sabato 29 gennaio 2022

Franco Astengo: Debolezza e frammentarietà

DEBOLEZZA E FRAMMENTARIETÀ’ di Franco Astengo Dalle apparentemente convulse giornate nelle quali il ceto politico si è agitato per l’elezione di un nuovo presidente della Repubblica è uscita una inedita formula di iniziativa politica: il Presidente del Consiglio scavalcando il consesso elettivo riunito da una settimana, si è assunto l’incarico di promuovere consultazioni per arrivare alla richiesta all’uscente Presidente della Repubblica di recedere dal suo intendimento di rinuncia e di accettare la rielezione. Si è così costruita una situazione che può essere così valutata riassumendo per punti: 1) L’estrema debolezza del sistema politico ha determinato uno stato di cose che si colloca già oltre il presidenzialismo “de facto”. Il tema della forma di governo sarà probabilmente quello dominante nel prossimo futuro e su questo punto dovrà accentrarsi attenzione e impegno di chi ha cuore la forma parlamentare dettata dall’impianto costituzionale; 2) Si pone in tutta evidenza la questione dell’assenza di capacità di intermediazione e rappresentanza dell’insieme del sistema politico un tempo sorretta dalla presenza dei partiti. A questo proposito si pongono due questioni fondamentali: la necessità di ricostruire meccanismi di selezione della classe dirigente (a partire dalle istituzioni locali) non fondati semplicisticamente su presunte capacità di coltivare sommatorie di immagini individualistiche; una legge elettorale di impianto proporzionale attraverso la quale restituire all’elettorato una capacità di scelta diretta; 3) Si segnala come evidente l’assoluta assenza del PD da una qualche forma di intervento e di iniziativa politica. Il PD, in questi giorni, ha incredibilmente oscillato tra astensione e scheda bianca: una sottrazione di espressione di responsabilità che pone un problema fondamentale per tutta la parte progressista del Paese e denuncia anche come del tutto inconsistente una qualche prospettiva di riedizione del centro – sinistra imperniata sull’asse Pd-M5S (nessun giudizio sul centro – destra che francamente a chi scrive queste note non interessa formulare). 4) Infine: tutto questo si verifica in quadro di estrema drammaticità della situazione internazionale che molti analisti danno sulla soglia di eventi bellici sul suolo europeo; di crisi sanitaria globale; di enormi difficoltà nell’affrontare due transizioni epocali come quella ecologica e quella digitale. Da non dimenticare,per restare al “caso italiano” come sia apparso in questi giorni l'agitarsi di un quadro di ulteriore (pericolosissimo) svilimento del lavoro parlamentare.

martedì 25 gennaio 2022

Italy’s Recovery Plan Shows Why Public Spending Isn’t Always “Left-Wing”

Italy’s Recovery Plan Shows Why Public Spending Isn’t Always “Left-Wing”

Franco Astengo: Profili politico-costituzionali nell'elezione del Presidente della Repubblica

