Lasciamo fuori, con dispiacere, il livello europeo, dove il PES non è mai nato, come si è visto in questi giorni di crisi gigantesca. In Italia non c'è nessuno che voglia chiamarsi socialista e c'è la maggior parte dei giovani totalmente sfiduciati, che manco si avvicinano ai banchetti per le firme dei referendum. D'altra parte non hanno torto: gli abbiamo tolto la speranza di un lavoro sicuro e di una pensione decente, li condanniamo a vivere alle spalle dei genitori, li perseguitiamo con multe e arresti nei loro momenti di socializzazione: le birre per strada, lo scambio di spinelli che è il rito di farsi gruppo. Siamo su pianeti diversi, i loro momenti di socializzazione quotidiana sono su internet, dove le solitudini si parlano. Solo facendo leva sulla rete, dove si sentono protetti e tra loro, Vendola è riuscito a mobilitarli in Puglia (diamo una lezione ai piddini presuntuosi e immobilisti) e i grillini ovunque si siano presentate le 5 stelle. Nessuno di loro va oltre ai 35 anni, e sono esattamente quelli che mancano ai partiti e ai sindacati, dove ci sono solo pochi dei loro coetanei, quelli che gli altri conoscono benissimo da sempre come opportunisti e carrieristi.
Non serve assolutamente a niente che come vecchi professori ossificati ci precipitiamo a misurare il tasso di sinistra di questi movimenti, come se dovessero rispondere alle interrogazioni scolastiche di chi ha da insegnare solo le proprie sconfitte. Sono loro che hanno tutto il diritto di interrogare noi, siamo noi che dobbiamo spiegare perchè nel giro di 20 anni abbiamo svenduto un patrimonio accumulato in cento anni di lotte e di sacrifici: la scala mobile, il TFR, le pensioni decenti, la sicurezza del posto di lavoro. E ora, insaziabili, gli stiamo svendendo i beni comuni, privatizzando le municipalizzate in modo che possano aumentare le tariffe e precarizzare i loro lavoratori. In una famiglia, dove i padri svendono il patrimonio che hanno ereditato per correre dietro a mode, truffe e fantasie, i figli sono costretti a ricorrere all'interdizione: è quello che ci spetta, altro che andargli a insegnare le regole dell'equilibrismo dell'immobile politica italiana.
Che al discredito che ha portato alla fine della prima repubblica ha aggiunto il disprezzo verso gli elettori e la rottura dei canali di partecipazione politica della seconda, dominati da partiti che non esistono come struttura ma solo come ditta personale o familiare, ma che ricevono scandalosi contributi dello stato senza alcun controllo. La seconda repubblica nasce con due leggi sciagurate, la Bassanini che dà tutto il potere degli enti locali a funzionari carrieristi e attenti solo ai loro privilegi e alla loro sicurezza, sotto la guida di una unica persona eletta a capo dell'ente,mentre tutti gli altri, eletti o nominati non contano assolutamente niente, devono solo fare un teatrino. E su scala nazionale l'uninominale con le candidature paracadutate dal centro, poi ulteriormente peggiorato col porcellum in cui all'elettore è solo lasciata la scelta tra padella e brace. Questo quadro politico non ha fatto altro che continuare l'unico gioco che hanno imparato: come controllare il paese avendo la maggioranza relativa della corrente di maggioranza relativa del partito di maggioranza relativa. La sola novità della seconda repubblica è che ci sono due partiti di maggioranza relativa, e in entrambi galleggiano quelli che sono bravi in questa ricerca di equilibrio. Fessi totali, che non hanno niente da dire oltre che la richiesta di uno spazio, e qualche parola di circostanza. Con la profonda convinzione che, tanto, gli italiani sono stupidi. Beh, si comincia a dimostrare che non lo sono.
Stupidi se mai sono gli autonominati capi della sinistra che scambiano dei parassiti per dei capitani coraggiosi, che gli svendono le autostrade, le partecipazioni stali e le municipalizzate per avere un trafiletto elogiativo sul Sole 24 ore. Che si prestano come gastaldi e fattori a un nuovo periodo di enclosure, quando per favorire l'accumulazione di capitale furono portai via ai contadini i boschi e i pascoli che erano di tutti. Solo che questi vanesi imbecilli vorrebbero anche che i contadini depredati li votassero e li applaudissero. Beh, non sarà cosi, e come dice una vecchia canzone, sarà tra un mese, sarà tra un anno...ma queste cose e questa gente finiranno.
