Il Circolo Carlo Rosselli è una realtà associativa presente a Milano sin dal 1981. http://www.circolorossellimilano.org/
lunedì 30 settembre 2019
domenica 29 settembre 2019
sabato 28 settembre 2019
Claudio Vercelli. La storia à la carte. La risoluzione del Parlamento europo minestrone indigeribile di affermazioni del tutto destoricizzate | Jobsnews.it
Patrizio Paolinelli. Tre domande a… Giorgio Benvenuto. “Il voto favorevole del PD alla risoluzione del parlamento europeo che equipara nazismo e comunismo è stato un grave errore” | Jobsnews.it
venerdì 27 settembre 2019
giovedì 26 settembre 2019
mercoledì 25 settembre 2019
martedì 24 settembre 2019
lunedì 23 settembre 2019
domenica 22 settembre 2019
sabato 21 settembre 2019
Relazioni industriali. Siglata a Roma l’intesa sulla misurazione e la certificazione della rappresentatività delle organizzazioni dei lavoratori | Jobsnews.it
La Spagna torna alle urne, Sánchez non ha i numeri - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali
venerdì 20 settembre 2019
Franco Astengo: La dinamica del sistema
LE DINAMICHE DEL SISTEMA di Franco Astengo
La straordinaria estate 2019 sta per concludersi e gli scenari presenti nel sistema politico italiano (e in quello europeo) appaiono completamente trasformati rispetto a quelli analizzabili soltanto tre mesi fa.
Mi rivolgo direttamente a tutti coloro che, dopo l’esito delle elezioni europee (fine maggio), si erano pronunciati – in varie forme e promuovendo diverse iniziative – per l’avvio di un vero e processo di “ricostruzione” della sinistra.
Una “ricostruzione” che avrebbe dovuto anche collegarsi con le diverse tradizioni storiche, chiedendo a tutti di superare divisioni ormai anacronistiche e proponendo l’avvio di una riflessione approfondita attorno ai termini di una possibile innovazione di metodo e di merito nell’azione politica.
A un certo punto, nei primi giorni d’agosto, era sembrata addirittura necessaria la costruzione di un vero e proprio fronte antifascista per affrontare elezioni convocate all’improvviso e nelle quali la posta in gioco sarebbe stata quella della qualità della democrazia in Italia e della difesa della Costituzione.
Poi il quadro almeno all’apparenza all’improvviso è apparso cambiato per via di tre fatti;
1) L’elezione della nuova commissione europea e la formazione in sede di Parlamento Europeo della maggioranza definita “Ursula”
2) La formazione del governo PD – 5 stelle avvenuta, almeno in parte, in continuità con quanto accaduto proprio sul piano europeo;
3) La scissione dal PD dell’ala “renziana”. Renzi, infatti, tanto per riassumere con l’accetta sta tentando di formare un nuovo soggetto a trazione personale collocato in un’area di tipo liberal – democratica di stampo “macroniano” chiamando a raccolta non meglio identificati “moderati”.
Così la prospettiva stessa rispetto alla quale molti avevano pensato al discorso della “ricostruzione” ha sicuramente mutato di segno, almeno nell’immediato, costringendo tutti a un discorso di rapido aggiornamento.
Un’ulteriore prova questa della necessità di un ulteriore rapido aggiornamento della velocizzazione dei tempi nelle scelte politiche, un fenomeno frutto indubbiamente delle grandi novità introdotte dalle nuove tecnologie nel campo della comunicazione al riguardo delle quali, come è noto, qualcuno pretenderebbe l’esclusiva nell’uso del web per determinare le scelte.
Inoltre dopo aver sbandierato l’ineluttabilità del connubio “taglio dei parlamentari/ proporzionale” (collegamento nella realtà del tutto campato in aria dal punto di vista della teoria politica) tornano a spirare venti di “maggioritario” e di revival del bipolarismo.
