Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
lunedì 28 febbraio 2022
domenica 27 febbraio 2022
La rivista il Mulino: I segnali ignorati della strategia di Putin
La rivista il Mulino: I segnali ignorati della strategia di Putin: In Occidente molti sembrano non aver compreso quale sia, da anni, la vera strategia di Putin. Ora dovrebbe essere evidente: ed è ora di abbandonare una volta per tutte l’ottica degli anni Settanta-Novanta del secolo scorso
sabato 26 febbraio 2022
The Left Must Stand Against Putin’s War
The Left Must Stand Against Putin’s War: The first task for socialists in the appalling war being inflicted in Ukraine is to provide unconditional solidarity with its victims.
venerdì 25 febbraio 2022
Franco Astengo: Democrazia/guerra
DEMOCRAZIA /GUERRA di Franco Astengo
Norma Rangeri firma un editoriale (”Il Manifesto” 25 febbraio) dove affronta il tema della crisi della democrazia intesa quale fattore determinante per la ripresa e l’esplosione del confronto bellico.
L’articolo si conclude esprimendo l’opinione, in riferimento all’impotenza dell’Europa, : “..opinioni pubbliche se saranno in grado di suscitare un’onda pacifista contro una guerra capace di nutrire se stessa”.
Se la nostra interpretazione è corretta, il tema sollevato è quello dell’assenza di un movimento pacifista all’altezza della gravità della fase storica : aggiungeremmo anche dal nostro punto di vista la questione dell’assenza di rappresentatività politica, di incapacità di espressione dei soggetti di intermediazione sociale e di insufficiente analisi della difficoltà che emerge nel funzionamento dei meccanismi classici della democrazia liberale.
Qualche tempo fa in un’intervista rilasciata proprio da Putin al “Financial Times” l’ex-agente del KGB, dichiarava la fine della democrazia liberale ponendosi a favore delle cosiddette (semplifichiamo per economia del discorso) “democrazie illiberali” del tipo di quella praticata in Ungheria e ipotizzata in Italia, attraverso l’assunzione di un ruolo centrale all’interno del sistema politico da parte della Lega e di Fratelli d’Italia(al netto delle pruriginose dichiarazioni rilasciate in queste ore da esponenti dei due partiti).
Appare evidente davanti a noi come i richiami all’illiberalità facciano parte del meccanismo che ha portato direttamente al drammatico stato di cose in atto in un coacervo (è bene ricordarlo) di complicità a tutti i livelli.
Esporre le cose in questo modo però finirebbe con il rischiare un eccesso di semplificazione.
Allora si rende necessario andare meglio nel merito rispetto a ciò che è accaduto nel determinare questa vera e propria crisi della democrazia occidentale.
Siamo entrati, infatti, in una terza fase della democrazia: la prima fase era quella della democrazia dei partiti, capaci di ottenere un consenso di massa intorno alla propria ideologia; la seconda fase è stata quella della “democrazia del pubblico” con i leader prevalenti sui partiti e il rapporto di fiducia personale tra il Capo e il pubblico della TV generalista capace di scalzare le ideologie. La terza fase è quella “ibrida” realizzata attraverso l’ingresso sulla scena di Internet che ha finito con il miscelare democrazia diretta e democrazia rappresentativa.
In base all’analisi di questi cambiamenti si è prefigurata una deformazione della democrazia, pur conservando intatte le forme della democrazia novecentesca configuratesi attraverso il rito elettorale.
Rito elettorale che si è sempre più identificato con espressioni di tipo plebiscitario.
Il risultato è quello di uno svuotamento di senso progressivo e di depotenziamento dell'opinione pubblica e del confronto tra le idee in un quadro di allargamento delle disuguaglianze economiche e culturali e di crescita del corporativismo e dell'aggressività sociale.
Si sono aperti varchi per avventure autoritarie e per lo strapotere delle lobbie in quadro di tecnocrazia dominante retta attraverso l’idea (fagocitante) dell’uomo solo al comando.
Si sono affermate, in sostanza tre negative condizioni: quella tecnocratica, quella populista, quella plebiscitaria, riducendo la cittadinanza ad audience passiva del capo carismatico.
Si così ottenuto il risultato di una sorta di riunificazione tra rappresentanza e governabilità in una sorta di “simbiosi” del potere con l’estinzione dei corpi intermedi tra la società e la politica e riducendo le opposizioni a pura marginalità.
