mercoledì 13 novembre 2013

Paolo Bagnoli: Pasticci

Dall'Avvenire dei lavoratori Che il Pd fosse, geneticamente, impossibilitato a divenire un partito lo abbiamo sostenuto più volte. I fatti ci stanno dando ancora una volta ragione, ma che si arrivasse a questo punto, era difficilmente immaginabile. E, anche solo raccontare il caos imperante, è impresa ardua. di Paolo Bagnoli Ciò che si può dire è, a situazione data, che il Pd non dà garanzia alcuna di essere la soluzione né per la crisi politica aspra che investe la Repubblica né per il governo del Paese. Questa situazione rappresenta per qualcuno la fine di una speranza, per altri la conferma che i pasticci generano solo pasticci. Oramai non ci crede più nemmeno Prodi, padre nobile e tradito che ha confermato la veridicità del detto secondo cui la vendetta si consuma a freddo. Nemmeno Prodi, tuttavia, è esente da responsabilità; ma facciamogli almeno l’onore delle armi, come dignità richiede. Nel Pd il momento della scissione tra le due anime questa volta sembra aver fatto qualcosa di più che un semplice capolino sulla ribalta. A cancellare ogni equivoco su cosa il partito non deve assolutamente essere ci ha pensato Giuseppe Fioroni il quale, alla notizia che Epifani avrebbe organizzato per il prossimo febbraio a Roma il congresso del Pse, ha detto con chiarezza: "Sarebbe una mutazione genetica che trasformerebbe i democratici in un soggetto di sinistra e annullerebbe di fatto lo scioglimento della Margherita. Nelle clausole risolutive del patto fondativo del Pd era espressamente indicata la condizione di non iscriversi al Pse" (Corriere della Sera,10.11.2013). Tra tante altre interessanti cose, Fioroni ha aggiunto che il fine del soggetto era quello “di superare le vecchie famiglie europee, mettendo insieme moderati e riformisti”. Vaste programme, cher monsieur. Vediamo, allora. In primo luogo: che senso avrebbe per un partito non aderente al Pse organizzarne il congresso? Di riscontro: secondo quali presupposti il Pse potrebbe dare in appalto a una forza estranea un simile evento, e per di più alle soglie delle elezioni europee? Forse perché spera che il Pd entri nel Pse o forse perché il Pd vuole entrarvi. Tutto può essere. Ma, se così fosse, non ci sembra questa la prassi più seria. Il Pd non appartiene a nessuna delle strutture internazionali del socialismo. E ciò in coerenza con se stesso, poiché, come ricorda Fioroni, il suo fine era il "superamento" di cui sopra. D’altronde Veltroni – ricordate? – aveva declamato che “il socialismo è morto e la sinistra è finita.” Da qui la conferma certificata del fatto, anche questo da noi sostenuto, che il Pd non può essere una forza della “sinistra” intendendo se stesso appunto come "superamento delle vecchie famiglie". Ritenere il socialismo morto significa porsi oltre. Dove? In un altrove che è rimasto a tutt'oggi sconosciuto, eccezion fatta per la sua distanza dalla storia, la funzione, i valori e la cultura del movimento operaio, cioè dal motivo conduttore del socialismo europeo e della sinistra in generale. Essere posizionati alla sinistra di Berlusconi non vuol dire essere la “sinistra”. Che al Parlamento europeo vi sia un gruppo “dei socialisti e dei democratici” riflette una necessità parlamentare, non un indirizzo strategico: necessità che è stata equivocamente usata per mere esigenze tattiche creando confusione e, talora, pure inganno. Dunque, il Pd non riesce a essere un partito. Ma, se vi riuscisse, sarebbe quello indicato da Fioroni. E a corollario di ciò domandiamo ancora una volta che cosa rappresenti il Psi (partito membro del PSE) se non riesce nemmeno a mugolare come il coro muto della Madame Butterfly! Tutto ci conferma nel convincimento che, nel quadro ricostruttivo della democrazia italiana, la questione della ripresa socialista, cui è strettamente collegata quella della sinistra, è assolutamente tra quelle centrali. Occorre un socialismo di sinistra, un pensiero politico autonomo, compiuto e marcatamente europeista. La verità, anche in questo caso, è semplice: per il socialismo occorrono i socialisti, fieri e consapevoli di esserlo e di volerlo essere; occorre una ripresa dell’elaborazione culturale, a partire dalla concretezza delle questioni sociali drammatiche che sono sul tappeto. Occorre uscire dal sonnecchiamento in cui tanti luoghi socialisti sono stati fino ad oggi, per tentare un’impresa assai difficile, come lo sono quelle che si pongono quali scommesse sulla storia: quella del presente e del futuro, s’intende, nel solco di un’identità ideale che viene dal passato. Le scommesse sulla storia non hanno mai certezze. E tuttavia la loro assenza non è nemmeno rassegnazione, ma solo correa negativa responsabilità. Noi crediamo che le battaglie si danno perché si ritiene sia giusto e doveroso farlo. Quali saranno i loro esiti mai nessuno può dire.

25 commenti:

Lorenzo ha detto...