PROFILI POLITICO – COSTITUZIONALI NELL’ELEZIONE DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA di Franco Astengo Scusandomi per il disturbo e assolutamente consapevole dell’insufficienza del livello culturale a mia disposizione provo comunque a tracciare un ragionamento sull'attualità cercando di proporre una interpretazione di di carattere politico – costituzionale e rivolgendomi ad alcune/i compagne/i che mi auguro avranno la condiscendenza di leggere queste osservazioni. Almeno alla lettura dei giornali al momento in cui scrivo appaiono incerte le metodologie di scelta del nuovo Presidente della Repubblica. Eppure alcuni significativi elementi stanno emergendo e può essere possibile tracciare un primo quadro di giudizio: 1) La “torsione costituzionale” in atto da tempo sta trovando un punto di ulteriore stretta nel tipo di trattativa in corso. Non si tratta semplicemente dell’eventualità del passaggio di Draghi al Quirinale e quindi dell’avvio concreto di quel semi-presidenzialismo “de facto” già evocato qualche settimana or sono. Appare inedito, infatti, il confronto in corso al riguardo del pacchetto “presidenza della repubblica/governo” . Un punto che merita approfondimento (beninteso: non che in passato la trattativa per la presidenza della repubblica non abbia coinvolto il tema del governo – vedi 2013 – ma adesso le cose stanno diversamente); 2) Il punto di effettiva diversità dal passato nella trattazione del rapporto Quirinale/Chigi risiede, infatti, nella ricerca di stabilire un rapporto di dipendenza diretta tra le due cariche in una subordinazione della presidenza del Consiglio alla presidenza della Repubblica. E’ tramontata l’idea del cancellierato che stava nella “deforma” costituzionale del 2016 e sembra ritornato in auge appunto il “semi- presidenzialismo” che era state previsto dalle conclusioni della “Bicamerale D’Alema” (1997). L'impronta semi- presidenzialista potrebbe infatti significarsi sia nel caso di un Mattarella – bis cui sarebbe vincolata la prosecuzione del governo Draghi; sia nel caso di una elezione alla presidenza della Repubblica dello stesso Draghi con affidamento dell’incarico di governo su sua indicazione. In ogni caso si presenterebbero problemi molto complessi (nell’eventuale rielezione di Mattarella, Draghi dovrà dimettersi e saranno dimissioni soltanto formali? Tanto per fare un solo esempio, senza considerare sotto questo aspetto l’altro scenario dell’elezione di Draghi che nel rapporto Quirinale/Chigi risulterebbe molto più complicato anche dal punto di vista costituzionale); 3) Il secondo scenario, quello che prevede Draghi presidente della Repubblica e un suo incaricato alla presidenza del Consiglio presenta per di più in questa fase aspetti di specifica e particolare delicatezza. In questo senso il riferimento è alla situazione internazionale e ai rischi concreti di un riprodursi del carattere di una "logica dei blocchi" con la possibilità del verificarsi di uno stato permanente di tensione bellica sul territorio europeo. Si sta verificando una fortissima pressione da parte degli Stati Uniti sia sul piano più direttamente militare sia su quello diplomatico per un “rinsaldamento (?)” dei vincoli atlantici (per usare una schematizzazione). Emerge una tendenza a considerare nesso inscindibile atlantismo/europeismo (anche questo retaggio/ritorno della guerra fredda) che è necessario contrastare ponendo un’idea alternativa dell’Europa. A questo punto sull’elezione del Presidente della Repubblica si dovrebbe porre il vincolo dell’articolo 11 della Costituzione (in passato pur più volte violato, ma la situazione di oggi appare ancora più delicata) come discriminante prioritaria. Questione che mi pare nessuno stia sollevando (anzi); 4) L’estrema insignificanza della sinistra sul piano parlamentare assume a questo punto un carattere di assoluta gravità. Si è cercato di rilevare due possibili discriminanti sulle quali una possibile “Sinistra Costituzionale” dovrebbe lavorare in parlamento e nel Paese: quella legata all’impianto di democrazia parlamentare delineato dalla Carta Fondamentale e quella del ruolo dell’Italia nel contesto internazionale. Il rischio vero è quello di un semi-presidenzialismo di fatto allineato alle tendenze belliciste ben presenti in questo momento nello schieramento atlantico: 5) Il meccanismo in atto per l’elezione del Presidente della Repubblica sta rappresentando una sorta di cartina di tornasole per questa grave carenza di rappresentatività a sinistra. Nel quadro di una inedita complessità di contraddizioni sociali in atto i punti fin qui rilevati possono rappresentare gli elementi distintivi per una riaggregazione e l’avvio di una nuova proposta che si misuri, innanzi tutto, con una prospettiva di recupero di presenza istituzionale in un quadro di necessaria autonomia di offerta politica, fuori dai cascami ideologici e ponendo al centro della propria iniziativa politica, l'affermazione costituzionale. Mi permetto allora di auspicare che chi dispone di un qualche mezzo informativo e/o organizzativo possa aprire una riflessione ad ampio raggio rivolta in questa direzione.

