martedì 26 novembre 2013

Daniele Bonifati: Essere o non essere liberalsocialisti?

Buon giorno a tutti, sono abbastanza nuovo della mailing list. E non ho origine socialista, bensì repubblicana anzi direi azionista. Vorrei “da esterno” dare il mio contributo al dibattito su futuro dei socialisti. Sono state espresse due posizioni ne manca una terza. - La prima e’ quella di chi vede il PD come la casa o quantomeno come un luogo in cui essere rappresentati. Posizione ovviamente legittima, personalmente penso tutto il male possibile del PD. - La seconda, un po’ nostalgica, che ipotizza la ricreazione di una forza socialista significativa. (Besostri, Veltri e molti altri) - La terza invece è quella di contribuire a costruire una componente “liberalsocialsta”. Cioè provare a ridare vita alla terza componente storicamente sempre presente nella sinistra Italiana. Quest’area è sempre stata fortemente minoritaria, me che è stato il pezzo migliore della sinistra Italiana. Questo pezzo di sinistra ha creato un ponte tra la socialdemocrazia e il liberalismo. E’ stata un’area che è stata rappresentata dal partito d’Azione, dal Partito Repubblicano, dai Socialisti Liberali e dai Liberali di Sinistra. Un’area che ha avuto tra le sue fila Gaetano Salvemini, i fratelli Rosselli, Ferruccio Parri, Guido Calogero, Piero Calamandrei, Ugo La Malfa, Leo Valiani, Norberto Bobbio…. La terza ipotesi è dunque non che tutti i socialisti, ma solo i liberalsocialisti, contribuiscano a creare una nuova casa. Perché la terza opzione e non la seconda. (Della prima opzione non parlo neanche perché quando parlo di PD solitamente scado nella volgarità…) 3 argomenti principali. - Ci sono già componenti definibili come socialisti. C’è il PSI ma anche Sel e pezzi del PD. E poi c’è la CIGL. Si puo’ dire che il PSI, Sel e socialisti piddini non vi rappresentano, ma il punto centrale è un altro. Nuovo soggetto socialista che abbia al suo interna una componente piu’ di sinistra/sindacale e una piu’ liberale, direbbe cose diverse da quelle che dicono PSI, SEL PD socialisti? Credo proprio di no si creerebbe semplicemente un altro soggetto elettoralmente insignificante e politicamente indifferente insomma una nuova componente socialista sarebbe un doppione di cose che funzionano poco. - L’Italia è un paese con una pressione fiscale reale superiore al 60% (includendo Iva e accise). Non esiste meritocrazia, la burocrazia è elefantiaca e uccide l’economia…. Allo stesso tempo è un paese in cui lo stato sociale fa schifo, non esiste politica industriale, il “pubblico” è umiliato. E’ necessaria una nuova visione “liberalsocialista”, che si ponga alcuni obiettivi liberali (meno tasse, burocrazia, corporativismo + meritocrazia,) e neokeynesiane (politica industriale, ruolo del pubblico in economia, rafforzare lo stato sociale…). Queste due obiettivi DEVONO stare assieme in una visione. Il PD non ha una piattaforma liberalsocialista, ma ha al suo interno liberisti e “socialisti”, insomma un budino (cit Fassino) avariato. Il Liberalsocialismo non è una somma (o sottrazione) tra liberisti e socialisti ma è semplicemente qualche cosa di diverso. Una nuova componente liberalsocialista anche se minoritaria sarebbe il sale del centrosinistra, e potrebbe addirittura riuscire in un obiettivo apparentemente impossibile: stimolare il PD ad un partito decente. - Un tema centrale in Italia non puo’ che essere il recupero di legalità e moralità pubblica. Questp è il vero spread dell’Italia. Questo puo’ essere un punto centrale, direi fondante di una componente liberalsocialista. Finisco dicendo che dopo anni di non militanza personalmente mi sto impegnando, nel progetto attualmente molto embrionale e su di un piano cultural-politico di Italia Spazio Libero promosso da critica liberale. http://www.criticaliberale.it/taccuino/134645 http://www.criticaliberale.it/settimanale/153459 Come dicevo all’inizio credo che questa sia un’opzione di cui discutere in particolare per chi si riconosce in un circolo intitolato ai Fratelli Rosselli. Saluti Daniele

15 commenti:

luigi ha detto...

