domenica 18 aprile 2010

"On peut payer les retraites dans ce pays !"

"On peut payer les retraites dans ce pays !"

5 commenti:

diego ha detto...

Come ben evidenzia l’articolo di Alternatives économiques, esiste una certa linearità nel tentativo della destra francese di ridimensionare la previdenza sociale. Lo schema è sempre lo stesso: quando sono all’opposizione, i politici di destra criticano ampiamente il sedicente lassismo budgetario della sinistra, una volta arrivati al governo, gli stessi precettori dell’austerità diminuiscono le tasse ai contribuenti più facoltosi, col risultato di aggravare i deficit fiscali da loro precedentemente denunziati. Una volta creati (o aggravati) ad hoc i buchi nei bilanci pubblici, la destra annuncia come inevitabile la politica del rigore finanziario e propone, invariabilmente, il taglio della spesa pubblica – spesso, tramite una riforma delle pensioni.
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diego ha detto...

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Quindi, alla fine, il rigore per chi è? Senz’altro non per i ricchi, che beneficiano degli sgravi e delle deduzioni fiscali, che mandano i figli nelle scuole private, che si fanno curare negli ospedali privati, e che hanno abbastanza risparmi da assicurarsi una vecchiaia tranquilla anche senza la pensione pubblica. Il rigore si applica alle classi popolari e medie: quelle che mandano i figli nelle scuole pubbliche in cui ci sono troppi alunni per troppi pochi professori, che si fanno curare in ospedali pubblici fatiscenti dove mancano personale ed attrezzature mediche, e che quando arrivano alla vecchiaia devono sopravvivere con pensioni misere.

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diego ha detto...

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Quindi, alla fine, il rigore per chi è? Senz’altro non per i ricchi, che beneficiano degli sgravi e delle deduzioni fiscali, che mandano i figli nelle scuole private, che si fanno curare negli ospedali privati, e che hanno abbastanza risparmi da assicurarsi una vecchiaia tranquilla anche senza la pensione pubblica. Il rigore si applica alle classi popolari e medie: quelle che mandano i figli nelle scuole pubbliche in cui ci sono troppi alunni per troppi pochi professori, che si fanno curare in ospedali pubblici fatiscenti dove mancano personale ed attrezzature mediche, e che quando arrivano alla vecchiaia devono sopravvivere con pensioni misere.

Sarkozy ha seguito appieno questo schemino. Già durante l’estate 2007, subito dopo le elezioni legislative, il governo francese ha presentato in parlamento la Loi Tepa, che ha: defiscalizzato gli straordinari (col brillante risultato di bloccare la creazione di nuovi posti di lavoro, peraltro in tempo di crisi), ha abbassato il bouclier fiscal – una misura fiscale che mette un tetto massimo al tasso d’imposta globale pagato dai contribuenti più facoltosi – dal 60% al 50%, e, dulcis in fundo, ha diminuito le tasse di successione e l’imposta sulla fortuna (ISF) – una tassa pagata esclusivamente dai contribuenti aventi un patrimonio superiore ai 750.000 euro. Costo della Loi Tepa? 10 miliardi di euro nel 2008 e 13 miliardi di euro nel 2009.

diego ha detto...

Subito dopo l’approvazione della legge Tepa, il governo ha cominciato a fare annunci catastrofici sui conti pubblici: nel Settembre 2007, il Primo Ministro Fillon ha affermato che la situazione delle finanze pubbliche è “critica” ed “insopportabile”, arrivando a sostenere che lo stato francese è in rischio di “fallimento”. L’ex Primo Ministro Edouard Balladur, già fautore della politica di austerità all’epoca del suo governo (1993-1995) ha aggiunto che “bisogna imperativamente rimettere dell’ordine nelle finanze pubbliche, vale a dire ridurre i deficit.”

Anonimo ha detto...

