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mercoledì 21 dicembre 2022
Franco Astengo: Identità del PD e spazi politici
IDENTITÀ' DEL PD E SPAZI POLITICI di Franco Astengo
Difficile scrivere di "congresso del PD": ormai è evidente che il confronto avverrà tra le correnti e che si tratterà semplicemente di una corsa al gazebo numericamente di ridotte dimensioni rispetto al passato.
Gli ultimi posizionamenti dell'establishment attorno alle candidature in campo offrono proprio una visuale su questo panorama.
Allora si tratta di ragionare prima di tutto sull' identità che si sta cercando di modificare attraverso la formazione di un comitato di "saggi".
Un' operazione di revisione del sistema dei valori fondativi che ha dato luogo ad aspre polemiche .
Polemiche arrivate al punto da far presagire l'abbandono del partito da parte del gruppo dei cattolici democratici provenienti dall'esperienza del Partito Popolare (poi confluiti nella Margherita: soggetto più complesso rispetto alla stessa storia dei popolari e dei cristiano - sociali).
L'analisi di questo quadro appena delineato ci indica, prima di tutto, che l'eventuale evoluzione del soggetto PD non potrà che lasciare aperti ampi spazi politici.
Servirà riprendere in mano la storia dei momenti "formativi" del partito pensando anche che nel comitato che scrisse la carta dei valori, pur con il coordinamento di intellettuali finissimi come Reichlin e Scoppola, erano presenti anche soggetti rappresentativi di pensieri "estremi" proprio su punti di valore fondativo come quello della laicità in politica di cattolici e non cattolici.
In quel momento da un lato la provenienza DS scontava l'indeterminatezza teorica e progettuale con cui era stato liquidato il PCI: fatto avvenuto semplicemente all'insegna dello "sblocco del sistema politico" avendo come obiettivo il superamento purchessia della "conventio ad excludendum" al fine di esorcizzare in quel modo i traumi derivanti dalla "caduta del Muro".
Erano caduti i pilastri dell'identità del comunismo italiano nelle sue versioni più sofisticate della "doppiezza" togliattiana e dell' "egemonia" gramsciana e - soprattutto - era venuta meno la capacità di leggere le mutazioni del capitalismo italiano dentro la fine della logica dei blocchi.
La capacità di lettura delle mutazioni capitalistiche e l'anticipazione delle nuove contraddizioni aveva rappresentato la "cifra" portante della sinistra comunista che pure aveva concluso la sua corsa in quel di Arco. Anche quel patrimonio risultò perduto e non ripreso, tra l'altro, da una Rifondazione Comunista sorta all'insegna di un mix tra conservatorismo e movimentismo. Rifondazione Comunista alla fine diede vita a un soggetto stretto tra contestazione al G8 e partecipazione al governo smarrendo a quel punto gran parte della propria presa di aggregazione e di consenso in settori non secondari della sinistra italiana.
Il PDS era nato in un limbo avendo mancato la scelta di una gradualità di accostamento del portato dell'originale riflessione del PCI verso un'innervamento di sinistra socialista a livello europeo (come pure si era cercato di fare in precedenza alla fase convulsa della fine del partito) .
Rispetto alle dinamiche in atto all'epoca nel sistema politico italiano la prospettiva di un raffronto tra il portato complessivo dell'identità del comunismo italiano con le istanze di sinistra socialista che pure ancora resistevano nel PSI non fu esercitata mentre fu avanzato soltanto un piano di assorbimento "politicista" che pure nei due partiti ebbe epigoni.
Sul versante del PSI si arrivò così nella fase dell'esplosione di Tangentopoli ad uno scioglimento senza anticorpi ( o almeno espressi in grande ritardo) consegnando alla destra quadri, aggregazione e consenso non solo elettorale
Il PDS si trovò così in una situazione di omologazione teorico - politica accentuatasi dallo schierarsi con la linea "new liberal" di Clinton e Blair. Il PDS o DS muore con il bombardamento di Belgrado e ciò che da quel momento arrivò al PD appariva ormai residuale sul piano teorico, nonostante la proclamazione della "vocazione maggioritaria" come espediente tattico.
La parte dei cattolici democratici dopo essere passata attraverso il PPI e altre varie aggregazioni mediate dal cartello elettorale dell'Ulivo si è trovata all'interno di una situazione che non rappresentava più da tempo l'antica vocazione dell'unità politica dei cattolici.
Per i cattolici confluiti nel PD si determinò così un assemblaggio contraddittorio di correnti che ha di fatto impedito lo sviluppo di un'azione in grado di star dentro allo stesso nuovo corso del magistero papale, perdendo sostanzialmente contatto con i settori più avanzati del proprio mondo di riferimento.