Da dove partire, allora, per modificare questa realtà proprio nel momento in cui il ritorno della guerra in Europa ne dimostra tutta la pericolosità?
Prima di tutto sarà necessario stabilire i punti sui quali attestare una vera e propria “resistenza”partendo dalla diffusione del dibattito culturale sul tema della democrazia.
I soggetti politici residui devono attrezzarsi per riprendere quella funzione pedagogica abbandonata il tempo della trasformazione del partito di massa.
Agire in questo modo all’interno della società attuale potrebbe apparire uno sforzo inutile, circondati come siamo da un dominante “pensiero unico”.
Ma è questo il punto di resistenza e di esigenza di espressione di un pensiero alternativo: debbono risaltare gli elementi fondativi per un recupero di soggettività che esprimendo la complessità del rinnovamento di un pensiero democratico contenga già in sé la capacità di rappresentare un’alternativa misurata sulla complessità delle contraddizioni di cui - nello specifico – l’istanza pacifista rappresenti elemento di pensiero fondativo.
giovedì 24 febbraio 2022
Russia's Stolen Future by Joschka Fischer - Project Syndicate
Russia's Stolen Future by Joschka Fischer - Project Syndicate: Joschka Fischer considers the real reason behind the Russian leader's decision to invade Ukraine.
mercoledì 23 febbraio 2022
martedì 22 febbraio 2022
Franco Astengo: Europa/Pace
EUROPA/PACE
1) Premesso che è indispensabile tornare a considerare la politica estera come prioritariamente misurata sul piano delle questioni strategiche politico/militari e non su quello delle “contraddizioni globali” ;
2) Quelle contraddizioni globali che,introiettata l’idea della “fine della storia”, apparivano fino a qualche tempo fa come centrali nella costruzione delle grandi transizioni dell’innovazione tecnologica e dell’ecologia;
3) Appare necessaria la ricostruzione di identità di una sinistra europea che riparta dall’opzione pacifista in collegamento con un movimento transnazionale eticamente motivato;
4) Una sinistra capace di considerare – appunto – l’Europa come spazio politico elaborando una proposta in quella dimensione, partendo dal mettere in campo un opzione di distinguo tra la Nato e l’Unione Europea;
5) In conseguenza la sinistra deve pensare ad una Europa che come Unione è chiamata a svincolarsi dalla sua origine di avamposto dell’atlantismo: concetto sulla base del quale si è poi verificato l’allargamento verso Est e verso Sud realizzato anche attraverso la partecipazione attiva alle guerre balcaniche;
6)L’ipotesi da portare avanti dovrebbe essere quella di un’Europa con al centro un vasto campo demilitarizzato, una sorta di “zona cuscinetto” per garantire l’opzione di pace nel cuore del continente nella considerazione di un apparentemente inevitabile ridefinirsi di una sorta di “logica dei blocchi” strutturata però ben diversamente da quella del passato perché di ben altra dimensione e natura sono rispetto al passato le interconnessioni economiche e produttive in particolare nei campi dell’energia e dell’approvvigionamento alimentare.
Sul piano dell’analisi i grandi sconfitti sono i sostenitori della già ricordata fine della storia e quelli della “globalizzazione”.
Franco Astengo
Luigi Fasce: Calenda
C'è riformismo vero e c'è falso riformismo
Sono al corrente leggendo articoli su quotidiani genovesi che forze
"riformiste" (Italia Viva, Azione, +Europa) sono in attesa di farci
conoscere se intendono confluire nella coalizione di centrosinistra
con il candidato sindaco Ariel Dello Strologo.
Oggi la notizia su La Repubblica a firma Michela Bompani che Calenda
di Azione ha fatto dichiarazione pubblica a sostegno di Bucci. Non
sappiamo se seguirà Emma Bonino federata - già con qualche mal di
pancia - con Azione di Calenda.
Facile definire Italia Viva di Renzi: forza neoliberista senza se e
senza ma.
A mio avviso incompatibile con la coalizione di centrosinistra e il
suo programma elettorale ocologista e solidale.
Difficile inquadrare il camaleontico Calenda, ma ci voglio provare.