A noi che siamo fuori dal gioco, per fortuna, ci resta solo di decidere se continuare il gioco delle figurine tra i partitini scomparsi che rappresentano solo più pezzi di storie superate e fedetà spesso assurde o preparare un programma non di 300 pagine come fece Prodi mentre di fatto svendeva tutto quello che aveva in mano, ma di poche idee forti, precise , da prendere o lasciare.
1) una legge che regolamenti il lavoro precario, lasciando gli imprenditori, cooperative comprese, libere di ricorrervi ma a patto che il costo annuo sia del 50% superiore al costo annuo del pari lavoratore a tempo indeterminato. Quelli di 24 ore, Cazzola e Sacconi urleranno come aquile, è esattamente quello che devono fare coi socialisti. E D'Alema e gli ex comunisti tanto ansiosi di gradimento dal mondo industriale vadano a prendersela dove più gradiscono.
2) un'altra legge che sopprima la cassa integrazione e la sostituisca col salario di cittadinanza.
3) una legge costituzionale che articoli l'arti 41 della costituzione spiegando che i beni comuni non hanno rilevanza economica e non possono essere privatizzati
4) una legge costituzionale che vincoli il finanziamento ai partiti all'osservanza di statuti democratici al loro interno, con l'obbligo del voto segreto quando si tratta di designare persone. A partire dal capo.
5) la legalizzazione delle droghe, così come è legale l'alcool e il tabacco, che saranno vendute in farmacia con contenuti sicuri a prezzi compatibili con quello di alcool e tabacco, eliminando lo spaccio e la maggior parte della malavita. Questo significa non dover costruire nuove carceri e risparmiare il 50% dei costi dei ministeri della giustizia, dell'interno e delle comunità di Don Gelmini- non toccare i miei bambini.
Ci diranno che siamo matti, rimarremo isolati: perchè, adeso contiamo qualcosa? o speriamo ancora in una elemosina del PD? abbiamo da perdere solo la nostra inconsistenza
Secondo me Claudio ha ragione su tutta la linea. C’è da essere realisti ed ammettere laicamente che, da almeno 20-30 anni, la maggior parte dei partiti di sinistra (inclusi i socialisti) sono pietrificati nella loro autoreferenzialità. Dire agli elettori: “votate per me, perchè sono socialista e rappresento una nobile tradizione” può, forse, aiutarci a stare meglio, ma non riempirà le urne di voti socialisti. Gli elettori, in modo particolare i giovani, hanno bisogno di risposte concrete a dei problemi contingenti: l’occupazione, il salario, le pensioni, ma anche la legalità.
Apro una parentesi: perchè coloro che parlano di legalità a sinistra – e ricordiamoci che, nel 2009, Transparency International ha piazzato l’Italia al 63esimo posto nella sua classifica mondiale sui livelli percepiti di corruzione, dopo la Turchia, Samoa, la Giordania, Capo Verde, ed il Botswana... (http://www.transparency.it/ind_ti.asp?idNews=137&id=cpi) – devono essere per forza tacciati di estremismo (di destra o di sinistra, non si è mai ben capito...)? Perché in Campania, una regione saccheggiata da secoli di malagestione, la sinistra non ha trovato niente di meglio che candidare come presidente di regione Vincenzo de Luca, già rinviato a giudizio per truffa ai danni dello stato? Oppure perché la sinistra non fa le barricate in parlamento e nelle piazze per combattere contro le leggi ad personam di Berlusconi? La passività di una parte della sinistra su un tema fondamentale come la legalità permette agli elettori, specie i più giovani, di dire: “visto che destra e sinistra sono uguali, tanto vale votare direttamente Berlusconi, oppure Lega (che viene percepita, a torto, come un partito a parte), oppure non votare proprio.” Forse sarà anche arrivato il tempo di chiedersi perché i tradizionali elettori di sinistra disertano le urne oppure passano a destra.
Perché molti giovani non si iscrivono ai partiti, ma partecipano a manifestazioni a-politiche sulla legalità, come quelle del popolo viola? Ma, davvero, si può subappaltare un tema importante come la legalità a Grillo ed a Di Pietro? Chiusa la parentesi...