Can Italy Maintain Its Pandemic-Era Transformation? by Alexander Stubb & Fabrizio Tassinari - Project Syndicate

Can Italy Maintain Its Pandemic-Era Transformation? by Alexander Stubb & Fabrizio Tassinari - Project Syndicate

sabato 22 gennaio 2022

L'astensionismo è un male grave non facciamo finta di niente - Strisciarossa

L'astensionismo è un male grave non facciamo finta di niente - Strisciarossa

BCE: alzare o non alzare i tassi? | ISPI

BCE: alzare o non alzare i tassi? | ISPI

Franco Astengo: La politica estera, un tema per la sinistra

LA POLITICA ESTERA: UN TEMA PER LA SINISTRA di Franco Astengo La politica estera appare un tema negletto, sia nell’insieme del dibattito pubblico in Italia sia nei diversi conciliaboli in atto in una discussione (ancora da impostare compiutamente) sulla crisi della sinistra e sulla possibilità di ricostruzione di un adeguato soggetto politico. Un soggetto politico anche rappresentativo della storia e della tradizione politica di quello che fu definito “movimento operaio”. Eppure il tema della politica estera è di stringente attualità perché in questo momento si stanno ridefinendo i punti fondamentali degli schieramenti a livello globale. Emergono, tra gli altri, due fattori di crisi che possono essere definiti fondamentali: quello ucraino e quello di Taiwan. Due punti di osservazione che ci fanno rintracciare nell’analisi dati che assomigliano molto a quelli che si affrontavano nel corso della fu “guerra fredda”. Ci troviamo ad un livello di scontro che sposta i termini di quello della lotta per le fonti energetiche e dell’esportazione della democrazia, in un quadro di unico gendarme del mondo, che hanno caratterizzato sia la fase del post-caduta del Muro, sia del post – 11 settembre. Se cerchiamo di definire correttamente il presente ci accorgeremo anche che il dibattito sull’Europa così come era stato impostato nella sinistra almeno dal trattato di Maastricht in avanti appare ormai abbondantemente superato. Più in generale appare tramontata la riflessione sulla globalizzazione essendosi aperta una fase nella quale appare prepotente il ritorno della geo-politica. Esiste un intreccio sottile tra la prospettiva di subalternità della politica (e di conseguenza delle forme della democrazia) all’innovazione tecnologica (in particolare sul terreno dell’intelligenza artificiale) e il ritorno al confronto bellico tra le superpotenze (o presunte tali) al riguardo proprio dell’utilizzo dei materiali e delle risorse tecnologiche. Addirittura si teorizza una riduzione del pericolo di guerra termonucleare in un’era di missili ipersonici, armi autonome letali e guerra dell’informazione: tutti strumenti che abbisognano appunto delle nuove tecnologie e di conseguenza dei nuovi materiali. Allora lascia perplessa l’idea, che compare soprattutto nelle analisi di politologi statunitensi (cfr. Robert D.Kaplan - “La Repubblica” 22 gennaio), di una definizione di “blocco imperialista a Est”, tra Russia e Cina; blocco che punterebbe ad esercitare influenza in Europa sui paesi dell’ex-blocco sovietico e di ricostituzione della stessa dimensione “imperiale” dell’URSS con relativa restituzione del controllo di Taiwan sulla Cina. Di fronte a questo scenario si ricostituirebbe un fronte simile a quello della non dimenticata “logica dei Blocchi” e di conseguenza Biden viene invitato “a contenere Mosca e Pechino”. Un quadro di questo genere (sia pure esposto in maniera eccessivamente schematica) chiama oggettivamente la sinistra a riflettere sulla dimensione europea in forma del tutto diversa da quella portata avanti negli ultimi decenni. Non dimenticando che ci troviamo di fronte, nella sostanza, ad una riedizione neo-atlantica (fu sulla base dell’atlantismo e del riarmo della Germania che nacquero i primi strumenti sovranazionali in Europa, compresa la CED clamorosamente bocciata dalla Francia) l’Europa deve essere considerata, in questo momento, il terreno principale di riferimento politico. Di conseguenza qualsiasi discorso di ricostruzione nella sinistra a livello nazionale deve misurarsi proprio sulla dimensione europea cercando di disporre, in quell’ambito, di una visione sovranazionale. Visione sovranazionale che necessita però di acquisire e portare avanti una proposta politica: senza risalire a Zimmerwald e Kienthal ricordiamo l’idea neutralista dei socialisti negli anni’50, l’ipotesi di una zona smilitarizzata al centro del Vecchio Continente, la complessa storia dell’opposizione all’installazione dei missili USA all’inizio degli anni’80, la presenza – in allora – di un articolato movimento pacifista di cui oggi non si hanno notizie. Naturalmente da queste note non possono venire proposte adeguate, anche per via della totale insufficienza culturale e di capacità analitica del loro estensore, ma forse vale la pena soltanto di sottolineare la necessità di una adeguata attenzione ad un tema così delicato e complesso ma anche affrontato, quando capita, soltanto attraverso il filtro di schemi forse già superati.