L'arrampicatura di Calenda prosegue per alte vette:
"Il 20 gennaio 2016 viene nominato dal governo Renzi come
Rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea,
incarico che ha assunto il 21 marzo
Questa scelta inconsueta di nominare un politico in una posizione
normalmente riservata ai diplomatici di carriera ha
sollevato proteste da parte dei membri del corpo diplomatico
italiano....>.
Ora può fare da solo e fonda Azione.
Wikipedia)
Ecco che con insalata di parole Calenda appronta il suo schizofrenico
"manifesto", che però è un insulto a tutti i suddetti filoni
storici a cui fa riferimento.
Dai fratelli Carlo e Nello Rosselli martiri del fascismo, l'azionista
prima e socialista dopo Riccardi Lombardi, (quello delle riforme
costituzionali di struttura) Piero Gobetti anch'esso morto per le
violenze subite dai fascisti e rimescolamenti vari con il cattolico
Sturzo. Mi va bene che ha lasciato fuori dal suo abnorme dipinto alla
Picasso i miei due indicatori di senso: Guido Calogero e Aldo
Capitini firmatari nel 1941 del manifesto liberalsocialista.
La nuova forza politica di Calenda, di centro-sinistra,
progressista e riformista, un elenco di distorsioni di senso e
significato incompatibili con il suo percorso.
Il profilo di Calenda, come è possibile verificare dall'inizio del
suo percorso, è e resta neoliberista, finanzcapitalista come
direbbe Gallino, incompatibile con tutte le filosofie politiche che
si attribuisce, nonchè pure anticostituzionale.
Tutto il contorno è un camuffamento, fumo negli occhi della gente
buttato da imbelle imbonitore.
Più semplice definire il profilo di Emma Bonino radicale storica,
sempre al seguito di Pannella oggi leader di +Europa.
Poche succinte parole, dalla scissione del 1955 di Pannella dal
Partito Liberale, il Partito Radicale aveva perorato le cause dei
diritti civili condividendo con la sinistra le politiche sociali e
del lavoro, però dopo il 1989 con il crollo URSS Pannella ha
ricomposto il pensiero libertario con quello neoliberista in campo
economico oramai egemone. Emma Bonino con +Europa è l'attuale
coerente interprete del pensiero neoliberista, ma persegue anche la
difesa della laicità e dei diritti civili. Attualmente la posizione
neoliberista in campo economico di Bonino è persino ostentata,
all'opposto di quella occultata di Calenda.
Qualche notazione storicamente veritiera su riformismo.
Il riformismo nasce nll'alveo del pensiero socialista ottocentesco in
Germania in contrapposizione al socialimo massimalista
rivoluzionario.
Per il riformismo, pur saldamente collocato nel pensiero socialista,
in Germania sceglie la via liberaldemocratica parlamentare per
conquistare il potere politico.
La Repubblica di Weimar (1918 e il 1933)è è l'esempio storico (1918 e
il 1933).
Dopo la morte di Engels in Germania nel 1895, Bernstein ( (Berlino, 6
gennaio 1850 - Berlino, 18 dicembre 1932)) sviluppò una propria
teoria revisionista per la realizzazione del regime socialista,
fondata su un approccio graduale e riformista, piuttosto che
rivoluzionario.
In italia lo storico esponente del gradualismo-riformismo socialista
è stato Filippo Turati ((Canzo, 26 novembre 1857 - Parigi, 29 marzo
1932)
Quindi, secondo lo storico Tamburrano (San Giovanni Rotondo, 10
agosto 1929 - Roma, 21 giugno 2017) "il riformismo o è socialista o
non è".
Il riformismo socialista nel primo Novecento si è scontrato duramente
con i socialisti massimalisti rivoluzionari e con gli stessi
comunisti,
Nel 1948 il pensiero riformista, con concertazione di Comunisti,
Democratico Cristiani, Liberali, Repubblicani, Socialdemocratici e
socialisti, ha plaasmato la Costituzione italiana (Principi
Fondamentali, diritti politici, civili, sociali, lavoro e modello di
economia mista con funzione sociale a cui
l'otto febbraio 2022 si è aggiunto il diritto dell'ambiente).
Riformismo costituzionale che con politiche parlamentari e di governo
per i 30 anni gloriosi che vanno dali anni 60 agli anni 80 ha fatto
crescere l'Italia e diminuito fortemente le disuguaglianze.
