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mercoledì 23 marzo 2022
Franco Astengo: Impoverimento
IMPOVERIMENTO di Franco Astengo
Lavoratori dipendenti e artigiani, freelance, insegnanti e pensionati stanno varcando la frontiera della povertà.
E’ la seconda ondata nel giro di un paio d’anni dopo la terribile stretta imposta dall’emergenza sanitaria: questa volta la causa risiede nel combinato disposto tra aumento dell’energia e le risultanze (drammatiche) dell’invasione russa dell’Ucraina.
Ci stiamo dirigendo verso l’aumento delle spese militari proprio mentre cresce il fenomeno della povertà energetica, cioè l’impossibilità per tante/i di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici.
Una condizione che negli USA è riassunta nell’espressione “eat or heat”, mangiare o scaldarsi.
Secondo l’osservatorio italiano sulla povertà energetica (Oipe) già nel 2020 il fenomeno riguardava l’8,8% delle famiglie.
La percentuale sale al 16% se si considera anche la difficoltà di raffreddare la propria abitazione nei mesi più caldi, che a causa del riscaldamento globale sarà un problema ancora più diffuso.
Da tre anni l’Osservatorio ribadisce che le agevolazioni per la transizione energetica, per esempio il 110 per cento e gli incentivi alla rottamazione delle auto, per come sono strutturate sono ingiuste perché favoriscono i più ricchi, creando ulteriore disuguaglianza.
Lo conferma il CRESME secondo cui più del 60% di chi percepisce un reddito superiore ai 40mila euro ha sfruttato un bonus per l’efficientamento energetico, mentre chi ha salari inferiori ai 30mila euro l’anno solo in un caso su quattro può avere piccoli sgravi fiscali che non superano i 500 euro.
Secondo l’Oipe nel 2022 il consumo di elettricità dovrebbe contrarsi del 5% rispetto al 2018, mentre quello di gas scenderà del 7% : a spegnere luci e caloriferi saranno ovviamente le famiglie più povere che avranno comunque rincari a doppia cifra.
Nel 2020 più di due milioni di famiglie italiane, il 7,7% del totale, si trovava in condizioni di povertà assoluta.
Un’inflazione al 4% porterebbe la percentuale di famiglia in povertà assoluta all’8,8%, con punte di oltre il 10% al sud.
Nel complesso i nuclei familiari in difficoltà aumenterebbero di 276.000 unità, per lo più famiglie composte da tre o più persone.
Se la guerra in Ucraina dovesse proseguire a lungo e i prezzi dovessero aumentare ancora, l’inflazione potrebbe arrivare al 6%, portando le famiglie in povertà assoluta al 9%.
Tutto questo accade in quadro complessivo di calo della produzione industriale ( - 0,8% a gennaio 2022; - 0,3% a febbraio 2022), in un Paese come l’Italia dove la struttura delle aziende rimane insufficiente e risulta molto forte il peso di settori “volatili” e legati alla congiuntura : ad esempio turismo 13%.
La guerra in Ucraina fa tracollare le aspettative economiche quasi ai minimi pandemici,.e permangono le difficoltà create dai colli di bottiglia presenti nella catena delle forniture e le preoccupazioni per la salita dei prezzi.
Fa sentire il proprio peso anche la sparizione del welfare sostituito dai bonus e dai redditi di cittadinanza e d’emergenza la cui elargizione ha già messo in luce tutte le difficoltà di un mercato del lavoro frammentato che produce precarietà e incertezze, mentre ci si batte contro delocalizzazioni e licenziamenti in massa per via SMS.
Da ricordare ancora che il già citato aumento delle spese militari si rifletterà sull’arretramento negli investimenti pubblici al riguardo della transizione ecologica e di quella digitale, mentre appare incerto il quadro delle aspettative (eccessive?) al riguardo del PNRR che dovrebbe tradurre in Italia il piano del Recovery Fund.
Qualunque possa essere la sorte del governo in carica le elezioni politiche sono ormai ad un passo, meno di 12 mesi: se la sinistra intende ragionare su di una possibile presenza capace di riflettere politicamente questo insieme di difficoltà sociali affrontandole progettualmente il tempo ormai sta quasi per scadere (oltre ovviamente alla linea di discrimine tra la pace e la guerra: oggetto fondamentale del prossimo contendere).
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