In sostanza per chi pensa a un recupero “da sinistra”, si trova davanti a due strade:
1) Quella di limitarsi all’analisi dell’esistente cercando di valutare al meglio gli effetti della formazione del governo e della scissione renziana sul PD. Va evitata almeno a mio giudizio la tentazione di dare già per fatto un nuovo blocco politico posto in diretta relazione con il quadro di governo. Blocco politico da utilizzare già nelle prossime elezioni regionali.
2) Oppure proporsi lo sviluppo di un’analisi di lungo periodo da svilupparsi nell’idea di ricostruzione di un’autonoma soggettività di sinistra alternativa posta nel segno della riaffermazione della Costituzione repubblicana.
Da tener conto che le ragioni dello spostamento progressivo a destra dell’asse politico italiano e la crescita dei soggetti provenienti direttamente dal turbine che era stato definito “antipolitica”rimangono fatti realmente avvenuti e fortemente incidenti sulla realtà in una dimensione sicuramente duratura e non effimera.
In questo senso il punto da cui ripartire, almeno a mio giudizio, rimane quello del cambiamento di significato dei più importanti termini gramsciani, quelli sul quale abbiamo fondato storicamente una parte molto significativa dell’identità della sinistra italiana:
1) Sicuramente siamo dentro ad una “guerra di posizione” nel corso della quale però gli elementi di velocizzazione della decisionalità cui già si è accennato hanno determinato necessità inedite. Appare ormai inattuale il ripetersi di lunghe fasi nelle quali il sostentamento della sinistra poteva anche avvenire semplicemente attraverso l’espressione di una capacità rivendicativa posta sulla misura di una domanda di una radicalità di massa;
2) E’ mutato anche il segno del processo in atto di “rivoluzione passiva” che adesso continua a svilupparsi e a produrre i suoi effetti sociali basandosi sull’individualismo competitivo come connotato specifico attraverso la riscoperta dell’egoismo identitario e quindi della separatezza (anche razziale). Fenomeni molto diffusi tra le giovani generazioni.
Il tema di fondo rimane però quello della democrazia e della sua crisi.
Mi permetto così di insistere su di un punto che mi è capitato di sollevare già diverse volte anche in questi giorni: oggi è in pericolo la capacità del sistema di disporre di un’adeguata capacità di rappresentanza. Per sventare questo pericolo c’è bisogno di adeguate soggettività politiche che, proprio alla presenza di una così evidente riarticolazione della domanda sociale, producano reti fiduciarie più ampie e meno segmentate.
Sorgono questioni di apertura verso le istituzioni e (per dirla con Putnam) di produzione di capitale sociale che esigono un’opera di “consolidamento democratico”: a questo punto i due estremi del nostro dibattito tra immediatezza delle scelte e riflessione sul “pensiero lungo” finiscono con l’intrecciarsi strettamente.
martedì 17 settembre 2019
Exclusive: Every motion sent to Labour conference 2019 - LabourList
Exclusive: Every motion sent to Labour conference 2019 - LabourList: LabourList has obtained the list of every motion sent by local parties and trade unions to Labour conference 2019.…
lunedì 16 settembre 2019
domenica 15 settembre 2019
Conti pubblici, la proposta su tavolo della Commissione: "Meno paletti da rispettare e incentivi a investire in progetti strategici" - Il Fatto Quotidiano
sabato 14 settembre 2019
L’economista Annamaria Simonazzi a Rassegna sindacale: “Dal nuovo governo mi auguro un’inversione di marcia: la politica industriale non può agire solo sull’offerta. | Jobsnews.it
venerdì 13 settembre 2019
giovedì 12 settembre 2019
La Polonia verso le elezioni. Parlamento sospeso, protesta l’opposizione - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali
mercoledì 11 settembre 2019
Istruzione cenerentola, l’Italia è tra i paesi Ocse che spendono meno - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali
martedì 10 settembre 2019
lunedì 9 settembre 2019
domenica 8 settembre 2019
Franco Astengo: Parlamento e Costituzione
PARLAMENTO E COSTITUZIONE di Franco Astengo
Accantonata ormai l’idea di “aprire il Parlamento come una scatola di tonno” il M5S si acconcia all’idea della governabilità così come concepita dal suo nuovo partner di governo, il PD, nato – a suo tempo – sulla base dell’idea della “vocazione maggioritaria”.