Altra la storia economico-sociale e politica con l'egemonia
neoliberista in Italia dopo il 1989.
Non si può definire il neoliberismo svolta riformista. Si può solo
definire il neoliberismo contro-riformismo costituzionale.
Le forze politiche pseudo"centriste" e "riformiste" a cui si è
accennato sulla stampa, qui a Genova coerenza vorrebbe che si
collocassero nel centro destra di Bucci. Per Azione, Calenda si è
già palesato e sostiene pubblicamente Bucci. Mentre resta il dubbio
ambletico per +Europa della Bonino, nella scelta di campo prevarrà
l'anima libertaria o quella neoliberista ?
--
Luigi Fasce
lunedì 21 febbraio 2022
venerdì 18 febbraio 2022
giovedì 17 febbraio 2022
I patrimoni degli italiani sono sempre più concentrati
I patrimoni degli italiani sono sempre più concentrati: L’Italia è un’economia ricca di patrimonio ma esso si concentra sempre di più nelle mani di pochi e i lasciti ereditari cristallizzano le ... Scopri di più!
mercoledì 16 febbraio 2022
martedì 15 febbraio 2022
lunedì 14 febbraio 2022
domenica 13 febbraio 2022
sabato 12 febbraio 2022
Franco Astengo: Demos
TRA DEMOS E KRATOS di Franco Astengo
"Nel grande gioco globale si impone un nuovo ordine. La democrazia si compie nella fase repubblicana che supera le appartenenze".
Nè destra, nè sinistra, né centro, l'istituzione sprigiona l'energia con cui ha a che fare la politica oggi, soprattutto in Italia.
Un "caso italiano " di nuovo conio, quale indice di sublimazione della crisi della democrazia rappresentativa?
In questo quadro la “capacità di custodia delle porte del sistema politico” (il gate-keeping nella terminologia politologica) dei partiti e delle élite politiche appare strutturalmente indebolita.
Si sono così fatti strada fenomeni di verticalizzazione delle istituzioni di governo e di maggiore visibilità degli attori – chiave dei processi decisionali.
E’ emerso il “fattore leaderizzazione”, ovvero la tesi che lega la stabilità politica di un sistema alla capacità di comunicazione mediatica e al gradimento di un leader costantemente alle prese con le valutazioni del pubblico in quella che molti studiosi hanno identificato come “campagna elettorale permanente”.
Tale fenomeno viene anche definito come “presidenzializzazione della democrazia” quando l’oggetto di questa particolare attenzione del pubblico si restringe ai capi degli esecutivi nazionali.
Se allora vogliamo limitare l’analisi al tipo di proposta di elezione diretta del Presidente della Repubblica così come questa è stata avanzata nel quadro specifico del sistema politico italiano si tratta, prima di tutto, di valutare quanto l’enfasi sulla figura e sul valore aggiunto garantito da un dato leader debba necessariamente rappresentare una componente decisiva del rapporto tra pubblico e politica anche oltre il momento elettorale.
Deve essere chiaro che per superare questo elemento della “campagna elettorale permanente” l’idea presidenzialista contempla oggettivamente proprio l’idea di abbandonare la “palude parlamentare” con un conseguente stravolgimento dell’impianto costituzionale e uno spostamento secco del ruolo delle istituzioni verso forme dirette (appunto non parlamentari) di “decisionalità” (bonapartismo, cesarismo?).
Dalla fine della guerra fredda in avanti abbiamo registrato , nel sistema politico italiano, il tramonto dell’ipotesi bipolare e, successivamente, anche quella di un ritorno alla “teoria dei due forni” rielaborata attraverso la formazione di due governi avvenuta nel corso della XVIII legislatura avendo assunto il M5S , in maniera del tutto inadeguata, il ruolo di “partito pivotale”: il risultato è stato quello di un’assunzione di “primato esecutivo” della tecnica con la conseguente emersione di una larga sfiducia verso la delega partitica.
Gli elettori “telespettatori” guardano alle persone piuttosto che ai partiti come organizzazioni e hanno imparato ad utilizzare gli strumenti di comunicazione politica, trasformando le modalità di partecipazione ed esponendosi nella campagna elettorale permanente con fette dell’opinione pubblica che subisce influssi emotivi post-razionali come si è dimostrato nel corso dell’emergenza sanitaria.