giovedì 20 gennaio 2022

Speranza deve impugnare la legge Fontana-Moratti - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

Speranza deve impugnare la legge Fontana-Moratti - Sbilanciamoci - L’economia com’è e come può essere. Per un’Italia capace di futuro

UE: sempre più popolare? | ISPI

UE: sempre più popolare? | ISPI

Un Presidente di tutti? No, solo di chi rispetta la Costituzione #Elezione @Quirinale @DomaniGiornale « gianfrancopasquino

Un Presidente di tutti? No, solo di chi rispetta la Costituzione #Elezione @Quirinale @DomaniGiornale « gianfrancopasquino

Luigi Corbani: Milano innovativa senza cancellare la sua identità - Il Migliorista

Milano innovativa senza cancellare la sua identità - Il Migliorista

Stop all'Italia dei lavoretti - Collettiva

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lunedì 17 gennaio 2022

Paolo Maddalena: La Costituzione, un faro al lumicino

Paolo Maddalena: La Costituzione, un faro al lumicino

La sinistra immaginaria

La sinistra immaginaria

Nadia Urbinati: Tutto quello che non sappiamo di Draghi e l'assurda corsa di Berlusconi al Quirinale - Strisciarossa

Tutto quello che non sappiamo di Draghi e l'assurda corsa di Berlusconi al Quirinale - Strisciarossa

The European model: A progressive alternative | EUROPP

The European model: A progressive alternative | EUROPP

Pietro Polito: IL/LA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo

IL/LA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA | Fondazione Critica Liberale, dal 1969 la voce del liberalismo

Le elezioni francesi specchio della crisi europea - terzogiornale

Le elezioni francesi specchio della crisi europea - terzogiornale

Una primaria salverà la “gauche”? - terzogiornale

Una primaria salverà la “gauche”? - terzogiornale

Il piccolo gioco: la Nato, la Germania e quei vicini a Est - terzogiornale

Il piccolo gioco: la Nato, la Germania e quei vicini a Est - terzogiornale: L’Ucraina per la Russia deve rimanere un “cortile di casa”: in nessun modo si deve permettere che cada sotto l’influenza della Nato

La percezione delle disuguaglianze e le politiche redistributive: un recente rapporto dell’OCSE - Menabò di Etica ed Economia

La percezione delle disuguaglianze e le politiche redistributive: un recente rapporto dell’OCSE - Menabò di Etica ed Economia