Si annunciano così, almeno stando a notizie giornalistiche, ipotesi di modifica della Costituzione che accompagnerebbero la riduzione del numero dei parlamentari, provvedimento il cui iter legislativo non è stato ancora completato e che per il M5S ha assunto nel tempo una funzione di vera e propria “bandiera” almeno sul piano della visione istituzionale.
Applicando per la prima volta il secondo comma dell’articolo 15 della legge 152 del 1970 (quella istitutiva del referendum) l’obiettivo del nuovo governo sarebbe quello di arrivare a un “referendum day” su due quesiti: quello – appunto – relativo al numero dei parlamentari e quello riguardante un pacchetto di riforme costituzionali tese ad accompagnare il primo quesito con una serie di provvedimenti tesi a garantire, se non a “blindare”, proprio la continuità governativa.
Accanto a tutto ciò sarebbe prevista una nuova legge elettorale a formula proporzionale con una soglia di sbarramento al 4%.
Nel merito dei 5 punti di modifica costituzionale previsti è evidente che occorrerà, dato e non concesso che le anticipazioni giornalistiche risultino veritiere, una riflessione di grande profondità con un impegno da parte dei costituzionalisti a definire un quadro teorico di riferimento in base al quale tracciare una possibilità d’intervento complessivo: com’è stato del resto nell’analoga occasione delle riforme del 2016.
Sarà indispensabile allora riprendere la trama tessuta dal Comitato per la Democrazia Costituzionale che, nel richiamato frangente del 2016, ebbe un ruolo assolutamente determinante.
Al momento sembrano previste l’adozione della sfiducia costruttiva, la riduzione del numero dei delegati regionali nell’elezione del Presidente della Repubblica, la partecipazione dei Presidenti di Regione ai lavori del Senato allorquando si discuteranno leggi d’interesse regionale, l’unificazione delle età utili per aver diritto all’elettorato attivo e a quello passivo (18 anni per votare, 25 per essere eletti), l’espressione del voto di fiducia al Governo in seduta congiunta di Camera e Senato,
Mi soffermo soltanto su quest’ultimo punto perché mi pare che su di esso possano immediatamente sollevarsi questioni proprie di ordine costituzionale.
Le due Assemblee, infatti, sono elette su base diversa dal punto di vista del riferimento geografico: ritorna, infatti, la questione della “base regionale” per l’elezione del Senato.
“Base regionale” il cui riferimento è stato recentemente violato in maniera clamorosa con l’assegnazione di un seggio siciliano a un eletto umbro: una decisione sicuramente anticostituzionale che ha aperto un vero e proprio “vulnus” che andrebbe superato e colmato ripristinando la legalità costituzionale.
Nel caso della fiducia espressa in seduta comune , considerato il diverso numero dei componenti le assemblee, si potrebbe infatti verificare un annullamento della possibilità di formazione di maggioranze difformi tra le due Camere che nella votazione separata oggi prevista dalla Costituzione possono di conseguenza esprimersi diversamente tra di loro sulla fiducia.
Maggioranze difformi che ,nel caso, risulterebbero però espressione della volontà di elettrici ed elettori nel rispetto dell’articolo 57 della Costituzione.
Ci troviamo dunque di fronte ad un ennesimo tentativo di riforma della Costituzione tendente a eliminare presunti ostacoli alla “governabilità” cercando di modificare la funzione costituzionale del Parlamento.
Parlamento che rimane formato da due Camere in forma paritaria come confermato proprio dal già citato referendum del dicembre 2016 all’esito del quale dalla parte del “NO” fornirono sicuramente un importante contributo anche le elettrici e gli elettori del M5S.
Una riforma attraverso la quale secondo accreditate voci giornalistiche si punterebbe a formare un nuovo “arco costituzionale” in condizioni però di sostanziale limitazione nelle possibilità di espressione della democrazia repubblicana.