Si tratta di elementi di allineamento con i trend conosciuti su scala globale: ma non si debbono dimenticare le caratteristiche originarie del sistema italiano e la complessità dell’attuale competizione politica.
Il sistema politico italiano presenta, infatti, una propria specifica articolazione che ha comunque pesato anche nella fase di trasformazione della “democrazia del pubblico”.
Le difficoltà che si incontrano nella messa a punto anche degli strumenti più semplici di regolazione dei rapporti tra economia, media e politica ben rappresentano l’evidenza più nitida della specificità del “caso italiano”.
L’opposizione al progetto di istituzionalizzare il fenomeno della leaderizzazione attraverso l’avvento della formula di elezione diretta del Presidente della Repubblica deve allora tener conto di questi elementi di complessità.
Non è sufficiente agire all’insegna dello slogan “Difendere la Costituzione”, che pure deve essere mantenuto con chiarezza.
Occorre tenere salda un’idea di sistema politico che affermi l’istituto parlamentare come centrale degli equilibri decisionali ( voto di fiducia all’esecutivo, elezione parlamentare del Presidente della Repubblica, limitazione dell’intervento legislativo su iniziativa del Governo, statuti dell’opposizione, sistema elettorale proporzionale).
Per muoversi nella direzione di un efficace contrasto verso l'ipotesi presidenzialista sarà però necessario rilanciare e ridefinire il ruolo dei partiti, che rimangono il soggetto decisivo per mantenere la centralità del Parlamento.
E’ ormai superata la fase che aveva mostrato partiti impegnati per lo più nella difesa statica della propria identità ideologica, ma non necessariamente decisivi nello svolgimento delle politiche pubbliche.
Veri e propri “sconvolgimenti di sistema” (cessione di sovranità dello “Stato – Nazione”, mutamenti profondi nell’identità sociale, utilizzo delle nuove tecnologie) hanno causato una caduta di riconoscibilità con una conseguente perdita di capacità di rappresentanza.
Oggi per contrastare ed evitare una torsione autoritaria serve far ritornare il soggetto collettivo organizzato ad una funzione di dinamico innovatore di policy.
Occorre che i partiti sappiano ritrovare la capacità di un “esercizio della critica” rispetto alle difficoltà delle nuove tematiche tecnologiche, ai temi eticamente sensibili, all’impatto dell’interdipendenza economica.
Le organizzazioni politiche debbono tornare a fornire di nuovo le “armi della critica” rispetto all’attenzione crescente verso i media e nei confronti dell’attuazione e della valutazione dei processi decisionali.
Il punto di riaffermazione del sistema parlamentare passa attraverso una sconfitta dell’idea presidenzialista ponendo in discussione una visione “complessa” dell’azione politica da esercitarsi attraverso forme non collaudate di interazione sociale.
I partiti debbono saper intendersi quali espressioni di nuova capacità di funzionare come soggetti di integrazione di massa e di pedagogia politica, ricostruendo così senso di appartenenza e identità.
venerdì 11 febbraio 2022
Paolo Bagnoli: A fari spenti
la biscondola *)
a fari spenti
di Paolo Bagnoli
L’Italia vive una stridente contraddizione. Per quanto, alla fine, l’elezione del Presidente della Repubblica, abbia visto riconfermato Sergio Mattarella nonostante che questi avesse sbandierato da molto tempo che non intendeva bissare, il quadro istituzionale non è certo risultato più solido rispetto a prima. Se, al di là di in una fase di emergenza e di acute lacerazioni istituzionali, Mattarella avesse fatto sapere che era disposto a restare, considerato che le elezioni non sono lontane, passate queste avrebbe potuto lasciare. Si sarebbe trattato di un patto istituzionale giustificato dal momento che viviamo. Se così fosse stato, ci saremmo risparmiati il miserevole spettacolo di un ceto politico assolutamente impotente, che è inappropriato chiamare “classe politica”.
Andando oltre la retorica di cui noi siamo maestri, i 55 applausi che il discorso di insediamento ha ricevuto sono apparsi come una specie di liberazione per un qualche scampato pericolo; parimenti, l’urlata del nome presidenziale nella bomboniera di Sanremo è stata sintomo di sguaiatezza. Sicuramente avrà fatto piacere a Mattarella, ma le istituzioni della Repubblica richiedono altro. Richiedono quella compostezza che ci ha fatto vivere momenti intensi di orgoglio repubblicano quando il Presidente è salito all’Altare della Patria e il cielo veniva solcato dalle Frecce Tricolori.