Certamente essere liberalsocialisti ... ma c'è un problema ...dopo il
lib-lab di Intini, dopo Blair e Schroeder che negli anni 90 si sono
inventati la terza via, ma che sostanzialmente è stata la conversione
dei socialisti europei al neoliberismo ... resta assai difficile
convincere la sinistra ad essere liberalsocialisti delle origini
quando Guido Calogero e Aldo Capitini nel 1941 hanno scritto il
manifesto liberalsocialista.
Negli ultimi venti anni si è praticato il neoliberismo-teocon
blairiano-forzitaliota invocando il socialismo liberale o il
liberalsocialismo. Praticamente il nobile ircocervo libertà-giustizia
come piaceva a Bobbio è stato inquinato irrimediabilmente come
bandiera di un ipotetico partito.
Ci resta la tradizione - in buona parte depositata nella Costituzione
Italiana - da portare in dote al partito della sinistra che verrà.
Quello che manca, la vocazione ecologista, ma nella Costituzione pur
embrionalmente c'è con l'art.9, si tratta saggiamente di integrarla.
Approfitto per ricordare la conferenza ONU sul clima svoltosi in
questi giorni a Varsavia. Per fare il punto come da allegato ci ha
pensato il compagno Renzo Penna.
Purtroppo la maledizione della scissione della sinistra e nel suo
piccolo dell'ex partito d'Azione è stata emblematica continua a
colpire. Enzo Marzo, ce ne fossero come lui e Barberis e Pellizzetti
di liberali veraci di sinistra ma non fanno altro che contribuire
allo spezzettamento del popolo laico-liberalsocialista-ecologista.
Come è sotto gli occhi di tutti non è ancora possibile fare
coordinare - pur mantenendo i propri vessilli - in un unico
organismo associativo nazionale (tranquilli non parlo di partito) in
una consistente massa critica (del termine ha oramai il copy rigth
Somaini) che dialoghi al suo interno e magari proponga qualcosa di
utile nella prospettiva delle elezioni europee oramai alle porte,
confidando che con il programma elettorale di Schulz dopo la sbornia
neoliberista ventennale possa fare rientrare il PSE nell'alveo suo
naturale socialdemocratico e/o liberalsocialista.
Comunque la produzione laico-liberalsocialista-ecologista è in pieno
svolgimento.
Dichiarato il tuo profilo, spero vorrai vedere qualche segnale nel
nostro sito dove trovi, se lo conosci meglio di me mi scuso, il
manifesto liberalsocialista del 1941 di Calogero e Capitini.
Produzione recente invece pewr uscire dalla morsa neoliberista
http://www.circolocalogerocapitini.it/eventi_det.asp?ID=381
Lieto di essere stato portato a conoscenza di un nuovo compagno
liberalsocialista.
Un fraterno dialogante saluto liberalsocialista di sinistra.
Luigi Fasce
PS come avrai notato ti ho salutato come liberalsocialista di
sinistra per non essere frainteso dopo tanto inquinamento da destra
che il termine ha immeritatamente subito.

felice ha detto...

La proposta della Rete Socialista habtram i suoi obiettivi la più ampia contaminazione socialista, che non può prescindere dalle componenti azioniste, socialiste liberali e liberal-socialiste : non è un caso che tra i promotori vi sia il Gruppo di Volpedo che si definisce rete delle associazioni socialiste e libertarie del Nord Ovest d'Italia. IN UN SISTEMA GIà TRIPOLARE PD -FI-M5S immobile e pieno di contraddizioni interne se l'alternativa necessaria cominciasse già per distinguere due blocchi in competizione tra loro, uno socialdemocratico e l'altro liberalsocialista avrebbe perso prima ancora di cominciare






Felice Besostri

Sergio ha detto...

