più della coalizione che aveva sostenuto Sansa ma con 20.000 voti in meno a causa dell'aumento dei voti validi, assente il M5S e inglobato + Europa nella coalizione, irrilevante come vedremo l'apporto della Lista Di Maio).
Il PD ha ottenuto 163.076 voti (13,69% con un aumento percentuale del 3,40%) Alleanza Verdi Sinistra 30.573 voti (2,55%, all'incirca la metà di quanto messo assieme nelle Regionali 2020 dalle tre liste Sinistra Linea Condivisa, Sansa, Europa Verde). Più Europa 24.788 voti (2,07%) e la lista Di Maio 4.148 (0,34%). In sostanza il centro sinistra rimane lontano dal centro destra per 88.472 voti (2 punti virgola 51 sul totale degli aventi diritto)
EUROPEE 2024.
Ricordando ancora la formula elettorale proporzionale in uso nelle elezioni europee in questa occasione una possibile coalizione di centro sinistra sarebbe risultata composta soltanto da PD e AVS, considerata la posizione del M5S alle politiche e la confluenza di + Europa con il centro di Italia Viva.
Il PD ha ottenuto 164.470 voti (circa 1.000 voti in più rispetto al 2022. 12,60% con una flessione percentuale dell'1,09% sul totale degli aventi diritto, numero mutato per via del ritorno nelle liste dei residenti all'estero). AVS 48.069 (3,68%, un incremento dell'1,13%). La somma PD + AVS 212.539 (16,28%, - 2,34% rispetto alla coalizione per le politiche 2022).
M5S
Nelle europee di giugno 2024 il M5S ha avuto 63.727 voti perdendo 31.281 voti rispetto alle politiche 2022 (dove ne aveva realizzato 95.008: in percentuale 7,94%, nel 2024 4,88 % con una diminuzione dello 3,06%).
La somma PD + AVS + M5S alle europee 2024 consisteva in 276.266 voti .
CENTRO
Complesse le vicende elettorali legate alla ricerca del "Centro". Cerchiamo di dipanare la matassa per quanto possibile.
REGIONALI 2020
Al centro si presenta la candidatura Massardo sostenuta da una lista formata dal PSI, + Europa, Italia Viva: la candidatura ottiene 16.546 voti (1,23%) mentre la lista ne assomma 15.083 (1,12%)
POLITICHE 2022
Mentre + Europa si schiera con il fronte progressista con PD e AVS, Azione e Italia Viva presentano propri candidati. il risultato è di 53.490 voti (4,47%). Un progresso di circa 37.000 voti sulla candidatura Massardo (3,24% di crescita in percentuale sul totale degli aventi diritto)
EUROPEE 2024
Italia Viva e Azione si presentano separatamente e + Europa entra in lista con Italia Viva. Entrambe le liste non superano lo sbarramento sul piano nazionale. La lista Italia Viva e + Europa ottiene 23.397 voti (1,79%) Azione 22.087 (1,69%, in quella che si potrebbe definire una competizione personalistica al ribasso compiuta senza tener conto della formula elettorale proporzionale).
La somma delle due liste sarebbe stata di 45.484 voti, in calo di 8.006 voti rispetto alla lista unitaria 2022 (dal 4,47% al 3,48%: un calo dello 0,99%).
REGIONALI 2024
Nelle elezioni regionali 2024 di cui stiamo cercando di analizzare l'esito si è presentata sul versante del centro sinistra una coalizione formata da PD, M5S, AVS, una lista centrista monca dopo una feroce polemica della componente Italia Viva costretta a ritirare i suoi candidati e due liste "civiche" l'una "del Presidente " e l'altra espressione di istanze territoriali.
La coalizione ha raccolto complessivamente 269.169 voti ( 20,06% sul totale degli avanti diritto migliorando di quasi 2 punti il dato della coalizione che nel 2020 aveva sostenuto Ferruccio Sansa comprendente anche in quel caso il M5S).