Come riformare le regole europee - Menabò di Etica ed Economia

Come riformare le regole europee - Menabò di Etica ed Economia

Felice Besostri: Che fare? Per creare i presupposti per la nascita di una sinistra anche in Italia

CHE FARE? PER CREARE I PRESUPPOSTI PER LA NASCITA DI UNA SINISTRA ANCHE IN ITALIA Lo stato attuale della sinistra in Italia e i risultati per tutte le sue formazioni organizzate di qualsivoglia orientamento contingente o radice storica, in termini di consenso popolare nelle elezioni sono fatti, che parlano da soli, senza bisogno di indagare sulla loro presenza significativa, senza pretesa di egemonia, nei movimento sociali e di lotta tematici o territoriali, pur partecipati da compagne e compagni, che si definiscono di sinistra. Di questa sinistra definirne a priori i confini è tempo perso he nessuno a un’autorità, riconosciuta da tutti gli altri, per stabilire chi ne faccia parte: la sinistra non è un continente, ma un arcipelago, nel quale alcune isole sono tra loro collegate, ma un collegamento più frequente e di migliore qualità tra tutte va creato. Sulle ragioni della crisi della politica, elettorale ed organizzativa della sinistra abbiamo sentito e letto molte spiegazioni, più o meno convincenti, ma non sono mai seguite, alle parole azioni di lunga durata. Bisogna andare oltre i convegni e i dibattiti, anche quelli di successo, come quello aperto dalla direttrice Norma Rangeri su questo giornale. Per la mia formazione e appartenenza mi sarebbe piaciuto che a un quotidiano comunista avesse fatto seguito un quotidiano socialista storico, come era l’Avanti!, ma di quel periodo sono scomparse l’Unità e Rinascita, resiste MONDOPERAIO. È passato il tempo dove a distanza si facevano i conti con un “Che” fare? di Lenin e/o “I presupposti del socialismo e i compiti della Socialdemocrazia” di Bernstein. Non vedo in circolazione neppure nani sulle spalle di giganti, che dicano che fare? ora o quali siano adesso i compiti della socialdemocrazia. È un fatto, che in tempi di problemi planetari, risolvibili (forse) con risposte sovranazionali, non ci siano organizzazioni internazionali che raccolgano la sinistra, tutta o le sue componenti storiche. Il problema è complicato e complesso, per di più con eredità tossiche del passato. Difficile, quindi, pensare a costruire la sinistra se non si sanno dare risposte comuni, chiare e semplici per esempio a due questioni, decisive per gli sviluppi futuri, cioè quale sia la legge elettorale desiderabile, dove la questione centrale non è la scelta tra maggioritario e proporzionale, ma chi sceglie i candidati e chi li elegge nel Parlamento: i capi-partito o gli elettori? L’altra questione è l’idea che si ha della Presidenza della Repubblica, che è più importante della persona del XIII° Presidente. Non è un caso che per 12 volte non si sia mai eletto un Presidente del Consiglio dei ministri in carica. Ma mai abbiamo avuto un Presidente con maggioranze così ampie come l’attuale D’altra parte, diceva Fanfani “se non ci sono precedenti li si crea”. Basta sapere quel che si vuole e perché. Cominciamo da qui, perché le elezioni ci saranno con certezza e un Presidente pure, alla prima o alla ventiquattresima votazione. Volpedo 14 gennaio 2022 Felice Besostri

martedì 11 gennaio 2022

New York’s Democratic Socialists Are Playing the Long Game

New York’s Democratic Socialists Are Playing the Long Game

C’è qualcosa di strano nella vicenda San Siro - Il Migliorista

C’è qualcosa di strano nella vicenda San Siro - Il Migliorista

Is There an Alternative? The Macroeconomics of the Biden Administration - Dissent Magazine

Is There an Alternative? The Macroeconomics of the Biden Administration - Dissent Magazine