L’analisi della situazione del Pd di Paolo Bagnoli può essere condivisa o meno. La scissione fra le due anime del Pd è stata data per certa infinite volte: a mio modesto parere non succederà. Né si può citare l’on Fioroni come un gigante della scena politica. Cosa sia il Pd verrà probabilmente deciso l’8 dicembre con la vittoria quasi certa, piaccia o non piaccia, di Renzi. Questo fatto non è marginale, né irrilevante. E’ verosimile che il Pd sarà quello che Renzi, come segretario del partito, riuscirà a creare, e di cui ci toccherà di prendere atto. Ma la parte dell’articolo di Bagnoli che mi ha colpito è quella, diciamo, utopistica. . Tutto vero, tutto giusto. E’ vero che sugli esiti nessuno può dire. Ma gli esiti di che cosa? Onestamente, c’è qualche collegamento con la realtà?
Lorenzo Borla

felice ha detto...

La sola soluzione è la rassegnazione? Sono convinto che riproporre una politica
socialista, che non significa fatta da soli socialisti auto nominatesi tali, è
la questione centrale della sinistra italiana, come dimostra la sicura vittoria
di Renzi, che con il socialismo, inteso come modello sociale alternativo a
quello esistente, non ha nulla a che fare. Se la scelta è tra morire di utopia
o di realismo rassegnato: ciascuno faccia liberamente la sua scelta


Felice Besostri

elio ha detto...

Condivido quanto scrive Bagnoli e a mio parere ha un forte rapporto con la
realtà del paese. Mi viene da dire: o adesso o mai più. Mi piace ricordare una
metafora che raccontava Kennedy:" Un generale francese un giorno ordinò di
piantare un albero nel giardino. Il giardiniere gli fece presente che
quell'albero cresceva lentamente e che sarebbe passato un secolo prima che
arrivasse a completo sviluppo. Al che il generale rispose: allora non c'è tempo
da perdere. Piantalo nel pomeriggio. Io credo che una proposta socialista debba
oggi contenere la triade Progetto-Programma, Regole e Comportamenti. In Italia
è una novità assoluta. So bene che si tratta di un Progetto quasi impossibile.
Ma cosa abbiamo da perdere? Provandoci difendiamo la nostra storia collettiva
e non dovremo pentirci di non averlo fatto. Se poi ci sono proposte
alternative sono sempre disponibile a farmi convincere. Dopo l'uscita dal PSI(
1981) ho promosso o partecipato alla organizzazione di tanti movimenti e
associazioni. Nel 2002 a San Giovanni con Nanni Moretti e altri avevamo
riempito la piazza. A Milano poco tempo prima il Palavobis non ci conteneva. Ho
imparato a mie spese che i movimenti prima o dopo muoiono perché non hanno
sbocchi politici e istituzionali. Ma sono anche convinto che la costruzione di
una forza socialista debba prescindere da tentazioni minimaliste di un
micropartito e dalle scadenze elettorali più prossime. Deve essere un progetto
per il futuro da consegnare ai tanti giovani e meno giovani che vogliono
cambiare davvero questo paese. Elio Veltri

lorenzo ha detto...

C’è un semplice dato di fatto. La sinistra organizzata in partiti (Sel, Federazione della sinistra e, se vogliamo, il Psi di Nencini) , non viene più votata dagli elettori. Infatti alle ultime elezioni ha messo insieme poco più o poco meno del 5% dei votanti (parliamo dei votanti e non degli aventi diritto al voto, perché nel secondo caso, come dimostrano le illuminanti analisi di Franco Astengo, la percentuale sarebbe ancora più bassa). Questo dice la democrazia a suffragio universale adottata nel 1946. Può darsi che, se si limitasse il voto a diplomati e laureati, il risultato sarebbe diverso, ma non credo in modo significativo. La conseguenza è che la sinistra è di fatto rappresentata dal partito socialdemocraticocristiano, ovvero il Pd, mentre la destra è praticamente tutto il resto dell’arco politico. Si possono muovere mille critiche al Pd, ma bisogna prendere atto che, per il grosso dell’elettorato, il Pd e la sinistra coincidono. Anzi, proprio perché il Pd viene visto come sinistra, una parte dell’elettorato che possiamo chiamare conservatore, non lo vota (ha detto qualcuno giustamente: ) e vota invece Berlusconi, a prescindere. Questo spiega, per limitarci agli ultimi vent’anni, le sconfitte della sinistra e il sostanziale successo della destra. La “testimonianza” di una sinistra ideale che con mille ragioni non vuole sporcarsi le mani, resta un fatto elitario, intellettualmente stimolante, ma con poca o nessuna ricaduta pratica.

piero ha detto...

Buongiorno vi leggo assiduamente e condivido molte cose che sostenete ma su questo punto continuo a dissentire. La sinistra di fatto non esiste piu’ dal 1989 quando per essere piu’ lealista del re ha adottato politiche liberiste di destra ne risulta del tutto evidente che non la vota piu’ nessuno. Con cordialita’ Piero Ferrari

luciano ha detto...

Caro Borla, i dati reali sono un po’ diversi.

Il grosso dell’elettorato è formato da non voto (30 %) e M5S (25 %).