Concordo sulla idealità, ma sono stufo di non sentire e neppure accennare a proposte innovative che riguardino: l'accorciamento della distanza fra la ricchezza di pochi e la povertà di molti, i soggetti che dovrebbero garantire tali processi, il modello di sviluppo (si sarebbe detto una volta) che permetta, sia pure nel medio termine, un equilibrio fra popoli meno sviluppati e quelli più avanzati ma che propongono un modello insostenibile, le riforme che permettano di sviluppare la più ampia democrazia (a cominciare dalla riforma dei soggetti politici che la dovrebbero migliorare).

Il modello neo keinesiano non mi sembra sufficiente se non, forse, in Europa; occorre il coraggio di una nuova utopia supportata, nel lungo periodo, da una nuova teoria economica.

Per esempio: come si risponde alla continua automazione dei processi produttivi più avanzati? Con una forte riduzione degli orari di lavoro generalizzati accompagnati da una più alta responsabilità degli operatori e qualità del lavoro? Come si combatte la precarietà del lavoro ammesso che sia assolutamente necessaria nelle nuove modalità produttive?

Il prolungamento della vita delle persone è frutto anche delle conquiste passate sul piano del Welfare? Se si, allora occorre mantenere alta la guardia sul suo mantenimento ad uno standard elevato (anche se necessariamente rinnovato).

E l'Europa che vorremmo?

Per concludere: troppo parlare sugli schieramenti e poco sulle cosa da fare; proviamo ad approfondire almeno alcuni di questi argomenti.

Fraterni saluti.
Sergio Tremolada (Nuova Società)

francesco maria ha detto...

Caro Daniele,


"approfitto" della ospitalità di questa ml sempre molto aperta.


Il tuo messaggio mi intriga molto, anche perché anche io non sono di "origine" socialista, e pur non condividendo il tuo duro giudizio sul Pd.


Provo a esporti alcuni dubbi, che forse già in parte conosci:


francesco maria ha detto...

1. l'idea che coltivi mi sembra voler essere minoritaria "di principio"; questo è un approccio che da una parte mi sentirei di condividere, nell'ottica del "sale", come dici tu. Al tempo stesso mi pare che questo sia una caratteristica che segna tutta la cultura azionista e vicine. Da una parte segno dell'integrità di un messaggio, certo, ma anche - forse - della non volontà di aprirsi alla possibilità di essere realmente condivisa da un numero maggiore di cittadini. Pur di mantenere "puro" il messaggio, ci si accontenta dell'essere minoranza, anche perché non si è in grado di sostenere la battaglia con forze più grandi. Sotto il profilo della limpidezza culturale, sarebbe atteggiamento condivisibile, e giusto (per esempio penso alla difesa delle ragioni della scienza, che ovviamente malsopportano "compromessi politici", come a volte si è cercato di fare, per esempio con il caso Stamina). Sotto il profilo più chiaramente politico, però, in generale mi pare che si rischi una debolezza quasi "voluta", che però si trasforma in "complicità" (scusa la parola forte) con il sistema contro cui si combatte.

francesco maria ha detto...

Perché la genuinità delle posizioni diventa difficoltà (ricercata?) a convincere la maggioranza, che inevitabilmente è "impura" "compromessa", e via così dicendo... non sarà che il Pd ti è tanto antipatico per questo?