Dal punto di vista delle singole forze politiche:
a) il PD flette leggermente rispetto alle europee scendendo da 164.470 voti a 160.148 ( 11,93% sul totale degli aventi diritto)
b) AVS, sempre rispetto alle Europee flette di circa 14.000 voti da 48.069 (3,68% sul totale degli aventi diritto) a 34.721 (2,58%, quindi un -1,10% sul totale degli aventi diritto). E' risultato cos' inutile l'apparentamento con la Lista Sansa;
c) le due liste "del Presidente" sommano 38.943 voti (2,90% sul totale degli aventi diritto) una cifra fortemente inferiore a quella raccolta delle "omologhe" presenti nel centro destra, ma in quel caso c'è da tener conto dell'eredità della totiana "Cambiamo" del 2020;
d) la lista "centrista" comprendente Azione ma non Italia Viva per via del veto imposto dal M5S ottiene 9.813 voti (0,73% sul totale degli aventi diritto). Nel 2020 la candidatura centrista di Massardo aveva avuto 16.546 voti (1,23%) e la lista collegata 15.083 (1,12%). Le due liste separate presentate alle Europee 2024 avevano assommato 45.484 voti (8.006 voti in meno rispetto alla lista unitaria delle politiche 2022: in percentuale i centristi divisi in vario modo tra il 2024 europee e il 2024 regionali perdono circa 34.000 voti).
e) Infine capitolo a parte per quel che riguarda il M5S. Ci limitiamo ai numeri. Ripetiamo il dato già esposto poco sopra: Nelle europee di giugno 2024 il M5S ha avuto 63.727 voti perdendo 31.281 voti rispetto alle politiche 2022 (dove ne aveva realizzato 95.008: in percentuale 7,94%, nel 2024 4,88 % con una diminuzione dello 3,06%). Nelle regionali oggetto di questa analisi (ottobre 2024) il M5S presente nella coalizione di centro sinistra ha avuto 25.670 voti (18.000 voti in meno rispetto alle Europee di giugno e 49.000 voti in meno rispetto alle politiche 2022). Percentuale 2024 regionali rispetto agli aventi diritto: 1,91%.
AL DI FUORI DAI POLI
Al di fuori da centro-destra e centro-sinistra sono state presentate 7 candidature alla presidenza della giunta Regionale con altrettante liste d'appoggio: nessuna tra queste - candidature e liste - ha superato l'1%.
Possiamo suddividere questo risultato in possibili aree di riferimento:
1) Ex- 5 stelle: Uniti per la Costituzione (Candidato presidente Morra, ex-senatore e presidente della Commissione Antimafia). La candidatura ha avuto 5.224 voti e la lista 4.934 ( 0,38% e 0,36%)
2) Candidature e Liste di sinistra comunista di diversa ispirazione : PCL e Per l'alternativa, la somma dà 7.178 voti per le candidature e 6.733 per le liste (0,53% e 0,50%). Nessuno prende più in considerazione l'ipotesi, non dell'alleanza ma di una "desistenza strategica" come è capitato di fare nella nuova sinistra anni'70 ;
3) Candidature e Liste sovraniste e di tradizione leghista (Toscano, Cella, Felice). Somma dei voti per le candidature: 9002, per le liste 8080 (0,67% e 0,60%)
4) Candidatura e Lista di estrema destra (Rosson, Indipendenza) 1668 voti per la candidatura, 1559 voti per la lista (0,12% e 0,11%)
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
Si possono individuare due punti d'attacco per un dibattito serio:
1) la crescita dell'astensionismo che non pare arrestabile ed è diventato l'unico elemento di volatilità elettorale;
2) nello specifico della vicenda ligure (analizzate tutte le particolarità che conosciamo) ha prevalso il voto di scambio (con gli evasori fiscali e gli sfruttatori del lavoro nero del Ponente) rispetto al voto d'opinione espressom dal capoluogo di Regione, una grande città come Genova.