Che per costoro il PD e la sinistra coincidano mi pare francamente
inverosimile.

Infatti, che si tratti di “PD-meno-L” non solo è convinzione espressa dei
grillini, ma è anche – a mio sommesso avviso – giudizio che concorre a
motivare la scelta astensionista.

Molti non vanno più a votare perché pensano che tanto, che vincano gli uni o
gli altri, è lo stesso; perché pensano che siano indistinguibili.

Prima il governo Monti e poi le attuali larghe intese hanno confermato
plasticamente questi convincimenti.

Berlusconi è votato da una minoranza.

Si tratta di scegliere se tentare di inseguire la minoranza di destra,
dimostrandosi più zelanti nell’attuazione di ricette di destra, oppure
tentare di conquistare gli altri – la maggioranza – convincendoli che la
sinistra è altra cosa, ha una ricetta alternativa.

Evidentemente con Renzi il PD sceglierà la prima strada. Dove sta la grande
innovazione, dato che quella del Pds-Ds-Pd è tutta una lunga marcia in
quella direzione ?

Luciano Belli Paci

lorenzo ha detto...

Caro Belli Paci, mi aspettavo il tuo intervento, dunque benvenuto. Allora. Spero che siamo d’accordo sul fatto (fatto, non opinione) che la sinistra, come la intendi tu ed altri di questo blog, non è votata da circa il 95 per cento dell’elettorato. O forse neanche da quel 5 per cento, perché l’unica vera sinistra, mi sembra di capire, sta altrove. Così possiamo dire che il 95 per cento dell’elettorato italiano vota a destra. Sono d’accordo sulla possibilità che in quel 30 per cento di astenuti e in quel 25 per cento di grillini, ci siano quelli che voterebbero per una sinistra che fosse un’altra cosa, che avesse la ricetta alternativa. Ma non lo hanno fatto, essendosi astenuti o avendo votato Grillo. Dunque, per il presente quella sinistra non c’è. E dove si pensa che si troverà, e ad opera di chi, nel futuro? La destra in sostanza ha governato, o condizionato il governo, dal ’94 ad oggi. Ed è successo perché Berlusconi ha saputo parlare alla pancia del Paese che, come più d’uno ha osservato, sta a destra. E i voti presi da Berlusconi alle ultime elezioni, più la Lega, più Fratelli d’Italia, più Storace, non sono affatto insignificanti. Ecco, io dico che questa pancia del Paese, che è ancora in maggioranza, ha sempre percepito la sinistra (che fosse il Pci o la sua versione socialdemocristiana, il Pd) come un pericolo. Allora qui si pone il vero quesito. Ci interessa governare? L’esperienza negativa delle ultime elezioni, per chi ci ha creduto, non è stata piacevole. Se invece non ci interessa governare, se pensiamo, come i grillini, che Pd meno elle e Pdl siano indistinguibili, ritiriamoci nell’eremo di chi vuole salvarsi l’anima, come in definitiva ha fatto Bertinotti (un eremo dorato, bisogna dire). Dopo aver consegnato per ben due volte il Paese alle gesta di Berlusconi, con i risultati di oggi. Tanto, sono tutti uguali. Cordialmente. Lorenzo Borla


peppe ha detto...

condivido quello che dice Luciano. Nella II Repubblica è progressivamente
aumentata l'area del non voto. Con il vecchio sistema proporzionale avevamo una
affluenza del 90%. Pggi siamo giunti al 75 senza considerare schede nulle e
bianche. E questa area di non voto è destinata ad aumentare. E certamente in
questa area di non voto c'è molta gente che nella I Repubblica votava a
sinistra, Non dobbiamo dimenticare che nel 1987 la somma di PCI e Psi era del
41% e tutta la sinistra giungeva al 45. Nel 2006 (ultime elezioni a cui si sono
presentati i DS) la sinistra intera giungeva solo al 26%. La crisi del
postcomunismo è tutta in questi dati. Se facciamo il paragone con la Germania
vediamo che lì la sinistra (che pure non è affatto andata bene) è introno al
45%. E lì parliamo di sinistra (nelle sue varie sfaccettature) SPD-Verdi-Linke
non di un centrosinistra largo con Renzi, Fioroni, ecc ecc. Quindi c'è una
vasta area di elettorato definibile di sinistra nel nostro paese che non si
sente rappresentato da anni dagli attuali soggetti politici. Questo è il dato
su cui riflettere e che pone seriamente il tema di una soggettività socialista
da costruire nelle forme, nei tempi e nei modi che si renderanno necessari

peppe ha detto...

da tempo condivido quello che dice il compagno Bagnoli. Non ho condiviso alcune
delle scelte fatte ad Veltri in passato ma oggi concordo con lui. Oggi si
tratta di dare un inizio ad un processo che necessariamente sarà lungo e che
non darà frutti a breve termine. Ma nulla è impossibile soprattutto nel momento
in cui gli attuali fatiscenti soggetti politici saranno incapaci di adattarsi
ad una fase postberlsconiana. Ma con il vuoto di pensiero che c'è oggi iniziare
a costruire una chiara soggettività socialista è un momento dialettico
essenziale per poter sperare di veder rinascere una sinistra nel nostro paese.

luigi ha detto...