2. Vero, la mancanza di legalità è uno dei nodi che affondano questo paese; ma anche su questo dovremmo capire quali sono i metodi con cui andare a curare questi mali. Perché il chirurgo incapace fa scappare dagli ospedali anche i malati più bisognosi. Forse ne avevamo già parlato: Tangentopoli è stata appoggiata per un po' di tempo; poi - è inevitabile - la durezza di un'azione punitiva non può continuare senza andare a erodere il consenso sul lungo periodo, anche perché cominciano a essere toccati i livelli intermedi, magari, i cittadini comuni che all'inizio manifestavano applaudendo, anche... Ecco, lasciamo stare Tangentopoli, ma trasliamo il discorso sulle riforme politiche che dovrebbero garantire legalità, il che naturalmente significa andare a toccare interessi consolidati e incrostazioni del sistema. Come assicurarsi per lungo tempo il consenso su questa azione? Perché è facile fare "belle leggi": il problema è poi farle diventare azione quotidiana, far sì che diventino "abitudine", "costume". In Italia per troppo tempo abbiamo fatto grandi azioni progressiste e cvilizzatrici senza andare a curare il conoslidamento quotidiano delle stesse. Per dirla con un esempio che non c'entra in senso stretto con il problema dela legalità: quanti malati di mente abbiamo liberato senza che fossero pronti i servizi che avrebbero dovuto sostituire i manicomi? Quanta poca attenzione all'applicazione quotidiana dell'art.18 dello Statuto del lavoratori stiamo pagando con la forte richiesta di abolirlo da parte delle associazioni datoriali? Quanto stiamo pagando la disattenzione quotidiana alle implicazioni di alcune scelte progressiste? Forse è un problema diverso dalla legalità; forse no?


3. Sulla laicità forse mi fa difetto l'origine cattolica, diciamo così. Provo anche qui a dire qualcosa, però. Perché a volte ho l'impressione che la laicità per cui molti tifano - soprattutto a sinistra - sia uno strumento unidirezionale contro la Chiesa cattolica. Per cui sarebbe importante togliere crocefissi dalle pareti delle scuole, ma non altrettanto importante valutare se sia bene o male portare un velo. Con il paradosso che magari nelle nostre società si proibisce a una donna di andare in televisione perché indossa un crocefisso, ma ci si autocensura - o quasi - sulle vignette contro Maometto o situazioni simili. E' la laicità il problema di oggi? O staimo impostando male i termini della questione, battagliando ancora su Porta PIa, quando il rischio è oggi anche altro?


Questi alcuni punti su cui ho peprplessità, pur essendo molto interessato a tutto ciò che si presenta come "liberalsocialista" (anche se in generale temo molto le etichette politiche, e mi piacerebbe discutere di più se sia veramente necessario stampare moneta, grande tentazione di tanti Abe nostrani...)


Un abbraccio


Francesco Maria
http://mondiepolitiche.blogspot.it/

Giovanni ha detto...

Caro Francesco,
riprendo la parte finale della tua mail. Hai certamente ragione quando avanzi certi dubbi su un laicismo (meglio ancora anticlericalismo) esasperato. Però sono certo che ammetterai che la Chiesa cattolica, da Wojtila a Ratzinger, ha vissuto 35 anni di oscurantismo su molti temi. Più in generale, per evidenti motivi di carattere storico (di cui il PD è l'ultimo, infelice risultato) il problema dei credenti nei partiti di sinistra si pone in questo modo distorto solo in Italia. Certe uscite di Fioroni o della stessa Bindi sarebbero incomprensibili in tutti gli altri paesi d'europa, dove credenti di qualsiasi confessione militano senza problema nei vari partiti socialisti. Già, ma negli altri paesi d'europa ci sono i partiti socialisti...
Un caro saluto
Giovanni

salvatore ha detto...

Caro compagno Sergio,
sono pienamente d'accordo con quanto dici, anche io sono stanco di
fare l'analisi del DNA dei vari socialismi..... Per me il Socialismo è
Socialismo, e non ha bisogno di aggettivi: è libertario, è democratico
etc etc.....
Di idee ne abbiamo fatte girare tante sul Rosselli. Riporto qui uno
scambio avuto alcuni giorni or sono con uno dei compagni del Rosselli,
scambio che nasce dal mio interesse per il tema degli orari di lavoro
(che hai citato anche tu). Ecco cosa avevo scritto neanche 10 giorni
fa:

Credo che oggi occorra ripartire proprio dall'economia, con proposte
forti, coraggiose, non con pannicelli caldi.Ti butto lì una idea che
ho in mente da quasi 30 anni, da quando cioè feci la mia tesi di
laurea proprio sul tema: oggi è tempo di ridurre in maniera
generalizzata gli orari di lavoro nei settori manifatturieri e anche
in buona parte dei servizi, magari estendendo gli orari di
funzionamento di molti servizi con un meccanismo adeguato di
turnazione.