E da dove si comincia nel mettere dell’ordine nei conti? Ovviamente, smantellando la funzione pubblica: si privatizzano le poste, si riampiazza solo il 50% dei funzionari pubblici che vanno in pensione – 50 000 posti di lavoro in meno nelle scuole e nelle università nell’arco di soli 3 anni! -, si limitano i fondi destinati alla sanità, all’istruzione, alle forze dell’ordine, all’edilizia popolare, ecc... La riforma delle pensioni rappresenta l’ultimo tassello di una politica che toglie servizi alle classi povere e medie in nome di problemi budgetari che non sembrano riguardare i cittadini più ricchi. Il pretesto per la controriforma delle pensioni è stato fornito dalla Caisse nationale d’assurance retraite (Cassa previdenziale) – l’organo pubblico che si occupa materialmente della gestione delle pensioni –, che ha recentemente annunciato un deficit di 9 miliardi per il 2009 e ne prevede uno di 10 miliardi per il 2010. Ora, per quanto questo deficit sia in parte rinconducibile alla congiuntura economica (più sale la disoccupazione, meno sono i contributi previdenziali versati allo Stato), non bisogna per nulla sottovalutarlo. A lungo termine, l’indebitamento dello Stato potrebbe mettere in pericolo la perennità del sistema previdenziale. Tuttavia, se la riforma annunciata da Sarkozy fosse motivata solo dall’intenzione di “salvare le pensioni”, basterebbe abrogare la legge Tepa e sopprimere una parte dei 35 miliardi di esoneri e dei 110 miliardi di deduzioni fiscali che esistono attualmente in Francia. Oppure Sarkozy potrebbe adottare qualcuna delle proposte contenute nell’ultimo numero di Marianne, una rivista francese di centro-sinistra – ho allegato l’articolo in pdf –, tra cui:

· Negoziare con l’Unione Europea la creazione di un’IVA ad un tasso superiore per i prodotti “di lusso”, abbassare l’IVA per i prodotti di largo consumo;

· Abrogare la Loi Tepa e creare una tassa progressiva sui patrimoni mobiliari (azioni, obbligazioni);

· Rendere la tassa di successione più progressiva;

· Porre un limite alle deduzioni fiscali che permettono ai contribuenti più ricchi di pagare meno tasse (magari facendo delle donazioni ai partiti politici, come se questi ultimi non ricevessero già abbastanza denaro...);

· Aumentare le maggiorazioni e le sanzioni contro gli evasori fiscali;

· Calcolare le imposte sui capitali immobilari a partire dal valore effettivo del patrimonio, stabilito su basi temporali regolari: per esempio, Marianne riporta il caso di un contribuente francese proprietario di un appartamento di 100 m² situato nel quartiere chic della Torre Eiffel che paga in taxe d’habitation (l’equivelente dell’ICI) meno del proprietario di un casa di edilizia popolare di 89 m² situata nella periferia malfamata di Parigi (Aubervilliers). Il motivo? I valori locativi (le stime che servono al fisco per calcolare le tasse sulla casa) sono stati calcolati negli anni 70 ed, ovviamente, dopo 40 anni, sono diventate talmente obsolete al punto che una famiglia operaia che vive in un fabbricato popolare si trova a pagare più tasse sulla casa rispetto ad una famiglia di dirigenti o di liberi professionisti che abitano in quartieri lussuosi del centro di Parigi;

· Sopprimere la defiscalizzazione degli straordinari;

· Combattere sul serio i paradisi fiscali;

· Questa la aggiungo io: istituire una tassa sulle transazioni finanziarie di natura meramente speculativa; idealmente, andrebbe estesa a livello europeo, se non mondiale.

Le misure di Marianne sono più o meno condivisibili: da socialista, penso che vadano nella direzione giusta, in quanto accentuano la progressività delle imposte e tassano maggiormente il capitale. In ogni caso, prima di far cassa con i soldi delle pensioni, il governo francese potrebbe benissimo aumentare il suo gettito tramite una riforma fiscale più giusta.

Saluti socialisti,

Diego