Ecco i dati elezione per elezione del nuovo "triangolo": astensione (comprendente bianche e nulle oltre alla diserzione dalle urne), centro destra, centro sinistra.
REGIONALI 2020
Astensione 47,69%
Centro destra 26,41%
Centro sinistra (con M5S) 19,13%
Totale 93,23%
POLITICHE 2022
Astensione 38,51%
Centro destra 26,02%
Centro sinistra 18,62% (fuori il M5S)
Totale 83,15%
EUROPEE 2024
Astensione 52,07%
Centro destra 21,13%
Centro sinistra 16,28% (fuori il M5S)
Totale 89,48%.
REGIONALI 2024
Astensione 55,52% per i candidati presidenti e 58,10% per le liste
Centro destra Presidente 21,69% Coalizione 20,25%
Centro sinistra Presidente 21,06% Coalizione 20,06%
Totale per i presidenti 98,27% per le coalizioni 98,41%
lunedì 28 ottobre 2024
Più mercato o più welfare? L'Uruguay sceglierà al ballottaggio il suo futuro. La sinistra spinta da Mujica ci prova: vittoria al 1° turno sfiorata - Il Fatto Quotidiano
domenica 27 ottobre 2024
sabato 26 ottobre 2024
venerdì 25 ottobre 2024
giovedì 24 ottobre 2024
mercoledì 23 ottobre 2024
venerdì 18 ottobre 2024
Franco Astengo: Privatizzazioni
PRIVATIZZAZIONI STRATEGICHE E QUESTIONE MORALE di Franco Astengo
Dalla vicenda Sogei (così riassumibile in un titolo per ragioni di brevità) emerge un elemento fondamentale di valutazione politica: il quadro delle privatizzazioni ha assunto un esito di rilievo strategico non solo per la struttura industriale in relazione all'innovazione tecnologica ma proietta il fenomeno sul terreno della sicurezza del Paese (e dell'Europa) connettendosi a una "questione morale" di rilevanza assoluta, ben oltre la pur notevole consistenza delle "mazzette".
L'operazione Musk si collega con quella TIM/KKR (anzi Starlink punterebbe a sostituire per intero la gestione della rete nel nostro Paese).
Un vero e proprio mutamento di paradigma. Siamo di fronte all'ennesimo passaggio che segnala l' assenza dell'Italia da una qualche idea di piano di strategia industriale. Ne avevamo già accennato: in piena contraddizione "sovranista" così si dimostra ancora una volta tutta la fragilità del contorto processo di privatizzazioni avvenuto in Italia nel settore decisivo delle infrastrutture tecnologiche.
Questa sì è per davvero una pericolosa cessione di sovranità che il governo di destra sembra voler condividere e accompagnare.
Ci eravamo permessi di segnalare come si sia creata una situazione di evidente scalabilità e debolezza, a dimostrazione di una ormai storica incapacità di programmazione dell'iniziativa pubblica in economia e di assenza di politica industriale (che coinvolge anche l'Europa) in un ripiegamento consumistico.
La sinistra non può rimanere ingabbiata in questa dimensione strategicamente inesistente schiacciata dall’emergenza dell’immediato.
Vincenzo Vita scrive ("Critica Marxista"n.4 "Chiamale se vuoi estrazioni") di "nuovo capitalismo" e di altalena inconcludente tra apocalittici e integrati e propone la necessità di una svolta teorica critica: credo che dalla consapevolezza di questa necessità si possa ripartire e non da , uscendo dalla condizione di subalternità al neoliberismo (magari anche riprendendo in mano qualche filo del discorso novecentesco sull'involucro politico).