Corbyn Considers Forming New Party | Novara Media

Corbyn Considers Forming New Party | Novara Media

Alfonso Gianni. Le esternazioni di D’Alema rivelano la fragilità della sinistra | Jobsnews.it

Alfonso Gianni. Le esternazioni di D’Alema rivelano la fragilità della sinistra | Jobsnews.it

Franco Astengo: Campo largo

CAMPO LARGO di Franco Astengo Per la sinistra il patto di consultazione stipulato in questi giorni da Sinistra Italiana ed Europa Verde può essere considerato un fattore positivo di indicazione per un riferimento di alternativa. Perché ciò effettivamente si verifichi è necessario però porre precise condizioni. Condizioni che in questa sede si proverà a riassumere sia pure in maniera sicuramente troppo schematica: 1) La “centralità” dell’ambientalismo non può esaurire l’impegno nella ricerca delle contraddizioni che la sinistra è chiamata ad affrontare. Attorno alla classica “contraddizione principale” si agitano infatti almeno tre punti di transizione: transizione sanitaria, digitale, costituzionale. Contraddizioni che debbono essere individuate, analizzate e declinate ponendole sul terreno di una espressione di progettualità la cui cornice non può che essere individuata nel tema dello spostamento degli assi geopolitici a livello globale con conseguenti riflessi sul ruolo dell’Europa; 2) E’ riduttivo parlare di adesione al “Campo Largo” proposto dal PD. Questa scelta va considerata come limitante se si intende davvero evitare la tagliola del minoritarismo e della subalternità. Se poi ci si riferisce alla previsione elettorale ( questione che prima o poi dovrà essere affrontata) è evidente che, ferma restando la formula attuale, l’alleanza con il PD risulterà necessaria per la quota maggioritaria. Per la parte proporzionale, invece, risulterà indispensabile una presentazione autonoma. Presentazione autonoma per la quale esistono possibilità non remote di superamento del “quorum” a condizione che la presenza della sinistra risulti provvista di una forte caratura “di progetto”. Sarà la qualità del progetto il vero punto attrattivo del massimo possibile di unità nel tentativo di fornire una forte caratterizzazione non semplicemente identitaria sul piano ideologico a tutti i possibili contraenti di un patto. Si tratta di determinare una presenza caratterizzata in termini di alternativa partendo proprio dal tema dell’affermazione costituzionale della Repubblica a base parlamentare. Tanto più che le profonde modificazioni avvenute nel corso di questi anni sul piano del rapporto società/struttura politica ci indicano come indispensabile quale primo punto un concorso a determinare una vera e propria ristrutturazione dell’offerta elettorale avendo come obiettivo il recupero di una presenza istituzionale. In tal modo si potrà contribuire (certo non in misura esaustiva) ad avviare un processo di costruzione di soggettività politica (per la quale è sicuramente necessario adottare un meccanismo di “processo costituente”).

