martedì 22 settembre 2020

Franco Astengo: Referendum, numeri assoluti

REFERENDUM: NUMERI ASSOLUTI di Franco Astengo Un "NO" nordico, metropolitano, da regioni "rosse" e d 'opinione: questa la sintesi dell'analisi che è stata possibile sviluppare attorno al voto referendario del 20-21 settembre. Un voto sul quale ha inciso, come vedremo, il traino delle elezioni regionali. Se mi può essere consentito ribadirlo ancora una volta: in questo "NO" ci sono milioni di voti d'opinione (e qualcuno anche di appartenenza) espressi da elettrici ed elettori che sicuramente anelano a ritrovare una rappresentanza politica: la sinistra che si è battuta per questo "NO" avrebbe il dovere di rifletterci sopra ma in termini completamente inediti rispetto al passato, anche se ben sappiamo come non siano inediti gli intrecci tra le complesse contraddizioni che, in questa modernità, ci troviamo a dover affrontare. Andando per ordine, ricordo due cose: 1) Non credo proprio possano essere eseguite improprie comparazioni con altre consultazioni, politiche e/o referendarie. Il voto in questi casi è sempre trasversale e gli schieramenti mobili, tanto più in tempo di forte volatilità elettorale; 2) Le percentuali che troverete di seguito sono sempre riferite al totale delle elettrici e degli elettori iscritti nelle liste aventi diritto. Un'ultima annotazione: considerato il livello di astensione al Sud, l'elevata quota per il SI, l'insediamento realizzato dal M5S in quella parte del Paese è il caso di interrogarsi su quale tipo di apparato media il radicamento di questo soggetto e quanto stia perdurando, sul piano dell'aggregazione del consenso, l'effetto del "voto di scambio" dovuto all'elargizione del reddito di cittadinanza. Dunque: Sul piano nazionale abbiamo avuto Iscritti 46.418.642 unità. Voti validi 24.653.435 pari al 53,11% Il SI ha ottenuto 17.168.494 voti pari al 36,98% dell'intero corpo elettorale. Quindi la riduzione del numero dei parlamentari è stata approvata da poco più di un terzo degli aventi diritto. Sia consentita anche una comparazione impropria: in Parlamento l'approvazione ottenne l'88,7% dei voti. In conseguenza applicata questa percentuale al totale dei voti validi espressi nel referendum il SI avrebbe dovuto ottenere 21.867.597 voti: un calo di 4.699.103 suffragi, assommati alla crescita dell'astensione (comprensiva del voto nulla e bianco) salita a 21.765.20t unità. Un segnale ulteriore di fragilità del sistema. Ricordo la cifra assoluta del "NO": 7.484.941 voti pari al 16,12% dell'intero corpo elettorale. QUESTI I DATI REGIONE PER REGIONE PIEMONTE Iscritti 3.352.137 Voti Validi 1.713.521 51,11% SI 1.172.234 34,96% NO 541.287 16,14% (più 0,2 sulla media nazionale) VALLE D'AOSTA(si votava anche per le regionali) Iscritti 99.010 Voti Validi 70.873 71,58% SI 48.165 48,64% NO 22.708 22,93% (più 6,81 sulla media nazionale) LIGURIA (si votava anche per le regionali) Iscritti 1.211.053 Voti Validi 706.158 58,30% SI 450.354 37,18% NO 255.804 21,12% (più 5% sulla media nazionale) LOMBARDIA Iscritti 7.509.264 Voti validi 3.830.754 51,01% SI 2.609.444 34,74% NO 1.221.310 16,26 (più 0,14 sulla media nazionale) VENETO (si votava anche per le regionali) Iscritti 3.734.565 Voti Validi 2.487.531 66,60% SI 1.553.218 41,59% NO 934.313 25,01 (più 8,89% sulla media nazionale) TRENTINO ALTO ADIGE Iscritti 806.051 Voti Validi 550.878 68,34% SI 390.490 48,44% NO 160.388 19,89% (più 3,77 sulla media nazionale) FRIULI VENEZIA GIULIA Iscritti 946.487 Voti Validi 471.785 49,84% SI 281.042 29,69% NO 190.743 20,15% ( più 4,03 sulla media nazionale) EMILIA ROMAGNA Iscritti 3.328.708 Voti Validi 1.831.301 55,01% SI 1.273.585 38,26% NO 557.716 16,75 (più 0,63% sulla media