Si è scritto su questo blog che il socialismo non è morto, visto che nelle ultime elezioni in Europa, i partiti laburisti, socialisti, e social-democratici hanno ottenuto buoni risultati. In particolar modo, si è salutata la vittoria del PSF alle ultime elezioni regionali. Premetto che vivo in Francia da dieci anni e che sono anche iscritto al PSF – peraltro, mi onoro di frequentare la stessa sezione di Lionel Jospin, ex-primo ministro francese, grande socialista ed uomo di specchiata onestà. È vero che, in termini relativi, le elezioni regionali sono state un successo per la sinistra: nella France métropolitaine, solo l’Alsazia è rimasta (di poco) a destra.
Non va però dimenticata l’altissima astensione: la sinistra ha ottenuto sí il 54 percento dei voti, peró soltanto il 50 percento degli elettori sono andati a votare – quindi, in realtà, solo poco più di un quarto dell’intero corpo elettorale ha dato la propria preferenza alla sinistra... In altre parole, penso che un approccio più umile della realtà elettorale dovrebbe portarci sí, a rallegrarci del fatto che quasi tutte le regioni francesi sono governate da socialisti, peró, dovremmo anche chiederci fino a che punto si è trattata di una vittoria della sinistra (ed in particolar modo socialista) ed in che misura è stato un voto sanzione contro Sarkozy. Stessa cosa in Inghilterra: si dice che Gordon Brown non è uscito tanto male da queste elezioni peró, intanto, ha lasciato Downing Street ai conservatori, il Labour Party ha perso 91 deputati, e molti elettori laburisti non sono andati a votare oppure hanno votato Clegg... In altre parole, io ho l’impressione che, in questo periodo di crisi, gli elettori abbiano soprattutto sanzionato chi era al potere, più che premiare un partito in particolare.
Altro punto: Claudio ha ragione da vendere quando sostiene che “[a livello] europeo [...] il PES non è mai nato, come si è visto in questi giorni di crisi gigantesca.” In effetti, qualcuno ha forse capito qual’è la posizione del PES rispetto alle politiche da adottare per combattere la crisi? Fanno testo le politiche di austerità di Papandreou et Zapatero, che rassicurano i mercati facendo economie sulla spesa sociale? Cosa dovrebbero dire quegli elettori che sono andati a votare socialista per poi vedersi alzare le tasse, diminuire gli stipendi, e tagliare le pensioni da coloro che dovrebbero difendere il lavoro dal capitale speculativo? Che cosa c’è di socialista in simili misure economiche? Quando si assiste a decisioni politiche del genere, viene da domandarsi che cosa significhi essere socialisti oggi. Possono davvero essere definite come “socialiste” le politiche che sono state portate avanti dai maggiori esponenti del socialismo europeo di questi ultimi anni: Blair, Brown, Schroeder, Zapatero, ecc.? Qual’è la società e l’uomo per i quali i socialisti europei del 2010 si battono ed in che cosa questa visione del mondo si differenzia da quella della destra? Io credo che l’incapacità (finora) delle socialdemocrazie nel dare risposte soddisfacenti a queste semplici domande abbia nettamente contribuito ai fenomeni elettorali di cui parlavo sopra: disillusione nei confronti della politica, ripiegamento su stessi, voto di protesta, ecc.
Se il socialismo non vuole diventare un movimento settario, votato ad una lenta marginalizzazione, deve essere capace, da un lato, di restituere alla gente un ideale per il quale battersi quotidianemente e, dall’altro, fornire delle risposte concrete ai problemi della società moderna. Per questo, avremmo un disperato bisogno di un Carlo Rosselli. Già 80 anni fa, nel saggio Socialismo Liberale, Rosselli diceva che le socialdemocrazie avevano perso contro il fascismo perché non erano riuscite ad avere “[...] il concorso di larghe correnti di giovani” che non si riconoscevano nell’economicismo socialista, dimenticando che “il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale e in secondo luogo trasformazione materiale.” Per aver scritto cose simili, Rosselli se ne sentí dire di tutti i colori da Togliatti, Nenni, Saragat, e persino da Claudio Treves, che lo accusó di non esseré “né socialista, né liberale.” Eppure, a posteriori, era Rosselli l’“eretico” che aveva ragione. Secondo me, ancora oggi abbiamo un disperato bisogno di altri “eretici” ed “eresie” per rinnovare la pur nobilissima tradizione del socialismo.
9 commenti:
bravo Peppe. Mi provo a entrare nel piatto.