mercoledì 5 gennaio 2022

Il caso di via Pirelli 39: un premio indecente - Il Migliorista

Il caso di via Pirelli 39: un premio indecente - Il Migliorista

Franco Astengo: Sinistra e presenza istituzionale

SINISTRA E PRESENZA ISTITUZIONALE di Franco Astengo Alla vigilia delle elezioni presidenziali appare quanto mai incerta la prospettiva di durata della XVIII legislatura . Nonostante l’evidente volontà del corpo parlamentare attualmente in carica di procrastinare al massimo possibile la data delle prossime elezioni legislative generali non si può certo collocare nel limbo dell’impossibile l’eventualità di uno scioglimento delle Camere in questo 2022 appena cominciato. In ogni caso sotto questo aspetto la prospettiva appare chiara: l’alto tasso di volatilità elettorale e la riduzione nel numero dei deputati e dei senatori incautamente approvata dal referendum svolto nel settembre 2020 rappresenteranno la concausa di quello che sarà un massiccio ricambio nei ranghi, tanto più che appaiono quanto mai infauste le previsioni per il partito uscito con la maggioranza relativa dalle elezioni 2018. La presente nota è dedicata a misurare, sia pure approssimativamente, la possibilità per la sinistra d’alternativa ( definendo a questo modo l’area collocata al di fuori dal “perimetro Draghi”) di realizzare una significativa rappresentanza parlamentare. E’ molto probabile che le prossime elezioni si svolgeranno con la stessa formula elettorale “mista a separazione completa” utilizzata nel 2018: la riduzione nel numero delle elette/i dovrebbe però indurre a riflettere su alcuni accorgimenti da adottare in particolare nel rapporto tra parte proporzionale e parte uninominale. Possono essere così riassunte le condizioni minime per poter fare in modo che la sinistra d’alternativa possa realizzare l'obiettivo di una propria autonoma presenza istituzionale: 1) E’ necessaria una presentazione della sinistra d'alternativa nella parte proporzionale che sia unitaria e posta al di fuori da pregiudiziali ideologiche o di vecchie scorie ormai antistoriche. Nelle elezioni regionali svoltesi tra il 2019 e il 2021 e in quelle comunali dell'ottobre 2021 (per quel che riguarda i capoluoghi di regione) sono stati espressi nell'insieme più di 15 milioni di voti validi con una partecipazione in calo progressivo. In questo quadro i suffragi espressi in diversa dimensione (liste civiche, presenze in coalizioni di centro-sinistra, liste poste fuori da schemi di alleanza) per liste riconducibili a una sinistra d'alternativa (escluse quelle di marchio puramente ambientalista) sono ammontati a una percentuale del 5,30% (all'incirca 800.000 voti), quindi ben oltre la soglia di sbarramento del 3%. Si tratta di un dato che non deve essere considerato come frutto di una pura operazione di sommatoria che può essere considerato attendibile e sufficientemente stabile, valutata anche una progressiva diminuzione del tasso di volatilità elettorale. Perchè questo dato di partenza possa risultare efficace nell'eventuale competizione elettorale generale (2022 o 2023) esiste una “conditio sine qua non” : la presentazione di una sola lista nella parte proporzionale. Mi permetto, allora, di porre una questione. Appare evidente la difficoltà a presentare una lista unitaria essendo presenti in questo panorama partiti fortemente identitari che difficilmente rinunceranno al loro simbolo. Andrebbe scritta la storia di questi soggetti sul piano elettorale (e non solo) ma non è questa la sede più opportuna per adempiere a questo compito. Dando per scontata la difficoltà di raggiungere accordi in questa direzione la possibilità che rimane è quella di una presentazione di una lista di forte impatto sul piano progettuale, misurata su di una radicalità di alternativa posta – nei suoi contenuti – in diretta relazione con i temi emergenti dalla modernità e dalla condizione concreta dettata anche dall’emergenza sanitaria. Una lista che punti a bypassare le residualità identitarie che pure cercheranno di porsi in campo. Il superamento di queste residualità identitarie può realizzarsi attraverso la presenza di una soggettività "centrale" per lo schieramento provvista di un forte richiamo alle radici della storia della sinistra e dei movimenti più importanti che ne hanno contraddistinto gli ultimi anni di esistenza: Costituzione quale fattore discriminante e poi lavoro, ambiente, femminismo, pace, in un quadro complessivo di autonomia politica che risulta necessaria per realizzare un quadro di alleanze in un disegno di alternativa. Appare altrettanto evidente che alla lista unitaria dovranno concorrere i più importanti soggetti presenti nell’area della sinistra sia come organizzazioni politiche, associazioni culturali, organi di informazione e di dibattito. A chi si chiamasse fuori da questo tentativo, da considerare assieme ad alto livello progettuale e in una forma unitaria non episodica, andrà dunque davvero assegnata una definizione di assoluta residualità; 2) Naturalmente per la parte uninominale dovrà essere composta una larga coalizione di contrapposizione alla destra. Coalizione da realizzare in nome di una "garanzia costituzionale" nella piena autonomia dei diversi soggetti politici nella parte proporzionale (quindi senza preventivi vincoli di governo per la nostra lista unitaria presente nella parte proporzionale). La riduzione nel numero dei parlamentari offrirà comunque l’occasione ( un’occasione che comunque si pagherà al caro prezzo di una drastica riduzione di rappresentatività dell’intero sistema) di costruire in maniera diversa dal passato le candidature espressione di questa entità coalizionale. La vastità di estensione dei collegi richiamerà, infatti, l'esigenza di una molto spiccata definizione di “territorialità” intesa quale elemento fondativo nella ricerca delle candidature. Sarebbe quindi importante far nascere da subito delle candidature già provviste di una spinta unitaria dal basso. Candidature egualmente fortemente rappresentative del territorio e precisamente caratterizzate sui temi che già sono state richiamati. I soggetti impegnabili dovrebbero essere in partenza preferibilmente espressione di un ampio spettro di soggettività politiche e culturali. Avviare da subito una proposta e una ricerca in questo senso potrebbe rappresentare elemento di riattivazione e di proposta d’impegno per un recupero di protagonismo dal basso: nel corso delle recenti elezioni amministrative in alcune situazioni un percorso del genere è stato compiuto fornendo anche risultati molto positivi.