Quanto alla legge elettorale un cui progetto di modifica dovrebbe accompagnare questo disegno di tipo costituzionale che fin qui è stato descritto, tutti convengono sulla necessità di misurarsi con la doppia questione della rappresentanza: quella politica e quella territoriale.
Per affrontare questo tema non basta però pensare soltanto a una formula legata al sistema proporzionale: risulterà fondamentale anche il disegno dei collegi attraverso il quale – appunto – si dovrà garantire il massimo possibile di estensione nella rappresentanza territoriale.
Quanto allo sbarramento al 4%, previsto dal progetto inserito nel patto PD- M5S, si segnala soltanto, in attesa di entrare meglio nel merito, che con le elezioni del 4 marzo 2018 una sua applicazione avrebbe lasciato fuori dal Parlamento circa 2.800.000 espressioni di voti validi.
In realtà i nodi veri che sono necessari da affrontare rimangono quelli della forma parlamentare di governo e della possibilità di espressione istituzionale per le più importanti sensibilità politiche presenti nella cultura e nella società.
Possibilità di espressione da porsi naturalmente in relazione anche ai grandi cambiamenti avvenuti nel campo della tecnologia comunicativa e del relativo mutamento nelle forme di organizzazione politica: dal partito di quadri al partito di massa, al “pigliatutti” al “personale; dalla democrazia “del pubblico” fino a quella definita “recitativa” del cui modello è in atto un’ampia sperimentazione all’interno del sistema politico italiano.
Besostri: alla Corte costituzionale il ricorso per conflitto d’attribuzione presentato dal senatore De Falco per il rispetto della Costituzione e del Senato eletto su base regionale. La maggioranza M5S-PD al Senato non è, però, in pericolo | Jobsnews.it
sabato 7 settembre 2019
Il neoministro Gualtieri «eredita» miliardi, ma per Istat il futuro è scuro - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali
venerdì 6 settembre 2019
giovedì 5 settembre 2019
Franco Astengo: Quadro politico e sinistra
QUADRO POLITICO E SINISTRA D’ALTERNATIVA COSTITUZIONALE di Franco Astengo
Con la formazione del governo Conte 2 è evidente come ci si trovi di fronte ad una modificazione del quadro politico, probabilmente non prevedibile fino a qualche settimana fa.
A mio personalissimo giudizio l’esito complessivo è quello di un allargamento di spazio per un’ipotesi di ricostruzione di una sinistra che mi permetto di definire di “alternativa costituzionale” fondata su 3 punti che espongo così schematicamente:
1) E’ fin qui mancata la necessaria risposta politica all’esito del referendum del 2016 che rimane punto discriminante di frattura nel sistema italiano. L’affermazione della Costituzione Repubblicana come punto base della formazione di un progetto;
2) E’ necessario un collegamento ideale con le prospettive di fondo espresse dalla sinistra italiana nel corso del ‘900 guardando al futuro superando divisioni ormai del tutto fuori dal tempo (l’idea che avevamo espresso attraverso la proposta del “dialogo Gramsci /Matteotti”);
3) Elaborare una proposta anche organizzativa e d’intervento diretto che si collochi fuori dall’esaustività della logica emergenziale che ha portato a concepire la governabilità quale unica frontiera dell’azione politica. E’ l’ora di riprendere l’ipotesi di un “pensiero lungo” per una sinistra alternativa.
Su questi tre punti forse sarebbe il caso di avviare un dibattito di ampio respiro coinvolgendo i più diversi soggetti associativi e i singoli che possono ritrovare il gusto dell’impegno diretto pur in questi tempi così perigliosi.
Appare evidente come il piano culturale risulti assolutamente prioritario e fondamentale da affrontare.
mercoledì 4 settembre 2019
Spagna. Il premier socialista Sanchez propone a Unidas Podemos un pacchetto di riforme di sinistra per evitare il voto. Iglesias cautamente favorevole | Jobsnews.it
martedì 3 settembre 2019
Voto in Germania. La destra intercetta l’astensione. La sinistra no - Diritti GlobaliDiritti Globali | il sito di SocietàINformazione Onlus e del Rapporto sui diritti globali
Franco Astengo: Governo
Da più parti mi è stata chiesta ragione della posizione assunta circa la valutazione di impossibilità che il governo PD – M5S possa rappresentare un passo in avanti sul piano della progettualità necessaria per affrontare le contraddizioni oggi emergenti nelle complessità sociale.