Preciso preciso il compagno Piero Ferrari.
Gli elettori di sinistra che non vanno a votare non votano SEL perché
lo percepiscono come costola del PD quelli che vanno a votare votano
direttamente PD e al momento hanno ragione entrambi. Il patto PD-PSI-
SEL Bene comune per l'Italia ha significato questo. Poi SEL con il
suo gruzzolo di parlamentari nell'anelito vendoliano di mescolarsi in
Parlamento è stato frustrato alla grande ... SEL messo alla porta e
mandato all'opposizione perché ingombrante nella scelta del PDL per
fare il governo delle larghe intese termine di grande dignità di
statista (la creatività dire con termini nuovi cose vecchie è
grande).
Meno male che all'opposizione SEL c'è stata ... qualcuno magari
poteva anelare a un posticini nel governo.
Dunque poco da capire quando si parla di destra contro sinistra dal
momento che sono attualmente confusi in continuum PD-PDL che non
nasce adesso ma passa prima per Monti e prima ancora con l'Ulivo di
mortadella Prodi per le stesse identiche politiche neoliberiste.
Massacro del modello di economia mista e osanna del modello
privatizzare è bello. Stesso discorso con Blair e Schroeder e PSE per
i venti anni trascorsi.
Ora però, sempre non per nostro merito, sembra che ci sia uno svolta
nell'Ue, e forse le politiche neoliberiste sono alla corda tanto per
l'SPD tatno per i partiti della coalizione conservatori della Merckel
di antica tradizione cristiano-sociale che forse stanno baluginando
un programma cristiano sociale-socialdemocratico per l'Europa e
graduale fuoriuscita dalla morsa neoliberista in cui è attanagliata
l'attuale Ue di cui ho avuto in questa lista in varie occasioni di
indicare il percorso per uscirne.
Si cominciano a sentire gli annunci dalle varie interviste a Schulz.
Questa è l'ultima spiaggia per il PSE e in Italia il progetto passa
per lo sganciamento del PD dal PDL berlusconiano.
Per questo nuovo corso ... tenere d'occhio Cicchitto e i governativi
ex PDL e il Tremonti leghista.
Ovviamente il governo delle larghe intese così come è attualmente
deve crollare e su questo SEL si è espresso in maniera netta. Vedasi
documento congresssuale.
La cartina di tornasole per questa speranza di una Eu solidale e
cooperativa è il programma di Martin Schulz per le elezioni europee.
Sono ansioso di leggerlo quanto prima.
Per questo progetto bisogna dirlo forte e chiaro la candidatura di
Renzi è deleteria ... mi pare che qualcuno all'interno del PD se ne
stia accorgento anche se con ritardo ma spero anche con il treno
congressuale in corsa lo buttino giù dalla locomotiva.
Un franco saluto socialista di sinistra.
Luigi Fasce

salvatore ha detto...

Caro compagno Lorenzo,
non sono del tutto convinto di quello che dici. Io, in prima persona, non ho mai votato PD (e prima ancora DS e PDS) perchè dopo il 1989 la loro scelta, di gettare al macero 100 anni di socialismo in Italia, mi sembrò un oltraggio insostenibile.
Ancora oggi, come docente di scuola pubblica, leggo quest'ultima trovata della ministra Carrozza
( http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/11/14/la-scuola-in-mano-al-governo-il-disegno-di-legge-di-cui-nessuno-parla/777285/ ) e mi chiedo cosa abbiamo fatto di male noi per avere il PD.
Ha ragione Elio Veltri, se non possiamo far altro che mantenere viva la speranza del socialismo per i giovani che verranno, ebbene abbiamo il dovere di farlo. D'altra parte quali sono le alternative? Abbiamo visto la fine di SEL, di cui ancora mi reputo un elettore: nell'opinione pubblica è di fatto una ruotina di scorta del PD, nessuno capisce bene a quali valori faccia riferimento e in cosa sia diversa dal PD........
E poi, di idee e programmi di tipo socialista ne avremmo tanti, solo che non abbiamo il coraggio di portarli avanti, ma credo che la gente capirebbe. L'altro giorno al lavoro parlavo con dei colleghi di come adesso sarebbe il tempo di rilanciare una politica europea di redistribuzione del tempo di lavoro per rilanciare l'occupazione e spostare l'economia verso consumi time intensive etc etc..... e questi, che non sono certo estremisti, mi davano ragione e mi dicevano "ma questi programmi non sono del PD", chi li porta avanti?
E ancora l'altra sera a Ballarò mi è toccato sentire la Giorgia Meloni fare una proposta sulle pensioni oltre i 5000 euro netti che era semplicemente S O C I A L I S T A, e vedere Speranza (solo di nome, come tutto il PD, del resto) che nicchiava e tergiversava dicendo che forse era illegittimo toccare i diritti acquisiti etc etc.......
Insomma cari compagni, io non so come fare, ma so che sto diventando vecchio a sentire ragioni di opportunità e di convenienza politica. Le idee ci sono, la tradizione storica a cui riferirci orgogliosi anche, quindi riprendiamoci il posto che ci spetta. E forse qualcuno di quei grillini o astenuti o anche del PD stesso ci darà la sua fiducia nella cabina elettorale.
Scusate lo sfogo, erano un po' di mesi che seguivo in silenzio la lista del circolo, che per me è sempre una boccata d'ossigeno, ma in questi giorni il panorama politico mi sta facendo salire la pressione.

un saluto rosso (come l'alba, non il tramonto!)