L'idea è quella di una redistribuzione del lavoro a parità di reddito
(ovviamente non per tutti i lavori: io faccio l'insegnante, e credo
che continuerei a lavorare lo stesso tempo perchè mi piace, ma non
credo sia così per l'operaio o l'impiegato di banca).

Questa cosa però ha dei costi, e quindi su questo occorrerebbe
l'intervento statale, ad integrazione di parte delle ore di lavoro
ridotte (è da valutare se l'integrazione vada data come reddito ai
lavoratori o come sostegno alle imprese, o un mix di entrambi). Molto
meglio che non, come si propone oggi, far lavorare alcuni a tempo
pieno e dare il salario di cittadinanza ad altri.

Quali vantaggi porterebbe? si sposterebbero i consumi verso beni
legati al tempo libero: cultura, sport, hobbies vari, turismo...... e
si ridurrebbero quelli di beni durevoli, quindi uno spostamento verso
una economia più ecosostenibile. Fra l'altro ci sarebbe anche meno
bisogno di produrre beni che si rompono ogni due anni, e anzi si
potrebbero sfruttare le tecnologie per rendere i prodotti più
durevoli: se si sviluppa una economia basata sul consumo di tempo, si
riduce la necessità di una economia basata sul consumo di oggetti, con
tutti i risvolti positivi per il mondo che puoi ben immaginare

Ovviamente questa politica non può essere condotta solo da un paese
come l'Italia: ci vuole la forza di un intero continente, che sappia
quindi anche attuare una politica di protezione (si!) nei confronti
dei mercati (cina??) che sfruttano gli esseri umani per tenere bassi i
prezzi. Ecco quindi una ragione per essere europeisti.

Questa idea, esposta in maniera molto "sintetica", potrebbe
trasformare le nostre società nel giro di una o due generazioni,
portandoci verso equilibri di distribuzione del reddito molto diversi
dagli attuali, dove non occorrerebbe poi neanche più il sostegno
pubblico.Non è follia: è capitato altre volte nella storia che gli
stati siano pesantemente intervenuti per sviluppare dei sistemi
economici. Senza citare il solito Marshall, potremmo riferirci
all'inizio del '900 quando molti stati nazionali costruirono le reti
ferroviarie, che nessun privato avrebbe mai potuto realizzare da solo.


daniele ha detto...

Ciao Franz,


scusa se ti rispondo con ritardo ma è stato una settimana densa…


Rispondo alle tue obiezioni/domande (cos’ rispondo anche ad altri):





Cultura minoritaria e quindi non rilevante.


1) Innanzi tutto penso che il tema della legalità e moralità dei comportamenti politici, possa raccogliere ampi consensi, penso che l’emorragia di voti di sinistra vs grillo si sia avuta su questo tema. Ovviamente non mi illudo che, in Italia, un partito liberalsocialista o laicoriformista non possa che essere minoritario, appunto il sale.


2) Il sistema politico che credo sia migliore è un bi(tri)polarismo composto da coalizioni ristrette E’ quello che succede il Francia o in Germania tra l’altro il CDX italiano è sempre stato una coalizione ristretta. E’ bene che ci sia un po’ di competizione tra partiti della stessa coalizione, era uno dei motivi per cui ero contrario alla fusione delle gerontocrazie DS e Margherita. Se questo è vero credo che ci sia spazio per una terza forza oltre a PD e SEL che stimoli su alcuni temi (ripeto legalità, laicità, politica economica e aggiungo estera).


3) I 7 costituenti azionisti hanno dato un contributo enormemente piu’ ampio del loro peso %. Stessa cosa dicasi di Ugo la Malfa con un PRI al 2%





