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venerdì 13 gennaio 2023
Felice Besostri: Per un futuro possibile della sinistra che non c'è
IN MEMORIAM PER UN FUTURO POSSBILE DELLA SINISTRA CHE NON C’E’
di Felice Besostri
L’articolo di Pier Giorgio Ardeni, L’inascoltato vademecum di Asor Rosa (Manifesto, 7 gennaio 2023), mi ha spinto a mettere per iscritto il mio saluto imprevisto al funerale del compagno Filippo Maone, lo scorso 5 gennaio nell’Aula Magna della Facoltà Valdese di Teologia a Roma. Fossi stato a Milano avrei partecipato ad un altro funerale, quello del compagno socialista Mario Artali, presidente emerito della FIAP, amico da oltre 60 anni. Non avevo programmato di parlare se Luciana Castellina all’inizio (e altri dopo di lei) non avesse parlato di Aldo Garzìa, un altro compagno e carissimo amico, la cui morte, dopo una malattia, ha impedito di realizzare progetti, di cui avevamo parlato a lungo con una coincidenza di idee e proposte, imprevedibili, anzi inconcepibili alcuni decenni fa, quando una sinistra c’era, anche se divisa e contrapposta. La spinta me l’ha data il compagno che ha auspicato che la comunità riunita in quell’occasione, che pure aveva conosciuto divisioni, al pari di altre antiche comunanze di formazioni socialiste e comuniste o di sinistra in generale, si mantenesse. Aldo e io, ed altri con noi, pensavamo, invece, dovessero ciascuna di esse allargarsi in un progetto , non ancora definito, ma auspicato da molti nella direzione del vademecum di Asor Rosa, per punti centralissimi, che andrebbero scritti “per la sinistra tutta, quella che c’è e, soprattutto, quella che non c’è”, come ci ricorda Pier Giorgio Ardeni nel suo pregevole scritto. Sperando, aggiungo io che quella futura sia più numerosa e unitaria, di quella rimasta. “Sù fratelli, sù compagni, venite in fitta schiera”, impossibile se non ci saranno più sorelle e più compagne alla testa della formazione futura.
“Compagne e compagni,
ho 78 anni, mi chiamo Felice Besostri, non conoscevo di persona Filippo Maone, a differenza di Aldo Garzìa, più volte nominato e sono socialista e preoccupato per lo stato della sinistra. Prima di me un compagno ha auspicato che questa comunità dei presenti si mantenga. Penso, invece, che debba allargarsi, come si devono allargare tutte le comunità della sinistra, preoccupate per il suo stato.
Questo è il sesto funerale di compagni cui partecipo nel giro di 10 mesi, anche di questo dobbiamo tenere conto, tra questi due m’hanno particolarmente coinvolto in aprile quello di Aldo e in novembre quello del filosofo e socialista Fulvio Papi, vicedirettore dell’Avanti! con Riccardo Lombardi direttore tra i fondatori della Casa della Cultura di Milano di cui fu anche Presidente, come della Fondazione Corrente di Ernesto Treccani, allievo del filosofo Antonio Banfi, il capofila della Scuola di Milano, con il quale ruppe per l’Ungheria, quando il suo Maestro approvò, come senatore del PC,I l’intervento sovietico.
Mi sono convinto sulla scia dell’ormai centenario Edgar Morin e della sua proposta in Ma Gauche, la mia sinistra, che il suo futuro impone la ricomposizione dei suoi filoni ideali storici socialista, comunista e libertario, arricchiti dall’ecologismo e dal femminismo, filoni ideali perché spesso la loro attuazione pratica è stata in contraddizione con i suoi valori, quando non tradimento.
Nel 2021 abbiamo celebrato in tanti modi diversi il 100° del PCI e nel 2022 il 130° del PSI, la grande maggioranza di noi, mentre pochi altri, come nel 2012 il 120°, il 130°della fondazione nel 1892 del Partito dei Lavoratori Italiani, per essere filologicamente corretti. Sarebbe stato meglio concentrare le nostre energie e riflessioni per parlare nel 2021 del 130° anno dal 1891 e nel 2022 del 131°, quando non c'era un partito rappresentativo del movimento dei lavoratori a livello nazionale, come nel presente.
Solo che nel 1891 c'erano progetti e speranze che si realizzarono nel 1892, mentre ora? Qualche appello, uomini e donne di buona volontà, ma niente di paragonabile alla determinazione dei protagonisti di quel tempo.
Ora domina lo smarrimento e la delusione, che dobbiamo vincere, dopo la sconfitta politica del 2022, che nasce da lontano e che ha avuto il suo antecedente nelle elezioni italiane del 2008 e europee del 2009.
Devono aumentare le occasioni di incontro e confronto, senza timore se fosse anche aspro: senza indugi e tentennamenti.
Lo dobbiamo anche ai compagni che non ci sono più, alle loro speranze di un destino comune, rimaste vive malgrado i loro e nostri errori.
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