Lasciamo fuori, con dispiacere, il livello europeo, dove il PES non è mai nato, come si è visto in questi giorni di crisi gigantesca.
In Italia non c'è nessuno che voglia chiamarsi socialista e c'è la maggior parte dei giovani totalmente sfiduciati, che manco si avvicinano ai banchetti per le firme dei referendum.
D'altra parte non hanno torto: gli abbiamo tolto la speranza di un lavoro sicuro e di una pensione decente, li condanniamo a vivere alle spalle dei genitori, li perseguitiamo con multe e arresti nei loro momenti di socializzazione: le birre per strada, lo scambio di spinelli che è il rito di farsi gruppo. Siamo su pianeti diversi, i loro momenti di socializzazione quotidiana sono su internet, dove le solitudini si parlano.
Solo facendo leva sulla rete, dove si sentono protetti e tra loro, Vendola è riuscito a mobilitarli in Puglia (diamo una lezione ai piddini presuntuosi e immobilisti) e i grillini ovunque si siano presentate le 5 stelle. Nessuno di loro va oltre ai 35 anni, e sono esattamente quelli che mancano ai partiti e ai sindacati, dove ci sono solo pochi dei loro coetanei, quelli che gli altri conoscono benissimo da sempre come opportunisti e carrieristi.
Non serve assolutamente a niente che come vecchi professori ossificati ci precipitiamo a misurare il tasso di sinistra di questi movimenti, come se dovessero rispondere alle interrogazioni scolastiche di chi ha da insegnare solo le proprie sconfitte. Sono loro che hanno tutto il diritto di interrogare noi, siamo noi che dobbiamo spiegare perchè nel giro di 20 anni abbiamo svenduto un patrimonio accumulato in cento anni di lotte e di sacrifici: la scala mobile, il TFR, le pensioni decenti, la sicurezza del posto di lavoro. E ora, insaziabili, gli stiamo svendendo i beni comuni, privatizzando le municipalizzate in modo che possano aumentare le tariffe e precarizzare i loro lavoratori. In una famiglia, dove i padri svendono il patrimonio che hanno ereditato per correre dietro a mode, truffe e fantasie, i figli sono costretti a ricorrere all'interdizione: è quello che ci spetta, altro che andargli a insegnare le regole dell'equilibrismo dell'immobile politica italiana.
Che al discredito che ha portato alla fine della prima repubblica ha aggiunto il disprezzo verso gli elettori e la rottura dei canali di partecipazione politica della seconda, dominati da partiti che non esistono come struttura ma solo come ditta personale o familiare, ma che ricevono scandalosi contributi dello stato senza alcun controllo.
La seconda repubblica nasce con due leggi sciagurate, la Bassanini che dà tutto il potere degli enti locali a funzionari carrieristi e attenti solo ai loro privilegi e alla loro sicurezza, sotto la guida di una unica persona eletta a capo dell'ente,mentre tutti gli altri, eletti o nominati non contano assolutamente niente, devono solo fare un teatrino. E su scala nazionale l'uninominale con le candidature paracadutate dal centro, poi ulteriormente peggiorato col porcellum in cui all'elettore è solo lasciata la scelta tra padella e brace.
Questo quadro politico non ha fatto altro che continuare l'unico gioco che hanno imparato: come controllare il paese avendo la maggioranza relativa della corrente di maggioranza relativa del partito di maggioranza relativa. La sola novità della seconda repubblica è che ci sono due partiti di maggioranza relativa, e in entrambi galleggiano quelli che sono bravi in questa ricerca di equilibrio. Fessi totali, che non hanno niente da dire oltre che la richiesta di uno spazio, e qualche parola di circostanza. Con la profonda convinzione che, tanto, gli italiani sono stupidi. Beh, si comincia a dimostrare che non lo sono.
Stupidi se mai sono gli autonominati capi della sinistra che scambiano dei parassiti per dei capitani coraggiosi, che gli svendono le autostrade, le partecipazioni stali e le municipalizzate per avere un trafiletto elogiativo sul Sole 24 ore. Che si prestano come gastaldi e fattori a un nuovo periodo di enclosure, quando per favorire l'accumulazione di capitale furono portai via ai contadini i boschi e i pascoli che erano di tutti. Solo che questi vanesi imbecilli vorrebbero anche che i contadini depredati li votassero e li applaudissero. Beh, non sarà cosi, e come dice una vecchia canzone, sarà tra un mese, sarà tra un anno...ma queste cose e questa gente finiranno.