Legalità/etica pubblica. Io penso che ci sia tanto da fare a livello legislativo ma il problema in italia è culturale ed affonda le sue radici nel familismo amorale (e nel cattolicesimo:-). La prima cosa è avere coerenza dei comportamenti della politica. Ti faccio 3 esempi sul PD (tra molti che se ne potrebbero fare. 1) Bersani tra centinaia di amministratori onesti e bravi del PD ha fatto diventare numero due Penati. A me hanno sorpreso le accuse di corruzioni, ma sapevo benissimo che Penati aveva buttato piu’ di 200 milioni di euro per l’acquisto di parte della Serravalle in un’operazioni molto sospetta. Lo sapeva anche Bersani e quando è scoppiato lo scandalo doveva dimettersi, nessuno nel PD ha posto il problema politico. 2) MPS: al di la della vicenda in se a me ha colpito un fatto. Mussari ha finanziato con 500K€ il PD. Cioè il PD senese lo nomina e lui lo paga, tutto legale e pubblico per carità ma enorme conflitto di interesse. 3) primarie PD Bersani/Franceschini/Marino. Alcuni primari di un ospedale emiliano boicottano Marino perché sono lottizzati PD e Bersaniani. La cosa viene fuori ed invece di porsi il problema della lottizzazione della sanità la risposta di Bersani è: “Io non ne so nulla”; al resto del PD va bene così. Ora io penso che il primo è forse piu’ importante ruolo della politica sia dare l’esempio.





Laicità. Non condivido la tua obiezioni per due motivi.


1) La rappresentanza pubblica dei simboli religiosi per me è un problema da contrastare culturalmente ma è un problema marginale (e vedere nijab mi da molto fastidio). I temi veri sono pero’ altri due: 1)influenza della religione sulle scelte ti tutti 2) soldi, sghei. In Italia su ambedue i temi il problema è la chiesa cattolica. Per colpa sua (e non dei mussulmani, che peraltro sono d’accordo)abbiamo una legislazione da terzo mondo su diritti degli omosessuali, fecondazioni assistita, divorzio….. I finanziamenti a mio avviso impropri alla chiesa cattolica ammontano 4/5 miliardi all’anno E’ incredibile che l’8x1000 sia obbligatorio. Non entro in merito allo IOR scandalo nazionale ed internazionale.


2) Io penso che la laicità sia l’unica arma che abbiamo per evitare che una società multietnica e multireligiosa diventi un casino. In altre parole proprio perché vedo la pericolosità dell’estremismo religioso in particolare mussulmano credo che bisogna attrezzarsi per prevenire la frammentazione della società in comunità potenzialmente in conflitto. Finisco dicendo che la laicità dovrebbe essere a mio avviso anche una guida (non certo unica) di politica estera sullo scacchiere mediterraneo.


Ciao





Daniele

Daniele ha detto...

Rispondo alla mail di Sergio Tremolada, per rispondere anche a felice Besostri che nella sostanza obiettava:


"La proposta della Rete Socialista habtram i suoi obiettivi la più ampia contaminazione socialista, che non può prescindere dalle componenti azioniste, socialiste liberali e liberal-socialiste : non è un caso che tra i promotori vi sia il Gruppo di Volpedo che si definisce rete delle associazioni socialiste e libertarie del Nord Ovest d'Italia."



Le argomentazioni quì sotto spiegano bene perchè non avrebbe valore aggiunto un progetto socialdemocratico+liberalsocialista. Quella di sotto è un'affermazione socialista classica di redistribuzione della ricchezza. In altre parole pone il problema che se la ricchezza in Italia è 100, il 50% di essa è posseduto dal 10% dei cittadini (che sono ricchi aggiungo io in gran parte in base a rendite di posizione). Posizione legittima, ma che non è piu', a mio avviso il centro della questione, lo era probabilmente fino agli anni '80. Il tema di oggi è che la ricchezza dell'Italia è 90 e rischia i finire a 80/70. Cosa c'è di nuovo, globalizzazione e finanziarizzazione dell'economia. Oggi c'è sono in Italia chi pone il problema della ridistribuzione SEL, un pezzo sfigato del PD, i sindacati (nel suo piccolissimo il PSI di Nencini). Oggi non c'è nessuno a sinistra che abbia una credibile proposta per creare le condizione di una crescita economica equilibrata ed equa. Questo dovrebbe essere uno degli obiettivi principali dei liberalsocialisti, unendo in una sintesi nuova la comprensione dei fattori che creano ricchezza (tassazione giusta, no burocrazia, politica industriale, sostegno della domanda...) con l'equità sociale. Anche sull'equità sociale a mio avviso c'è una differenza importante tra socialdemocratici e liberalsocialisti. Il primo obiettivo primario dei liberalsocialisti non è trasferire ricchezza dai ricchi ai poveri (questo è pur sempre importante), ma porre le condizioni perchè ci siano meno poveri, investendo su scuola/università, creando un mercato del lavoro equo e sviluppando politiche industriali di crescita. Non entro nel dettaglio perchè è un argomento complesso. Spero di aver spiegato perchè i liberalsocialisti e socialdemocratici oggi hanno tante battaglie comuni da fare ma anche alcuni punti di diversità centrali nel dibattito politico.