martedì 15 ottobre 2024
lunedì 14 ottobre 2024
domenica 6 ottobre 2024
sabato 5 ottobre 2024
Meno studenti e multinazionali (e troppe rendite): così Milano ha perso potere e centralità di Dario Di Vico
Meno studenti e multinazionali (e troppe rendite): così Milano ha perso potere e centralità
editorialista di Dario Di Vico
Corriere della sera
Milano guarda avanti e inquadra se stessa senza più le granitiche certezze di qualche tempo fa. La sensazione che il «modello» — se lo si vuol chiamare così — si sia inceppato è prevalente nell’opinione pubblica, ma ora anche a livello istituzionale. Se ne è avuta un’eco anche alla recente presentazione dello studio «Your Next Milano», predisposto con la solita cura da Assolombarda e da Milano&Partners. L’indagine è costruita con il metodo del benchmark: si confronta la metropoli lombarda con una serie di realtà analoghe europee ed americane (da Amsterdam a Londra, da Berlino a Chicago) e da lì si studiano ranking e posizionamento che ne emergono. «Luci e ombre» è stata la conclusione a cui gli organizzatori sono giunti quest’anno a sottolineare l’ambivalenza dei risultati e a suggerire una riflessione più approfondita sul cammino di Milano.
La sensazione esterna è che implicitamente si ammetta che una pratica dello sviluppo centrata sulle mille Week, sull’eventificio e sulla moltiplicazione di un terziario dell’intrattenimento non sia la strada maestra da percorrere nei prossimi anni. La stella polare è invece l’attrattività nella doppia valenza di capacità di portare a Milano capitali da investire e di trasferire in città talenti capaci di produrre innovazione. Ma come dichiarano Assolombarda e Milano&Partners «rallentano i nuovi investimenti delle multinazionali ed emergono segnali di allarme sui talenti».
I risultati, dicono gli organizzatori dello studio, delineano l’immagine di una città che, pur consolidando alcuni asset distintivi, «vive una fase di transizione e incertezza». Per carità, la metropoli ha saputo reagire alla destabilizzazione portata dal Covid meglio di altre aree (il Pil segna +8,7% dal 2019 al 2023) e la disoccupazione è scesa a livelli che gli esperti chiamano frizionali (4,7%) ma tutto ciò non basta a delineare una prospettiva.
Innanzitutto di perimetro. Non si può continuare a scindere lo sviluppo di Milano da quello dei 133 comuni dell’hinterland che non sono dei meri quartieri-dormitorio ma comprendono al loro interno — è stato detto — piccole città ricche anche di cultura e di storia dell’arte. E se il modello milanese è all’insegna della terziarizzazione, bisogna tener presenti che gli addetti all’industria dell’hinterland sono il doppio di quelli di Milano e generano un valore aggiunto di 31 miliardi, superiore — per avere un’idea — alla somma di due territori genuinamente industriali come Brescia e Bergamo. Le conseguenza dell’adozione di una logica da Grande Milano sui trasporti balza subito in evidenza così come, garantiscono gli addetti ai lavori, la macro-area urbana è di interesse per gli investitori immobiliari. E allora perché non si parla più di Città Metropolitana?
Affrontata la materia del perimetro ottimale del futuro sviluppo di Milano bisogna chiedersi se la città si pone davvero l’obiettivo di diventare una città universitaria di caratura europea. Nell’anno accademico 2022-23 gli iscritti a Milano sono 232 mila in totale, in calo dello 0,4%. La flessione degli studenti negli atenei milanesi è il risultato di una contrazione della componente nazionale (da 217 a 215 mila) e un aumento degli studenti internazionali (da 16 a 17 mila). A Milano la quota di universitari internazionali raggiunge così il 7,4%, supera Barcellona (6,9%) ma l’incidenza rimane meno della metà di quella di Amsterdam, un terzo di Monaco, Berlino e un quinto di Londra per rimanere in ambito europeo. Commentando questi dati il rettore dell’università Bocconi Francesco Billari ha parlato di «segnali negativi». A suo dire si rischia di perdere quella leadership nella formazione delle giovani generazioni italiane che Milano ha finora potuto vantare.