Mattarella non voleva tornare al Quirinale. Tuttavia, se dopo che il suo nome era uscito dall’urna la prima volta, egli lo avesse ritirato, non sarebbe tornato. Così, però, non è andata e che sia stato convinto da Mario Draghi in poco meno di mezz’ora ci fa sorridere. Non abbiamo né prove né indizi. Crediamo, invece, che dall’Europa un qualche suggerimento sia arrivato vista la celerità con la quale la Presidente della Commissione ha fatto giungere i suoi rallegramenti unitamente all’assicurazione dell’arrivo dei primi soldi e poi, a stretto giro, hanno dichiarato il Presidente del Consiglio Europeo, l’Alto Rappresentante per la politica estera e, buon ultimo, è arrivato Paolo Gentiloni, commissario all’economia il quale, di questi tempi, forse dovrebbe farsi sentire un po’ di più.
L’Europa sa bene che quella italiana è una crisi di sistema. È naturale che sia preoccupata considerato lo stato a brandelli delle forze politiche. Ma dal momento che la coppia Draghi-Mattarella ha ben funzionato, appariva rischioso cambiare, considerato che una caduta dell’Italia avrebbe ripercussioni gravissime sull’ Unione. Rimanendo nello schema dell’uscita di Mattarella non riusciamo a capire perché Mario Draghi non avrebbe dovuto legittimamente aspirare al Quirinale essendo oggi l’unica vera risorsa politica di livello di cui disponiamo. È andata in modo diverso e Draghi, quale presidente del consiglio, è sicuramente più forte e autorevole di prima. Il governo, invece, nel suo insieme è più debole, senza coesione, una volta sfumata l’aura di quella specie di unità nazionale creatasi dopo la liquidazione dell’esperienza Conte.
Insomma, nella fase che viviamo, abbiamo un caposaldo di stabilità nella coppia formata dai due Presidenti, ma un grande traballamento per quanto concerne la politica la quale non può nemmeno, paradossalmente, dirsi commissariata visto che essa non esiste e ciò, per lo Stato, equivale a una macchina che cammina di notte a fari spenti. Coloro che si sono sforzati di rappresentare il Parlamento come rivivificato hanno mentito sapendo di mentire; i parlamentari hanno dato plastica rappresentazione “dell’uno vale uno” e se uno significa ognuno di quelli, beh!, ci sembra valgano ben poco.
Mattarella, nel suo discorso, ha richiamato sedici temi di rilevanza nazionale con parole nobili e giuste. Ci domandiamo chi raccoglierà l’invito e poiché, come soleva dire Alcide De Gasperi, prima o poi le elezioni vengono, a cosa assisteremo? Gli applausi, allora, saranno solo un lontano episodico ricordo.
*) Questa biscondola è apparsa il 7 febbraio 2022 sul quindicinale on line di Critica Liberale NONMOLLARE >>> scaricabile gratis qui <<<
giovedì 10 febbraio 2022
mercoledì 9 febbraio 2022
martedì 8 febbraio 2022
lunedì 7 febbraio 2022
domenica 6 febbraio 2022
sabato 5 febbraio 2022
venerdì 4 febbraio 2022
Formica: «Con Mattarella al Quirinale è stato bloccato un tentativo di involuzione democratica, Causato dalla concentrazione dei poteri nelle mani di Draghi, un solo uomo» - nuovAtlantide.org
giovedì 3 febbraio 2022
mercoledì 2 febbraio 2022
Sandro Mezzadra: Il modello cinese e lo spazio del conflitto
Sandro Mezzadra: Il modello cinese e lo spazio del conflitto: Il modello cinese e lo spazio del conflitto
di Sandro Mezzadra
Una lettura importante, sotto la lente dell’attualità, del libro di Giovanni Arrighi, Adam Smith a Pechino, Mimesis, 2021. Si tratta di una nuova edizione del volume dopo la prima pubblicazione italiana, da tempo esaurita, uscita pe...