felice ha detto...

SE SI PARLA DI CONTAINAZIONE CHI VUOL CREARE RICHEZZA CON ETODI NUOVI PUò BENISIMO CONVIVERE CON CHI LA VUOL DISTRIBUIRE. IL PREGIUDIZIO CHE SOCIALDEMOCRAZIA COINCIDA CON TAXATION E DEFICIT SPENDING E' APPUNTO UN PREGIUDIZIO DI DESTRA






Felice Besostri

salvatore ha detto...

Caro Daniele, io ho scritto, in risposta al tuo post di alcuni giorni
fa, delle cose che riguardano l'economia, gli orari e la
redistribuzione della ricchezza legata alla crescita..... mi farebbe
piacere sentire il tuo parere in merito.

Finché si parla di massimi sistemi si può discettare per ore, ma
credo che adesso sia tempo di parlare di un nuovo modello di crescita,
e questo credo che faccia paura a molti che cercano dei sottili e
improbabili distinguo ed equilibrismi che in sostanza non vogliono
urtare la suscettibilità di nessuno.
Io invece la suscettibilità dei potenti la voglio urtare, e come!!! E
non mi ritengo uno sfigato se faccio notare come è mal ripartita la
ricchezza di questo paese. Fra l'altro il vecchio Keynes ci ha
insegnato come una cattiva distribuzione della ricchezza fa anche
diventare più piccola la torta..... quindi ricchezza sociale e
redistribuzione non sono per niente scollegate!

Cosa ne pensi, ad esempio, di rimettere l'IMU su tutte le case,
comprese le prime, con una aliquota del 10 per mille: su un patrimonio
immobiliare di 8000 miliardi di euro (è il dato che riguarda
l'Italia), significa una entrata di 80 miliardi di euro, cioè DUE
finanziarie: in cambio si potrebbero ridurre le aliquote IRPERF per un
ammontare di 40 miliardi..... a chi è lavoratore o pensionato e ha
solo una o due case, la manovra converrebbe sicuramente...... E' su
queste cose, che significano giustizia (VERA) e coraggio di cambiare,
che si vede la differenza fra un socialista e gli atri ;
Un affettuoso saluto socialista!

salvatore

felice ha detto...


> PER NON FAVORITE I SOLITI EVASORI L'IMU AL 10 PER MILLE POTREBBE ESSERE
> RESTITUITA PER LA METà COME CREDITO DI IMPOSTA SUI REDITI E PER CHI HA REDDITI
> INCAPIENTI CO ABBATTIMENTO PER GLI ANNI SUCCESSIVI
>
>
> Felice Besostri

salvatore ha detto...

Infatti Felice, hai ragione, proprio questi sono i conti da fare.
Facciamoli insieme:

1) A quanto ammonta il valore delle unità immobiliari in Italia e
quanto si potrebbe ricavare tassandoli un po':
Ci sono due modi di procedere. Il primo è valtare il valore del
patrimonio immobiliare netto, tolti quindi immobili non assoggettabili
per varie ragioni. Ci sono diverse stime, una abbastanza seria, del
2009, la troviamo in questo studio
http://wwwt.agenziaentrate.gov.it/mt/comunicazione/Gli%20immobili%20in%20Italia%202011/Gli%20immobili%20in%20Italia%202011%20-%20capitolo%202.pdf
e ci indica poco più di 5000 miliardi di Euro nel 2009 (e non sono
compresi i beni della chiesa etc etc....)
Applicando una imposta del 1% ( adesso è mediamente lo 0,5%) sul
valore del patrimonio (si, una patrimoniale, in fondo l'IMU cosa è?)
si ottiene un gettito di 50 miliardi di euro