Ma perché la città rischia di non essere attrattiva per i giovani talenti? La risposta — sostengono tutti — non sta nella qualità della didattica e nella credibilità dei singoli atenei, ma nel deficit di accoglienza. Per 100 studenti che arrivano a Milano la città mette a disposizione 6 letti mentre la Gran Bretagna ne assicura 33. In sostanza se vogliamo che Milano sia una vera città universitaria bisogna «generare comunità e campus», dice Billari. E di conseguenza i progetti di Milano dipendono dalla capacità di offrire studentati, esigenza riconosciuta imprescindibile e prioritaria non solo dai rettori ma anche da un’operatrice immobiliare come Barbara Cominelli di Jll.
Ma è proprio la questione degli studenti in cerca di una stanza in cui vivere a illuminare le odierne contraddizioni di Milano. Sappiamo che la realtà ci parla di mercato nero delle abitazioni e soprattutto di affitti stratosferici che non sono alla portata degli studenti. Ci dice che lo sviluppo di Milano, quello odierno e quello futuro, è angustiato dalla prevalenza della rendita.
Nel dibattito organizzato da Assolombarda questa parola non è risuonata, ma è proprio qui il nodo. La verità amara è che la figura-driver della città non è il capitano di industria di una volta o lo scienziato di oggi bensì il proprietario delle mura. Chi ha il più alto potere negoziale è il padrone delle case affittate agli studenti e ancor di più il padrone delle mura degli esercizi commerciali. Come si spiega l’infernale turn over delle insegne della ristorazione e del commercio a Milano se non con un’asticella che il partito della rendita alza di continuo e che alla fine genera una città inospitale e non inclusiva?
La verità è che MilanoMattone si oppone a MilanoSapere, mentre ne dovrebbe essere la prima alleata. Ma per rimanere nel campo dei talenti c’è un’altra considerazione da fare. Non ci sono solo i giovani in entrata sulla città, ma bisognerà cominciare a conteggiare quelli in uscita. Secondo la Fondazione Nord Est, nel 2022 il 43,1% dei giovani che hanno lasciato l’Italia aveva un titolo terziario e le regioni di provenienza sono principalmente le settentrionali, inclusa la Lombardia. L’emorragia dei laureati viene dalla zone dove pure le occasioni di impiego dovrebbero essere maggiori, data la più elevata concentrazione di imprese manifatturiere e di servizi basati sulla concorrenza, ma evidentemente — annota la Fondazione — questo tessuto produttivo non sa valorizzarli. O almeno retribuirli adeguatamente. Non è un caso che chiudendo il convegno il presidente di Assolombarda, Alessandro Spada, abbia proposto una flat tax per i giovani lavoratori dipendenti al 5% nei primi cinque anni di lavoro e al 15% dal sesto anno. Per capirne di più sarebbe interessante sapere il dettaglio su Milano e quanti laureati in città se ne vanno all’estero.
A completare la parte «ombre» dello studio di cui abbiamo parlato c’è un altro dato preoccupante. Nel 2023 Milano ha attratto 49 nuove multinazionali estere, in calo del 31,9% sul 2022, interrompendo così il trend di crescita degli ultimi anni e tornando ai livelli del 2019. La flessione di Milano è interamente legata alla contrazione degli investimenti esteri nell’Europa Occidentale e la minore attrattività verso le altre aree mondiali. Come si spiega tutto ciò? La città non è ancora percepita come un ecosistema dell’innovazione con unica regia — è stata la risposta emersa dal dibattito — e, se nel frattempo non riesce ad attrarre o fidelizzare i talenti, ricadiamo pienamente nella metafora del gatto che si morde la coda.
venerdì 4 ottobre 2024
giovedì 3 ottobre 2024
Franco Astengo:La banalità elettoralistica
LA BANALITÀ' ELETTORALISTICA di Franco Astengo
La "banalità elettoralistica" rappresenta il segno dominante della discussione in corso in quello che si vorrebbe "campo largo": una discussione dai contenuti divisivi perché semplicisticamente legata alla costruzione di uno schieramento che cerca i voti per contrastare ( o meglio difendersi) dall'altro schieramento anch'esso riduttivamente elettorale nonostante le proclamate pretese di ricerca egemonica formulate da parte degli eredi della tradizione peggiore nel sistema politico italiano.