nazionale) TOSCANA (si votava anche per le regionali) Iscritti 2.838.553 Voti Validi 1.844.901 64,99% SI 1.216.953 42,87% NO 627.948 22,12% (più 6% sulla media nazionale) MARCHE (si votava anche per le regionali) Iscritti 1.179.263 Voti Validi 771.048 65,38% SI 533.479 45,23% NO 237.569 20.14% ( più 4,02% sulla media nazionale) UMBRIA Iscritti 667.254 Viti Validi 323.051 48,41% SI 221.989 33,26% NO 101.062 15,14 (meno 0,98% sulla media nazionale) LAZIO Iscritti 4.375.924 Voti Validi 1.984.997 45,36% SI 1.307.304 29,87% NO 677.693 15,48 (meno 0,64% sulla media nazionale) ABRUZZO Iscritti 1.039.305 Voti Validi 521.370 50,16% SI 384.565 37,00% NO 136.805 13,16(meno 2,96 sulla media nazionale) MOLISE Iscritti 248.617 Voti Validi 116.634 46,91% SI 93.178 37,47% NO 23.456 9,43% (meno 3,18 sulla media nazionale) CAMPANIA (si votava anche per le regionali) Iscritti 4.544.826 Voti Validi 2.696.601 59,32% SI 2.087.311 45,92% NO 609.290 13,40% (meno 2,72% sulla media nazionale) BASILICATA Iscritti 455.019 Voti Validi 222.880 48,98% SI 169.024 37,14% NO 53.856 11,84% (meno 4,28% rispetto alla media nazionale) PUGLIA Iscritti 3.247.854 Voti Validi: 1.963778 ( 60,46%) SI 1.477.164 45,48 NO 486.614 14,98% (meno 1,14% sulla media nazionale) CALABRIA Iscritti 1.518.789 Voti Validi 672.582 44,28% SI 521.444 34,33% NO 151.138 9,95% (meno 6,17 sulla media nazionale) SICILIA Iscritti 3.957.819 Voti Validi 1.390.748 35,13% SI 1.055.351 26,66% NO 335.397 8,47% (meno 7,74% sulla media nazionale) SARDEGNA Iscritti 1.357.144 Voti Validi 482.043 (35,51%) SI 322.200 23,74% NO 11,77% (meno 4,35% sulla media nazionale) RIEPILOGO: REGIONI NELLE QUALI LA PERCENTUALE DEI VOTI VALIDI E' STATA SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE (53,11) Valle d'Aosta, Liguria, Veneto, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana, Marche,Campania, Puglia (ci sono tutte le regioni dove si votava anche per le regionali) REGIONI NELLA QUALI LA PERCENTUALE DEI VOTI VALIDI E' STATA INFERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE Piemonte (-2,00%), Lombardia (-2,10%), Umbria (-4,70%) , Lazio (-7,75%), Abruzzo(-2,95), Molise( -6,20), Basilicata (-4,13%), Calabria (-8,83%), Sicilia (-17,98), Sardegna ( -17,60%). REGIONI NELLA QUALI LA PERCENTUALE DEL NO E' STATA SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE (16,12% ricordando che il calcolo è sul totale degli aventi diritto) Piemonte, Valle D'Aosta, Liguria, Lombardia, Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Marche REGIONI NELLE QUALI LA PERCENTUALE DEL NO E' STATA INFERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE (16,12%) Lazio (salvo Roma al 17,57%), Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia, Sardegna. In conclusione: 1) Nonostante le difficoltà della campagna elettorale il NO ha sicuramente incrementato le posizioni di partenza dimostrando, ancora una volta, come esista un voto d'opinione fondato su di una capacità collettiva di riflessione politica (una posizione minoritaria che dispone però di una sua presenza sul territorio e che merita di essere considerata sul piano della prospettiva politica) 2) Il Paese , su questo punto, è apparso assolutamente spaccato in due tra Nord e Sud: non si tratta di una spaccatura di secondaria importanza. In questa spaccatura emerge un'altra differenziazione territoriale, quella riguardante le Città metropolitane del Centro - Nord nelle quali il "NO" ha superato largamente la media nazioonale:Torino 18,92%, Milano 19,55%,Genova22,03%, Venezia22,98, Bologna 23,07%, Firenze 30,42 . 3) L'election day ha sicuramente giocato a favore del SI trainando significativamente la partecipazione nelle regioni dove si votava con due schede.