Il secondo modo è invece operare sulla rendita catastale e applicare
ad essa la formula dell'IMU. Una stima recente (il mese scorso) della
rendita catastale degli immobili in Italia ce la fornisce proprio
l'Agenzia delle entrate
( http://www.guidafinestra.it/temi/Economia__Mercato/news/LAgenzia_delle_Entrate_fotografa_il_patri_04112013.aspx
)
e la stima è circa 36,5 Miliardi di Euro al 31/12/2012.
Dalla rendita catastale, come noto, si ricava la base imponibile per
l'IMU, moltiplicando x 1,05 e poi per un coefficiente che varia da 80
per banche e uffici fino a 160 per le abitazioni. Se scegliamo un
coefficiente di 140, quello degli immobili in gruppo C, tanto per
intenderci, otteniamo un dato molto realistico: la base imponibile è
5365,5 miliardi di Euro.
Come si vede la base imponibile è all'incirca il valore del
patrimonio, stimato al punto 1, e anche in questo caso io penserei
alla stessa aliquota del 1%. Anche qui si ottengono circa 50 miliardi
di euro.

2) quante sono le entrate IRPERF
Lo possiamo sapere dal sito del MEF:
http://www.mef.gov.it/ufficio-stampa/comunicati/2013/comunicato_0030.html
come si può leggere, sono circa 228 miliardi di Euro nel 2012

3) cosa fare?
SE dei 50 miliardi di euro ottenuti con la patrimoniale/IMU che dir si
voglia, ne prendiamo 22,8 per ridurre le imposte dirette, potremmo
abbassare l'irperf del 10% e resteremmo a gettito invariato, con un
SALDO POSITIVO di circa 28 miliardi, cioè quello che resta dei 50
miliardi di IMU dopo averne tolti 22,8
Però abbassare l'IRPERF significa premiare il lavoro, e quelli che
dichiarano i loro redditi, per i quali la manovra "ti faccio pagare
l'IMU e ti riduco l'IRPERF" molto probabilmente risulterebbe
addirittura favorevole, mentre gli evasori si troverebbero a pagare
tasse che non hanno mai pagato prima......... Ciascuno di voi prenda
il proprio mod. 730 e provi a vedere cosa significherebbe pagare il
10% di tasse in meno.

Semplice no? Quindi, una manovra del genere sarebbe redistributiva,
potrebbe reperire risorse per uscire dalla crisi, renderebbe più
competitive le nostre imprese, ridurrebbe il cuneo fiscale.....
INSOMMA, se questi conti li so fare io che sono quasi un analfabeta,
come mai non ci arriva FASSINA???????

Questo significa una politica socialista.......


daniele ha detto...

A differenza del Nord Europa in Italia il livello delle tasse non è dovuto al finanziamento dello stato sociale ma principalmente alla corruzione, all'evasione, all'inefficienza (e al costo) dei servizi pubblici, ai clientelismi politici (dipendenti regione sicilia o forestali calabresi). Quindi non penso che politiche "socialdemocratiche" significhino tassazione, se diminuisse tutto il resto si potrebbe, in teoria, avere uno stato sociale migliore e meno tasse. E' pur vero, pero', che la socialdemocrazia classica pone molto di piu' l'attenzione sulla redistribuzione. A mio avviso siamo in un momento epocale, in cui l'Europa (ed in primis l'italia) rischia di perdere parte del suo benessere. Il tema centrale è a mio avviso quello della produzione di ricchezza. Questa è una differenza politica significativa.
Detto questo dietro le parole di Besostri, scorgo un'accusa di settarismo, che mi fa sorgere una domanda: perchè non siete rappresentati da SEL, perchè non è il perno di un'aggregazione socialdemocratica? Solo perchè loro sono, in gran parte, ex comunisti e voi ex socialisti?