Da questa mia personale valutazione ne consegue che, preso atto dell’impedimento che questo governo provvisoriamente rappresenta verso un ulteriore scivolamento a destra la sinistra debba continuare a pensare ad un proprio autonomo processo di ricostruzione senza considerare questo passaggio di governo come direttamente coinvolgente.
Il tema della ricostruzione a sinistra è tema strategico che le oscillazioni imposte dall’attualità non possono porre in discussione.
L’esecutivo che si va formando non può insomma essere senza considerato come un fattore di inversione di tendenza nella dinamica assunta dal sistema politico italiano. Dinamica a suo tempo avviatasi al momento dell’introduzione della formula elettorale maggioritaria con lo spostamento progressivo della centralità parlamentare verso il feticcio della governabilità fino alla sublimazione del personalismo e della disintermediazione (dialogo diretto capo/folla, meglio se attraverso Facebook).
Riassumo le ragioni di questo giudizio in alcuni punti schematici:
dalla parte del Movimento 5 stelle:
1) Il Movimento 5 stelle rivendica la propria natura di soggetto propugnatore del superamento del concetto destra / sinistra. Concetto destra /sinistra che invece va considerato e rivendicato almeno ancora nei suoi termini classici ;
2) Il Movimento 5 stelle è fautore da una confusa e pericolosa idea di “democrazia diretta”. Secondo i teorici del Movimento si dovrebbe arrivare attraverso l’utilizzo del web a soppiantare l’istituzione parlamentare oppure a ridurla a mero luogo di ratifica di decisioni assunte altrove;
3) Il Movimento concepisce il rapporto lavoro / welfare in chiave meramente assistenzialistica e aderisce goffamente all’ideologia della “decrescita felice”. Elementi teorici molto diversi da quelli legati all’idea della “sostenibilità” dello sviluppo che invece dovrebbero essere patrimonio di una sinistra all’altezza delle questioni di fase;
Dalla parte del PD:
1) Aver sposato acriticamente il liberismo e non essere rimasto – almeno – nell’alveo di una visione socialdemocratica di tipo keynesiano;
2) Aver appoggiato, nella grande parte dei suoi esponenti allora di minoranza e oggi in maggioranza nel partito, il referendum costituzionale promosso da Renzi nel 2016. Questa “frattura” creatasi in allora a sinistra tra il SI e il NO non può essere superata perché posta sul piano della concezione della democrazia repubblicana così come questa si trova elaborata nella Carta Costituzionale. Naturalmente questa affermazione vale per le elettrici e gli elettori che avevano votato “NO” non opportunisticamente ma in coerenza con l’idea di affermazione della Costituzione. L’affermazione dei valori costituzionali costituisce infatti la base fondativa del progetto di ricostruzione della sinistra.
3) Aver accettato l’impostazione monetarista imposta dall’UE nel corso degli anni della crisi dal 2007 in avanti e non aver promossa alcuna iniziativa concreta per l’effettiva democratizzazione del processo politico europeo e così agevolando di fatto l’ondata sovranista. Errore commesso in compagnia del partito socialista francese e dell’SPD che – appunto – adesso per questa ragione si trovano ai minimi termini.
4) Aver rinunciato a una battaglia culturale sul piano dei grandi principi di uguaglianza e solidarietà patrimonio della sinistra storica italiana della quale va proclamata continuità con valori e progetti nell’idea di superamento di divisioni ideologiche ormai del tutto fuori del tempo. Egualmente al PD va attribuito l’abbandono dell’idea di partito come fondamento insuperabile dell’assetto democratico e il cedimento al personalismo e ai meccanismi di cooptazione per via
lunedì 2 settembre 2019
domenica 1 settembre 2019
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