4 commenti:

sandro ha detto...



Dato che a nord del Pool centrosinistra non becca palla, il rischio è ritenere che ci sia un rapporto tra voto "buono" nel referendum e voto "meno buono " per il governo. Credo si tratti in parte di uno dei tanti post hoc fasulli e in parte che nel NO sono confluite tante cose diverse come sempre nei referendum. Per questo meglio non costruirci sopra teorie.

maurizio ha detto...

Credo che il dato più rilevante sia che solo il 53% degli aventi diritto ha partecipato al voto e questo significa che alla quasi metà del corpo elettorale del referendum costituzionale non importava nulla. Inoltre senza il traino delle elezioni regionali l'astensionismo sarebbe stato ancora maggiore. Per cui il numero dei nostri parlamentari è stato pesantemente ridotto con il consenso di solo poco più di un terzo dei potenziali elettori come ha giustamente ricordato Franco Astengo. Lo ritengo un fatto gravissimo, ma pare che la cosa non interessi né alla politica né ai media. Il No ha perso come era facilmente prevedibile, ma nelle condizioni date si è trattato di un risultato dignitoso. Purtroppo dimostra solo che non tutti hanno portato il cervello all'ammasso e non credo sia politicamente spendibile. Le prime analisi dei flussi indicano che il No proviene soprattutto da elettori dissidenti del PD oltre che da piccole forze nettamente schierate come i radicali, socialisti vari e la sinistra radicale. Troppo pochi e troppo diversi per nutrire illusioni. Abbiamo fatto la nostra parte in coerenza con i nostri principi e non credo ci sia altro da aggiungere.
Maurizio Giancola


daniele ha detto...

Premesso che ho votato svogliatamente no, spererei che certi toni finissero passato il referendum.
Il taglio dei parlamentari è stato votato dal 93% del parlamento e poi confermato dal 69% dei votanti (direi che è legittimo..). E' vero la partecipazione è stata bassa, se foste stata piu' alta il SI avrebbe vinto con % ancora piu' bulgare (anzi venete). Vivremo con 600 parlamentari invece che 930, pazienza.

Credo ci siano altri problemi per lo stato della democrazia italiana, in particolare: 2
- La manipolazione dell'opinione pubblica che ha la sua origine nel controllo dei media classici della destra. A cui si sono aggiunti: una grande (legittima) abilità della destra di usare internet (facilitata da grossi investimenti) e l'estinzione dei giornali di sinistra.
- il fatto che il primo partito della "sinistra" italiano non abbia un'identità, una grande ameba spiaggiata che blocca l'evoluzione politica. (sul livello della destra italiana e dei suoi leader non commento)

Saluti
Daniele

franco ha detto...

Bisogna intendersi sulla non partecipazione. In questo caso poi di un referendum così complicato tutte le valutazioni sono buone. Un tempo c'erano due scuole di pensiero: la prima, di origine anglosassone, che i non partecipanti erano contenti di come andavano le cose e se ne stavano a casa per quel motivo; l'altra di origine europea della protesta (venuta fuori in tempi successivi). Nel caso italiano forse si può parlare di assenza di riferimenti politici e di poca abitudine a votare "il meno peggio". Come si vede un tema complesso, privo a mio giudizio di risposta univoca. Grazie Franco Astengo