A noi che siamo fuori dal gioco, per fortuna, ci resta solo di decidere se continuare il gioco delle figurine tra i partitini scomparsi che rappresentano solo più pezzi di storie superate e fedetà spesso assurde o preparare un programma non di 300 pagine come fece Prodi mentre di fatto svendeva tutto quello che aveva in mano, ma di poche idee forti, precise , da prendere o lasciare.
1) una legge che regolamenti il lavoro precario, lasciando gli imprenditori, cooperative comprese, libere di ricorrervi ma a patto che il costo annuo sia del 50% superiore al costo annuo del pari lavoratore a tempo indeterminato. Quelli di 24 ore, Cazzola e Sacconi urleranno come aquile, è esattamente quello che devono fare coi socialisti. E D'Alema e gli ex comunisti tanto ansiosi di gradimento dal mondo industriale vadano a prendersela dove più gradiscono.
2) un'altra legge che sopprima la cassa integrazione e la sostituisca col salario di cittadinanza.
3) una legge costituzionale che articoli l'arti 41 della costituzione spiegando che i beni comuni non hanno rilevanza economica e non possono essere privatizzati
4) una legge costituzionale che vincoli il finanziamento ai partiti all'osservanza di statuti democratici al loro interno, con l'obbligo del voto segreto quando si tratta di designare persone. A partire dal capo.
5) la legalizzazione delle droghe, così come è legale l'alcool e il tabacco, che saranno vendute in farmacia con contenuti sicuri a prezzi compatibili con quello di alcool e tabacco, eliminando lo spaccio e la maggior parte della malavita. Questo significa non dover costruire nuove carceri e risparmiare il 50% dei costi dei ministeri della giustizia, dell'interno e delle comunità di Don Gelmini- non toccare i miei bambini.
Ci diranno che siamo matti, rimarremo isolati: perchè, adeso contiamo qualcosa? o speriamo ancora in una elemosina del PD? abbiamo da perdere solo la nostra inconsistenza
Secondo me Claudio ha ragione su tutta la linea. C’è da essere realisti ed ammettere laicamente che, da almeno 20-30 anni, la maggior parte dei partiti di sinistra (inclusi i socialisti) sono pietrificati nella loro autoreferenzialità. Dire agli elettori: “votate per me, perchè sono socialista e rappresento una nobile tradizione” può, forse, aiutarci a stare meglio, ma non riempirà le urne di voti socialisti. Gli elettori, in modo particolare i giovani, hanno bisogno di risposte concrete a dei problemi contingenti: l’occupazione, il salario, le pensioni, ma anche la legalità.
Apro una parentesi: perchè coloro che parlano di legalità a sinistra – e ricordiamoci che, nel 2009, Transparency International ha piazzato l’Italia al 63esimo posto nella sua classifica mondiale sui livelli percepiti di corruzione, dopo la Turchia, Samoa, la Giordania, Capo Verde, ed il Botswana... (http://www.transparency.it/ind_ti.asp?idNews=137&id=cpi) – devono essere per forza tacciati di estremismo (di destra o di sinistra, non si è mai ben capito...)? Perché in Campania, una regione saccheggiata da secoli di malagestione, la sinistra non ha trovato niente di meglio che candidare come presidente di regione Vincenzo de Luca, già rinviato a giudizio per truffa ai danni dello stato? Oppure perché la sinistra non fa le barricate in parlamento e nelle piazze per combattere contro le leggi ad personam di Berlusconi? La passività di una parte della sinistra su un tema fondamentale come la legalità permette agli elettori, specie i più giovani, di dire: “visto che destra e sinistra sono uguali, tanto vale votare direttamente Berlusconi, oppure Lega (che viene percepita, a torto, come un partito a parte), oppure non votare proprio.” Forse sarà anche arrivato il tempo di chiedersi perché i tradizionali elettori di sinistra disertano le urne oppure passano a destra.
Perché molti giovani non si iscrivono ai partiti, ma partecipano a manifestazioni a-politiche sulla legalità, come quelle del popolo viola? Ma, davvero, si può subappaltare un tema importante come la legalità a Grillo ed a Di Pietro? Chiusa la parentesi...