Salvatore Salzano

Paolo ha detto...

Concordo con la lettura di Luciano, non con le sue conclusioni. Renzi è personaggio post ideologico, capace di fare la politica di Giavazzi, ma anche il suo contrario. Dipende da cosa gli parrà più foriero di successo. È importante battersi per una legge proporzionale e costruire una forte opposizione al neoliberismo di Letta DENTRO il PD. Renzi suivra. E comunque bisogna combattere le battaglie possibili, non rassegnarsi, né rifugiarsi nelle testimonianze identitarie. Paolo Z.

luciano m. ha detto...

Preciso anch'io che SEL non è stato messo alle porte ,ma ci è andato per sua scelta.Condivido tutto il resto.L.Montauti

luigi ha detto...

È importante battersi per una legge proporzionale e costruire una
forte opposizione al neoliberismo di Letta DENTRO il PD
Giustissimo quanto ci raccomanda il compagno Zinna .
Oltre alla difesa della Costituzione attualmente in corso - qui a
Genova è partita la campagna in difesa della costituzione dal
costituendo comitato genovese - (a Milano esiste ?) e sono arrivati
alcuni spunti importanti dai relatori ... uno riferito alla legge
elettorale che già con Besostri abbiamo cominciato a fare la nostra
parte (spero quanto prima di invitare a Genova Besostri per questo)
... a questo proposito faccio seguire mio reportage fatto alla lista
di discussione genovese salviamo la costituzione.

Un fraterno dialogante saluto socialista di sinistra.
Luigi Fasce

alberto ha detto...

Caro Salvatore due cose:
la prima: SEL sapendo delle spinte centriste interne al PD cercò, e a mio
parere fece bene, di sostenere, lealmente fino alla fine, la posizione di
chi sosteneva con Bersani un PD orientato più al PSE che non al PPE. Poi,
persa la battaglia interna al PD per l'inconsistenza del gruppo Bersaniano e
i troppi voltagabbana interni al PD ( significativa la sconfitta di Prodi)
SEL è, coerentemente, passata all'opposizione. Cosa fare ora da parte di
SEL - il cui obiettivo resta per me dare un aiuto alle forze che si
riconoscono nel PSE a vincere in Europa in primavera, altrimenti saranno
guai seri per tutti, in Italia e in Europa - lo si potrà capire solo dopo
l'esito delle Primarie ( in realtà Congresso) del PD.
La seconda: insistere sull'agire sulle pensioni, e sui pensionati, è
guardare il dito e non la luna e cadere nella politica della destra di far
litigare tutti con tutti. La via maestra resta la modifica delle aliquote
dell'IRPEF : Meglio tassare più equamente tutti i redditi "d'oro", seguendo
il principio costituzionale della progressività. Per esempio , sopra i
redditi di 75.000 euro lordi annui oggi l'aliquota Irpef è del 43%: resta
tale anche per redditi milionari. Basterebbe aggiungere un'aliquota
marginale del 46% per i redditi sopra i 95.000 euro, una del 49% per i
redditi sopra i 130.000 ed una del 51% per i redditi sopra i 170.000 e così
via per raccogliere quanto basterebbe per evitare aumenti continui dell'IVA
e ridurre le tasse sui redditi più modesti e sul lavoro.
Infatti non si capisce perchè a parità di stipendio/pensione si debbano
utilizzare tassazioni diverse. In un paese serio le leve fiscali devono
essere poche, rimodulabili facilmente anno per anno a secondo delle
esigenze del paese ( e non cambiate continuamente dando la situazione di
prender in giro i cittadini) e applicabili a tutti secondo il principio
democratico della progressività. Invece stiamo assistendo ad un proliferare,
ogni mese, di tassazioni e balzelli continuamente diversi da soggetti a
soggetti da gruppi a gruppi, con il risultato ( a mio parere di destra) di
irritare tutti ( nessuno paga volentieri le tasse, ma credo ancora più è
irritato dal vedere un proliferare di balzelli spesso incomprensibili che
sembrano una vera presa per i fondelli) e di mettere tutti contro tutti
rendendo il paese simile ad un condominio rissoso in modo da rompere ogni
residua cultura di solidarietà ( dividi et impera). E su questo la destra ci
marcia e la sinistra stupidamente ci casca.
Io mi sono fatto una ragione del perchè non si vuole toccare l'unica
tassazione palesemente "progressiva" ( a parte l'evasione fiscale)
introducendo più aliquote marginali per i redditi più alti : perchè cosi
facendo dovrebbero pagare di più anche i parlamentari e i tanti alti
dirigenti, e cortigiani, dello Stato che quelle leggi fiscali materialmente
scrivono. Così si preferisce di volta in volta trovare qualche "untore" cui
dare le colpe. Eppure basterebbe rendere più progressiva l'IRPEF
introducendo da subito più aliquote invece di seguire vie che la corte
costituzionale ha già più volte bocciato palesemente discriminatorie.