The Marxist Who Antagonizes Liberals and the Left | The New Yorker
The Marxist Who Antagonizes Liberals and the Left | The New Yorker: The renowned Black scholar Adolph Reed opposes the politics of anti-racism, describing it as a cover for capitalism.
martedì 1 febbraio 2022
Franco Astengo: Qualche numero dal Portogallo
QUALCHE NUMERO DAL PORTOGALLO di Franco Astengo
Di seguito alcuni primi dati propedeutici ad una analisi compiuta che dovrà essere svolta nei prossimi giorni sull’esito delle elezioni portoghesi del 30 gennaio.
Turno elettorale legislativo generale che ha visto il Partito Socialista di governo conseguire la maggioranza assoluta, al contrario di quanto sembravano indicare sondaggi e pronostici:
1) Anche se di poco è cresciuta la partecipazione al voto. Nel 2019 i votanti erano stati 5.237.484 saliti a 5.389.705, di conseguenza in percentuale dal 54,50% al 57,96%;
2) La maggioranza assoluta conseguita dal Partito Socialista appare soprattutto frutto di uno spostamento nella coalizione di sinistra (e anche al di fuori rimanendo però nel perimetro dell’esquerda).
Vediamo i dati: Il Partito Socialista (che afferma il suo ruolo di governo) passa da 1.866.511 voti ottenuti nel 2019 a 2.246.483 voti nel 2022 con un incremento di 379.972 suffragi, in percentuale sui voti validi dal 36,65 al 41,68 (più 5,03%). Nel 2019 il partito Socialista aveva ottenuto 106 seggi saliti nel 2022 a 117.
Il Bloco de Esquerda aveva ottenuto nel 2019 492.507 voti (9,67%) scesi nel 2022 a 240.257 (4,46%). In sostanza una flessione di 252.250 voti (in percentuale meno 5,21%) con un dimezzamento dei seggi da 10 a 5.
Il glorioso Partito Comunista Portoghese che ebbe come segretario Alvaro Cunhal aveva ottenuto nel 2019 329.241 voti (6,46%) diminuiti nel 2022 a 236.630 (una flessione di 92.611 voti) pari al 4,98% (meno 1,48%) con perdita di 6 seggi da 12 alla metà.
In sostanza il BE e il PCP hanno ceduto esattamente il numero di seggi acquisiti dal PS.
Anche lo stesso Partito Comunista dei Lavoratori Portoghesi pur collocato all’opposizione e privo di rappresentanza parlamentare ha ceduto 23.833 voti passando da 34.578 a 10.755.
A destra, invece, netta avanzato dalla forza estremista di Chega ! (Basta!) nato nel 2019 da una scissione del PSD su posizioni sovraniste. L’estrema destra è passata da 66.448 voti (1 seggio) a 385.498 voti (più 319.05o voti) con 12 seggi invece del solo mandato ottenuto nel 2019.
L’avanzata di Cegha! Non ha corrisposto però completamente al calo del PSD, storico rappresentante della destra portoghese che ebbe come leader Cavaco Silva: il PSD infatti è salito in cifra assoluta da 1.420.644 voti a 1.498.605 ( più 77.691) cedendo però 6 seggi (l’assegnazione dei seggi avviene a livello circoscrizionale con il metodo d’Hondt: sistema che favorisce le concentrazioni locali anche se in misura minore del sistema elettorale spagnolo suddiviso in un maggior numero di circoscrizioni, 50).
Il successo della destra è da attribuire soprattutto al crollo del Partito Popolare sceso da 216.454 voti nel 2019 (4,25%) a 86.578 voti nel 2022 (1,61%) con un calo di 129.876 voti con la perdita totale dei 5 seggi presenti nel Parlamento precedentemente eletto.
Flessione netta anche per gli animalisti – ambientalisti di PAN: nel 2019 166.858 voti e 4 seggi, nel 2022 82.250 voti e 1 seggi.
Da ricordare ancora 5 seggi ottenuti da alleanze locali di centro – destra e il mantenimento dell’unico seggio dello storico Partito Repubblicano Portoghese (cresciuto da 55.680 voti a 68.971).
Nella sostanza i numeri indicano chiaramente:
1) un piccolo incremento nella partecipazione al voto;
2) uno spostamento a sinistra sulle posizioni di governo del Partito Socialista che potrò governare usufruendo di 117 seggi su 230;
3) avanzata dalla destra sovranista che usufruisce soprattutto del calo del Partito Popolare e della mancata “spallata” dal PSD.
Tutto questo come prime indicazioni numeriche.
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