Si è scritto su questo blog che il socialismo non è morto, visto che nelle ultime elezioni in Europa, i partiti laburisti, socialisti, e social-democratici hanno ottenuto buoni risultati. In particolar modo, si è salutata la vittoria del PSF alle ultime elezioni regionali. Premetto che vivo in Francia da dieci anni e che sono anche iscritto al PSF – peraltro, mi onoro di frequentare la stessa sezione di Lionel Jospin, ex-primo ministro francese, grande socialista ed uomo di specchiata onestà. È vero che, in termini relativi, le elezioni regionali sono state un successo per la sinistra: nella France métropolitaine, solo l’Alsazia è rimasta (di poco) a destra.
Non va però dimenticata l’altissima astensione: la sinistra ha ottenuto sí il 54 percento dei voti, peró soltanto il 50 percento degli elettori sono andati a votare – quindi, in realtà, solo poco più di un quarto dell’intero corpo elettorale ha dato la propria preferenza alla sinistra... In altre parole, penso che un approccio più umile della realtà elettorale dovrebbe portarci sí, a rallegrarci del fatto che quasi tutte le regioni francesi sono governate da socialisti, peró, dovremmo anche chiederci fino a che punto si è trattata di una vittoria della sinistra (ed in particolar modo socialista) ed in che misura è stato un voto sanzione contro Sarkozy. Stessa cosa in Inghilterra: si dice che Gordon Brown non è uscito tanto male da queste elezioni peró, intanto, ha lasciato Downing Street ai conservatori, il Labour Party ha perso 91 deputati, e molti elettori laburisti non sono andati a votare oppure hanno votato Clegg... In altre parole, io ho l’impressione che, in questo periodo di crisi, gli elettori abbiano soprattutto sanzionato chi era al potere, più che premiare un partito in particolare.
Altro punto: Claudio ha ragione da vendere quando sostiene che “[a livello] europeo [...] il PES non è mai nato, come si è visto in questi giorni di crisi gigantesca.” In effetti, qualcuno ha forse capito qual’è la posizione del PES rispetto alle politiche da adottare per combattere la crisi? Fanno testo le politiche di austerità di Papandreou et Zapatero, che rassicurano i mercati facendo economie sulla spesa sociale? Cosa dovrebbero dire quegli elettori che sono andati a votare socialista per poi vedersi alzare le tasse, diminuire gli stipendi, e tagliare le pensioni da coloro che dovrebbero difendere il lavoro dal capitale speculativo? Che cosa c’è di socialista in simili misure economiche? Quando si assiste a decisioni politiche del genere, viene da domandarsi che cosa significhi essere socialisti oggi. Possono davvero essere definite come “socialiste” le politiche che sono state portate avanti dai maggiori esponenti del socialismo europeo di questi ultimi anni: Blair, Brown, Schroeder, Zapatero, ecc.? Qual’è la società e l’uomo per i quali i socialisti europei del 2010 si battono ed in che cosa questa visione del mondo si differenzia da quella della destra? Io credo che l’incapacità (finora) delle socialdemocrazie nel dare risposte soddisfacenti a queste semplici domande abbia nettamente contribuito ai fenomeni elettorali di cui parlavo sopra: disillusione nei confronti della politica, ripiegamento su stessi, voto di protesta, ecc.
Se il socialismo non vuole diventare un movimento settario, votato ad una lenta marginalizzazione, deve essere capace, da un lato, di restituere alla gente un ideale per il quale battersi quotidianemente e, dall’altro, fornire delle risposte concrete ai problemi della società moderna. Per questo, avremmo un disperato bisogno di un Carlo Rosselli. Già 80 anni fa, nel saggio Socialismo Liberale, Rosselli diceva che le socialdemocrazie avevano perso contro il fascismo perché non erano riuscite ad avere “[...] il concorso di larghe correnti di giovani” che non si riconoscevano nell’economicismo socialista, dimenticando che “il socialismo è in primo luogo rivoluzione morale e in secondo luogo trasformazione materiale.” Per aver scritto cose simili, Rosselli se ne sentí dire di tutti i colori da Togliatti, Nenni, Saragat, e persino da Claudio Treves, che lo accusó di non esseré “né socialista, né liberale.” Eppure, a posteriori, era Rosselli l’“eretico” che aveva ragione. Secondo me, ancora oggi abbiamo un disperato bisogno di altri “eretici” ed “eresie” per rinnovare la pur nobilissima tradizione del socialismo.
Saluti socialisti,
Diego
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