Un abbraccio

lorenzo ha detto...

Caro Salvatore,
non sono in disaccordo né con Paolo Bagnoli né con Elio Veltri (mi sembra che grosso modo le loro posizioni coincidano). La loro visione (vision) è nobilissima, ma è poco radicata nella realtà, è proiettata in un futuro ipotetico non si sa quanto lontano. Quindi, tanto di cappello a chi coltiva questo sogno, e auguri. Piuttosto, nella mia precedente mail, intendevo far notare come, su un piano razionale e non emotivo, è piuttosto improbabile che il discrimine fra destra e sinistra si ponga sul 95esimo parallelo, ovvero fra il 5 per cento e il restante 95 per cento dei voti, come sembra sostenere Belli Paci. Banalmente ritengo che non si possa dire (anche se lo afferma l’autorevole politologo Beppe Grillo) che Bersani sia “indistinguibile” da Starace. Per cui si torna all’eterno quesito, ovvero quale sia la diversità fra destra e sinistra. Bobbio, come ormai tutti sappiamo, ha indicato un criterio, che è l’uguaglianza. Ma l’uguaglianza è un criterio generale che poi (come i decreti legge rispetto alle leggi) va coniugato e messo in pratica. Ebbene io credo che l’uguaglianza, oggi, nel contesto italiano, debba significare ridistribuzione. L’utopia della sinistra vorrebbe che non ci fossero limiti alla spesa pubblica: come Bertinotti a suo tempo che, ad ogni problema economico/sociale che gli veniva posto, aveva una brillante soluzione, ovvero l’intervento dello Stato, a prescindere dagli equilibri macroeconomici che probabilmente neanche sapeva cosa fossero. Ma oggi siamo dentro l’Unione europea e dentro l’euro, ed è un dato abbastanza certo che la maggioranza degli elettori non intende uscirne. Abbiamo avuto la riprova, negli ultimi giorni di Berlusconi al governo, di cosa significhi allontanarsene. Dunque siamo legati all’Europa e in sostanza alle regole imposte in Europa dalla Germania. Per cui quel rapporto, considerato dalla sinistra blasfemo, che si chiama deficit/Pil, deve restare al di sotto del 3 per cento. Il che significa che la spesa pubblica non può aumentare. In mancanza di ulteriori soldi da spendere, non resta che la strada della ridistribuzione delle ricchezza. In parole semplici, togliere ai ricchi per dare ai poveri. Non è il caso di approfondire come e in che modo, perché il tema è vasto e prenderebbe troppo spazio. Ma io credo che il discrimine fra destra e sinistra passi proprio di lì. Si giudicherà dai fatti, invece che a priori, chi sta a destra e chi a sinistra. Aggiungo qui una nota sul Partito democratico di cui tanto si parla, un Pd visto da vicino, invece che da distanze siderali con l’occhio catastrofista (wishful thinking). Nel Pd è in atto il ricambio generazionale. Dietro Renzi e Cuperlo ci sono capi e capetti che si azzuffano per guadagnare posizioni e potere. Teniamo presente che oggi la politica non è più una passione che si esercita, o quanto meno si comincia, avendo già un lavoro. Certo, D’Alema e tanti altri hanno cominciato subito come funzionari di Partito. Ma non è che non avessero alternative. Adesso, in un deserto di offerta di lavoro, qui si tratta della pagnotta, della sopravvivenza economica. E casomai, oltre al pane, il companatico. Dunque ci si batte per emergere. Non ci vedo niente di scandaloso. Vedremo come se la caveranno Renzi (o Cuperlo) di fronte alla carica dei cento e uno.
Cordialmente. Lorenzo Borla



franco ha detto...

Rispetto a Sel credo si debbano considerare alcune questioni squisitamente politiche: l'impostazione personalistica di questo soggetto e la sua relativa crisi, nel momento che la linea di partenza adottata, quella dell'escalation verso il Pd è fallita, e il personaggio che ha cercato di interpretarla appare in fortissima difficoltà di credibilità personale. In ogni caso una sinistra legata alla grande storia della sinistra italiana, socialista e comunista, potrà nascere soltanto in autonomia da un quadro politico che sta rapidamente evolvendo lasciando spazi molto ampi. Alcuni temi andrebbero discussi a fondo: situazione internazionale, Europa, contraddizioni economico - sociali aperte dalla crisi, struttura del sistema istituzionale, forma dell'agire politico. Su questi punti asolutamente decisivi socialisti e comunisti siamo più o meno all'anno zero. Grazie per l'attenzione Franco Astengo

felice ha detto...