I cattolici nel PD si sono trovati in retroguardia specialmente dal momento dell'esplosione bellica in atto ma anche su altri temi dirimenti come quello riguardante i migranti.
Nella sostanza le due anime del PD ("fusione fredda" e/o "maionese impazzita") sono entrambe rifluite nell'accomodamento governativista: architrave per governi tecnici o da larghe intese quale esaustivo orizzonte dell'iniziativa del partito che nel frattempo ha vistosamente diminuito la propria presenza sul territorio, non funzionando più da filtro per la costruzione dei gruppi dirigenti e appiattendo anche la propria capacità di gestione di Regioni e sistema delle autonomie locali.
Nel frattempo abbiamo assistito all'evoluzione del M5S che dopo svariate traversie e la partecipazione a 3 governi di diverso segno ha lasciato sul campo circa 6 milioni di voti passati in gran parte all'astensione quale segno di un ulteriore indebolimento sistemico e adesso sta esercitando una insidiosa prelazione sulla sinistra a colpi di alzate d'ingegno di stampo populista.
Attenzione però lo spazio per il M5S è ridotto dalla natura stessa che il movimento ha assunto nella fase della sua trasformazione.
Il M5S è un partito dell'enclave meridionale costruito in buona parte attorno a una specifica "issue", quella del reddito di cittadinanza. Specificità che sarà bombardata dai provvedimenti dell'attuale governo che punterà a costringere quella base sociale a cercare altrove forme di protezione. magari in una dimensione più spiccatamente clientelare.
A questo punto l'evoluzione del PD potrebbe essere individuata in un approdo verso una abbastanza indistinta pulsione liberaldemocratica dichiaratamente centrista.
Il PD si porrebbe così in attesa di possibili soluzioni di governo tali da richiedere il ritorno al "mix" tecnici/larghe intese (non si esamina qui la situazione della destra vincente alle politiche, condizione della destra che già potrebbe risultare modificata dalla scissione della Lega e dall'esito delle elezioni regionali, in particolare in Lombardia).
Si potrebbe così riassumere:
1) considerata la confusione e l'iniquità dei provvedimenti di governo e la delicatezza della situazione generale (specialmente sul fronte della guerra e delle sue conseguenze economico - sociali) è prevedibile un ulteriore inasprimento delle insorgenze sociali. Rispetto alla capacità di espressione dei movimenti e alla ripresa di ruolo del sindacato manca, come è già stato fatto notare da molti, "l'abito politico";
2) Permane l'incombenza di modifiche costituzionali sul piano della forma di governo e delle autonomie locali mentre resta in vigore una legge elettorale che presenta profili di forte incostituzionalità verso cui non si è aperto alcun fronte di concreta battaglia politica;
3) Il M5S soffrirà presto di una ristrettezza di manovra "strutturale" essendo, tra l'altro, assente nel Movimento una qualche minima capacità di presenza territoriale specialmente al Centro - Nord;
4) Il PD assumerà ancora di più una veste genericamente liberal-democratica appoggiata a UE e NATO (su questo punto ci sarebbe da aprire una grossa discussione) in chiave governativista orientandosi non certo nel senso di costruire un'alternativa.
5) Rimane da stabilire l'orientamento di quella parte di PD che sta cercando, nel bailamme delle primarie, di coprire uno spazio che sbrigativamente potrebbe essere definito come "rosso - verde". La corrosione insita nelle correnti pre-esistenti e che si stanno accostando a quell'area rende problematica una affermazione di identità e di autonomia;
6) I due piccoli partiti di sinistra provvisti di rappresentanza parlamentare sono stati proditoriamente colpiti, nel giro di pochi giorni, da due differenti ma egualmente tragiche versioni della "questione morale" e appaiono ormai irresistibilmente attratti da due poli differenti: quello del PD versione area "rosso verde" e quello del M5S. Appare impossibile a questo punto prevedere uno sviluppo di autonomia politica sia per Sinistra Italiana sia per Articolo 1.
7) Rimane così completamente scoperto uno spazio di identità socialista da strutturarsi nell' affrontamento della crisi attraverso l'analisi della complessità delle contraddizioni e il richiamo alla storia dei punti più alti del movimento dei lavoratori in Italia: lavorare in tempi rapidi su questa opzione pare l'indicazione più valida che può derivare da un'attenta valutazione dei fatti politici in corso e da un'esame delle prospettive possibili al fine di offrire alle insorgenze sociali una possibile dimensione riportando in campo indispensabili valori e principi appartenenti alla nostra storia.
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