Il tutto si sta verificando in un quadro complessivo di estrema fragilità dell'intero sistema: fragilità evidenziata dal sempre più crescente distacco sociale che non riguarda soltanto le mancate espressioni di voto che ormai interessano almeno metà della partecipazione potenziale ma - soprattutto ed essenzialmente - dalla difficoltà di incontrare i veri nodi del divenire culturale, politico, sociale di questa difficile e complicata fase di riassestamento delle gerarchie planetarie che si sta verificando in una situazione di possibile conflitto globale.
Dagli attori presenti nel sistema non emerge un'analisi da sottoporre a reale discussione rivolta ai fenomeni emergenti del ristrutturarsi di blocchi contrapposti e del rapporto nord/sud, della trasformazione da industriale a finanziario che sta attraversando l'Occidente, della sudditanza dell'agire politico all'innovazione tecnologica, del ridursi della democrazia liberale a "recitativa" in modo da aprire così le porte all'illiberalità in diverse forme come si sta tentando di fare in Italia nella logica del decreto e della modificazione costituzionale e ancora dell'abbandono del welfare state alla voracità del profitto privato.
Dal nostro punto di vista la riflessione andrebbe aperta partendo dalla tragedia della disintermediazione che ha portato all'assenza di una soggettività politica capace di svolgere una funzione "pivotale" di espressione di egemonia nell'aggregazione del consenso.
Una aggregazione di consenso da sviluppare sui "fondamentali" analizzando il modificarsi delle relazioni tra fratture materiali e fratture "post . materialiste" nel trasformarsi del rapporto tra struttura e sovrastruttura.
Pd e sinistra non riescono ad affrontare il tema della centralità del soggetto.
Il PD ormai ridotto - appunto - a semplice espressione elettorale (nonostante che gli altri contraenti non ne riconoscano la vastità sul piano numerico) e in ritardo anche nell'assumere esperienze positivamente non localistiche provenienti dal basso
Le sinistre divise in assenza di una riflessione specifica sul proprio ruolo e in un caso ricercanti alleanze legate appunto alla già citata "banalità elettoralistica".
Sinistre ridotte nel recinto del movimentismo e delle "single issues".
Sul piano europeo emerge anche la tendenza conservatrice - rivoluzionaria: con la rivoluzione legata all'empireo delle aspirazioni nascoste e il concreto dell'oggi affrontato attraverso la ricetta del nazionalismo (da distinguere bene dal "ruolo nazionale" mutuato da Gramsci e dalla sua interpretazione togliattiana, nello specifico di un "caso italiano" a suo tempo esemplare).
Il riferimento al piano europeo deve comprendere anche l'analisi della crisi di quella socialdemocrazia ridottasi sulla frontiera del liberalismo (Francia, Germania) e dell' affermazione -invece- di una solida socialdemocrazia di sinistra come quella spagnola.
Sono questi gli elementi (certo descritti sommariamente e con evidente deficit di capacità analitica) sui quali la vicenda del "campo largo" appare di ridotta portata, appunto di "banalità elettoralistica".
Non è sufficiente: anzi è profondamente sbagliato affidare a una alleanza solo episodicamente opportunistica il senso di una necessità storica come quella di cui la sinistra italiana ed europea ha l'obbligo di farsi carico.
mercoledì 2 ottobre 2024
martedì 1 ottobre 2024
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