Un lavoro sulla sinistra PD e SEL, che ora ha i suoi problemi, deve essere fatta con un peso che solo una forte componente di pensiero e programma socialista, ANCHE TRASVERSALE AI PARTITI può dare. Per il momento la sinistra PD è il variegato mondo che sostiene Cuperlo e altri l'hanno già detto che corre il rischio di essere risucchiata da LETTA






Felice Besostri

peppe ha detto...

concordo con Felice che un lavoro su settori del PD realmente interessati al discorso sul socialismo europeo (al momento non vedo una sinistra PD definita se non la posizione minoritaria di Pittella - con Cuperlo ci sono molti ex democristiani) e naturalmente con SeL può essere fatta solo se si esprime una soggettività chiara ed autonoma rispetto alle dinamiche interne ai partiti (che vertono molto poco su un confronto scontro fra progetti politici). Quindi una componente dialettica di pensiero e proposta socialista che sia alternativa al liberismo in forma diversa rispetto ad un sinistrismo velleitario. E che recperi in tal senso cultura e valori della tradizione socialista. Anche trasversale agli attuali partiti, ma nella massima chiarezza delle idee. Certo se nel PD fosse realmente esistita una area dichiaratamente socialista e di sinistra il lavoro sarebbe stato più facile. Ma nion esiste ed il PD appare sempre più un partito che non sa quello che vuole. Fra l'altro vedo che D'Alema sta facendo grossi danni allo stesso Cuperlo. E poi si accorderanno con REnzi. Quindi una soggettività socialista va costruita. Ma è cosa affatto diversa da un partitinio che si affianchi a Nencini. Credo che questo punto lo abbiamo chiarito tutti i compagni intervenuti per cui non mi soffermo

luciano ha detto...

Questo continuo ritornello che SEL è soltanto Vendola incomicia veramente ad essere noioso e chi lo continua a sostenere dimostra di essere mal informato per non dire altro di peggio.Basterebbe ogni tanto ad andarsi a leggere le loro proposte di legge e le mozioni che continuamente cercano di migliorare i vari progetti di legge di questo disastroso Governo.Detto questo mi ritrovo sul ragionamento portato avanti dal compagno L.Turci.
PS:ogni tanto andate a vedere su facebook "sel made" Saluti.L.Montauti

luciano ha detto...

Perdonami Borla, mi dispiace farla lunga, ma proprio non mi riconosco nelle
tue parole.

Non penso affatto che il 95 % dell’elettorato voti a destra.

A destra si colloca ormai solo il 29 % dei voti espressi, pari all’incirca
al 22 % dell’intero corpo elettorale.

Poi c’è un 10 % circa che si colloca al centro e che sull’asse
destra-sinistra andrebbe suddiviso metà e metà.

Tutto il resto – cioè il 70 % circa degli aventi diritto al voto – a mio
giudizio è elettorato potenziale di una forza di sinistra di tipo europeo,
che allo stato non esiste in questo disgraziato Paese.

Il 29 % (22 % del corpo elettorale) ha già votato per il centro-sinistra e
dunque è più che potenziale.

Il 25,5 % (19 % in valori assoluti) ha votato per Grillo, è formato in buona
parte di giovani e potrebbe in larga misura essere recuperato dalla
protesta alla proposta.

Il 30 % circa si è astenuto o ha votato bianca o nulla ed, essendo
costituito prevalentemente da elettorato popolare, potrebbe in parte
ritornare al voto e scegliere la sinistra (modello: prima vittoria di
Obama).

Per la sinistra italiana è più facile recuperare voti in questi ultimi due
bacini di protestatari delusi, oppure nel bacino della destra ridottosi
(dopo la perdita di oltre 6 milioni di voti) quasi solo ai duri e puri ?

A me pare che la risposta sia obbligata.

Anche perché già alle ultime elezioni sarebbe bastato “tenere” sui risultati
assoluti del 2008 per vincere Camera e Senato a mani basse. E per
riprendersi – come minimo – i voti del 2008 sarebbe bastato votare subito
nel 2012 invece di dissanguarsi e sputtanarsi con il fallimentare governo
Monti.

E allora, se l’elettore da conquistare è quello della sinistra potenziale e
non quello degli irriducibili ed incorreggibili agitatori del “pericolo
comunista”, la prima cosa da fare sarebbe quella di distinguersi, di
eliminare le ragioni, purtroppo reali, che spingono milioni di italiani a
votare Grillo perché “PDL o PDmenoL per me pari sono” ed altri milioni di
italiani a non votare più perché “tanto sono tutti uguali e nessuno
rappresenta i miei interessi; si curano solo di difendere le banche”.

Non dico che queste siano le mie personali opinioni (oddio, ogni tanto
faccio fatica pure io, ma alla fine voto e voto centro-sinistra), dico che è
la percezione diffusa, diffusissima.

In conclusione, a me interessa governare quanto interessa a te, ma proprio
per questo mi dolgo del fatto che il PD si accinga a fare l’ennesimo errore
di marketing, presentando in confezione Renzi il solito prodotto obsoleto e
proponendolo ad un mercato saturo. L’eterno ritorno del Veltroni sempre
uguale.

Cordialmente.

Luciano Belli Paci

franco ha detto...