lunedì 3 gennaio 2022

Archiviata (quasi) la scissione bersaniana per il Pd è ora di darsi un'identità oltre il "modello Sardine" - Strisciarossa

Archiviata (quasi) la scissione bersaniana per il Pd è ora di darsi un'identità oltre il "modello Sardine" - Strisciarossa

Franco Astengo: La malattia del Pd

LA MALATTIA DEL PD di Franco Astengo La "malattia"del PD risale al momento dello scioglimento del PCI avvenuta semplicemente all'insegna dello "sblocco del sistema politico" e della prevalenza dell'idea di governabilità su quella della rappresentanza politica. Nasce da lì tutto il resto: l'abbraccio al liberismo, il maggioritario, l'idea non realizzata del semi - presidenzialismo, la partecipazione alle guerre fino al determinare l'assetto di un partito "scalabile" e "contendibile" perché privo di spina dorsale dal punto di vista ideologico e progettuale. Un partito ormai per la gran parte composto semplicemente da correnti e cordate elettorali. Verificheremo adesso la tenuta del PD sul piano costituzionale nel momento in cui sta profilandosi una quasi definitiva torsione presidenzialista in un quadro di completo svuotamento dell'istituto parlamentare . Svuotamento di cui è responsabile che si è proclamato "né di destra, né di sinistra", con i cui resti si intende formare una alleanza genericamente definita "progressista". Un dato di tenuta su questo piano ci dirà se potrà essere ancora possibile pensare a un PD soggetto di una alleanza democratica e progressista, fermo restando la necessità di ben altra caratura per una adeguata soggettività politica di sinistra. Servirebbe un'analisi seria sulle ragioni della sparizione politica e istituzionale della sinistra in Italia: ragioni non riconducibili semplicisticamente alla caduta del muro di Berlino o a Tangentopoli, con responsabilità ben evidenti anche da parte di chi ha cercato di tenere in piedi insegne che avrebbero avuto bisogno per affermarsi di ben altro spessore dal punto di vista dei riferimenti storici e politici che non l'oscillazione tra movimentismo e governo. Rimane tutto intero il tema della presenza della sinistra in Italia : presenza che potrebbe essere ancora possibile partendo dalla necessità di far comprendere come risulti necessario spezzare il filo dell'individualismo e riprendere a pensare a una "società dell'uguaglianza", Uguaglianza nella sobrietà dei consumi collettivi e individuali, uguaglianza nella limitazione del profitto e dello sfruttamento egoistico, uguaglianza nella richiesta di diritti sociali, civili, umani.