Valutazioni ottimistiche. Ormai prevalgono sfiducia, disincanto,disinteresse. Se si votasse oggi forse saremmo al 60% dei voti validi sull'intero corpo elettorale. E' un intero sistema politico che non regge e che ha fallito. Sotanto le regole elettorali e la facoltà dei partiti di disporre del potere di nomina e di spesa tengono in piedi un simulacro. C'è tutto da rimotivare e da ricollocare, a partire dalla cultura politica. Credo che di questo si debba tener conto davvero, il resto è apparire e far finta. Mi scuso per il disturbo Franco Astengo

lorenzo ha detto...

Caro Belli Paci,

la mia boutade (spero si capisse che era una boutade) del 95% degli elettori che sta a destra, era solo per dire dove porti logicamente il fare di tutta l’erba un fascio (Bersani indistinguibile da Storace, secondo Grillo). Per il resto concordo pienamente coi tuoi numeri. Gli astenuti, e i grillini, non hanno votato a sinistra perché non gli piacevano (non erano persuasi di) né Bersani, né Vendola, né Ingroia, pur costituendo (concordo con te) un bacino potenziale non irrilevante. Tu dici: . Ma le elezioni sono state in febbraio, cioè appena ieri, e i bacini in questione la sinistra non l’hanno votata. Allora si tratterebbe di “recuperare”. Ma in che modo? E ad opera di chi? Bersani, Vendola e Ingroia sono stati rifiutati. Sarebbe Cuperlo la risposta? Oppure di un partito socialista che non c’è? Sono sicuro che non mancherà occasione per parlarne.
Cordialmente. Lorenzo Borla

lorenzo ha detto...

Desidero porre una domanda che davvero non è provocatoria ma autentica. Domanda che nasce da alcuni interventi recenti in questo blog. Premessa: se Ingroia è scomparso (dalla scena politica), se la Federazione della sinistra conta come il due di picche, se Sel è quanto meno in crisi di leadership e non avviata a successi eclatanti, se il Psi di Nencini è la mosca cocchiera del Partito democratico, se il Pd è da equiparare alla destra per le sue politiche liberiste o neo liberiste (come per esempio afferma Luigi Fasce). Ebbene, se è vero tutto ciò, dove sta la forza della sinistra che, pescando nel bacino degli astenuti e dei grillini (siamo d’accordo che lì c’è da prendere molti pesci), riuscirà a mettere insieme i voti, se non per governare (perché alla fine quello dovrebbe essere lo scopo), quanto meno per condizionare il governo a dire, ma soprattutto a fare, cose di sinistra? Cordialmente, Lorenzo Borla

roel ha detto...

Caro Borla, "cose sinistra" questo PD-catto/comunista residuale non ne farà, come non farà una riforma sostanziale della giustizia, salvo qualche ritocco.Perchè i suoi rappresentanti fanno parte di quel "blocco sociale" dei privilegi, di parentopoli, di clientelismo, di familismo, di finanza allegra partitocratica, di gente che dove si "magna" ha piazzato figli, nipoti, mogli, amanti, tirapiedi obbedienti, servi e lacchè. Si tratta di gente cheda un quarantennio sta poppato a bocca piena alle mammelle della Repubblica riducendola allo "sfinimento". E' quello stesso 10% che possiede il 50% della ricchezza, a cui si aggiungono i furbastri affamatori che producono reddito in Italia e portano i profitti o le industrie all'estero (meritevoli di "torsione testi...re"?). Questo è un paese allo sbando, nè si può raddrizzare la rotta con i "pannicelli caldi" di Letta e Saccomanni. . E' il paese delle furbate ai più alti gradi: v. la nomina a turno dei presidenti più anziani per la assicurare a tutti i privilegi a cui non si vuole rinunciare, a cui si aggiunge la incostituzionalità di un piccolo "contributo di solidarietà" ("legittima difesa"!!!Provocazione??). Chi dovrebbe eliminare decine e decine di privilegi? Quelli che ne godono, a cominciare da politici e politicanti? Per il momento monta l'astensionismo come segnale di rifiuto e di protesta, ma sotto, sotto cova la rabbia (a Roma c'è stato un segnale preoccupante: l'assalto alle sedi dei PD, seguìto al salvataggio della ministra, il cui figlio, guarda caso, con un anno di lavoro ha incassato 3milioni e 600mila di Eu (!!!???), pagati dagli amici degli amici, finiti tutti (salvo latitanza) in una retata per fatti gravissimi.. Però, la potente genitrice governa "in nome del popolo italiano". Una vera e propria finzione, visto che appartiene a quel "blocco sociale" di cui s'è detto e che col popolo e con quanti vivono di lavoro o sono tenuti in permanente disoccupazione, non ha nulla da spartire.Sottovalutare queste cose è da irresponsabili. Salvo che non si voglia arrivare alla rottura definitiva delle regole della cosiddetta "democrazia", ridotta in "oklocratia". Da socialisti sappiamo che la libertà comincia dalla libertà dal bisogno, che può essere resa possibile attraverso la fondazione di un modello sociale basato sull'equità e su una forte e solidaristica giustizia sociale. Si scopre l'acqua calde dicendo che quanti vivono in condizioni di estremo disagio economico e sociale, sono privati della liberta, dei diritti umani e della dignità (come direbbe Bergoglio papa).-Quello che non è augurabile è "il comitato di salute pubblica". Un saluto, Roel